Basta ascoltare le prime emozionanti note del nuovo singolo Chlorine and Wine dei Baroness (l'album Purple uscirà il prossimo 18 dicembre) per cogliere alcuni omaggi e citazioni, dapprima sommessi poi più intensi, a David Gilmour.
L'intro di pianoforte richiama atmosfere dei Pink Floyd.
L'arpeggio di chitarra ha un suono di impronta fortemente gilmouriana. Il primo solo, peraltro suonato su una Stratocaster nera con un bellissimo clean, richiama Comfortably numb.
Ma è nel testo che gli omaggi si fanno più evidenti, dalla storia stessa narrata dalla canzone (ricoveri, letti di ospedale) fino alla seconda strofa in cui Baizley canta:
The day I stopped swimming
And came out of the tide
I’d never felt so
uncomfortably dumb
Le atmosfere sono più cupe di quelle dei Floyd, e il primo riff distorto ci ricorda che, dopo tutto, i Baroness sono una delle band più heavy in circolazione. Ma, con questa canzone, confermano ancora una volta di essere il lato colto, complesso, intellettuale e melodico dello sludge metal.
Senza dubbio, Purple sarà IL disco del 2015.
29 settembre 2015
08 settembre 2015
Suzuki V-Strom: faro posteriore/stop a LED
Dopo l'installazione di lampade Osram e luci di posizione a LED, ho sostituito la luce targa con un LED ed installato un faro posteriore sostitutivo a LED che integra luci di posizione, stop e frecce.
Per questo componente la procedura di installazione (la trovate qui) è semplice ma molto lunga (ci ho messo un paio di ore) perché richiede lo smontaggio di piastra bauletto, maniglioni e parafango posteriore, nonché un cablaggio un po' diverso da quello originale (che è basato su due lampade a doppio filamento).
Alla fine il risultato è buono.
Per questo componente la procedura di installazione (la trovate qui) è semplice ma molto lunga (ci ho messo un paio di ore) perché richiede lo smontaggio di piastra bauletto, maniglioni e parafango posteriore, nonché un cablaggio un po' diverso da quello originale (che è basato su due lampade a doppio filamento).
Alla fine il risultato è buono.
05 settembre 2015
The Zutons - Valerie - Guitar Cover
Oggi mi sono cimentato a registrare una traccia di chitarra (un accompagnamento fingerstyle) per questa canzone dei The Zutons rifatta anche da Amy Winehouse.
The Zutons - Valerie - Cover from giuseppe piersantelli on Vimeo.
28 agosto 2015
[Baroness]. Musica. Ecco, qui c'è tutto.
Sono un grande fan dei Baroness. Della prima ora. Oggi hanno annunciato che il prossimo dicembre uscirà il loro nuovo album intitolato Purple. E' già possibile ascoltare il brano Chlorine & Wine.
Io l'ho ascoltata e, come da titolo, posso dire che qui, musicalmente, c'è tutto. Tutto quello che mi piace, che vorrei ascoltare e ascolterei per ore, che rende un brano grande e completo. L'arrangiamento è superbo, le chitarre sono tante (clean, distorte, acustiche) e tutte perfette, come la struttura ritmica e le voci. Un brano pieno, quasi traboccante, ma così forte da rimanere sempre sul punto di esplodere, senza farlo.
Io l'ho ascoltata e, come da titolo, posso dire che qui, musicalmente, c'è tutto. Tutto quello che mi piace, che vorrei ascoltare e ascolterei per ore, che rende un brano grande e completo. L'arrangiamento è superbo, le chitarre sono tante (clean, distorte, acustiche) e tutte perfette, come la struttura ritmica e le voci. Un brano pieno, quasi traboccante, ma così forte da rimanere sempre sul punto di esplodere, senza farlo.
09 giugno 2015
Osram Night Breaker Unlimited, prime impressioni.
Dopo aver sostituito le luci di posizione della mia V-Strom con LED, più per un fatto estetico chefunzionale, da qualche tempo avevo in mente di sostituire anche le lampade alogene anabbaglianti/abbaglianti. di primo equipaggiamento (Osram Long Life). Un punto a loro favore: sono le stesse del 2007, mai bruciate. A sfavore: colore un po' giallognolo.
Stando alle recensioni in rete, il podio delle alogene potenti ma omologate se lo contendono le Philips xTreme Vision e le Osram Night Breaker Unlimited. Ho optato per le seconde; acquistate su Amazon, pagate un terzo rispetto ai retailer (è l'e-commerce, bellezza), arrivate in qualche giorno in confezione blisterata (erano disponibili nella scatola di plastica rigida, a 2 euro in più: ha prevalso il braccino corto).
Breve inciso: sono indicate per le auto; per le moto esiste il modello specifico che costa di più e, in teoria, dovrebbe essere più resistente alle vibrazioni. E se poi cambia solo la scatola?
Se non avete capito che la Night Breaker Unlimited è montata nel proiettore destro (il sinistro per chi guarda), vuole dire che:
Un po' di differenza, soprattutto nella parte bassa della parabola c'è: la luce è un po' più bianca (non saprei dire se +20% come promette il costruttore) e sembra più intensa. Ma chiariamo le cose: queste lampade NON emettono una luce bianca fredda. Guardate le posizioni a LED da 6000° K: c'è una bella differenza.
Puntando il fascio luminoso verso una superficie scura riflettente (ad esempio la carrozzeria di un SUV nero), è possibile vedere riflessi più bianchi rispetto al proiettore di sinistra.
La prova di notte non l'ho ancora fatta ma non mi aspetto miracoli. Il vero miracolo sarebbe avvicinarsi alla durata (8 anni) delle Osram originali, ma non ci spero: è lo stesso costruttore a dichiarare una vita media abbastanza bassa.
In sintesi: uno sfizio per mitigare la differenza di temperatura rispetto alle posizioni e che (forse) offre un lieve incremento della visibilità notturna.
Alternative legali? Ci sarebbero le Cool Blue , ma le ho scartate per timore di rischiare un po' l'effetto tamarro di periferia che gira con l'autoradio a palla e il braccio fuori dal finestrino. In altre parole, se si vuole la vera luce bianca, le soluzioni sono Xenon after market (ma i proiettori non sono idonei ad ospitarli) oppure lampade full LED (ma non quelle da 10 euro, eh). I primi non sono omologati, sui secondi si capisce ancora poco.
Stando alle recensioni in rete, il podio delle alogene potenti ma omologate se lo contendono le Philips xTreme Vision e le Osram Night Breaker Unlimited. Ho optato per le seconde; acquistate su Amazon, pagate un terzo rispetto ai retailer (è l'e-commerce, bellezza), arrivate in qualche giorno in confezione blisterata (erano disponibili nella scatola di plastica rigida, a 2 euro in più: ha prevalso il braccino corto).
Breve inciso: sono indicate per le auto; per le moto esiste il modello specifico che costa di più e, in teoria, dovrebbe essere più resistente alle vibrazioni. E se poi cambia solo la scatola?
Io credo sempre poco ai dati tecnici e alle comparative perché non ti dicono mai con cosa davvero comparano un prodotto. Ma nemmeno dispongo di strumenti di misura (ad esempio per i lumen o la temperatura della luce). Ne ho montata una per confrontarla con la Osram originale vecchia di 8 anni.
Se non avete capito che la Night Breaker Unlimited è montata nel proiettore destro (il sinistro per chi guarda), vuole dire che:
- avete un monito peggiore del mio, oppure:
- non ci sono davvero differenze tra le lampade.
Un po' di differenza, soprattutto nella parte bassa della parabola c'è: la luce è un po' più bianca (non saprei dire se +20% come promette il costruttore) e sembra più intensa. Ma chiariamo le cose: queste lampade NON emettono una luce bianca fredda. Guardate le posizioni a LED da 6000° K: c'è una bella differenza.
Puntando il fascio luminoso verso una superficie scura riflettente (ad esempio la carrozzeria di un SUV nero), è possibile vedere riflessi più bianchi rispetto al proiettore di sinistra.
La prova di notte non l'ho ancora fatta ma non mi aspetto miracoli. Il vero miracolo sarebbe avvicinarsi alla durata (8 anni) delle Osram originali, ma non ci spero: è lo stesso costruttore a dichiarare una vita media abbastanza bassa.
In sintesi: uno sfizio per mitigare la differenza di temperatura rispetto alle posizioni e che (forse) offre un lieve incremento della visibilità notturna.
Alternative legali? Ci sarebbero le Cool Blue , ma le ho scartate per timore di rischiare un po' l'effetto tamarro di periferia che gira con l'autoradio a palla e il braccio fuori dal finestrino. In altre parole, se si vuole la vera luce bianca, le soluzioni sono Xenon after market (ma i proiettori non sono idonei ad ospitarli) oppure lampade full LED (ma non quelle da 10 euro, eh). I primi non sono omologati, sui secondi si capisce ancora poco.
27 gennaio 2015
Martin FX Silk and Phosphor: Recensione corde per chitarra acustica.
Negli scorsi mesi ho acquistato on line molti set di corde per chitarra acustica, quasi tutti phosphor bronze, ma di marche, scalature e tensioni diverse, sia per provare diverse sonorità che per testarne la durata e la brillantezza.
Tra queste ho comprato diverse mute di Martin FX, sigla che significa Flexible Core, caratterizzate da un'anima molto flessibile.
In questo video, un product manager Martin descrive la gamma FX.
In particolare ultimamente ho provato le FX Silk and Phopsphor, disponibili in una sola scalatura custom molto leggera: .011 - .047. Dal sito Martin:
Si tratta di corde molto particolari: grazie al mix tra scalatura leggera, anima sottile e materiali flessibili, queste corde hanno una tensione tra le più leggere di quelle che abbia provato, con un feeling molto interessante.
Suono unplugged. Per certi versi ricordano corde da elettrica: ad esempio la facilità del bending, la ridotta pressione richiesta per formare le note. Per altri aspetti hanno non poche similitudini con le corde per chitarra classica. Installate su una chitarra acustica, il tono è sì brillante e metallico come nelle folk, ma più morbido, soft, meno definito ed ovattato.
Suono amplificato. C'è da dire che le corde sono montate su una acustica equipaggiata con un piezo , per cui il suono è molto influenzato dal tipo di trasduttore. Il volume è più contenuto rispetto a corde con scalatura 0.11-0.52 e di tipo phosphor bronze, per cui occorre regolare con attenzione il volume del setup, ma soprattutto le differenze si sentono nell'attacco che in queste Martin è più morbido, meno incisivo. Il suono in generale è più delicato e sufficientemente equilibrato, con una leggera prevalenza di bassi rispetto ai canti (di nuovo, questo dipende da molti fattori dello strumento).
In sintesi: corde ottime per studiare, da tenere su una seconda chitarra e per eseguire brani "fisicamente" impegnativi; bene per il flatpciking, richiedono di modificare la dinamica nel fingerstyle.
Tra queste ho comprato diverse mute di Martin FX, sigla che significa Flexible Core, caratterizzate da un'anima molto flessibile.
In questo video, un product manager Martin descrive la gamma FX.
In particolare ultimamente ho provato le FX Silk and Phopsphor, disponibili in una sola scalatura custom molto leggera: .011 - .047. Dal sito Martin:
Martin FX Silk & Phosphor acoustic guitar strings are made with tin-plated steel core wire and phosphor bronze compound wrap wire.
Si tratta di corde molto particolari: grazie al mix tra scalatura leggera, anima sottile e materiali flessibili, queste corde hanno una tensione tra le più leggere di quelle che abbia provato, con un feeling molto interessante.
Suono unplugged. Per certi versi ricordano corde da elettrica: ad esempio la facilità del bending, la ridotta pressione richiesta per formare le note. Per altri aspetti hanno non poche similitudini con le corde per chitarra classica. Installate su una chitarra acustica, il tono è sì brillante e metallico come nelle folk, ma più morbido, soft, meno definito ed ovattato.
Suono amplificato. C'è da dire che le corde sono montate su una acustica equipaggiata con un piezo , per cui il suono è molto influenzato dal tipo di trasduttore. Il volume è più contenuto rispetto a corde con scalatura 0.11-0.52 e di tipo phosphor bronze, per cui occorre regolare con attenzione il volume del setup, ma soprattutto le differenze si sentono nell'attacco che in queste Martin è più morbido, meno incisivo. Il suono in generale è più delicato e sufficientemente equilibrato, con una leggera prevalenza di bassi rispetto ai canti (di nuovo, questo dipende da molti fattori dello strumento).
In sintesi: corde ottime per studiare, da tenere su una seconda chitarra e per eseguire brani "fisicamente" impegnativi; bene per il flatpciking, richiedono di modificare la dinamica nel fingerstyle.
26 gennaio 2015
EveryTrail.com di nuovo raggiungibile.
[update] Per circa una settimana, il sito Everytrail.com è risultato non raggiungibile. Da oggi, a quanto pare è nuovamente raggiungibile.
Everytrail è il sito che da anni uso per pubblicare le tracce gpx dei miei giri in mountain bike, creare percorsi animati ed embeddarli nel mio blog. Per questo motivo, nei miei post di bici, lo script con la traccia animata non è funzionante o visibile.Per fortuna da qualche tempo sono passato a Garmin Connect: tutti i percorsi descritti in questo blog sono anche nel mio profilo Garmin.
I motivi di questo down sono ignoti. L'account Twitter di Everytrail non è più aggiornato da 18 mesi, il forum è chiuso per spam.
Tuttavia un utente di Is it down right now segnala che Everytrail è raggiungibile ad un indirizzo alternativo: http://et2.everytrail.com/, che però non è stato aggiornato nelle applicazioni Android (lite e pro) né comunicato agli utenti. L'autenticazione funziona con le credenziali usuali e anche i dati sembrano essere disponibili (questo il mio profilo http://et2.everytrail.com/profile.php?user_id=39604); i tempi di risposta sono invece molto lenti.
Ho provato a modificare la base url dei track animati in tutti i post del mio blog per farli tornare attivi, ma senza successo: le animazioni flash non sembrano più attive.
23 gennaio 2015
Dava rides with the crow.
Stefano Davarda è bravissimo rider di Canazei nonché fondatore di Fassa Bike; insieme a lui, anzi sotto la sua guida, ho fatto le mie primissime discese in bici nel 2009.
Dava ha appena pubblicato un video di freeride estremo girato scendendo giù dal Piz Boè (3152 m di quota).
Vi consiglio di guardarlo perché è emozionante.
Bravo Dava!
Con Stefano Davarda alla partenza del percorso Buffaure |
09 dicembre 2014
Elixir HD Light .013-.053 Acoustic Guitar strings review.
As mentioned in one of my previous posts, I was greatly encouraged by Taylor's guys to restring my Taylor 312CE (which originally comes with those strings)with a set of Elixir HD .013-.053. So yesterday, during the weekly rehearsal with my acoustic band, I tried a set of Elixir HD, and this is my review.
The first thing that I noticed is that they are super heavy. I regularly use Martin .011-.052 or Ernie Ball .12-.54 gauge strings, so I'm pretty accustomed to that kind of tension, but man, Elixir HD are like telegraph poles under my fingers! These strings require unusual strenght and effort to properly form and play bar chords (Bb, first fret is a nightmare), so at the end of the rehearsal, my left hand's fingers were very tired. I was in totally discomfort while playing songs like Amy Winehouse's Rehab and Alan Parsons Project's Eye in the sky.
The second consideration is about my guitar's set up. My luthier has recently set up my Taylor while I was using .11-.52 strings. After installing the Elixir HD strings, I suspect that my neck needs attention again: the relief seems to be changed.
Unplugged sound. Theoretically, hevier gauge = louder volume. Theory, and not always true. When strumming an open chords progeression in a typical pop rock tune, Elixir HD strings perform a good volume and a brilliant tone. But when it comes to softer tones, for instance during an easy fingerstyle part, well, my feeling is a bit different: the heavier gauge means also a stronger tension between the tuners and the saddle; the increased traction contributes to decrease the soundboard's ability to vibrate when the strings are plucked. As a consequence, the soundboard's ability to resonate is somehow affected and the output volume of the single strings is not as loud as expected .
Plugged in sound. As some guys wrote some weeks ago on Unofficial Taylor Forum, these strings feature a lot of treble tones, which is not a bad thing, but you have to modify your equalization and tone to re create the balanced tone you were used to. After some attempts I managed to set my guitar's and amp's knobs and get a good, balanced, rich sound. Again, I had to re-calibrate my right hand's dynamic / strenght to emphasize or soften certain nots and chords, but the sound is satisfactory.
Duration. Too early to say something. I decided to clean the strings every 2-3 songs and at the end of the session. I will post you with updates. I hope that these strings last more than their competitors.
Price. A complete nonsense, specially in Italy. Prices are forbidden here but, you know, some parts of my rigs are cheaper than a set of Elixir.
Final considerations.
- Pros: brilliant, rich sound, also after 2 hours playing with my infamous reverse Mida touch.
- Cons: too heavy for my playing style and (IMHO) for a guitar soundboard/top. Too much treble tone. Expensive and hard to find. Cheap packaging (D'Addario and Ernie Ball strings come in plastic envelopes which preserve metal from oxydation).
Hope you find this review useful.
22 novembre 2014
Liutai a Torino: come far suonare (meglio) una Taylor un po' spenta.
Il succo è che ancora una volta il bravo Giorgio Avezza liutaio in Torino mi ha risolto un problema, come aveva fatto in passato. Ma serve una premessa. Mettetevi comodi, oppure saltate a fine pagina.
Ad inizio 2014, l'attività con il mio gruppo No Hidden Fees stava andando benino, con qualche data in programma e un repertorio in crescita. Per questo ho deciso di farmi un regalo e di sostituire la mia onesta Seagull S6 QII con una chitarra di livello superiore. Dopo aver provato alcune Martin, Tanglewood, Breedlove, Larrivèe e Taylor, e soprattutto dopo aver ascoltato decine di registrazioni di svariate chitarre acustiche, mi sono orientato su una Taylor di fascia media (in legno massello) e mi sono messo alla ricerca su Mercatino Musicale.
Il suono Taylor è caratteristico e distinguibile (come quello Martin, d'altronde), ed è quello che si sente in circa la metà (faccio per dare un'idea) dei dischi pop e rock che abbiano parti acustiche; in più Taylor offre uno dei più sofisticati e naturali sistemi di amplificazione onboard, l'Expression System. A differenza di altri sistemi, combina i seguenti trasduttori:
- 1 pickup magnetico installato alla base del manico
- 2 trasduttori piezoelettrici montati sotto la tavola armonica (disattivabili separatamente dalla board interna tramite microswitch).
Quando ho trovato una 312CE usata ma praticamente nuova (nel senso che non era mai stata usata), l'ho presa al volo.
Non posso dire di esserne stato deluso. Una chitarra ben costruita, ergonomica, con un manico comodo, meccaniche eccellenti, tutta in massello. Ma non particolarmente risonante.
A questa constatazione sono arrivato dopo mesi e mesi di prove.
Prima di tutto, ho acquistato e provato tutte le marche e scalature di corde: Martin, D'Addario, Ernie Ball, Ernie Ball coated, no-brand, Rotosound, Gibson... l'elenco può continuare. Ho spaziato dalle 0.10 alle 0.12.
Strumento ottimo al canto, equilibrato ai medi, ma povero di bassi. Poco risonante ai bassi. Con un MI quasi spento. Un sustain cortissimo e debole.
I continui cambi di corde portavano miglioramenti effimeri: dopo un paio d'ore, persa l'iniziale brillantezza, i bassi tornavano muti.
Insomma, non si può dire che stavo ottenendo il suono che ci si aspetta da una chitarra di quella fascia. Di acustiche ne ho avute, e il vecchio muletto Ibanez PF10, costatami la bellezza di 50 euro, ha bassi decisamente più ricchi e profondi, ma soprattutto una risonanza a cui la Taylor non si avvicinava nemmeno.
Capirete che un po' ho storto il naso.
Nel frattempo sono andato anche per i canali tradizionali, ovvero i laboratori dei liutai. Mesi fa mi sono recato da un noto liutaio in Torino per un check generale. Alla mia domanda se trovasse normale un sustain cosi' moscio su una chitarra che costa uno stipendio, la risposta è stata più o meno che oggi tutti gli strumenti industriali prodotti in serie, su quella cifra suonano così, fine. Non ero molto soddisfatto della risposta. Ho sentito altre Taylor 312 suonare, ed erano meglio della mia.
Una frequentazione sul magnifico Unofficial Taylor Guitar Forum mi ha fatto capire due cose: la prima è che ero l'unico non soddisfatto del suono Taylor tra i tayloristi :-) e la seconda è la necessità di sostituire il ponticello originale Tusq con uno dei ponticelli prodotti dal mitico Bob Colosi.
Questo signore lavora a macchina ponticelli in osso e (ahi) avorio per la maggior parte delle marche, assicurando incrementi di tono e sustain. Su una cosa concordo: i ponticelli Tusq sono prodotti industriali economici, di discreta qualità, montati da dozzine di marche e modelli tutti diversi. Possibile che su uno strumento di un certo livello ci sia lo stesso componente che si trova su una chitarra da 300 euro o giù di lì?
Una volta ricevuto il ponticello di Bob mi sono messo al lavoro per adattarlo alla mia Taylor. Grazie al cielo, negli anni ho acquisito una certa dimestichezza e precisione in queste lavorazioni per cui, nel giro di qualche ora, il mio ponticello in osso naturale sbiancato era pronto per essere montato sulla mia Taylor, insieme ad un set di corde nuove (Rotosound 0.11-0.52, acquistate tempo fa su consiglio di un altro liutaio).
Ad onor del vero, qualche miglioramento c'è stato. Sono riuscito a prolungare un po' il sustain e ad avere più presenza di bassi. Ma ero lontano da quanto mi aspettavo sia dal ponticello custom che da una chitarra di questa fascia. Non sto dicendo che i ponticelli di Bob non siano di buona qualità, e forse lo avevo modellato con sufficiente accuratezza dal momento che, montato sulla Ibanez, fa egregiamente il suo lavoro. Come mi spiegava Giorgio, è probabile che la densità ossea di quel componente non fosse del tutto consonante con la struttura della chitarra.
Questo video (*) è stato registrato qualche settimana fa. La Taylor montava un set di corde Rotosound usate per circa 3-4 ore il ponticello in osso realizzato da Bob Colosi.
Siccome non volevo dichiararmi sconfitto, ho continuato a cercare la soluzione.
Su un fronte, mi sono confrontato via internet con alcuni esperti, sia sul forum di cui sopra che al servizio clienti Taylor americano ed europeo (gentili e disponibili, ma la chitarra era comunque fuori garanzia, quindi potevano fare ben poco). Ho registrato un primo video per far capire che cosa intendessi in effetti quando lamentavo problemi di sustain.
Ho ottenuto due feedback da questa registrazione:
Giorgio, che è una persona esperta e paziente, ha anche la grande virtù di saper ascoltare. Così, dopo aver ascoltato la storia e tutti i miei tentativi, ha iniziato ad ispezionare la chitarra, centimetro per centimetro, spiegandomi il comportamento dei legni, il ruolo dei volumi e un sacco di altre cose affascinanti, e ammettendo che la tavola vibrava proprio poco ma che si trattava di un bello strumento. Poi, con grande onestà, mi ha detto: "Lasciamela due settimane; voglio suonarla con calma, e capire che cosa posso fare. Se ci sono lavori grossi, che vorrei evitare, ti chiamo prima di intervenire. Se vuoi, montiamo le Elixir, altrimenti proviamo prima con le Martin e poi decidi".
Nessuna presunzione del tipo "aggiusto tutto io" e neppure i soliti e facili luoghi comuni "ormai è tutta roba industriale" che ho sentito varie volte, ma solo l'interesse ad analizzare e risolvere un problema.
Esattamente due settimane dopo (per voi, che valore ha la puntualità?), mi ha scritto che forse aveva ottenuto qualche risultato e di passare a provarla. Mi ha spiegato che a suo parere il ponticello non era in grado di trasmettere sufficiente energia alla tavola armonica, che infatti risuonava poco, e quindi ha provato a sostituire nuovamente il ponticello, usandone uno nuovo in osso di bufalo. Nessun segreto: lo ha comprato in Internet e poi lo ha adattato, certo con molta più perizia e accuratezza del sottoscritto. Poi ha sistemato il cablaggio dell'amplificazione che era un po' libero e provocava vibrazioni. In sostanza, è riuscito a risolvere un problema oggettivo in modo non invasivo ed economico, laddove altre persone lo avevano liquidato con frasi abbastanza preconfezionate. Direi che il lavoro di Giorgio, in fin dei conti, è stato 90% analisi, ascolto, esperienza, osservazione, e 10% intervento manuale. Avrebbe potuto montare una muta di Elixir nuove e brillanti e dirmi: "da specifiche, queste sono le sue corde, senti ora come suona". Ora, appunto. Ma non sarebbe stata una soluzione.
Il risultato è stato notevole. Si è sentito subito. Nonostante la muta di corde Martin FX montate fosse stata suonata a lungo e abusata (vari smontaggi e rimontaggi nei piroli), il suono, il tono e il sustain dei bassi erano cambiati, migliorati. Soprattutto il sustain, più lungo. E' bastato appoggiare una mano sulla tavola all'altezza del ponticello per sentire la tavola armonica vibrare come non aveva ancora fatto. I bassi non si smorzano più, ora il suono e' ricco, caldo ed equilibrato. Lo sapevo che una Taylor non poteva non suonare!
Questo secondo video * è stato registrato qualche fa. E' sufficiente confrontarlo con il primo per sentire quanta energia in più le corde riescono a trasmettere alla tavola e allo strumento in generale; il suono è più pieno e completo. Avendo un maggiore sustain sui bassi, la resa tonale complessiva è finalmente equilibrata e non squillante. Questo facilita di molto sia gli accompagnamenti che gli arpeggi in fingerstyle che precedentemente soffrivano della mancanza del MI basso.
Se siete arrivati fin qui, siete chitarristi o appassionati, e quindi potete capire la mia soddisfazione nel vedere cosi' migliorato uno strumento a cui tengo molto. Alla fine non so se fossi più soddisfatto io o Giorgio, che si è dedicato con passione a questo lavoro, e si è reso davvero conto quanto per me quel tono smorzato fosse diventato un cruccio.
Questa storia insegna due cose. La prima è che c'è un fondo di verità nell'affermare che la produzione in serie di strumenti musicali di fascia media e di marchi famosi non è una garanzia di qualità, e per due motivi. Uno, usano materiali (come i ponticelli Tusq) che non sempre vanno bene per ogni strumento. Due, i controlli di qualità non devono essere così scrupolosi. La mia Taylor ha verosimilmente lasciato lo stabilimento con le stesse caratteristiche tonali di quando l'ho acquistata: possibile che nessuno al QC si sia detto: "Ehi, qui siamo un po' corti di sustain, diamoci da fare"?
La seconda cosa è trovare una persona animata dalla passione degli strumenti come Giorgio Avezza non è facile, e per questo mi considero fortunato. Pensare che ero quasi convinto di vendere la Taylor e passare ad altro!
Il prossimo video, se e quando riuscirò, sarà con le famigerate Elixir HD. Come detto, parti prevenuto: temoc che la scalatura sia troppo spessa, la tensione eccessiva, a scapito della capacità della tavola armonica di vibrare. Vedremo.
(*) Mini disclaimer: i due video , ovviamente, hanno la sola funzione di dimostrare il cambiamento del sustain nella chitarra, senza pretesa di scientificità né, soprattutto, di abilità tecniche.
Ad inizio 2014, l'attività con il mio gruppo No Hidden Fees stava andando benino, con qualche data in programma e un repertorio in crescita. Per questo ho deciso di farmi un regalo e di sostituire la mia onesta Seagull S6 QII con una chitarra di livello superiore. Dopo aver provato alcune Martin, Tanglewood, Breedlove, Larrivèe e Taylor, e soprattutto dopo aver ascoltato decine di registrazioni di svariate chitarre acustiche, mi sono orientato su una Taylor di fascia media (in legno massello) e mi sono messo alla ricerca su Mercatino Musicale.
Il suono Taylor è caratteristico e distinguibile (come quello Martin, d'altronde), ed è quello che si sente in circa la metà (faccio per dare un'idea) dei dischi pop e rock che abbiano parti acustiche; in più Taylor offre uno dei più sofisticati e naturali sistemi di amplificazione onboard, l'Expression System. A differenza di altri sistemi, combina i seguenti trasduttori:
- 1 pickup magnetico installato alla base del manico
- 2 trasduttori piezoelettrici montati sotto la tavola armonica (disattivabili separatamente dalla board interna tramite microswitch).
Quando ho trovato una 312CE usata ma praticamente nuova (nel senso che non era mai stata usata), l'ho presa al volo.
Non posso dire di esserne stato deluso. Una chitarra ben costruita, ergonomica, con un manico comodo, meccaniche eccellenti, tutta in massello. Ma non particolarmente risonante.
A questa constatazione sono arrivato dopo mesi e mesi di prove.
Prima di tutto, ho acquistato e provato tutte le marche e scalature di corde: Martin, D'Addario, Ernie Ball, Ernie Ball coated, no-brand, Rotosound, Gibson... l'elenco può continuare. Ho spaziato dalle 0.10 alle 0.12.
Strumento ottimo al canto, equilibrato ai medi, ma povero di bassi. Poco risonante ai bassi. Con un MI quasi spento. Un sustain cortissimo e debole.
I continui cambi di corde portavano miglioramenti effimeri: dopo un paio d'ore, persa l'iniziale brillantezza, i bassi tornavano muti.
Insomma, non si può dire che stavo ottenendo il suono che ci si aspetta da una chitarra di quella fascia. Di acustiche ne ho avute, e il vecchio muletto Ibanez PF10, costatami la bellezza di 50 euro, ha bassi decisamente più ricchi e profondi, ma soprattutto una risonanza a cui la Taylor non si avvicinava nemmeno.
Capirete che un po' ho storto il naso.
Nel frattempo sono andato anche per i canali tradizionali, ovvero i laboratori dei liutai. Mesi fa mi sono recato da un noto liutaio in Torino per un check generale. Alla mia domanda se trovasse normale un sustain cosi' moscio su una chitarra che costa uno stipendio, la risposta è stata più o meno che oggi tutti gli strumenti industriali prodotti in serie, su quella cifra suonano così, fine. Non ero molto soddisfatto della risposta. Ho sentito altre Taylor 312 suonare, ed erano meglio della mia.
Questo signore lavora a macchina ponticelli in osso e (ahi) avorio per la maggior parte delle marche, assicurando incrementi di tono e sustain. Su una cosa concordo: i ponticelli Tusq sono prodotti industriali economici, di discreta qualità, montati da dozzine di marche e modelli tutti diversi. Possibile che su uno strumento di un certo livello ci sia lo stesso componente che si trova su una chitarra da 300 euro o giù di lì?
Una volta ricevuto il ponticello di Bob mi sono messo al lavoro per adattarlo alla mia Taylor. Grazie al cielo, negli anni ho acquisito una certa dimestichezza e precisione in queste lavorazioni per cui, nel giro di qualche ora, il mio ponticello in osso naturale sbiancato era pronto per essere montato sulla mia Taylor, insieme ad un set di corde nuove (Rotosound 0.11-0.52, acquistate tempo fa su consiglio di un altro liutaio).
Ad onor del vero, qualche miglioramento c'è stato. Sono riuscito a prolungare un po' il sustain e ad avere più presenza di bassi. Ma ero lontano da quanto mi aspettavo sia dal ponticello custom che da una chitarra di questa fascia. Non sto dicendo che i ponticelli di Bob non siano di buona qualità, e forse lo avevo modellato con sufficiente accuratezza dal momento che, montato sulla Ibanez, fa egregiamente il suo lavoro. Come mi spiegava Giorgio, è probabile che la densità ossea di quel componente non fosse del tutto consonante con la struttura della chitarra.
Questo video (*) è stato registrato qualche settimana fa. La Taylor montava un set di corde Rotosound usate per circa 3-4 ore il ponticello in osso realizzato da Bob Colosi.
Siccome non volevo dichiararmi sconfitto, ho continuato a cercare la soluzione.
Su un fronte, mi sono confrontato via internet con alcuni esperti, sia sul forum di cui sopra che al servizio clienti Taylor americano ed europeo (gentili e disponibili, ma la chitarra era comunque fuori garanzia, quindi potevano fare ben poco). Ho registrato un primo video per far capire che cosa intendessi in effetti quando lamentavo problemi di sustain.
Ho ottenuto due feedback da questa registrazione:
- utenti del forum e comuni mortali hanno confermato la mia percezione di mancanza di sustain. Mi hanno dato mille consigli e suggerimenti, dimostrando di farsi carico di questo problema. Il bello di Internet!
- da tutti i canali ufficiali ho ricevuto sempre la solita risposta: "Stai usando le corde Elixir HD?" Ok, le monterò, ma tutto il resto?
Ora, una breve digressione sul tema. E' vero, questa Taylor è venduta con corde Elixir HD, prodotto sviluppato congiuntamente delle due aziende, e tutti consigliano di usare Elixir, e anche i liutai le montano ecc. Va benissimo. Ma, a parte che costano 30 euro a muta (5 euro a corda...) e che hanno una scalatura esagerata, c'è un aspetto di fondo che mi infastidisce: se una chitarra funziona correttamente (ergo: suona!) con una e una soltanto marca di corde, delle due l'una: o è un errore di progettazione, o è un vincolo inaccettabile. Sarebbe come acquistare un'automobile di fascia media che, se rifornita con un particolare carburante difficile da trovare e super costoso, va a 150 all'ora; ma se metti nel serbatoio benzina acquistata ad un distributore qualunque, va a 60 all'ora e poi si ferma. Le chitarre, come ogni strumento a corda, devono funzionare con qualunque marca e scalatura per quello strumento. E' una scelta del musicista. Non è accettabile che un musicista adatti il proprio stile ad un prodotto. Fine della digressione.Dall'altro fronte, non ho voluto demordere con il parere de visu e, ricordandomi del grande Giorgio Avezza, mi sono deciso di andarlo a trovare nel suo laboratorio a Torino, un luogo per me magico e così ricco di dettagli, utensili, strumenti e materiali da osservare ed annusare che quasi si rischia di scordare il motivo della visita. Perché in fondo in fondo io non ho mai smesso di credere che quella chitarra potesse suonare meglio, e per me stava diventando un pensiero costante.
Giorgio, che è una persona esperta e paziente, ha anche la grande virtù di saper ascoltare. Così, dopo aver ascoltato la storia e tutti i miei tentativi, ha iniziato ad ispezionare la chitarra, centimetro per centimetro, spiegandomi il comportamento dei legni, il ruolo dei volumi e un sacco di altre cose affascinanti, e ammettendo che la tavola vibrava proprio poco ma che si trattava di un bello strumento. Poi, con grande onestà, mi ha detto: "Lasciamela due settimane; voglio suonarla con calma, e capire che cosa posso fare. Se ci sono lavori grossi, che vorrei evitare, ti chiamo prima di intervenire. Se vuoi, montiamo le Elixir, altrimenti proviamo prima con le Martin e poi decidi".
Nessuna presunzione del tipo "aggiusto tutto io" e neppure i soliti e facili luoghi comuni "ormai è tutta roba industriale" che ho sentito varie volte, ma solo l'interesse ad analizzare e risolvere un problema.
Esattamente due settimane dopo (per voi, che valore ha la puntualità?), mi ha scritto che forse aveva ottenuto qualche risultato e di passare a provarla. Mi ha spiegato che a suo parere il ponticello non era in grado di trasmettere sufficiente energia alla tavola armonica, che infatti risuonava poco, e quindi ha provato a sostituire nuovamente il ponticello, usandone uno nuovo in osso di bufalo. Nessun segreto: lo ha comprato in Internet e poi lo ha adattato, certo con molta più perizia e accuratezza del sottoscritto. Poi ha sistemato il cablaggio dell'amplificazione che era un po' libero e provocava vibrazioni. In sostanza, è riuscito a risolvere un problema oggettivo in modo non invasivo ed economico, laddove altre persone lo avevano liquidato con frasi abbastanza preconfezionate. Direi che il lavoro di Giorgio, in fin dei conti, è stato 90% analisi, ascolto, esperienza, osservazione, e 10% intervento manuale. Avrebbe potuto montare una muta di Elixir nuove e brillanti e dirmi: "da specifiche, queste sono le sue corde, senti ora come suona". Ora, appunto. Ma non sarebbe stata una soluzione.
Il risultato è stato notevole. Si è sentito subito. Nonostante la muta di corde Martin FX montate fosse stata suonata a lungo e abusata (vari smontaggi e rimontaggi nei piroli), il suono, il tono e il sustain dei bassi erano cambiati, migliorati. Soprattutto il sustain, più lungo. E' bastato appoggiare una mano sulla tavola all'altezza del ponticello per sentire la tavola armonica vibrare come non aveva ancora fatto. I bassi non si smorzano più, ora il suono e' ricco, caldo ed equilibrato. Lo sapevo che una Taylor non poteva non suonare!
Questo secondo video * è stato registrato qualche fa. E' sufficiente confrontarlo con il primo per sentire quanta energia in più le corde riescono a trasmettere alla tavola e allo strumento in generale; il suono è più pieno e completo. Avendo un maggiore sustain sui bassi, la resa tonale complessiva è finalmente equilibrata e non squillante. Questo facilita di molto sia gli accompagnamenti che gli arpeggi in fingerstyle che precedentemente soffrivano della mancanza del MI basso.
Se siete arrivati fin qui, siete chitarristi o appassionati, e quindi potete capire la mia soddisfazione nel vedere cosi' migliorato uno strumento a cui tengo molto. Alla fine non so se fossi più soddisfatto io o Giorgio, che si è dedicato con passione a questo lavoro, e si è reso davvero conto quanto per me quel tono smorzato fosse diventato un cruccio.
Questa storia insegna due cose. La prima è che c'è un fondo di verità nell'affermare che la produzione in serie di strumenti musicali di fascia media e di marchi famosi non è una garanzia di qualità, e per due motivi. Uno, usano materiali (come i ponticelli Tusq) che non sempre vanno bene per ogni strumento. Due, i controlli di qualità non devono essere così scrupolosi. La mia Taylor ha verosimilmente lasciato lo stabilimento con le stesse caratteristiche tonali di quando l'ho acquistata: possibile che nessuno al QC si sia detto: "Ehi, qui siamo un po' corti di sustain, diamoci da fare"?
La seconda cosa è trovare una persona animata dalla passione degli strumenti come Giorgio Avezza non è facile, e per questo mi considero fortunato. Pensare che ero quasi convinto di vendere la Taylor e passare ad altro!
Il prossimo video, se e quando riuscirò, sarà con le famigerate Elixir HD. Come detto, parti prevenuto: temoc che la scalatura sia troppo spessa, la tensione eccessiva, a scapito della capacità della tavola armonica di vibrare. Vedremo.
(*) Mini disclaimer: i due video , ovviamente, hanno la sola funzione di dimostrare il cambiamento del sustain nella chitarra, senza pretesa di scientificità né, soprattutto, di abilità tecniche.
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