Ed eccoci alla seconda puntata della recensione dell'impianto frenante idraulico Ashima PCB (PanCake Brake). Qui trovate il precedente articolo con le prime impressioni e le immagini ad alta risoluzione.
L'impianto è stato montato su una Giant Terrago 3 del 2008, in sostituzione di un sistema Shimano BR-M 485 già dotato di rotori e pastiglie Ashima.
L'installazione dei freni Ashima PCB è stata semplice e veloce, senza alcun intoppo, merito anche dalla straordinaria precisione ed accuratezza con cui i freni sono costruiti.
Rotore anteriore |
Io ho seguito questa procedura. Per prima cosa conviene estrarre le manopole e sfilare le leve dell'impianto originale; quindi capovolgere la bici (appoggiata su sellino e manubrio) e svitare le pinze e gli adattatori del prorio sistema frenante. La confezione include anche due adattatori PM-IS da 160 mm e i bulloni necessari.
Quindi si possono smontare le ruote e montare sui mozzi i nuovi rotori da 160 mm inclusi nella confezione insieme alle viti Torx da 25 di buona fattura e già dotate di frenafiletti medio sulla filettatura (come tutti i bulloni in dotazione).
Rotore posteriore |
E' possibile quindi rimontare le ruote, serrare gli sganci rapidi e posizionare la bici se possibile un supporto da officina o farsi aiutare. Il sistema frenante può essere rimosso, facendo attenzione a non danneggiare i cavi estrendoli dai passacavi del telaio.
Installazione Ashima PCB.
A questo punto è possibile procedere con il montaggio degli Ashima PCB.
Consiglio di montare per primi i nuovi adattatori Ashima, senza serrare i bulloni. Quindi, dopo aver fatto passare sul manubrio nei collarini delle leve (peraltro, splendidi: dotato di un anello antigraffio in plastica rossa che forma il marchio Ashima sulla parte interiore del collarino) si possono fissare le pinze anteriori e posteriori sugli adattatori.
Pinza anteriore |
Nelle immagini seguenti (cliccate sulle seguenti foto per ingrandirle) è possibile vedere i particolari e i close up a montaggio effettuato.
Pinza anteriore |
Pinza anteriore |
Pinza posteriore |
Pinza posteriore |
Pinza posteriore |
Il passo successivo consiste nell'assicurare il tubo idraulico posteriore nel reggitubi del telaio e quello anteriore all'arco della forcella con qualche fascetta autobloccante. Ovviamente questa procedura può variare leggermente da telaio a telaio.
A questo punto è possibile serrare i bulloni degli adattatori e delle pinze, rimontare le manopole e procedere con il centramento.
Centramento delle pinze e altro fine tuning.
Notoriamente esistono due procedure per il centramento: una veloce, che consiste nel tirare la leva del freno e quindi serrare i bulloni delle pinze agli adattatori, e una più accurata, che permette di effettuare una regolazione micrometrica in caso di sfregamenti.
Abbiamo effettuato la procedura veloce e, con nostra grande soddisfazione (ma sarà anche la vostra), è risultata assolutamente efficace al primo e rapido tentativo: dopo aver serrato i bulloni, le pinze sono rsltate perfettamente allineate alla pista frenante dei rotori; nessuno sfregamento o rumore. Riteniamo che la grande accuratezza costruttiva dei componenti utilizzati unita alla tecnologia delle membrane (che, come dichiarato dal costruttore, non dovrebbero essere afflitti dai problemi di lentezza di ritorno dei pistoncini) contribuiscano notevolmente a tale risultato.
Dopo aver allineato le pinze, non resta che sedersi sul sellino e procedere con un po' di fine tuning delle leve. Come vedete dalle foto, nel mio caso sono state montate ad un paio di centimetri dal bordo della manopola, un'abitudine che deriva dalla pratica del freeride. Circa l'angolo, sono posizionate allineate rispetto alla linea descritta dalle braccia distese sul manubro.
Pompa sinistra |
Pompa destra |
Rispetto alle impostazioni di fabbrica, abbiamo avvicinato entrambe leve di 3 giri. C'è da dire che l'ergonomia di queste leve è davvero ben studiata e riuscita. La posizione delle dita (indice, indice e medio o anche le 4 dita, a seconda della tecnica, dell'abitudine e della situazione) è molto confortevole.
Per comodità ci sarebbe piaciuto trovare un sistema di regolazione di tipo tool less (ad esempio con una piccola ghiera zigrinata) in modo da poter agire sulla distanza della leva anche senza la chiave esagonale, ma sappiamo che tale soluzione avrebbe incrementato il peso del gruppo pompa-leva.
Rodaggio.
Il manuale utente degli Ashima PCB consiglia ed illustra una procedura specifica di rodaggio che consiste nel “bagnare le pastiglie freno con dell’acqua “neutra”, dopodiché effettuare un breve giro (circa 2 minuti) tenendo il freno leggermente tirato (in modo da riuscire comunque a pedalare tranquillamente). Questo processo deve essere ripetuto 3-4 volte, aumentando ogni volta la potenza della frenata, fino a fermarsi. Usando questo metodo, il freno incrementerà velocemente del 70-80% le prestazioni”.
Quindi, una volta completati montaggio e allineamento, abbiamo seguito le raccomandazioni di Ashima, bagnando le pastiglie e pedalando con i freni tirati; e abbiamo potuto constatare un sensibile e costante aumento della potenza frenante: rispetto alla primissima frenata, dopo il breve rodaggio la risposta è decisamente più pronta e l’azione esercitata più efficace e potente. A questo punto non resta che sottoporre l’impianto Ashima PCB ad un test approfondito.
Ultimi dettagli tecnici prima di partire.
Terminati installazione e rodaggio, siamo pronti a partire per il nostro test. I freni sono equipaggiati con pastiglie Ashima SOS a mescola mista (metallica ai lati e organica al centro). Vogliamo però provare, e lo faremo al più presto, anche le pastiglie sinterizzate, maggiormente indicate per un uso agonistico in quanto ridurrebbero sostanzialmente la quantità di calore trasferita al corpo della pinza, aumentando così la resistenza nelle frenate prolungate.
Già in fase di montaggio abbiamo descritto l’ergonomia delle leve con corsa regolabile e la facilità di comando con uno o due dita, mantenendo sempre la presa ferma sulle manopole: nelle lunghe discese questa qualità è stata molto apprezzata in quanto ci ha permesso di mantenere mani e dita in una posizione confortevole nonostante le molte sollecitazioni.
La lunghezza dei tubi idraulici è generosa per la maggior parte dei montaggi (hardtail con escursioni 80-115 mm). Le pinze non sono eccessivamente esposte ad eventuali urti come si potrebbe pensare: una volta installate, sono in posizione sufficientemente arretrata rispetto al fodero della forcella e al tubo del carro per essere al riparo da piccoli incidenti di percorso.
Il sistema pistonless, disponibile unicamente nelle pinze PCB, oltre a offrire performance molto rilevanti, è esente da fenomeni di rallentamento della corsa che sovente si riscontrano sugli impianti frenanti idraulici: come noto, stress termici, polvere e fango possono diminuire la capacità dei pistoncini di rientrare nelle loro sedi; abbiamo verificato che le membrane ad alta resistenza delle pinze PCB risolvono brillantemente questo problema: ogni volta che la ruota è stata smontata e rimontata sulla forcella, le pastiglie erano correttamente in posizione di riposo, e non è stato necessario rivedere il centramento della pinza.
L’utilizzo di pompe radiali, tipico dei sistemi high end, comporta, rispetto ai sistemi tradizionali, innegabili vantaggi quali l’aumento del levaraggio, la progettazione di un cilindro della pompa di diametro superiore e una maggiore resistenza alla flessione rispetto all’asse del manubrio, eliminando ogni torsione della forza applicata alla leva (la pressione sulla leva viene trasmessa direttamente al pistone della pompa, senza dispersioni di energia). Queste caratteristiche fisiche si traducono in ottime prestazioni e precisione dell’azione frenante. La resina utilizzata per il monoblocco della pompa, materiale scelto probabilmente per contenere al minimo il peso del manufatto, si è rilevato appropriato e resistente.
La bici utilizzata, Giant Terrago 3 con forcella Rock Shox Reba Race da 115 mm di escursione, è stata equipaggiata con coperture adatte ad un uso cross country e all mountain e dal buon grip, come per altro suggerito dal manuale di istruzioni Ashima PCB, con pressione di gonfiaggio leggermente inferiori ai valori nominali per aumentare il grip in discesa.
A questo punto non ci resta che metterci in sella e partire.
Dove e come è stato effettuato il test.
Abbiamo finalmente potuto provare l'impianto frenante Ashima PCB con un test approfondito e gravoso che si è svolto principalmente sui percorsi del Kona Bike Park di Crans Montana, nel cantone Vallese in Svizzera. Questa location è stata scelta da un lato per poter approfittare di una risalita meccanizzata in modo da potersi concentrare il più possibile sulle prestazioni dei freni in discesa; dall'altro, per percorrere sentieri e tracciati con caratteristiche molto varie (pendenze accentuate, passaggi tecnici, terreni smossi e compatti eccetera) come quelli del bike park svizzero. Grazie ad una giornata soleggiata, il terreno si presentava asciutto e polveroso nella totalità del percorso, anche all'interno del bosco.
Il comprensorio di Crans Montana |
La scelta di un contesto gravity è stata dettata dall'esigenza di percorrere molti chilometri (e molti metri di dislivello) in discesa, ma vogliamo dire subito che il sistema frenante oggetto di questo test non è pensato né venduto per uso in discipline gravity come il downhill e il freeride.
Un tratto della discesa |
Come già scritto nel precedente articolo, gli Ashima PCB sono pensati per i corridori esigenti che vogliono affrontare l'agonismo nel cross country con freni performanti e leggeri. Per tale motivo, abbiamo completato il test con un'escursione a Lac Chermignon che, per pendenze e caratteristiche del terreno, possiamo descrivere come tracciato tipicamente cross country. In questo caso, le condizioni meteo erano meno gradevoli, con una pioggerellina persistente che ha reso il fondo bagnato e a tratti coperto da un sottile strato di fango.
Per semplicità, sintetizziamo le impressioni e le performance degli Ashima PCB osservate in quattro diverse condizioni di terreno e guida.
- Passaggi tecnici con pendenze importanti, ostacoli naturali (radici e pietre) e terreno compatto, condizione che si incontra frequentemente nel percorso difficile del bike park. Tali passaggi sono stati affrontati, anche per via della bici utilizzata, a velocità sempre moderata, copiando gli ostacoli. In questo contesto abbiamo potuto constatare una notevole modulabilità della frenata che ha consentito di descrivere traiettorie pulite senza mai bloccare il posteriore o far perdere aderenza all'anteriore, in particolar modo sulle radici sporgenti. I freni sono reattivi, il comando è sensibile e l'azione è commisurata alla pressione esercitata sulle leve; il biker ha una sensazione di controllo costante, anche in situazioni di cambiamenti repentini delle condizioni del fondo (dalle radici alla sdrucciolevole vegetazione del sottobosco). Pertanto, la modulabilità ci è parsa la caratteristica migliore e più riuscita degli Ashima PCB.
- Discese lunghe con pendenze costanti, terreno misto compatto e smosso con pietre, ghiaia e sabbia. Sono le condizioni prevalenti nel tracciato downhill di difficoltà intermedia del bike park, e anche quelle che impegnano in frenate molto prolungate. I cambiamenti del terreno sono spesso repentini e richiedono, oltre all'esperienza di chi guida, una potenza costante e buone capacità di dissipazione del calore. Durante il nostro test abbiamo riscontrato una buona resistenza alle frenate lunghe e impegnative che, in alcune occasioni, hanno messo un po' alla prova il freno anteriore, con un leggero fading e sensazione “spugnosa” delle leva alla fine della discesa. Siamo persuasi che l'utilizzo all'anteriore di un rotore più grande (180 mm) e di pastiglie sinterizzate aumenterebbero la resistenza della frenata. Nessun problema, invece, è stato riscontrato al posteriore. Considerata la prova davvero impegnativa, possiamo dirci più che soddisfatti dalla resistenza degli Ashima PCB.
- Tratti ripidi con pendenze particolarmente accentuate in alcuni punti, ostacoli naturali e artificiali (dossi, drop copiabili, passerelle in legno), curve paraboliche. In tale contesto la potenza e la capacità di controllarla sono elementi fondamentali. Gli Ashima PCB sono stati all'altezza della situazione anche in punti decisamente ripidi del tracciato. Solo in alcune occasioni e dopo un uso molto prolungato (alcune centinaia di metri di dislivello senza soste) è stato necessario azionare la leva del freno anteriore con due dita. Riteniamo che per un uso cross contry anche agonistico e in un all mountain non esasperato la potenza frenante dei PCB sia più che adeguata.
- Tracciato cross country con saliscendi a pendenza moderata e ostacoli naturali non impegnativi. In realtà, è l’ambiente per cui gli Ashima PCB sono stati sviluppati. Le caratteristiche di potenza, prontezza e modulabilità emergono chiaramente, dando al ciclista un senso di affidabilità anche su fondo scivoloso.
Giudizio in sintesi.
Ci siamo divertiti a spremere gli Ashima PCB per un bel po' di chilometri e moltissimi metri di dislivello, trattandoli senza troppi riguardi in un ambiente decisamente più ostile e impegnativo rispetto a quello per cui sono indicati dal costruttore.
Nonostante le molte sollecitazioni e gli strapazzi a cui sono stati sottoposti, i freni idraulici Ashima PCB si sono dimostrati senz'altro all’altezza tanto delle prestazioni dichiarate dalla casa costruttrice quanto delle nostre aspettative. In definitiva, gli Ashima PCB si sono rivelati un impianto frenante molto innovativo, affidabile e dalle prestazioni ottime per un uso cross country e marathon anche agonistico, dove l’attenzione al peso non è mai secondaria alle performance: sono oggettivamente tra i freni idraulici più leggeri in commercio e, come verificato, tra i più potenti ed affidabili.
Apprezzabile la semplicità della sostituzione delle pastiglie e la resistenza alle sollecitazioni, elementi che riducono al minimo la manutenzione necessaria.
Riteniamo che, adottando un rotore da 180 mm all’anteriore, questo impianto potrebbe essere utilizzato anche in contesti più impegnativi come l’all mountain (leggero).
Particolare non irrilevante, in tutte le condizioni e situazioni i PCB si sono dimostrati silenziosissimi, senza fastidisi fischi o rumori. A fine test abbiamo riscontrato un consumo contenuto e uniforme dei ferodi.
Non dimentichiamo, infine, l’importanza dell’aspetto estetico: con un design decisamente aggressivo, particolari colorati in rosso (per altro felicemente abbinabili con i rotori Ashima AiRotor con spider rosso) ed elementi inusuali (i tubi ad alta pressione delle pinze), gli Ashima PCB non passano certo inosservati e alzano il livello di montaggio di mezzi di fascia medio alta. Insomma, freni complessivamente molto ben progettati, potenti, affidabili, ed esteticamente riusciti.
Problemi riscontrati.
Al termine del test il rotore anteriore è risultato lievemente piegato in un punto: potrebbe essere colpa di un urto accidentale con un ostacolo naturale ma non possiamo escludere le elevate temperature raggiunte come possibile causa. È stato riscontrato anche un leggero fading della frenata anteriore con una accennata spugnosità della leva, che comunque non hanno compromesso le prestazioni frenanti in situazioni non estreme.
Possibili migliorie.
Il forcellino che blocca il perno a cui sono vincolate le pastiglie potrebbe essere sostituito con un sistema più gestibile. La regolazione tool less della distanza della leva sarebbe molto comoda.
La videorecensione.
Di seguito un breve video, registrato presso il Kona Bike Park di Crans-Montana (CH), con alcuni commenti e considerazioni sul test degli Ashima PCB.