Una escursione programmata a lungo. Una promessa, quasi, durante il buio del lockdown. Una promessa di speranza che ne saremmo venuti fuori, sani e salvi, e avremmo attraversato la strada sterrata più lunga d'Europa tra i più magnifici paesaggi alpini.
Le promesse si mantengono.
L'itineriario è il più classico: partenza da Sestriere, arrivo al pian dell'Alpe sopra Usseaux.
Tutto nel migliore dei modi.
Un meteo che si trova 4-5 volte l'anno, con un cielo blu quasi scuro, l'aria leggera e fredda al mattino presto e nemmeno una nuovola.
La strada, con il fondo reso compatto dalla recente pioggia, si snoda dolce tra i prati verde smeraldo.
Siamo combattuti tra l'entusiasmo di guidare per questa straordinaria opera di ingegneria militare e la voglia di fermarci per annusare l'aria e scattare qualche foto.
Una delle prime tappe è quella il cui toponimo, sulla mappa Fraternali, è galleria non agibile.
Nessuna immagine riesce a rendere l'emozione di condividere tanta bellezza tra discorsi di vita, motori, trasmissioni, futuro dell'auto, lavoro. E silenzio. Il tipico silenzio tra amici. Non è che si deve sempre parlare. Basta guardare oltre il vetro polveroso del parabrezza.
La qualità degli autoscatti, altresì chiamati selfie, è inversamente proporzionale all'età dei soggetti.
La piccola e anziana Samurai, di recente messa a punto, si arrampica sorniona per la strada. Quasi tutta la salita, tornanti inclusi, è stata percorsa con la sola trazione posteriore.
Trazione integrale e ridotte si sono ingaggiate nell'ultimo tratto ma solo per dire: "ehi, abbiamo una trasmissione con ridotte, usiamola".
Pubblicità ad alta quota al caro Seve 4x4 di Castiglione.
Col Lauson, 2500 m. A pochi metri dal forte Gran Serin. Eravamo così emozionati che ce lo siamo persi. Saremmo stati dei pessimi soldati dell'esercito francese.
Siamo al giro di boa. Direzione Usseaux.
Ci fermiamo al rifugio Casa Assietta per un caffè e la loro torta di mele. Cerchiamo una nuvola ma senza successo.
Testa dell'Assietta, con il monumento e un uccello non identificato che vola nel cielo blu.
Arrivo al Colle dell'Assietta. Le bici non erano nostre perché noi ci siamo arrivati con la Suzuki, ma pareva brutto chiedere ai proprietari di spostarle per una foto.
Folla eccezionale al Colle. Qui non si vede, anzi l'ho tagliata fuori dalla foto, ma sotto al cartello c'erano 20 moto e 15 auto più bici, Quad, pedoni. Targhe di mezza Europa. Un sacco di sorrisi, giuro.
Se non ci fosse il Covid penso che ci saremmo abbracciati tutti, tra sconosciuti.
C'è bisogno di una didascalia di fronte a tanta bellezza?
Sì, c'era traffico. Possiamo farci domande e sentirci in colpa per aver portato grossi e vecchi motori a gasolio a 2500 m dove i nostri antenati hanno camminato, calvalcato, galoppato, combattuto.
Però è stato un traffico rispettoso, ordinato, senza nervosismi.
Quando sei cresciuto guardando Hazzard e ti credi Luke Duke ma la schiena ti ricorda che non te lo puoi permettere.