La nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/LilacWineTrio con video, notizie e aggiornamenti.
10 novembre 2016
Lilac Wine live @ Indiependence Acoustic - 11-11-2016
Domani sera torniamo a suonare dal vivo con i Lilac Wine in apertura del festival Indiependence Acoustic presso il Circolo ARCI SUD in Via Principe Tommaso 18/bis a Torino.
Ecco come raggiungere il circolo Arci Sud:
25 ottobre 2016
Lilac Wine - Live @ Il salotto di Mao - Il video!
Come preannunciato nel precedente post, ecco il video del concerto del mio gruppo Lilac Wine in Piazza Vittorio a Torino.
24 ottobre 2016
Lilac Wine - Live @ Il salotto di Mao (Torino, 23 ottobre)
Ieri sera con i Lilac Wine abbiamo suonato ospiti de Il Salotto di Mao organizzato da CortoCorto presso il LAB. La location era fantastica, il meglio che si possa chiedere: all'aperto, sotto i portici di Piazza Vittorio nel pieno centro di Torino.
Abbiamo scelto cinque brani che spaziassero dal rock dei Foo Fighters al pop dei Kongs of leon al soul di Amy Winehouse, e cercato di metterci tutta l'energia per scaldare il pubblico: clienti del locale e persone di passaggio che si fermavano ad ascoltare.
Sono molto contento, non posso negarlo. A parte l'opportunità di suonare in un contesto di questo tipo e davanti ad un artista veterano come Mao, le cose sono andate bene, senza particolari intoppi; forse sono riuscito a rilassarmi più del solito e a concentrarmi sul sound e sul groove del gruppo più che sullo strumento.
Abbiamo raccolto riscontri molto positivi, e questo non può che farmi felice perché è davvero il migliore riconoscimento dell'impegno che stiamo mettendo in questo progetto acustico.
Ho registrato un video in HD del nostro show. Appena possibile lo metterò in linea. Ecco qualche foto della serata.
Un ringraziamento particolare a Mao e Daniela Trebbi, anime di CortoCorto e allo staff del Lab.
19 ottobre 2016
MTB Freeride: Water line (video)
Gli amici di Fassabike con lo straordinario rider Stefano Davarda, hanno appena pubblicato un nuovo video di freeride girato a Sasso Lungo, per raccontare la discesa non su un sentiero ma su una linea d'acqua, spesso verticale, per 300 m di dislivello negativo.
E' una linea fantasiosa, estrema, spettacolare, affrontata senza incertezze né eroismi, quasi un flow.
E' una linea fantasiosa, estrema, spettacolare, affrontata senza incertezze né eroismi, quasi un flow.
Questa foto racconta bene l'itinerario immaginato e seguito.
29 settembre 2016
Amplificatore integrato Cambridge Audio A1.
Mentre il mio Luxman LV-11 è in assistenza per un nuovo intervento di disossidazione (sempre che non si sia rotto qualche componente), nella pausa estiva ho cercato di riaggiornarmi un po' sui trend del budget (o entry level) Hi-Fi.
Da tempo coltivavo il mito del NAD3020, integrato di scuola inglese che è diventato un riferimento nell'Hi-Fi low end. La sua fama ha fatto sì che, nonostante la vetustà, le sue quotazioni nell'usato siano ancora abbastanza alte.
Dopo qualche lettura (ormai ho una certa dimestichezza ad uscire illeso dalle feroci battaglie dei forum) mi sono orientato su un Cambridge Audio A1, semplice e pulito integrato di suola inglese che, soprattutto nella sua versione Special Edition, è riconosciuto sovente come l'unico erede del NAD3020.
Le ricerche su ebay sono state fruttuose e relativamente brevi. Ovviamente, trattandosi più di uno sfizio che di una necessità, ero alla ricerca di un'occasione a poco prezzo.
Ho trovato un esemplare in UK (la maggior parte sono in quel mercato) abbastanza ben messo di estetica, a parte qualche graffio; il venditore assicurava il corretto funzionamento. E' la versione 3, la più recente e valida, ma purtroppo non la Special Edition abbastanza difficile da trovare; peccato, perché ha componenti più pregiati, come il trasformatore toroidale.
Difetto noto e comunicato: la mancanza di uno dei connettori/terminali per un canale dei diffusori.
Considerando il prezzo mite, l'ho acquistato senza troppe remore.
Ecco come si presenta dopo l'unboxing.
Chassis e pannello frontale tutto sommato in ordine; tutti i potenziometri e pulsanti al loro posto. Bellissime le manopole ellittiche.
L'interno è pulito, ordinato ed essenziale. All'apertura ho notato due cose: un connettore scollegato dalla board, subito ricollegato,
Ed ecco il difetto. Manca un terminale per collegare uno dei cavi degli speaker.
La cosa stupefacente di Cambridge Audio è che ho aperto un ticket su un amplificatore fuori produzione da anni e comprato usato, ed ho ricevuto subito assistenza.
Come si vede dalla foto, i 4 connettori non sono componenti individuali avvitati ad un pannello ma un unico elemento in plastica a cui sono collegati i 4 terminali. Alla fine mi hanno consigliato di compare semplicemente un connettore da pannello femmina a vite.
Detto fatto. Con 80 cent ho risolto il problema.
Sto usando questo amplificatore integrato sia con le mitiche Grundig Mini Box che con le mie vecchie Acoustic Research Red-Box II appena riconate.
Il piccolo A1 mantiene tutte le promesse e soddisfa le aspettative create nelle letture su forum specializzati. Intanto perché funziona perfettamente, senza alcun rumore o fruscio da ossidazione. Ha un numero più che sufficiente di ingressi. Non ha l'uscita cuffie ma non ne sento la mancanza (mai usate in un amplificatore). L'unica mancanza che ho un po' sentito è una sola uscita speaker che costringe a uno switch fisico dei diffusori (se si hanno 2 coppie).
E' in grado di pilotare senza alcuna difficoltà entrambi i diffusori Grundig e AR (diversissimi tra di loro) e mostra più potenza effettiva dei 30 watt specificati. Ha un suono sempre dolcissimo, molto dettagliato e limpido; rispetto al mio Luxman, non eccelle nelle basse frequenze ma nella musicalità e nell'incredibile dettaglio della riproduzione di ogni genere, dal jazz al pop al rock, consentendo di apprezzare le sfumature di tutti gli strumenti e le caratteristiche delle voci. Ne sono contentissimo.
Da tempo coltivavo il mito del NAD3020, integrato di scuola inglese che è diventato un riferimento nell'Hi-Fi low end. La sua fama ha fatto sì che, nonostante la vetustà, le sue quotazioni nell'usato siano ancora abbastanza alte.
Dopo qualche lettura (ormai ho una certa dimestichezza ad uscire illeso dalle feroci battaglie dei forum) mi sono orientato su un Cambridge Audio A1, semplice e pulito integrato di suola inglese che, soprattutto nella sua versione Special Edition, è riconosciuto sovente come l'unico erede del NAD3020.
Le ricerche su ebay sono state fruttuose e relativamente brevi. Ovviamente, trattandosi più di uno sfizio che di una necessità, ero alla ricerca di un'occasione a poco prezzo.
Ho trovato un esemplare in UK (la maggior parte sono in quel mercato) abbastanza ben messo di estetica, a parte qualche graffio; il venditore assicurava il corretto funzionamento. E' la versione 3, la più recente e valida, ma purtroppo non la Special Edition abbastanza difficile da trovare; peccato, perché ha componenti più pregiati, come il trasformatore toroidale.
Difetto noto e comunicato: la mancanza di uno dei connettori/terminali per un canale dei diffusori.
Considerando il prezzo mite, l'ho acquistato senza troppe remore.
Ecco come si presenta dopo l'unboxing.
Chassis e pannello frontale tutto sommato in ordine; tutti i potenziometri e pulsanti al loro posto. Bellissime le manopole ellittiche.
L'interno è pulito, ordinato ed essenziale. All'apertura ho notato due cose: un connettore scollegato dalla board, subito ricollegato,
Ed ecco il difetto. Manca un terminale per collegare uno dei cavi degli speaker.
La cosa stupefacente di Cambridge Audio è che ho aperto un ticket su un amplificatore fuori produzione da anni e comprato usato, ed ho ricevuto subito assistenza.
Come si vede dalla foto, i 4 connettori non sono componenti individuali avvitati ad un pannello ma un unico elemento in plastica a cui sono collegati i 4 terminali. Alla fine mi hanno consigliato di compare semplicemente un connettore da pannello femmina a vite.
Detto fatto. Con 80 cent ho risolto il problema.
Sto usando questo amplificatore integrato sia con le mitiche Grundig Mini Box che con le mie vecchie Acoustic Research Red-Box II appena riconate.
Il piccolo A1 mantiene tutte le promesse e soddisfa le aspettative create nelle letture su forum specializzati. Intanto perché funziona perfettamente, senza alcun rumore o fruscio da ossidazione. Ha un numero più che sufficiente di ingressi. Non ha l'uscita cuffie ma non ne sento la mancanza (mai usate in un amplificatore). L'unica mancanza che ho un po' sentito è una sola uscita speaker che costringe a uno switch fisico dei diffusori (se si hanno 2 coppie).
E' in grado di pilotare senza alcuna difficoltà entrambi i diffusori Grundig e AR (diversissimi tra di loro) e mostra più potenza effettiva dei 30 watt specificati. Ha un suono sempre dolcissimo, molto dettagliato e limpido; rispetto al mio Luxman, non eccelle nelle basse frequenze ma nella musicalità e nell'incredibile dettaglio della riproduzione di ogni genere, dal jazz al pop al rock, consentendo di apprezzare le sfumature di tutti gli strumenti e le caratteristiche delle voci. Ne sono contentissimo.
12 settembre 2016
Grundig Super HiFi Mini-Box 230.
Affascinato e stupito da oltre 15 anni da una coppia di diffusori Grundig Mini-Box 50, prodotti dell'età aurea di Grundig (1977-79), sono riuscito ad acquistarne una coppia su ebay ad un prezzo vantaggioso. Questi piccoli diffusori tedeschi negli ultimi anni sono stati oggetto di una riscoperta da parte degli audiofili alla ricerca di cose originali e di entry level Hi-Fi, tanto che sono nati forum e sezioni di forum dedicati, dove entusiasti ed esperti hanno scritto le lodi di questi piccoli componenti.
Nelle foto dell'inserzione (sotto) si capisce che lo stato generale è buono anche se: manca un logo frontale, sono state aggiunte staffe a viti, ed una coppia di cavi sono stati tagliati (la morsettiera è un banale mammuth da elettricisti).
Il timore è che un paio di piccoli speaker vecchi di quasi 30 anni abbiano problemi e malfunzionamenti. Uno dei più comuni è la distruzione della schiuma di sospensione dei woofer o midrange.
Invece, una volta estratta la griglia frontale, si vede che i due altoparlanti sono ancora in ottimo stato. Come noto, la griglia è tenuta insieme al cabinet con uno spesso strato di colla che ha anche la funzione di eliminare le vibrazioni: nonostante l'età, la colla è ancora adesiva e morbida, e può essere utilizzata senza problemi per riposizionare la griglia.
Prove di ascolto.
Ho collegato gli altoparlanti a due amplificatori integrati:
- Un amplificatore digitale in classe T Lepai 2020A, una economica implementazione del Tripath 2020
- Un Cambridge Audio A1 (di cui scriverò).
Le sorgenti sono un lettore CD Yamaha Natural Sound degli anni 90 e un Apple iPod classic 5th generation (in genere cerco sempre file rippati a 320 da CD o FLAC).
Non scenderò in dettagli o infinite perifrasi (anche perché non ritengo di avere le competenze tecniche che molti millantano); posso dire che anche questi piccoli altoparlanti si sono dimostrati all'altezza delle mie aspettative maturate ascoltando, occasionalmente ma da anni, un modello simile e, soprattutto, delle opinioni generalmente entusiastiche che si leggono sui forum dedicate. Non griderò al miracolo, ma trovo comunque sorprendente e straordinaria la gamma dinamica, la presenza, la definizione e anche la ricchezza di bassi che i Mini-Box riescono ad esprimere.
Collegati al mio piccolo T-Amp danno risultati molto buoni ma con i limiti di un piccolo amplificatore che eroga 10 W per canale (non credete alle scritte!).
Ma insieme glorioso Cambridge Audio A1, grazie ai suoi generosi 25 W per canale), i minuscoli Mini-Box diventano superbi, con una presenza eccellente e bassi profondi che però non mettono mai in ombra la musicalità e soprattutto la definizione del suono. Dal pop di Ed Sheeran (quindi suoni moderni e arrangiamenti super curati) al Jazz di Chet Baker si gode ogni dettaglio e sfumatura.
Davvero un acquisto azzeccato e la prova che, con un po' di attenzione, l'Hi-Fi si può fare con poco.
Nelle foto dell'inserzione (sotto) si capisce che lo stato generale è buono anche se: manca un logo frontale, sono state aggiunte staffe a viti, ed una coppia di cavi sono stati tagliati (la morsettiera è un banale mammuth da elettricisti).
Gli altoparlanti sono arrivati in pochi giorni, ben imballati.
Il timore è che un paio di piccoli speaker vecchi di quasi 30 anni abbiano problemi e malfunzionamenti. Uno dei più comuni è la distruzione della schiuma di sospensione dei woofer o midrange.
Invece, una volta estratta la griglia frontale, si vede che i due altoparlanti sono ancora in ottimo stato. Come noto, la griglia è tenuta insieme al cabinet con uno spesso strato di colla che ha anche la funzione di eliminare le vibrazioni: nonostante l'età, la colla è ancora adesiva e morbida, e può essere utilizzata senza problemi per riposizionare la griglia.
Prove di ascolto.
Ho collegato gli altoparlanti a due amplificatori integrati:
- Un amplificatore digitale in classe T Lepai 2020A, una economica implementazione del Tripath 2020
- Un Cambridge Audio A1 (di cui scriverò).
Le sorgenti sono un lettore CD Yamaha Natural Sound degli anni 90 e un Apple iPod classic 5th generation (in genere cerco sempre file rippati a 320 da CD o FLAC).
Non scenderò in dettagli o infinite perifrasi (anche perché non ritengo di avere le competenze tecniche che molti millantano); posso dire che anche questi piccoli altoparlanti si sono dimostrati all'altezza delle mie aspettative maturate ascoltando, occasionalmente ma da anni, un modello simile e, soprattutto, delle opinioni generalmente entusiastiche che si leggono sui forum dedicate. Non griderò al miracolo, ma trovo comunque sorprendente e straordinaria la gamma dinamica, la presenza, la definizione e anche la ricchezza di bassi che i Mini-Box riescono ad esprimere.
Collegati al mio piccolo T-Amp danno risultati molto buoni ma con i limiti di un piccolo amplificatore che eroga 10 W per canale (non credete alle scritte!).
Ma insieme glorioso Cambridge Audio A1, grazie ai suoi generosi 25 W per canale), i minuscoli Mini-Box diventano superbi, con una presenza eccellente e bassi profondi che però non mettono mai in ombra la musicalità e soprattutto la definizione del suono. Dal pop di Ed Sheeran (quindi suoni moderni e arrangiamenti super curati) al Jazz di Chet Baker si gode ogni dettaglio e sfumatura.
Davvero un acquisto azzeccato e la prova che, con un po' di attenzione, l'Hi-Fi si può fare con poco.
06 settembre 2016
Mai avere paura: Vita di un legionario non pentito
Desideroso da tempo di approfondire la mia conoscenza della Legione Straniera con un testo serio ed affidabile, ho acquistato il pluri recensito libro di Danilo Pagliaro che, nella Legione, ha trascorso 20 anni della sua vita, arruolandosi già in età adulta.
Trovate sinossi e recensioni un po' ovunque, per cui mi qui scrivo un paio di considerazioni.
Il libro, che pure ho letto con piacere, è un po' un'occasione persa. Mi spiego. Fatto 100 i contenuti del libro, diciamo che un buon 70 è occupato da due categorie di messaggi:
- aneddotica varia ed eventuale, narrata nemmeno in maniera troppo convincente, di vita vissuta più in camerata che in missione: burle, frizzi, dimostrazioni di stima ed amicizia, lezioni esemplari ecc. Che, a raccontarle a terzi, non rendono sempre benissimo.
- disanima ed esaltazione dei veri e soli valori fondanti della Legione e delle vere motivazioni che spingono gli uomini veri ad arruolarsi, a resistere e a fare carriera; giustissimo trasmettere ai lettori un messaggio vero ed onesto, ma alla decima volta che leggi "Le cose sono così, tutto il resto sono chiacchiere scritte da rammolliti che si nascondono dietro un computer", il rischio della retorica fine a sé stessa è alto.
Non c'è nulla di male, davvero, a voler convincere il lettore che la Legione è fatta di valori, disciplina, sacrificio, senso del dovere, coraggio; ma, come lettore, mi aspettavo descrizioni più approfondite e dettagliate su addestramento, tecniche, dotazioni, missioni, obiettivi, scontri. Informazioni a cui gli autori, invero, hanno deciso di dedicare uno spazio abbastanza ridotto. L'unica fase raccontata compiutamente è l'arruolamento; una narrazione strumentale che, nell'effettivo marasma di bugie, approssimazioni, cialtronerie e bufale che girano sui forum, è un apprezzabile tentativo di fare chiarezza sulle vere regole e procedure di arruolamento nella Legione.
Molti lettori troveranno interessante le considerazioni su come è evoluta (peggiorata, dice l'Autore) la Legione negli ultimi anni: rilassamento della disciplina e delle "regole non scritte", eccessiva apertura nei confronti dell'Islam, timore reverenziale nei confronti dei media sempre più critici nei confronti dei metodi di addestramento.
In sostanza, l'autore si congeda con orgoglio per quel che ha fatto come legionario (di cui però ci racconta poco), con nostalgia della Legione di una volta e di sconforto per la piega che sta prendendo. Il lettore, per quanto mi concerne, gira l'ultima pagina con la sensazione di avere imparato poco o non abbastanza e che, per molte pagine, la retorica ha sostituito il racconto. Peccato.
Titolo: Mai avere paura: Vita di un legionario non pentito
Autori Danilo Pagliaro, Andrea Sceresini
Editore Chiarelettere
ISBN 8861908217, 9788861908215
Lunghezza: 224 pagine
Autori Danilo Pagliaro, Andrea Sceresini
Editore Chiarelettere
ISBN 8861908217, 9788861908215
Lunghezza: 224 pagine
24 agosto 2016
I Lilac Wine tornano dal vivo!
Sabato 10 settembre sera torneremo a suonare dal vivo con il nostro trio acustico a Borgaro torinese. Divideremo il palco con un paio di altri gruppi; al momento non ho altre informazioni. Ecco la mappa per raggiungere l'evento.
14 luglio 2016
Recensione Luminox Navy Seal Colormark BlackOut
Per il mio compleanno, mia moglie, che più di ogni altra persona conosce la mia passione pergli orologi, mi ha regalato un bellissimo Luminox. Si tratta del modello Blackout della serie Sea.
Ecco qualche foto presa dal sito Luminox.
La principale differenza con pigmenti come Luminova (creato da Tritec ed utilizzato dalla stragrande maggioranza di manufacturer per qualunque gamma e range di prezzo) o Lumibrite (creato ed utilizzato da Seiko) è che i tubi al trizio usati da Luminox non hanno bisogno di essere caricati da una sorgente luminosa esterna ed emettono luce 24 ore al giorno, in maniera costante, senza affievolirsi.
Il grafico seguente, preso dal sito di Reactor watches (che usano una tecnologia simile) mostra bene le differenze di luminosità nel tempo tra ampolle di trizio e Luminova.
In orologi notoriamente super luminosi come gli IWC Aquatimer o i popolari Seiko SKX, la luminosità è massima subito dopo essere stati esposti alla luce e decresce nel giro di 1-2 ore, rimanendo comunque visibile fino al mattino. Nei Luminox la luminosità emessa è meno marcata ma costante.
In questa foto, presa dal sito Luminox come le precedenti,viene mostrata la luminosità e i differenti colori degli indici: arancione ad ore 12, verde per tutti gli altri.
Questo articolo, infine, spiega bene la storia e la tecnica degli elementi luminescenti per applicazioni orologiere.
La qualità delle mie foto non è buona in quanto le ho fatte con il telefono in condizioni di luce non buone.
Cominciamo dall'esterno. Viene fornito un bell'astuccio rigido in tessuto con chiusura a cerniera, utile anche per occhiali e altri oggetti.
All'interno si trova l'orologio con il vetro protetto da una pellicola trasparente, il libretto di istruzioni e una card.
L'orologio si presenta , come atteso e come da specifiche, in total black. Gli unici elementi chiari sono gli indici, le sfere e la data. Il quadrante è di un bel nero opaco mentre le ore in numeri arabi (in formato 12 e 24 ore) e le scritte sono in nero lucido; questo crea un piacevole contrasto.
L'aspetto è quello del diver, con ghiera girevole unidirezionale a 60 scatti e puntino luminoso ad ore 12, e corona protetta da spalle (crown guards). E' presenta la complicazione del giorno del mese.
Come tutti i Luminox è dichiarato WR 200 ma non certificato ISO 6425 (diver's), il che almeno teoricamente, non lo renderebbe idoneo ad immersioni con attrezzatura. Cionondimeno, sul sito Luminox la comunicazione è incentrata proprio sull'uso come equipaggiamento subacqueo a scopi militari e tecnici.
Apro una piccola parentesi sull'aspetto impermeabilità.
I puristi potrebbero storcere il naso su due caratteristiche della cassa: la corona è a scatto e non a vite, e il fondello è fissato con 4 viti anziché essere avvitato alla cassa.
Dal punto di vista dei materiali, le soluzioni adottate sono quelle corrette: non avrebbe senso avvitare una corona in metallo su un tubo in plastica né avvitare un fondo in acciaio ad una cassa in plastica; gli elementi plastici durerebbero ben poco. Credo invece che in Luminox usino guarnizioni di buona qualità (la corona ha un doppio sistema di guarnizioni) che, se sostituite regolarmente, assicurino l'impermeabilità della cassa anche in immersioni con bombole. Vorrei aggiungere:i dive computer Suunto, progettati e realizzati per immersioni con aria/nitrox, hanno la cassa in plastica e il fondo in acciaio fissato con due viti, non un fondello a vite. Mi sono immerso a 20 metri con orologi che non avevano la corona a vite e non ne ho mai allagato uno. Ergo: se le guarnizioni sono progettate bene e in buono stato, si può andare tranquilli.
La cassa, la ghiera e il fondello sono in materiale plastico rinforzato che rende l'orologio molto leggero.
Il vetro è invece minerale, caratteristica che lo dovrebbe rendere molto resistente a graffi ed urti accidentali nonché alla pressione dell'acqua.
Il movimento è al quarzo, probabilmente un Ronda 515.
La sensazione è comunque di una robustezza generale superiore ad altri orologi in policarbonato come gli Swatch.
Qui si vedono chiaramente la corona e i crownguards.
Il fondo, come detto, è fissato con 4 viti; e trattandosi di una cassa in plastica non avrebbe potuto essere altrimenti: un fondello serrato a vite, tipico dei diver, avrebbe senso solo con l'uso dell'acciaio.
Il cinturino da 20 mm è in silicone (sul sito viene indicato silicone, gomma,poliuretano) ed è morbido, elastico e confortevole, con il logo Luminox sul segmento corto. L'esterno è zigrinato e l'interno è liscio. La lunghezza è sufficiente per qualunque polso e anche per indossare l'orologio sopra la muta.
Unico neo del cinturino, per ora, che non presenta spazi per facilitare lo smontaggio: non sono presenti fori nella cassa né i normali spazi per i leva anse. Lo smontaggio del cinturino potrebbe non essere semplice o causare graffi alla cassa.
Due le caratteristiche molto cool del cinturino: il sistema di blocco del primo passante (che ne evita lo scorrimento e lo tiene vicino alla fibbia), e la fibbia in acciaio Inox brunito a doppio ardiglione.
Al polso i sui 44 mm sono perfetti: mascolino senza essere extra large. E' leggero, confortevole e leggibile in qualunque situazione e condizione di luce (o assenza di luce).
Veniamo, infine, alla luminosità notturna. Purtroppo non ho scattato foto notturne ma se cercate su Google Luminox lume shot ne trovate quante ne volete.
Qui ne trovate una dell'affidabilissimo A blog to watch.
La luce emessa, come detto, non ha l'effetto "glows like a torch" del Lumibrite, ma è potente e vivace e, soprattutto, costante. Non si affievolisce durante la notte: quindi gli indici e le sfere dell'orologio sono sempre visibili, senza variazioni. Eccezionale, davvero efficace.
Pro:
- Costruzione robusta
- Aspetto gradevole e "stealth"
- Leggero, confortevole
- Perfettamente leggibile e visibile in tutte le condizioni e , soprattutto, al buio.
Contro:
- Sostituzione non agevole del cinturino
Verdetto finale: 9/10
Specifiche tecniche dal sito Luminox
- Function Time Date
- Movement (technology) Quartz
- Size of case diameter 44.00 mm
- Case material Carbon reinforced PC
- Case Bezel Rotating 1-Way Diver
- Case Back Caseback with Screws
- Crown Double-Security Gasket
- Water resistance (m/ft/atm) 200 / 660 / 20
- Crystal/Glass material Hardened Mineral
- Strap/Bracelet material Rubber / Silicone / PU
- Case Height 13.80 mm
- Weight 56g
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