Finale Ligure è un luogo ormai indissolubilmente associato alla mountain bike. I lunghi sentieri che si arrampicano sui colli del finalese attraggono biker da mezza Europa. Hanno ragione.
La meta di questo giro, anzi di questo tempo, è la notissima ex base "Scatter" Nato abbandonata negli anni 90 che si trova in località Calice Ligure, sulle pendici del Colle Melogno.
Questo documento dell'Agenzia del Demanio la descrive dettagliatamente.
La base si raggiunge superando la cappella della Madonna della Neve e percorrendo la strada di accesso, lungo la quale sorge un impianto a pale eoliche, in attività. La salita è stata abbastanza faticosa più che altro per il fondo reso scavato e irregolare dalle piogge dei giorni prima ma anche per l'orgoglio di tenere testa ad un gruppo di biker tedeschi che salivano come forsennati. Lo ammetto: non abbiamo bissato Italia-Germania 4-3; è stato un onesto pareggio.
Non mi dilungherò sulla struttura della base Nato: in rete si trova ampia documentazione fotografica.
Qui trovate alcuni miei scatti effettuati durante il giro.
E di certo non mi sono arrampicato fin qui -- la lunga salita su asfalto e fondo sterrato non sempre in buone condizioni si articola su un dislivello complessivo di circa 1200 m -- per visitare una base dismessa (i giovanissimi rider che ne affollano le rovine ignorano l'esistenza di un Patto Atlantico, ne sono certo), ma per scendere lungo il Sentiero H.
Qui devo fare un breve flashback, e tornare all'estate del 2010. La mia passione per la bici stava nascendo ma non avevo alcuna preparazione né esperienza in escursioni pedalate lunghe. Per questo accettai, senza farmi domande e sottovalutandone l'impegno necessario, l'invito al Sentiero H. Con il senno di poi, devo dire che, privo di fiato, gambe e testa, non me la cavai così male. A ritmi molto lenti, arrivai a un passo dalla fine della salita per godermi questa famosa discesa.
Superai di pochi metri la Madonna della Neve e lì, assolutamente all'improvviso, collassai. Come morto. Stremato. Sdraiato sull'asfalto. Incapace di muovere un altro muscolo. Lo stomaco in bocca.
Rimasi in posizione fetale per due ore e, alla fine, al colmo della vergogna e dello scorno, accettai un passaggio da uno dei furgoni freeride, stabilendo un primato ancora imbattuto: salita pedalata da 1200 metri di dislivello e discesa furgonata su asfalto. Inutile dire che il Sentiero H mi era rimasto un po' nel cuore e un po' di traverso. Era necessario farlo, finalmente.
Torniamo ad aprile 2014.
Il Sentiero H, come sanno anche i sassi, si chiama così perché parte da una pista di atterraggio per elicotteri; in realtà parte qualche metro più in alto, proprio dietro la recinzione divelta della base.
Per me abituato al fondo duro, scabroso e aspro delle mulattiere in Val di Susa e Val di Lanzo, ai sentieri militari cosparsi di pietre aguzzi e sassi levigati e lisci, il Sentiero H è un diversivo godibilissimo: una lunga pista in terra battuta liscia come un biliardo; un sinuoso e sensuale susseguirsi di curve, sponde in terra, compressioni, rilanci, ripidoni brevi e divertenti.
Ad essere bravi, si può scendere molto veloci. Disegnare traiettorie immaginarie e proiettarle con lo sguardo su questa striscia di terra bruna e odorosa di bosco e di mare.
Ma è questo che voglio? Incrementare la velocità, lasciare i freni, caricare l'avantreno, correggere appena la traiettoria, gli indici lontani dalle leve dei Formula?
No. Non sono qui per questo. Sono qui per ritrovare il mio io smarrito 4 anni fa, per fare scorrere nella mia mente tutto quello che è cambiato in questo tempo: non devo dimostrare niente a nessuno. Ora posso permettermi il lusso di premere con dolcezza i freni, rallentare la corsa, concentrarmi sul mio respiro. Annusare l'aria, distinguere i profumi della macchia, il rumore di una lucertola che scappa tra le foglie secche, il suono netto e distinto del mozzo Mavic.
Di tanto in quanto, la superficie liscia concede qualche metro all'esuberanza delle radici che emergono, ricamando motivi, facendo tintinnare le maglie della catena contro il fodero del carro.
Verso sud. Scendo verso sud. Guidato dall'istinto, dalla forza di gravità, da una fame di emozioni che ancora non sono riuscito a placare.
E' finito.
Il Sentiero H è finito. Lo capisco dalla quantità di furgoni freeride che fanno pigramente manovra in un tornante per riportare i biker in cima. Un'altra corsa.
Ma il mare è ancora lontano perché il Sentiero H non ti porta fino in fondo: ti accompagna per metà, come a dirti: "Adesso conosci la strada. Vai."
Qui sotto mappa interattiva e traccia gps (approssimativa).
Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.