Accade di rado che un'opera prima (almeno in senso editoriale) riscuota un successo e un consenso così unanimi, tanto che diventa difficile trovare opinioni critiche e contrarie. Quando un libro ha sufficiente successo, accade che lettori, critici improvvisati e di professione, opinionisti dell'ultimo minuto e altri curiosi frequentatori delle discussioni editoriali e letterarie, si dividano in sostenitori entusiasti e livorosi detrattori. Questo libro, invece, sembra piacere profondamente a tutti.
Per contro l'autore, in una recente intervista, riferisce di un "clima di ostilità più vicino al pestaggio che al duello" che serpeggerebbe nei book blog; ma mi sembra un giudizio un po' drammatico, non realistico: forse qualche lettore e aspirante scrittore ha affidato la propria invidia a un post o un commento; casi isolati, tuttavia, che né scalfiscono né la reputazione dell'autore, né indeboliscono il consenso generale accordato a Dentro. Il libro perfetto, si potrebbe dire. E molte volte ho avuto la tentazione di definirlo tale.
Ed è proprio qui che si apre un interrogativo importante nella mente di un lettore appassionato.
Che cosa verrà dopo "Dentro"? Le aspettative sono altissime. E sono sicuro che Bonvissuto stia percependo, con il passare dei mesi, stia percependo una crescente pressione su di sé, come personaggio e scrittore. L'uomo è senz'altro molto attivo e abile nella promozione, come vedo dai continui aggiornamenti del suo profilo Facebook. Ma verrà il giorno in cui il pubblico plaudente chiederà a gran voce pagine nuove da leggere.
Che cosa farà Bonvissuto? Proseguirà sulla feconda ma insidiosa strada del racconto intimo e minimalista o affiderà il proprio pensiero a forme più consuete e, editorialmente parlando, digeribili di letteratura, come il romanzo? Sarà in grado di replicare, raggiungere o addirittura superare la straordinaria capacità creativa e narrativa concentrata nei tre racconti? E' possibile non solo sopravvivere a, ma anche superare "Dentro"?