Canto fuori dal coro delle recensioni positive. Addirittura estasiate, commosse. No. Questo libro rafforza la mia convizione che gli attori, anche quelli bravissimi, non dovrebbero farsi tentare dall'ulteriore autocompiacimento di credersi grandi scrittori. Chi si ricorda Mal di parola di Vittorio Gassman? Terribile. Un polpettone superfluo, scritto con un atteggiamento saccente. E parliamo del grande Gassman.
Verdone non ne esce meglio. Sconfitto su tutta la linea, se non quella del profitto economico, probabilmente.
La casa sopra i portici risulta una sfilacciata collezione di ricordi: è esile e privo di mordente. Nonostante l'indiscutibile carisma e la popolarità di Verdone, che da soli dovrebbero essere un solido sostegno a questo progetto editoriale, il libro non riesce a coinvolgere il lettore nelle vicissitudini di una famiglia importante e di un'epoca straordinaria, che avrebbero meritato un narratore, se non un biografo, di altra caratura. Non è un romanzo, non sono racconti e nemmeno sketch, genere nel quale Verdone dà il meglio di sé. Ed infatti le uniche parti gustose sono i racconti della preparazione di sketch per teatro e cinema. Ma per il resto, poche paginette che si leggono in tre ore, chiedendosi il perché di questa superficiale operazione della memoria. Pazienza.
12 settembre 2013
10 settembre 2013
Filippo Logli, In Vespa a Capo Nord.
Filippo è un viaggiatore e navigante di lungo corso. Quando trova una Vespa PX del 1982, il suo istinto nomade e avventuriero, gli dice che, in sella a quello scooter, deve spingersi lontano, e raggiungere una meta che è anche il simbolo del confine delle terre emerse, perché più a nord di così non si può andare.
Supportati dall'entusiasmo di un Vespa Club, dalla fiducia di alcuni sponsor e da quella scintilla di follia che trasforma un viaggio in un'impresa, Filippo e il suo compagno di ventura partono da Pontedera, si mettono in marcia e affrontano migliaia di kilometri, freddo, pioggia, vento e un paio di scivoloni fino al traguardo di Capo Nord.
Lungo la strada ricevono l'accoglienza, l'ospitalità e l'ammirazione di chi offre loro un divano dove passare la notte, un pasto caldo, una riparazione urgente o una navigazione sui fiordi.
La narrativa di viaggio in sella a motocicli e Vespe ha tra i suoi autori precedenti illustri e ben più navigati, come il compianto Giorgio Bettinelli, nei cui testi ha sempre aleggiato, a parere di chi scrive, una strisciante malinconia senz'altro dettata dai tanti mesi trascorsi in solitudine; il libro di Logli, invece, è un continuo via vai di persone, di incontri anche rischiosi, di scambi e dialoghi in mille lingue, senza preconcetti. Anche i momenti critici, frutto più spesso dell'incoscienza che del caso, si trasformano in obiettivi da raggiungere e sfide da superare con un sorriso.
Un errare pieno di stupore tra paesaggi e persone che la lentezza del mezzo aiuta ad assaporare curva dopo curva.
Il viaggio è un tributo alla figura del nonno, operaio Piaggio, scrittore per diletto, custode di ricette che Filippo ricrea nelle cucine di Paesi lontani per i suoi commensali.
Durante il percorso, l'autore ha aggiornato un blog con cui comunicava con sostenitori, amici e famiglia. Da leggere insieme al libro.
Filippo Logli, In Vespa a Capo Nord.
Copertina semirigida, risguardie a colori, pp. 300 con foto
Giugno 2013, Collana “Scritti Traversi” Exòrma Edizioni: www.exormaedizioni.com
€ 15,90
04 settembre 2013
Le ultime pagine scorse.
Memo degli ultimi libri letti (in rigoroso disordine mentale):
Di qualcuno scriverò qualche nota. Di un paio una sonora stroncatura.
Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi
Alice Blanchard, Respiro
Zac Crain , Dimebag. La storia di Darrell Abbott
Joel McIver, Slayer
Walter Tevis, L'uomo che cadde sulla Terra
James G. Ballard, Terra bruciata
James G. Ballard, Il mondo sommerso
Di qualcuno scriverò qualche nota. Di un paio una sonora stroncatura.
02 settembre 2013
Sandro Bonvissuto, Dentro.
Non scriverò una (l'ennesima) recensione di Dentro. Cercate sul web, e ne troverete a decine, alcune molto ben scritte e profonde.
La maggior parte di esse sono pienamente condivisibili nel salutare l'opera prima di Bonvissuto come un piccolo e aggraziato capolavoro di narrativa (il libro è una raccolta di tre racconti).
Lo stile essenziale e pulito e l'equilibrio (delicato ma sempre rispettato) tra sintesi descrittiva e declinazioni del sentimento dell'esistere (*) sono le due qualità straordinariamente espresse di Bonvissuto. Non si contano in rete gli elogi (e ad essi mi unisco) della sua ormai nota descrizione del muro come forma architettonica che rappresenta il male. Ma il lettore si troverà affascinato fino alla commozione anche nell'educazione di un bambino all'uso della bicicletta, strumento che segna la conquista delle categorie di età adulta, autonomia e libertà, esperienza che si accompagna alla metamorfosi della figura paterna da autorità immobile e severa a quella di educatore che svela il segreto mistico ed innato dell'equilibrio e del moto lineare.
A Dentro riconosco, più di tutto, il pregio di avermi fatto riconciliare con la narrativa (ed in particolare quella italiana), da cui mi ero allontanato senza remore né reticenze dopo alcuni disastrosi incontri partoriti da un marketing editoriale per me ormai incomprensibile. Un libro da leggere e rileggere e avere sempre a portata di mano.
Sito web dell'autore.
Scheda
Titolo: Dentro
Autore: Sandro Bonvissuto
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 184
Prezzo: libro € 17,50
ebook € 9.99
ISBN: 9788806208448
Data pubblicazione: maggio 2012
La maggior parte di esse sono pienamente condivisibili nel salutare l'opera prima di Bonvissuto come un piccolo e aggraziato capolavoro di narrativa (il libro è una raccolta di tre racconti).
Lo stile essenziale e pulito e l'equilibrio (delicato ma sempre rispettato) tra sintesi descrittiva e declinazioni del sentimento dell'esistere (*) sono le due qualità straordinariamente espresse di Bonvissuto. Non si contano in rete gli elogi (e ad essi mi unisco) della sua ormai nota descrizione del muro come forma architettonica che rappresenta il male. Ma il lettore si troverà affascinato fino alla commozione anche nell'educazione di un bambino all'uso della bicicletta, strumento che segna la conquista delle categorie di età adulta, autonomia e libertà, esperienza che si accompagna alla metamorfosi della figura paterna da autorità immobile e severa a quella di educatore che svela il segreto mistico ed innato dell'equilibrio e del moto lineare.
A Dentro riconosco, più di tutto, il pregio di avermi fatto riconciliare con la narrativa (ed in particolare quella italiana), da cui mi ero allontanato senza remore né reticenze dopo alcuni disastrosi incontri partoriti da un marketing editoriale per me ormai incomprensibile. Un libro da leggere e rileggere e avere sempre a portata di mano.
Sito web dell'autore.
Scheda
Titolo: Dentro
Autore: Sandro Bonvissuto
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 184
Prezzo: libro € 17,50
ebook € 9.99
ISBN: 9788806208448
Data pubblicazione: maggio 2012
30 agosto 2013
27 agosto 2013
Sport Village: a volte ritornano (forse, chissà).
Qualche mese fa vi avevo raccontato dello strano caso della palestra Sport Village: sì, quella che pezzo dopo pezzo (oggi gli attrezzi, domani le caldaie) si era trasferita... nel nulla, portandosi cone sé mesi e mesi di abbonamento degli iscritti.
Tutto di pubblico dominio: sul profilo Linkedin della (presunta) precedente titolare (o referente, mettiamola così) dello Sport Village campeggia la scritta "titolare presso Royal Fitness", attività imprenditoriale nuova di zecca che ha già un bel sito web (ovviamente in costruzione).
Royal mi piace, suona bene. Fa molto regale, aggettivo che a sua volta ha una marcata assonanza con regalo: i mesi di abbonamento che, non troppo favorevole, ho regalato. Transeat.
E poi la finezza: all'interno dello stemma il motto in latino Nihil difficile volenti. Molto sofisticato, potrebbe far concorrenza ad un prestigioso college inglese.
Poteva mancare, nell'era social, una pagina Facebook? Pofferbacco, no! Eccola qui, con tanto di logo, indirizzo, numero di telefono e aggiornamenti sulla prossima apertura. L'ultima notizia, invero, è ferma a maggio scorso ma, suvvia, non è il caso di spaccare il capello in quattro.
A questo punto non mi resta che augurare al regale staff un radioso futuro e un gratificante successo professionale.
Consigli in genere non ne do, ma oggi derogo: voglia manifestare, il regale staff, un po' di attenzione e rispetto per i clienti, attitudini che, nella precedente esperienza dello Sport Village, erano risorse assai scarse, se non del tutto assenti. C'è chi, strano a dirsi, apprezza.
Nel mio caso, lo ribadisco per i distratti, si trattava 4-5 mesi prepagati e non fruiti. Aggiungete l'atteggiamento poco professionale della direzione, e il quadro è completo.
Quel post aveva ricevuto un commento anonimo (meglio che niente) che mi avvertiva di una notizia che tuttavia già conoscevo: il cadavere dello Sport Village stava per emergere dalla fredda terra in cui era stato frettolosamente tumulato per spostarsi, credo con l'andatura barcollante che si addice agli zombie, poco più in là, nella location di Strada della Cebrosa, landa periferica in cui avevo già fatto un infruttuoso e frustrante sopralluogo.
A quanto pare, non siamo andati molto lontano: mi riferiscono che per ora c'è uno striscione. Poco per allenarsi, ma è un inizio.Tutto di pubblico dominio: sul profilo Linkedin della (presunta) precedente titolare (o referente, mettiamola così) dello Sport Village campeggia la scritta "titolare presso Royal Fitness", attività imprenditoriale nuova di zecca che ha già un bel sito web (ovviamente in costruzione).
Royal mi piace, suona bene. Fa molto regale, aggettivo che a sua volta ha una marcata assonanza con regalo: i mesi di abbonamento che, non troppo favorevole, ho regalato. Transeat.
E poi la finezza: all'interno dello stemma il motto in latino Nihil difficile volenti. Molto sofisticato, potrebbe far concorrenza ad un prestigioso college inglese.
Poteva mancare, nell'era social, una pagina Facebook? Pofferbacco, no! Eccola qui, con tanto di logo, indirizzo, numero di telefono e aggiornamenti sulla prossima apertura. L'ultima notizia, invero, è ferma a maggio scorso ma, suvvia, non è il caso di spaccare il capello in quattro.
A questo punto non mi resta che augurare al regale staff un radioso futuro e un gratificante successo professionale.
Consigli in genere non ne do, ma oggi derogo: voglia manifestare, il regale staff, un po' di attenzione e rispetto per i clienti, attitudini che, nella precedente esperienza dello Sport Village, erano risorse assai scarse, se non del tutto assenti. C'è chi, strano a dirsi, apprezza.
26 agosto 2013
La Thuile: Freeride nel bike park.
Ecco qui il video con alcune sequenze registrate con la GoPro a fine luglio presso il bile park di La Thuile, in Val d'Aosta.
Un bike park particolare: molto naturale, ricco di sentieri boschivi di tutte le difficoltà, quasi privo di strutture in legno, con una bella seggiovia attrezzata ma con una segnaletica approssimativa e di difficile interpretazione, e soprattutto poco frequentato.
Insomma, luci e ombre per un contesto interessante e alternativo rispetto agli usuali bike park con tracce superveloci e lisce come biliardi e pedane in legno alte 3 metri.
In compenso i paesaggi alpini di alta montagna sono mozzafiato e con i passaggi nel bosco di conifere non sembra quasi di stare in un comprensorio.
Il video sembra registrato al rallentatore e invece no! E' la mia velocità da paura post traumatica: l'idea di rompermi di nuovo il radio o qualche altro osso mi ha fatto tirare i freni molto più del solito.
Un bike park particolare: molto naturale, ricco di sentieri boschivi di tutte le difficoltà, quasi privo di strutture in legno, con una bella seggiovia attrezzata ma con una segnaletica approssimativa e di difficile interpretazione, e soprattutto poco frequentato.
Insomma, luci e ombre per un contesto interessante e alternativo rispetto agli usuali bike park con tracce superveloci e lisce come biliardi e pedane in legno alte 3 metri.
In compenso i paesaggi alpini di alta montagna sono mozzafiato e con i passaggi nel bosco di conifere non sembra quasi di stare in un comprensorio.
Il video sembra registrato al rallentatore e invece no! E' la mia velocità da paura post traumatica: l'idea di rompermi di nuovo il radio o qualche altro osso mi ha fatto tirare i freni molto più del solito.
23 agosto 2013
Dov'ero finito.
Sarà capitato anche a voi di perdervi, no?
L'importante, però, è ritrovarsi.
Poi, a dire il vero, la stagione estiva non è iniziata nel migliore dei modi dato che mi sono procurato una frattura (per fortuna composta) ad un braccio in una delle cadute più idiote che il genere umano e la comunità di bikers possa immaginare. E' una giustificazione sufficiente?
L'importante, però, è ritrovarsi.
Poi, a dire il vero, la stagione estiva non è iniziata nel migliore dei modi dato che mi sono procurato una frattura (per fortuna composta) ad un braccio in una delle cadute più idiote che il genere umano e la comunità di bikers possa immaginare. E' una giustificazione sufficiente?
Sulle anomalie (e follie) del sistema sanitario che ho vissuto come paziente (ora si dice persona assistita), cittadino e contribuente non voglio sprecare nemmeno una parola; posso solo dare un suggerimento a chi legge: cercate di non avere mai bisogno di farvi ingessare. Chiusa parentesi.
Va da sé che, una volta ripristinata la funzionalità dell'arto superiore sinistro, la stagione bici è stata breve e sono pochi i contenuti di genere che potrei pubblicare, fatta salva una puntata al bike park di La Thuile in Vald'Aosta, di cui sto ancora faticosamente montando un video che però, causa residuo di paura post traumatica, sembra fatto con il rallentatore. Invece era la mia velocità massima.
Una noticina sul bike park. Decisamente uno dei più naturali finora visitati, con una bella rete di sentieri boschivi oltre a percorsi tecnici vicini al black diamond e a panorami di alta montagna molto suggestivi. Ma ci sono anche ombre, a cominciare dalle indicazioni pressoché inesistenti e incomprensibili (anche con la cartina alla mano non è facile orientarsi, e spesso i cartelli segnavia sono divelti o nascosti) e alla totale assenza di fonti d'acqua potabile (io non le ho viste, e se serve un rabdomante per trovare un goccio d'acqua, c'è qualcosa di sbagliato).
Per ora chiudo qui. C'è la pronta, da qualche parte all'interno della scatola cranica, la lista di recensioni dei libri letti. Devo trovare il modo di farla uscire.
14 aprile 2013
Antonio Pennacchi, Palude.
Dovunque leggiate, di Pennacchi e dei suoi libri leggerete sempre un gran bene. Lo scrittore popolare, l'operaio riscattato, il narratore avvincente, l'autore di affreschi della nostra storia contemporanea. Per carità, è tutto vero, e pure io ho amato molto Canale Mussolini, lo stile colloquiale, l'invenzione (o la descrizione) dei personaggi.
Scorrere le pagine di Palude è stato però un continuo déjà vu -- vuoi per l'ambientazione geografica nell'Agro Pontino, vuoi per la collocazione storica tra il fascismo e il dopoguerra, vuoi per i personaggi forti e ingombranti.
In effetti Pennacchi ha rimesso mano a questo romanzo, ripubblicandolo, dopo il successo di Canale Mussolini. Inevitabile l'osmosi tra le due opere.
Ma se la prima parte di Palude è coinvolgente e non di rado ironica, la seconda parte si trascina con stanchezza, in un'allegoria di fantasmi più lunga del necessario. Ma alla fine è un libro che lascia moderatamente soddisfatti per come ci restituisce lo sguardo sulla nascita di una nazione vista dal basso, da chi l'ha fatta con il lavoro e l'obbedienza, e per l'innegabile creatività con cui l'autore ha dato vita ai personaggi del romanzo.
A chi vuole approfondire, suggerisco la lettura di questa recensione di Mario Grossi, un commento equilibrato e condivisibile.
09 aprile 2013
Una lunga stagione di golpe da operetta.
La notizia è una di quelle che, se non hai la vista allenata e una certa passione per il tema, passa sotto silenzio: un sottufficiale dell'Aeronautica progettava un colpo di stato che sarebbe dovuto attuarsi il 25 aprile 2012. Tutto saltato.
Stando all'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, un sergente allora in forze al Sesto Stormo di Ghedi (BS), evidentemente scontento dell'ordine costituito, stava organizzando un'azione armata volta ad ottenere un incontro (si presume senza invito) con alte cariche dello stato. Sarà la nostra storia postbellica e i precedenti illustri (golpe bianco, golpe nero, piano Solo, Rosa dei Venti ecc), sarà la città scaligera già teatro delle gesta del colonnello Spiazzi, sarà il Veneto, già grembo di altre goliardate mica da ridere, come il tanko dei Serenissimi sotto il campanile di San Marco; tant'è che il sergente covava quest'idea con ardore e, mentre con la mano sinistra racimolava armi da guerra (questo è preoccupante), con la destra cercava di reclutare commilitoni, compagni d'arme e altri facinorosi che lo seguissero nell'impresa.
Ma le similitudini con i suoi predecessori finiscono qui. Primo perché -- e lo scrive uno che sulle spalle nemmeno i baffi ha avuto -- un golpe come si deve lo organizza almeno un ufficiale superiore: il comandante Borghese era tenente di vascello prima dei trent'anni, Spiazzi un colonnello, De Lorenzo addirittura un generale: ma un sergente, suvvia.
In secondo luogo il metodo e la segretezza: ve lo immaginate Edgardo Sogno che, per chiamare all'appello i fedelissimi ed incitarli a sovvertire l'ordine, appende manifesti o distribuisce volantini? Perché il nostro sergente -- sempre stando alle agenzie -- reclutava i suoi uomini via Facebook. Tanto vale scriverselo sulla fronte. Io ho sempre in mente i fotogrammi di Vogliamo i colonnelli: straordinaria la sequenza di Tognazzi che recluta volontari tra gli amici ufficiali di comprovata fede fascista.
Un altro golpe da operetta, anzi forse il più faceto tra quelli noti, scoperti o divulgati. Però l'uomo comune, quello che magari legge tra le righe e non guarda solo Studio Aperto, qualche domanda se la deve fare. Le nostre istituzioni hanno ancora gli anticorpi necessari a difendersi con prontezza da queste inziative? Fino a quando alcuni settori dello Stato saranno terreno fertile per chi coltiva idee che con la democrazia poco hanno a che fare? E, soprattutto, chi è così ingenuo da credere alla favola del one man show?
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