Non scriverò una (l'ennesima) recensione di Dentro. Cercate sul web, e ne troverete a decine, alcune molto ben scritte e profonde.
La maggior parte di esse sono pienamente condivisibili nel salutare l'opera prima di Bonvissuto come un piccolo e aggraziato capolavoro di narrativa (il libro è una raccolta di tre racconti).
Lo stile essenziale e pulito e l'equilibrio (delicato ma sempre rispettato) tra sintesi descrittiva e declinazioni del sentimento dell'esistere (*) sono le due qualità straordinariamente espresse di Bonvissuto. Non si contano in rete gli elogi (e ad essi mi unisco) della sua ormai nota descrizione del muro come forma architettonica che rappresenta il male. Ma il lettore si troverà affascinato fino alla commozione anche nell'educazione di un bambino all'uso della bicicletta, strumento che segna la conquista delle categorie di età adulta, autonomia e libertà, esperienza che si accompagna alla metamorfosi della figura paterna da autorità immobile e severa a quella di educatore che svela il segreto mistico ed innato dell'equilibrio e del moto lineare.
A Dentro riconosco, più di tutto, il pregio di avermi fatto riconciliare con la narrativa (ed in particolare quella italiana), da cui mi ero allontanato senza remore né reticenze dopo alcuni disastrosi incontri partoriti da un marketing editoriale per me ormai incomprensibile. Un libro da leggere e rileggere e avere sempre a portata di mano.
Sito web dell'autore.
Scheda
Titolo: Dentro
Autore: Sandro Bonvissuto
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 184
Prezzo: libro € 17,50
ebook € 9.99
ISBN: 9788806208448
Data pubblicazione: maggio 2012
02 settembre 2013
30 agosto 2013
27 agosto 2013
Sport Village: a volte ritornano (forse, chissà).
Qualche mese fa vi avevo raccontato dello strano caso della palestra Sport Village: sì, quella che pezzo dopo pezzo (oggi gli attrezzi, domani le caldaie) si era trasferita... nel nulla, portandosi cone sé mesi e mesi di abbonamento degli iscritti.
Tutto di pubblico dominio: sul profilo Linkedin della (presunta) precedente titolare (o referente, mettiamola così) dello Sport Village campeggia la scritta "titolare presso Royal Fitness", attività imprenditoriale nuova di zecca che ha già un bel sito web (ovviamente in costruzione).
Royal mi piace, suona bene. Fa molto regale, aggettivo che a sua volta ha una marcata assonanza con regalo: i mesi di abbonamento che, non troppo favorevole, ho regalato. Transeat.
E poi la finezza: all'interno dello stemma il motto in latino Nihil difficile volenti. Molto sofisticato, potrebbe far concorrenza ad un prestigioso college inglese.
Poteva mancare, nell'era social, una pagina Facebook? Pofferbacco, no! Eccola qui, con tanto di logo, indirizzo, numero di telefono e aggiornamenti sulla prossima apertura. L'ultima notizia, invero, è ferma a maggio scorso ma, suvvia, non è il caso di spaccare il capello in quattro.
A questo punto non mi resta che augurare al regale staff un radioso futuro e un gratificante successo professionale.
Consigli in genere non ne do, ma oggi derogo: voglia manifestare, il regale staff, un po' di attenzione e rispetto per i clienti, attitudini che, nella precedente esperienza dello Sport Village, erano risorse assai scarse, se non del tutto assenti. C'è chi, strano a dirsi, apprezza.
Nel mio caso, lo ribadisco per i distratti, si trattava 4-5 mesi prepagati e non fruiti. Aggiungete l'atteggiamento poco professionale della direzione, e il quadro è completo.
Quel post aveva ricevuto un commento anonimo (meglio che niente) che mi avvertiva di una notizia che tuttavia già conoscevo: il cadavere dello Sport Village stava per emergere dalla fredda terra in cui era stato frettolosamente tumulato per spostarsi, credo con l'andatura barcollante che si addice agli zombie, poco più in là, nella location di Strada della Cebrosa, landa periferica in cui avevo già fatto un infruttuoso e frustrante sopralluogo.
A quanto pare, non siamo andati molto lontano: mi riferiscono che per ora c'è uno striscione. Poco per allenarsi, ma è un inizio.Tutto di pubblico dominio: sul profilo Linkedin della (presunta) precedente titolare (o referente, mettiamola così) dello Sport Village campeggia la scritta "titolare presso Royal Fitness", attività imprenditoriale nuova di zecca che ha già un bel sito web (ovviamente in costruzione).
Royal mi piace, suona bene. Fa molto regale, aggettivo che a sua volta ha una marcata assonanza con regalo: i mesi di abbonamento che, non troppo favorevole, ho regalato. Transeat.
E poi la finezza: all'interno dello stemma il motto in latino Nihil difficile volenti. Molto sofisticato, potrebbe far concorrenza ad un prestigioso college inglese.
Poteva mancare, nell'era social, una pagina Facebook? Pofferbacco, no! Eccola qui, con tanto di logo, indirizzo, numero di telefono e aggiornamenti sulla prossima apertura. L'ultima notizia, invero, è ferma a maggio scorso ma, suvvia, non è il caso di spaccare il capello in quattro.
A questo punto non mi resta che augurare al regale staff un radioso futuro e un gratificante successo professionale.
Consigli in genere non ne do, ma oggi derogo: voglia manifestare, il regale staff, un po' di attenzione e rispetto per i clienti, attitudini che, nella precedente esperienza dello Sport Village, erano risorse assai scarse, se non del tutto assenti. C'è chi, strano a dirsi, apprezza.
26 agosto 2013
La Thuile: Freeride nel bike park.
Ecco qui il video con alcune sequenze registrate con la GoPro a fine luglio presso il bile park di La Thuile, in Val d'Aosta.
Un bike park particolare: molto naturale, ricco di sentieri boschivi di tutte le difficoltà, quasi privo di strutture in legno, con una bella seggiovia attrezzata ma con una segnaletica approssimativa e di difficile interpretazione, e soprattutto poco frequentato.
Insomma, luci e ombre per un contesto interessante e alternativo rispetto agli usuali bike park con tracce superveloci e lisce come biliardi e pedane in legno alte 3 metri.
In compenso i paesaggi alpini di alta montagna sono mozzafiato e con i passaggi nel bosco di conifere non sembra quasi di stare in un comprensorio.
Il video sembra registrato al rallentatore e invece no! E' la mia velocità da paura post traumatica: l'idea di rompermi di nuovo il radio o qualche altro osso mi ha fatto tirare i freni molto più del solito.
Un bike park particolare: molto naturale, ricco di sentieri boschivi di tutte le difficoltà, quasi privo di strutture in legno, con una bella seggiovia attrezzata ma con una segnaletica approssimativa e di difficile interpretazione, e soprattutto poco frequentato.
Insomma, luci e ombre per un contesto interessante e alternativo rispetto agli usuali bike park con tracce superveloci e lisce come biliardi e pedane in legno alte 3 metri.
In compenso i paesaggi alpini di alta montagna sono mozzafiato e con i passaggi nel bosco di conifere non sembra quasi di stare in un comprensorio.
Il video sembra registrato al rallentatore e invece no! E' la mia velocità da paura post traumatica: l'idea di rompermi di nuovo il radio o qualche altro osso mi ha fatto tirare i freni molto più del solito.
23 agosto 2013
Dov'ero finito.
Sarà capitato anche a voi di perdervi, no?
L'importante, però, è ritrovarsi.
Poi, a dire il vero, la stagione estiva non è iniziata nel migliore dei modi dato che mi sono procurato una frattura (per fortuna composta) ad un braccio in una delle cadute più idiote che il genere umano e la comunità di bikers possa immaginare. E' una giustificazione sufficiente?
L'importante, però, è ritrovarsi.
Poi, a dire il vero, la stagione estiva non è iniziata nel migliore dei modi dato che mi sono procurato una frattura (per fortuna composta) ad un braccio in una delle cadute più idiote che il genere umano e la comunità di bikers possa immaginare. E' una giustificazione sufficiente?
Sulle anomalie (e follie) del sistema sanitario che ho vissuto come paziente (ora si dice persona assistita), cittadino e contribuente non voglio sprecare nemmeno una parola; posso solo dare un suggerimento a chi legge: cercate di non avere mai bisogno di farvi ingessare. Chiusa parentesi.
Va da sé che, una volta ripristinata la funzionalità dell'arto superiore sinistro, la stagione bici è stata breve e sono pochi i contenuti di genere che potrei pubblicare, fatta salva una puntata al bike park di La Thuile in Vald'Aosta, di cui sto ancora faticosamente montando un video che però, causa residuo di paura post traumatica, sembra fatto con il rallentatore. Invece era la mia velocità massima.
Una noticina sul bike park. Decisamente uno dei più naturali finora visitati, con una bella rete di sentieri boschivi oltre a percorsi tecnici vicini al black diamond e a panorami di alta montagna molto suggestivi. Ma ci sono anche ombre, a cominciare dalle indicazioni pressoché inesistenti e incomprensibili (anche con la cartina alla mano non è facile orientarsi, e spesso i cartelli segnavia sono divelti o nascosti) e alla totale assenza di fonti d'acqua potabile (io non le ho viste, e se serve un rabdomante per trovare un goccio d'acqua, c'è qualcosa di sbagliato).
Per ora chiudo qui. C'è la pronta, da qualche parte all'interno della scatola cranica, la lista di recensioni dei libri letti. Devo trovare il modo di farla uscire.
14 aprile 2013
Antonio Pennacchi, Palude.
Dovunque leggiate, di Pennacchi e dei suoi libri leggerete sempre un gran bene. Lo scrittore popolare, l'operaio riscattato, il narratore avvincente, l'autore di affreschi della nostra storia contemporanea. Per carità, è tutto vero, e pure io ho amato molto Canale Mussolini, lo stile colloquiale, l'invenzione (o la descrizione) dei personaggi.
Scorrere le pagine di Palude è stato però un continuo déjà vu -- vuoi per l'ambientazione geografica nell'Agro Pontino, vuoi per la collocazione storica tra il fascismo e il dopoguerra, vuoi per i personaggi forti e ingombranti.
In effetti Pennacchi ha rimesso mano a questo romanzo, ripubblicandolo, dopo il successo di Canale Mussolini. Inevitabile l'osmosi tra le due opere.
Ma se la prima parte di Palude è coinvolgente e non di rado ironica, la seconda parte si trascina con stanchezza, in un'allegoria di fantasmi più lunga del necessario. Ma alla fine è un libro che lascia moderatamente soddisfatti per come ci restituisce lo sguardo sulla nascita di una nazione vista dal basso, da chi l'ha fatta con il lavoro e l'obbedienza, e per l'innegabile creatività con cui l'autore ha dato vita ai personaggi del romanzo.
A chi vuole approfondire, suggerisco la lettura di questa recensione di Mario Grossi, un commento equilibrato e condivisibile.
09 aprile 2013
Una lunga stagione di golpe da operetta.
La notizia è una di quelle che, se non hai la vista allenata e una certa passione per il tema, passa sotto silenzio: un sottufficiale dell'Aeronautica progettava un colpo di stato che sarebbe dovuto attuarsi il 25 aprile 2012. Tutto saltato.
Stando all'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, un sergente allora in forze al Sesto Stormo di Ghedi (BS), evidentemente scontento dell'ordine costituito, stava organizzando un'azione armata volta ad ottenere un incontro (si presume senza invito) con alte cariche dello stato. Sarà la nostra storia postbellica e i precedenti illustri (golpe bianco, golpe nero, piano Solo, Rosa dei Venti ecc), sarà la città scaligera già teatro delle gesta del colonnello Spiazzi, sarà il Veneto, già grembo di altre goliardate mica da ridere, come il tanko dei Serenissimi sotto il campanile di San Marco; tant'è che il sergente covava quest'idea con ardore e, mentre con la mano sinistra racimolava armi da guerra (questo è preoccupante), con la destra cercava di reclutare commilitoni, compagni d'arme e altri facinorosi che lo seguissero nell'impresa.
Ma le similitudini con i suoi predecessori finiscono qui. Primo perché -- e lo scrive uno che sulle spalle nemmeno i baffi ha avuto -- un golpe come si deve lo organizza almeno un ufficiale superiore: il comandante Borghese era tenente di vascello prima dei trent'anni, Spiazzi un colonnello, De Lorenzo addirittura un generale: ma un sergente, suvvia.
In secondo luogo il metodo e la segretezza: ve lo immaginate Edgardo Sogno che, per chiamare all'appello i fedelissimi ed incitarli a sovvertire l'ordine, appende manifesti o distribuisce volantini? Perché il nostro sergente -- sempre stando alle agenzie -- reclutava i suoi uomini via Facebook. Tanto vale scriverselo sulla fronte. Io ho sempre in mente i fotogrammi di Vogliamo i colonnelli: straordinaria la sequenza di Tognazzi che recluta volontari tra gli amici ufficiali di comprovata fede fascista.
Un altro golpe da operetta, anzi forse il più faceto tra quelli noti, scoperti o divulgati. Però l'uomo comune, quello che magari legge tra le righe e non guarda solo Studio Aperto, qualche domanda se la deve fare. Le nostre istituzioni hanno ancora gli anticorpi necessari a difendersi con prontezza da queste inziative? Fino a quando alcuni settori dello Stato saranno terreno fertile per chi coltiva idee che con la democrazia poco hanno a che fare? E, soprattutto, chi è così ingenuo da credere alla favola del one man show?
07 aprile 2013
Fotografia notturna a Settimo: si ricomincia con una mirrorless.
La Nikon D80 ha ceduto il passo, dopo lunghe riflessioni , alla mirrorless Fuji X-E1. Qui i primissimi scatti a pochi passi da casa. I primi due sono stati sviluppati dal file RAF con il software Fuji MyFine Pix Studio. Gli altri sono i JPEG nativi della fotocamera, non elaborati.
Via Niccoli (Settimo T.se) |
Via Niccoli (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se) |
02 aprile 2013
Seagull S6 con Quantum II: prime registrazioni.
Un piccolo aggiornamento sul nuovo acquisto, la chitarra acustica Seagull S6+ CW GT Quantum II, e soprattutto sull'elettronica Godin. Ho interpellato il servizio clienti che, gentilissimo, mi ha fornito le seguenti indicazioni:
Il primo set è l'arpeggio iniziale di Someone like you di Adele.
Il secondo set è lo strumming iniziale di Umbrella nella versione di Mandy Moore.
The bass and treble pots are for the under saddle transducer only. When the mic control is in center position, the internal mic is off. The signal from the mic can be blended either in phase (clockwise), or out of phase (conter-clockwise).La spiegazione non richiede traduzioni ma chiarisce l'uso del Quantum II. Qui trovate alcune tracce registrate al volo con Audacity e convertite in MP3. Equalizzazione neutra e nessun postprocessing. Corde a fine vita e mano a fine giornata, quindi non me ne vogliate per imprecisioni e dinamica approssimativa.
Il primo set è l'arpeggio iniziale di Someone like you di Adele.
Il secondo set è lo strumming iniziale di Umbrella nella versione di Mandy Moore.
29 marzo 2013
Nuova arrivata: chitarra acustica Seagull S6+ CW GT.
Ieri, complice una congiuntura fortunata, c'è stato un avvicendamento nel setup acustico. Ho venduto la mia Ibanez EWC30, acquistata in un Guitar Center di Las Vegas nel 2008 e ho acquistato quella che, in realtà, era la chitarra che ero andato a cercare da Guitar Center e da altri negozi negli USA, ma senza fortuna: una Seagull dotata di elettronica Godin Quantum II.
Questo sistema è particolare perché combina un trasduttore piezoelettrico posizionato sotto il ponticello e un microfono a condensatore a collo d'oca posizionato in prossimità della buca. Un comando permette di miscelare il suono delle due sorgenti.
Comunque, la Seagull S6+ Cedar CW (che sta per cutaway, ovvero spalla mancante) GT (Gloss Top, ovvero top rifinito lucido) è uno strumento che vale davvero più di quel che costa: assemblato in maniera semiartigianale, di costruzione robusta, con materiali e legni ottimi (top in cedro); il manico è confortevole ma più largo di quello della mia ex Ibanez; le meccaniche, marchiate Seagull, hanno chiavi piccole e sono di qualità elevata.
Altra differenza rispetto all'Ibanez è la cassa full size che assicura una gamma di frequenze più ricca sui bassi e medio bassi, anche se devo abituarmi ad una forma più ingombrante. Last but not least, le chitarre Godin sono fornite del TRIC Case, una custodia rigida in polistirene che pesa una sciocchezza.
Non ho potuto provare la Seagull che per pochi minuti, quindi dare un un'opinione ora sarebbe poco utile. Mi riservo di suonarla un po' e poi aggiornare le mie osservazioni, magari con qualche registrazione (se non fanno orrore).
Veniamo quindi alle foto: alcune mie, altre del gentilissimo venditore, un paio prestate dal web.
E, giusto per la hall of fame, ecco l'album della mia Ibanez, ora in ottime mani. Ciao, e grazie di tutto!
Questo sistema è particolare perché combina un trasduttore piezoelettrico posizionato sotto il ponticello e un microfono a condensatore a collo d'oca posizionato in prossimità della buca. Un comando permette di miscelare il suono delle due sorgenti.
Quantum II |
Anni fa, Seagull e gli altri costruttori del gruppo Godin (Norman, Art&Lutherie) installavano il Quantum II su diverse serie, mentre oggi si trova (e non facilmente, almeno in Italia), sul top di gamma. Le serie meno costose montano solo il Quantum I, privo di microfono.
Sono pochissimi gli strumenti che montano nativamente una trasduzione ibrida piezo + microfono, tanto che molti chitarristi fanno installare prodotti GHS, L.R.Baggs, Fishman e di altri marchi. E' chiaro che un piccolo microfono interno non può sostituire per resa, qualità e dinamica un AKG o un Neumann, ma è senz'altro una soluzione pratica che rende più naturale il suono amplificato, smorzando il crisp tipico dei piezo (che a me non dispiace affatto).Comunque, la Seagull S6+ Cedar CW (che sta per cutaway, ovvero spalla mancante) GT (Gloss Top, ovvero top rifinito lucido) è uno strumento che vale davvero più di quel che costa: assemblato in maniera semiartigianale, di costruzione robusta, con materiali e legni ottimi (top in cedro); il manico è confortevole ma più largo di quello della mia ex Ibanez; le meccaniche, marchiate Seagull, hanno chiavi piccole e sono di qualità elevata.
Altra differenza rispetto all'Ibanez è la cassa full size che assicura una gamma di frequenze più ricca sui bassi e medio bassi, anche se devo abituarmi ad una forma più ingombrante. Last but not least, le chitarre Godin sono fornite del TRIC Case, una custodia rigida in polistirene che pesa una sciocchezza.
Non ho potuto provare la Seagull che per pochi minuti, quindi dare un un'opinione ora sarebbe poco utile. Mi riservo di suonarla un po' e poi aggiornare le mie osservazioni, magari con qualche registrazione (se non fanno orrore).
Veniamo quindi alle foto: alcune mie, altre del gentilissimo venditore, un paio prestate dal web.
Top in cedro, finitura lucida. Vernice delicata :-( |
Trovo che la paletta Seagull sia bellissima. |
Immagine ufficiale che circolava sui siti dei rivenditori. I colori sono corretti. |
Si vedono il microfono gooseneck nella buca e il ponticello compensato. |
Ed ecco il Godin Quantum II, posizionato sulla fascia superiore, con i comandi per miscelare piezo e mic, bassi, alti e volume. Semplice ed efficace |
Particolare del Quantum II (foto presa dal web) |
Il TRIC Case è una custodia geniale: polistirolo fuori, plastica dentro, leggerissima. |
Qualche caratteristica raccolta sul web:
- Manico: acero foglia d'argento
- Tastiera e ponte: palissandro indiano
- Top: cedro massello
- Fasce: ciliegio
- Ponticello: Tusq compensata
- Capotasto: Tusq
- Finitura: Laccata nitrocellulosa
- Scala: 24.84" (63 cm)
- Radius: 16" (40,6 cm)
- Larghezza capotasto: 1.72" (4,37 cm)
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