19 settembre 2011
Test e recensione: Vesrah, pastiglie per freni a disco.
05 settembre 2011
Portaborraccia e Sganci rapidi in carbonio CTK Light.
Portaborraccia ad estrazione laterale in carbonio CTK Light
Il portaborraccia CTK Light è realizzato in fibra di carbonio, è leggerissimo (ma sul serio: 23 grammi, verificati dal sottoscritto) ed ha una forma che presenta due grandi vantaggi: primo, consente l’estrazione della borraccia sia in senso verticale che laterale; secondo, date le dimensioni ridotte, può essere alloggiato in tutti i telai, anche quelli che per geometria e schemi di sospensione offrono pochissimo spazio nel triangolo e rendono complicato se non impossibile l’estrazione verticale della borraccia.
Per questo motivo, ho installato i portaborraccia CTK Light sia sulla bici da XC chesu quella da freeride, dove le dimensioni dei tubi e l’ingombro dell’ammortizzatore lasciano pochi centimetri liberi.
Bianco e nero, la trama 3K del carbonio è ben visibile |
Un elemento in gomma zigrinata permette di trattenere saldamente la borraccia. |
L’aspetto estetico è sorprendente, sia nella versione nera che mette maggiormente in risalto la trama 3K del carbonio che in quella bianca, più discreta (ma la trama è visibile). Per capire quanto è leggero, basta tenere in una mano questo CTK Light e nell’altra il portaborraccia appena smontato dalla bici.
Montaggio.
Il montaggio sul tubo obliquo (con due viti a testa cava esagonale) è un'operazione molto semplice: è sufficiente una chiave a brugola lunga; la parte inferiore del portaborraccia presenta un'aletta sporgente e un tacco di gomma zigrinato che assicurano saldamente la borraccia standard da ciclismo.
Impressioni d’uso.
Il materiale e la struttura lo rendono molto flessibile ed elastico e al contempo robusto: si flette e si allarga ma non si deforma né si rompe. Grazie a questa caratteristica, la borraccia può essere estratta sia dal basso verso l’alto ma anche verso l’esterno con un gesto deciso; è un vantaggio non da poco perché consente un’estrazione rapida, senza far perdere concentrazione ed equilibrio in salita o in velocità sui rettilinei.
Inoltre, mantiene sempre la stessa forma quindi la presa sulla borraccia non cambia nel tempo, a differenza di quanto accade con quelle in alluminio che devono essere “strette” di tanto in tanto. La costruzione di questo CTK è robustissima: la struttura è elastica e resistente alle sollecitazioni.
Lo trovo utilissimo sulla bici da cross country perché è vero che nelle escursioni lunghe si usa lo zaino con la sacca idrica ma è altrettanto vero che non rinuncio alla borraccia con i sali minerali tipo Polase (che non metterei nel Camelbak). Ed è altrettanto utile sulla bici da freeride perché un sorso d’acqua, alla fine di una discesa polverosa, fa sempre piacere.
Non interferisce con lo schema della sospensione |
Come al solito, mano in tasca: on line costa 23 €, per quanto ne so il prezzo più ragionevole per un portaborraccia in carbonio (ho fatto ricerche sul web e nei negozi, e siamo sempre intorno al doppio per altre marche) e non distante anni luce da un prodotto in alluminio non proprio da supermercato. Se poi avete poco spazio nel triangolo del telaio, con questo siete sulla buona strada.
Sganci rapidi in titanio e carbonio CTK Light
L’upgrade e l’alleggerimento della mia bici si conclude (per ora) con un componente fondamentale dal punto di vista funzionale ma che in genere non è molto considerato: gli sganci rapidi.
Leva in carbonio e testa in alluminio anodizzato. |
Ghiera in alluminio anodizzato. |
02 settembre 2011
Pinkie - Il mio dito mignolo.
Cosa è successo non l'ho mica capito. E' successo in fretta e mi sono ritrovato con la testa al posto sbagliato e i piedi molto più in alto del solito. E molto del mio peso appoggiato ad un dito: il mignolino.
Ma c'era la discesa da fare e cosa non si farebbe per una discesa, tutta d'un fiato, senza mai posare un piede a terra? Si sopporta la fatica, il dolore nemmeno si sente.
La mattina dopo faccio meno il galletto. Ho un dito, il mio dito mignolo della mano destra, storto, gonfio come una salsiccia di maiale e di un colore poco rassicurante, tendente al blu notte. Fa un male cane. Non c'è un'invitante discesa da lenire il dolore. No no.
Il seguito è noto a chi pratica sport: due di picche dalla guardia medica, lunga attesa al pronto soccorso di Chivasso, radiografie, referto un po' affrettato e rassicurante ("Ci metta del ghiaccio").
Le settimane e i mesi passano. Visita dall'ortopedico ("Lo massaggi nell'acqua calda e con la crema"), fisioterapia, ricerche in rete per scovare la patologia. Buchi nell'acqua. Il dito rimane storto. Siamo precisi: rimane in atteggiamento flesso. Significa che è un po' piegato. Esteticamente fa schifo, funzionalmente è quasi a posto, ma duole.
Qualche settimana la decisione: rivoglio il mio mignolo com'era prima della caduta. Più o meno, non sto a spaccare il capello in quattro.
Nuove radiografie, nuove ecografie, finalmente si capisce qualcosa di più. Ma l'ultima parola spetta ad un chirurgo della mano, uno che ci deve capire parecchio perché la diagnosi me la fa guardandomi da mezzo metro (una lesione, si tratta di deformità ad asola o “en boutonniére") e trovando la conferma nelle immagini delle radiografie. Insomma, quei dottori che incontri sempre troppo tardi. Il nome, se serve, ve lo dico in un orecchio.
Non si può operare, il ditino. E' passato troppo tempo dal trauma (inciso: di dottori ne ho visto almeno un paio: non mi sarebbe dispiaciuto se ci avessero azzeccato anche loro al momento giusto). E quindi... che si fa?
Pare che si debba mettere h24 questo trespolo di metallo
che si chiama ferula di Bunnel e non è molto bello a vedersi così come deve essere piuttosto fastidioso da indossare. Forse, con un po' di pazienza, fortuna e costanza, in capo a uno o due mesi qualche risultato lo vedrò (leggi: recupero di qualche grado di estensione della falange). Mettiamola così: c'è chi, per avere un argomento di conversazione, si compra un cucciolo di labrador; io girerò con una gabbietta attaccata ad un mignolo e dovrò ripetere un po' di volte la stessa storia.
Morale della favola. Primo: no, non smetto di andare in bici. Secondo: se ci si fa male, il pronto soccorso va bene per riportare la pelle a casa, ma per il resto meglio chiedere a chi ha più tempo e voglia.Terzo: per un bel po', avrò qualcosa di molto appariscente di cui rendere conto agli sguardi dei curiosi.
29 agosto 2011
Test e recensione: reggisella e manubri in carbonio CTK Light.
Sul mercato si trova un numero di brand consolidati nel segmento della componentistica in carbonio; per varie ragioni – peso qualità dei materiali, estetica e prezzo – mi sono orientato su CTK LIGHT, azienda taiwanese che produce quasi esclusivamente prodotti OEM, da poco sul mercato un proprio marchio.
Ho quindi deciso di montare sulle mie bici alcuni componenti in carbonio (manubri e reggisella più altre parti), e di condividere le mie impressioni d'uso.
Reggisella in carbonio CTK Light SP02
CTK LIGHT SP02 è un reggisella in carbonio 3K con un design pulito e lineare. La qualità dei materiali utilizzati è molto alta, le finiture sono realizzate con precisione, senza alcuna imperfezione o sbavatura.
Il tubo ha una finitura lucida e presenta sulla parte posteriore una scala graduata millimetrica, comoda per una regolazione precisa dell'altezza della sella; l'altezza minima di inserimento nel piantone è a 9 cm dal basso, indicata da una tacca.
Il tubo è in linea cioè non è arretrato. La testa del reggisella, con una base realizzata in carbonio, è di tipo a doppia vite di regolazione; la viteria è in titanio.
Si tratta di un prodotto molto leggero, forse uno dei più leggeri disponibili sul mercato: nella misura che ho scelto, 350x30,9 mm, il peso dichiarato e verificato è di 185 grammi, mentre la mia bilancia digitale ha segnato una misura ancora inferiore di qualche grammo. Al di là di questi numeri, la differenza con un componente simile in alluminio è davvero notevole: il reggisella montato di serie sulla mia bici pesa 350 grammi, con un risparmio di circa 170 grammi.
Montaggio e regolazione.
Come in altri reggisella a doppia vite di regolazione, la fase di montaggio della sella richiede un minimo di pazienza e di precisione per allineare correttamente i binari nei supporti metallici superiori ma offre, in compenso, una precisione di allineamento ed inclinazione che i supporti a vite singola non possono dare. Una volta fissata la sella, occorre procedere con la regolazione dell'inclinazione; si può fare ad occhio ma personalmente utilizzo il metodo della livella a bolla.
La finitura del reggisella CTK è particolarmente lucida e quindi potenzialmente soggetta a graffi: per questo raccomando di carteggiare l'interno del piantone con un pezzo di carta a vetro a grana fine (200 o 400) in modo da essere sicuri di aver eliminato sbavature e residui di lavorazione che potrebbero graffiare il tubo.
Ciò fatto, lo si inserisce all'altezza preferita, si posiziona la bicicletta in piano, si appoggia una livella a bolla sulla sella e quindi si agisce sulle due viti di regolazione con una chiave a brugola fino ad ottenere l'inclinazione desiderata: serrando la vite anteriore si inclina la sella in avanti, serrando la posteriore, la si inclina indietro. Infine, si verifica che entrambe le viti siano serrate con la coppia corretta; se si dispone di una chiave dinamometrica, il valore raccomandato espresso in Nm è chiaramente indicato sul tubo.
I materiali utilizzati per la testa (carbonio per la base, titanio per le viti, acciaio anodizzato per i supporti superiori) sembrano assicurare da subito un fissaggio molto efficace e stabile; tuttavia, trattandosi di una parte sollecitata da molti fattori (peso e massa del biker, fondo stradale ecc.) è opportuno verificare il serraggio delle viti dopo le prime uscite.
Impressioni d’uso.
Un elemento apprezzabile è la scala graduata, molto utile per variare frequentemente l'altezza della sella, alzandola e abbassandola a misure intermedie a seconda della pendenza e delle caratteristiche del fondo.
In sella ad una bici front suspended viene fuori la qualità della fibra di carbonio, ovvero una capacità di assorbire (quindi smorzare) vibrazioni maggiore rispetto all'alluminio e all'acciaio. Il comfort è eccellente, la differenza con un tubo in alluminio è notevole, e si accompagna ad una costante di rigidità e sicurezza: sembra quasi di essere passato ad un diametro superiore. È ovvio che un reggisella non possa sostituire un carro ammortizzato o una copertura di sezione maggiore, ma sicuramente la capacità della fibra di carbonio di smorzare una buona parte delle sollecitazioni dello sterrato ha aumentato il comfort delle mie escursioni in maniera avvertibile.
Infine, parliamo di soldi: questo reggisella ha un prezzo molto interessante (circa 63€ on line) sia per la qualità offerta (lo ripeto, molto alta) che in rapporto a prodotti di brand più noti; anzi, è nella fascia di prezzo di alcuni reggisella in alluminio. Ad esempio, il Thomson Elite costa circa 70 €, è in alluminio e pesa un centinaio di grammi in più, mentre per un reggisella in carbonio Crank Brothers occorre sborsare più di 200 €.
Conclusioni.
Non potrei essere più soddisfatto: ho perso peso, ne ho guadagnato in comodità ed estetica, il tutto con un budget ragionevole.
Manubri full carbon CTK Light
Dopo il reggisella, della CTK Light ho deciso di adottare anche due manubri in fibra di carbonio, uno per uso XC da montare sulla front e uno più largo, che è indicato per bici da 29 pollici ma che, grazie alle dimensioni generose, ho montato sulla bici da freeride per un utilizzo, quindi, molto più discesistico che pedalato (la fibra di carbonio si usa già in DH, quindi sono andato tranquillo).
Le due pieghe manubrio, entrambe con attacco oversize da 31,8 mm, sono realizzate in fibra di carbonio unidirezionale con una bella finitura lucida. Quello che colpisce da subito è il peso, veramente contenuto rispetto ai componenti in alluminio: 138 grammi il manubrio da 600 mm, 155 grammi il modello da 710 mm. Uno se ne accorge tenendoli tra le mani prima ancora che posandoli sul piatto della bilancia elettronica.
La linea è sobria ed essenziale, non ci sono le grafiche un po’ “tamarre” della componentistica più freeride. La cura costruttiva è altissima: non ho rilevato alcuna imprecisione nei bordi né nelle serigrafie. Al centro sono riportati una scala graduata di riferimento (con indici orizzontali e verticali) e i valori di serraggio espressi in Nm per un corretto montaggio (allineamento, centramento, serraggio) sull'attacco manubrio.
Montaggio.
La scala graduata al centro della piega facilita il compito di un montaggio preciso e centrato rispetto all'attacco: sto utilizzando attacchi oversize con elemento frontale aperto che consente di allineare con facilità il manubrio. Possibile, meglio affidarsi ad una chiave dinamometrica.
Il montaggio dei comandi e delle manopole non presenta alcuna difficoltà ma richiede qualche attenzione per preservare la finitura lucida: ad esempio, lo scorrimento di comandi Shimano e Sram con collarino fisso potrebbe fare qualche graffio. Il serraggio dei collarini, lo dico subito, qualche piccolo segnetto è destinato a farlo in quanto la finitura lucida è abbastanza delicata. Nel montare le manopole di tipo lock on (ad esempio le Specialized), non sono riuscito a inserire i tappi originali (a dire il vero già molto provati da cadute) alle estremità: penso che la causa sia dello spessore del foglio di carbonio, inferiore anche se di poco a quello del tubo di alluminio; per evitare di lasciare scoperte le estremità della piega (con possibili danni in caso di caduta), in mancanza di terminali un po' più grandi, ho optato per una soluzione artigianale esteticamente discutibile ma abbastanza efficace: due pezzi di un tappo da bottiglia in silicone. Con questo ho completato, in tempi davvero rapidi, il montaggio delle due pieghe.
Impressioni d'uso.
Cominciamo con la piega da 710 mm (low rizer, 20 mm, angolo di 7°). Una volta montata trasmette una sensazione di solidità, stabilità e sicurezza inaspettate per il suo peso: e invece è bella rigida e salda sul cannotto della forcella. Anche se ormai sono molto diffusi manubri larghi oltre 75 cm, il CTK ha le dimensioni giuste per telai da 29”, bici da all mountain, enduro e da freeride. In pedalata, sia da seduti che in piedi, è stabile e confortevole, ma il meglio di sé lo ha dato in discesa, con un mix di rigidità (sorprendente per la sua leggerezza) e di capacità di smorzare le vibrazioni.
Dopo averlo testato a lungo nei bike park di Crans-Montana e Sauze d’Oulx, tra radici, pietre, rocce e altri ostacoli affrontati a velocità quanto meno allegra, posso dire che si tratta di un componente molto robusto e confortevole, con cui ci si sente a proprio agio nell'impostare traiettorie e curve, nelle staccate più aggressive e nel passare senza troppi riguardi sopra gli ostacoli, come nel video registrato in soggettiva. Anche la finitura lucida, che a prima vista pareva delicata, ha dimostrato di essere sufficientemente resistente a pietrisco, rami e operazioni di carico e scarico dalla cabinovia.
Il video qui sotto è stato registrato scendendo un sentiero abbastanza vario: passaggi tecnici, single track veloce, qualche ostacolo naturale. Il feeling è stato sempre molto buono, di solidità e comfort.
La piega da 600 mm (flat) è il tipico manubrio per uso cross country / marathon e lo consiglio senz'altro a chi sta allestendo una bici leggera (anche ad uso agonistico) e a chi sta sottoponendo il proprio mezzo ad una cura dimagrante. Anche in questa misura, offre subito una rigidità sorprendente che si associa ad un elevato comfort, cosa che fa piacere quando si usa una front, tendenzialmente rigida e con pochi centimetri di escursione, durante gite lunghe che sollecitano le braccia e affaticano il collo. Montaggio, regolazione (con riferimento della scala graduata) e disposizione dei comandi non presentano alcuna difficoltà. Le manopole si posizionano saldamente senza scivolare. Durante la pedalata da seduti garantisce sempre un buon comfort; in piedi non manifesta il minimo cedimento né in trazione né in compressione.
Non dimentico, poi, la questione del vil denaro: questi manubri in carbonio costano on line di 73 e 78 euro, ovvero sono nella fascia di prezzo di alcuni manubri in alluminio e sono più convenienti della maggior parte dei prodotti in carbonio che ho trovato nei negozi on line.
22 agosto 2011
LA TRACCIA -- Freeride in Crans Montana (Switzerland).
13 luglio 2011
L'Italia, vista da fuori. Allo sfascio.
Nel mirino ci sono disoccupazione giovanile, mercato del lavoro, errori della classe politica, corruzione, evasione fiscale, ed un'amara conclusione
Any way you slice it, Italy's economy is a wreck.
04 luglio 2011
Sentiero forestale Fubina (Viù) MTB Freeride
Fubina - Cialmetta - Fubina (sentiero 135A).
Dislivello totale: 824 m
Sviluppo: 19,1 km
Ecco un percorso all mountain un po' diverso dal solito, che non mi sentirei di consigliare a chi soffre di vertigini. Si tratta di un sentiero forestale costruito nella valle di Viù negli anni 30.
Da Fubina (729 m slm), frazione a poca distanza da Viù, si parcheggia l'auto e si inizia a pedalare; si procede in direzione Viù, Polprosa, Asciutti fino ad arrivare al colle della Dieta, percorrendo 12,1 km su una strada asfaltata di recente, fino a quota 1456 m.
Ci sono due fonti di acqua potabile durante la salita: la prima è un lavatoio sul lato destro della strada.
In cima al colle, in prossimità di un cartello di confine comunale Viù/Mezzenile, inizia un sentiero boschivo, caratterizzato da alcuni saliscendi e da un fondo smosso, che porta al colle della Chialmetta o Cialmetta, con la chiesetta dedicata a San Michele.
Da qui si può imboccare il sentiero 135A (contraddistinto da segnale rosso) che porta a Fubina. Si tratta di un sentiero forestale con fondo roccioso costituito da lastre di pietra intervallate da pietre disposte di taglio. Nella prima parte, si incontra una salita (3 tornanti) a gradoni che costringe al portage, con una perdita di 45 m di dislivello.
Quasi tutto il percorso è esposto sul versante della montagna e privo di protezioni mentre il sentiero ha frequenti restringimenti, per cui occorre procedere con prudenza. La vista sulle valli di Lanzo comunque ripaga della fatica. Il sentiero è sempre segnato, e il bivio per Calcante è segnalato.
La discesa è lunga circa 7 km, presenta alcuni passaggi tecnici un po' impegnativi (ad esempio tornanti stretti e ostacoli non sempre bene in vista, come le pietre di taglio sopra descritte. Alcuni tratti hanno un fondo pietroso smosso che richiede particolare attenzione.
L'ultimo tratto del sentiero, coperto in alcuni punti da vegetazione (felci ed erba), è maggiormente riparato e quindi più sicuro: è un singletrack divertente che sbuca tra alcune case sparse sopra Fubina e quindi sulla strada provinciale 32.
Riferimento: IGC n.2 Valli di Lanzo e Moncenisio.
Qui http://www.mtb-forum.it/community/forum/attachment.php?attachmentid=126463&d=1309779944 la traccia .gpx per GPS portatili.
30 giugno 2011
MySpace affonda (e Timberlake se lo compra?)
Ma niente paura, arriva il nuovo investitore: e chi meglio di Justin Timberlake, tra i più sopravvalutati e insulsi fenomeni pop degli ultimi anni, potrebbe investire in uno dei più sopravvalutati social network degli ultimi anni?
09 giugno 2011
Nuova funzione: diventa lettore fisso del mio blog.
Apparirà una schermata in cui potrete autenticarvi utilizzando diversi account: Google, Twitter, OpenID, oppure crearne uno nuovo in pochi secondi.
Ad esempio, potete usare l'account Google, confermare e diventare un lettore fisso, privatamente o pubblicamente: in questo caso il vostro profilo apparirà come una foto tra i lettori fissi (al momento ce n'è uno solo che fa un po' "forever alone")
Come si suol dire, vi aspetto numerosi!
Google commemora Les Paul.
Cliccando sul doodle, ovviamente, una ricerca sul mitico chitarrista e inventore della chitarra che ha fatto il rock.