17 febbraio 2009
16 febbraio 2009
12 febbraio 2009
Presentazione del libro "Automobili e film" a Torino.
Sabato 14 Andrea Denini presentera' il suo libro Automobili e film nella storia del cinema americano presso Automotoretro al Lingotto Fiere di Torino.
11 febbraio 2009
L'altro "mio" blog.
Da qualche settimana pubblico post con una certa costanza su Business Ecosystems, il blog di Telecom Italia Future Centre.
Nei miei post mi occupo (o cerco di occuparmi) di digital imaging e di tutto cio' che ha a che fare con il futuro della fotografia digitale.
05 febbraio 2009
04 febbraio 2009
Death magnetic, veramente.
Sono capitato per caso sul sito Supermagnete.it che vende -- inutile dirlo -- magneti e calamite, e ne ho ricevuto una bella lezione di marketing.
Leggete la descrizione di un loro prodotto, e ditemi se non vi e' venuta una gran voglia di comprarlo:
Lo abbiamo soprannominato il MAGNETE DELLA MORTE.
Sinceramente non ho idea a che cosa possa servire: è semplicemente troppo potente per qualsiasi uso sensato. Monitor, carte di credito, videocassette: tutto da buttare! Un suggerimento: inserisca sempre un cartone tra il magnete e il supporto metallico, così sarà di nuovo in grado di rimuoverlo facendolo scivolare lateralmente, altrimenti non c'è speranza. Nemmeno Schwarzenegger riuscirebbe a separare due magneti della morte senza gli strumenti adatti. Le do un consiglio: compri un magnete più piccolo! Ma se proprio non riesce a farne a meno, allora La prego di usare la MASSIMA ATTENZIONE!!! E non prenda neppure in considerazione l'idea di dare in mano questo magnete ad un bambino.
Ecco cosa accade quando alcuni dei nostri clienti, che a quanto pare non sanno bene come occupare il tempo, acquistano un "magnete della morte": NeinAffeNein - Todesmagnet Special (in una nuova finestra).
Citazione: Si lasci condurre per qualche istante in un mondo magnetico pieno di dolori.
Geniali...
01 febbraio 2009
Mendoza, The Last Dragon.
Ad un anno di distanza da Another Rock 'n' Roll Swindle, il talentuoso e polistrumentista Mendoza ritorna in studio con un nuovo, potente album di rock classico e compatto.
Il CD esprime da subito la maturazione aristica e compositiva del gruppo che, pur non rinunciando ad un sound granitico, si concede qualche variazione sul tema, come la bellissima Spiders (di cui e' presente anche una versione remix).
Rispetto al primo lavoro, la struttura dei brani si fa piu' complessa, varia ed articolata; il nuovo vocalist Valentino Valenti continua nel segno lasciato dal precedente e bravissimo Gabriele Grilli (Doomsword, Thy Majesty, Fury’n’Grace) e consolida l'impostazione classic heavy metal del gruppo. I suoni sono quelli a cui Mendoza ci ha abituati: grezzi e ruvidi nelle ritmiche (che sembrano dire: ok, questo e' il mio suono, e se non ti piace, cambia CD!), potenti e squillanti nei soli. La parte ritmica, estita dalla coppia Mendoza/Tonii T e' potente, ossessiva, a tratti esaltante, e fa intuire un maniacale lavoro di studio.
The Last Dragon e' uno di quei pochi lavori che mi fanno rimpiangere di aver venduto la mia vecchia Ford con l'autoradio Clarion: perche' e' un disco che va ascoltato a volume alto, sfrecciando di notte per le strade deserte, stonando i cori a squarciagola e battendo i pugni sulla portiera.
Se vogliamo trovare un difetto, la copertina un po' naif non entusiasma, ma e' un peccato veniale.
Un grande disco, la testimonianza che in Italia -- se ci fosse posto -- si puo' fare rock originale e di grande qualita'.
The Last Dragon e' pubblicato dal LM Records, e distribuito da Crotalo.com e Masterpiece
Sito web: myspace.com/mendozametal
Tracklist:
01. Rooster
02. The Last Dragon
03. Night By My Side
04. Funkabbestia
05. Spiders!
06. The Lame
07. Thunderbass II
08. Rockin' The World
09. Wall Of Madness
10. Rooster (alternative remix)
11. Spiders! (alternative remix)
Il CD esprime da subito la maturazione aristica e compositiva del gruppo che, pur non rinunciando ad un sound granitico, si concede qualche variazione sul tema, come la bellissima Spiders (di cui e' presente anche una versione remix).
Rispetto al primo lavoro, la struttura dei brani si fa piu' complessa, varia ed articolata; il nuovo vocalist Valentino Valenti continua nel segno lasciato dal precedente e bravissimo Gabriele Grilli (Doomsword, Thy Majesty, Fury’n’Grace) e consolida l'impostazione classic heavy metal del gruppo. I suoni sono quelli a cui Mendoza ci ha abituati: grezzi e ruvidi nelle ritmiche (che sembrano dire: ok, questo e' il mio suono, e se non ti piace, cambia CD!), potenti e squillanti nei soli. La parte ritmica, estita dalla coppia Mendoza/Tonii T e' potente, ossessiva, a tratti esaltante, e fa intuire un maniacale lavoro di studio.
The Last Dragon e' uno di quei pochi lavori che mi fanno rimpiangere di aver venduto la mia vecchia Ford con l'autoradio Clarion: perche' e' un disco che va ascoltato a volume alto, sfrecciando di notte per le strade deserte, stonando i cori a squarciagola e battendo i pugni sulla portiera.
Se vogliamo trovare un difetto, la copertina un po' naif non entusiasma, ma e' un peccato veniale.
Un grande disco, la testimonianza che in Italia -- se ci fosse posto -- si puo' fare rock originale e di grande qualita'.
The Last Dragon e' pubblicato dal LM Records, e distribuito da Crotalo.com e Masterpiece
Sito web: myspace.com/mendozametal
Tracklist:
01. Rooster
02. The Last Dragon
03. Night By My Side
04. Funkabbestia
05. Spiders!
06. The Lame
07. Thunderbass II
08. Rockin' The World
09. Wall Of Madness
10. Rooster (alternative remix)
11. Spiders! (alternative remix)
Line-up:
Mendoza – bass, rythm guitar
Matteo Carnio – guitar
Luca Campione – lead guitar in Funkabbestia
Valentino Valenti – vocals
Tonii T - drums
30 gennaio 2009
Lazare Vittone, In fuga dalla data-room.
Lazare Vittone, avvocato genovese di nascita e milanese d'adozione, esordisce nel mondo della narrativa con un romanzo breve, In fuga dalla data-room, pubblicato (o stampato?) dalle Edizioni Creativa di Gianluca Ferrara.
Ho ricevuto in dono questo libro con immenso piacere perché, per il mio passato di anti-editore, accolgo sempre con entusiasmo le opere di narratori esordienti. Ho deciso quindi di leggerlo senza interruzioni e con grande attenzione, approfittando di un volo transoceanico.
Ammetto che una prima occhiata all'involucro, alla forma, al parallelepipedo cartaceo, mi hanno ha lasciato un po' perplesso, a principiare dalla quarta di copertina il cui testo è scritto in carattere Times, con alcuni errori di spaziatura tra le parole, con un effetto di scarsa cura, poco coerente con la scelta forte del formato libro.
Veniamo alla trama, ricca di richiami autobiografici. Alessandro Meravigli è un giovane avvocato d'affari -- genovese trapiantato a Milano -- che trascorre la propria vita la tra riunioni, due diligence, fusioni societarie, aperitivi e chat su social network che, neanche a dirlo, si concludono sempre tra le lenzuola. Ma Alessandro è anche un esprit de finesse intrappolato in un ruolo che non gli consente di esprimere una vena creativa ed artistica. Da qui la decisione di diminuire progressivamente gli impegni professionali per aprire una piccola galleria d'arte, uno spazio espositivo per giovani talenti.
L'idea, non sgradevole sebbene poco originale, è sminuita da una prosa frettolosa, da un impianto narrativo non privo di approssimazioni, in cui non manca anche un errore piuttosto evidente: Alessandro si reca da una vicina di casa per affittare un piccolo spazio espositivo; l'affare sembra concluso, ma nelle pagine seguenti se ne perde traccia, tanto che il protagonista cercherà un altro locale avvalendosi di un'agente immobiliare (con cui finirà invariabilmente a letto).
Non si salvano nemmeno i dialoghi, privi non tanto della grazia di un Salinger o un Hemingway -- ci mancherebbe -- ma di un uso corretto della punteggiatura, ed affetti sovente da un registro eccessivamente colloquiale, a scapito dell'eleganza stilistica.
Il peggio viene, ahimé, verso la fine. Vittone concentra nell'ultimo capitolo l'epilogo, le riflessioni personali e, quasi cinematograficamente, i titoli di coda e il come è andata a finire?. Ma arriva in fondo col fiato corto, con l'ansia di dire tanto, il piu' possibile. Parole che avevano fretta di uscire dalla bocca, dalla penna e dal cassetto.
Un vero peccato. Senza scomodare Gadda o invocare nostalgicamente un labor limae (termine che suona pure un po' sorpassato nei giorni di Facebook, di Twitter e dei blog), resta da chiedersi come e quanto In fuga dalla data-room avrebbe beneficiato di una revisione piu' scrupolosa e critica e, forse, di un autore meno innamorato della propria idea.
Autore: Lazare Vittone
ISBN: 978-88-89841-34-1
Edizioni Creativa, 2008
Ho ricevuto in dono questo libro con immenso piacere perché, per il mio passato di anti-editore, accolgo sempre con entusiasmo le opere di narratori esordienti. Ho deciso quindi di leggerlo senza interruzioni e con grande attenzione, approfittando di un volo transoceanico.
Ammetto che una prima occhiata all'involucro, alla forma, al parallelepipedo cartaceo, mi hanno ha lasciato un po' perplesso, a principiare dalla quarta di copertina il cui testo è scritto in carattere Times, con alcuni errori di spaziatura tra le parole, con un effetto di scarsa cura, poco coerente con la scelta forte del formato libro.
Veniamo alla trama, ricca di richiami autobiografici. Alessandro Meravigli è un giovane avvocato d'affari -- genovese trapiantato a Milano -- che trascorre la propria vita la tra riunioni, due diligence, fusioni societarie, aperitivi e chat su social network che, neanche a dirlo, si concludono sempre tra le lenzuola. Ma Alessandro è anche un esprit de finesse intrappolato in un ruolo che non gli consente di esprimere una vena creativa ed artistica. Da qui la decisione di diminuire progressivamente gli impegni professionali per aprire una piccola galleria d'arte, uno spazio espositivo per giovani talenti.
L'idea, non sgradevole sebbene poco originale, è sminuita da una prosa frettolosa, da un impianto narrativo non privo di approssimazioni, in cui non manca anche un errore piuttosto evidente: Alessandro si reca da una vicina di casa per affittare un piccolo spazio espositivo; l'affare sembra concluso, ma nelle pagine seguenti se ne perde traccia, tanto che il protagonista cercherà un altro locale avvalendosi di un'agente immobiliare (con cui finirà invariabilmente a letto).
Non si salvano nemmeno i dialoghi, privi non tanto della grazia di un Salinger o un Hemingway -- ci mancherebbe -- ma di un uso corretto della punteggiatura, ed affetti sovente da un registro eccessivamente colloquiale, a scapito dell'eleganza stilistica.
Il peggio viene, ahimé, verso la fine. Vittone concentra nell'ultimo capitolo l'epilogo, le riflessioni personali e, quasi cinematograficamente, i titoli di coda e il come è andata a finire?. Ma arriva in fondo col fiato corto, con l'ansia di dire tanto, il piu' possibile. Parole che avevano fretta di uscire dalla bocca, dalla penna e dal cassetto.
Un vero peccato. Senza scomodare Gadda o invocare nostalgicamente un labor limae (termine che suona pure un po' sorpassato nei giorni di Facebook, di Twitter e dei blog), resta da chiedersi come e quanto In fuga dalla data-room avrebbe beneficiato di una revisione piu' scrupolosa e critica e, forse, di un autore meno innamorato della propria idea.
Autore: Lazare Vittone
ISBN: 978-88-89841-34-1
Edizioni Creativa, 2008
23 gennaio 2009
Grillo censore populista.
Il buffone di Nervi, non pago delle piazzate populiste né delle arringhe da imbonitore di villaggio, non ammette che Gad Lerner esprima il proprio (e il mio) pensiero, e lo censura sul proprio blog (blog?).
Per fortuna c'è Al Jazeera.
Per fortuna c'è Al Jazeera.
16 gennaio 2009
Incidenti aerei: statistiche e superstizione.
Cominciamo il 2009 con questa storiella a lieto fine.
Mercoledi' mattina raccolgo la mia copia di USA Today recapitata fuori dalla porta della camera d'albergo a Boston. Titolo di apertura:
Mercoledi' mattina raccolgo la mia copia di USA Today recapitata fuori dalla porta della camera d'albergo a Boston. Titolo di apertura:
USA Today
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