01 ottobre 2008
SoftBox Lastolite Micro Apollo 45.
In vista del prossimo servizio matrimoniale, mi sono dotato di questo simpatico gadget, un diffusore per flash portatili che promette di ammorbidire notevolmente la luce del lampeggiatore evitando le fastidiose ombre sui volti, la pelle lucida e l'eccesso di bianchi in primo piano.
In rete ci sono decine di tutorial DIY per realizzare un diffusore, ma il tempo stringe e ho preferito comprarne uno.
Per montare il Lastolite Micro Apollo sul flash (nel mio caso un Nikon SB-600) è sufficiente incollare con cura tre strisce di velcro adesivo in dotazione al corpo del flash, quindi inserire la lampada nell'apertura del soft box (dotata di elastico).
Ho fatto un paio di prove (non pubblicabili qui) in negozio e conto di farci un po' la mano nei prossimi giorni prima di battezzarlo sabato prossimo.
Questo video spiega come usare un soft box in luce diurna.
30 settembre 2008
OpenUp Quartet, piccolo reportage.
Sabato sera sono andato a sentire il mio amico Roberto Dati che suonava con il suo OpenUp Quartet alla Maison Musique di Rivoli e ne ho approfittato per fare qualche scatto al volo.
29 settembre 2008
28 settembre 2008
Cars: aggiornamento.
Qualche novità nel mio piccolo e sconquassato garage virtuale:
- sono state aggiunte 3 nuove auto (la Citroen DS stata immortalata ieri notte a Rivoli)
- l'amico Andrea Denini, autore del capolavoro Automobili e film nella storia del cinema americano, sta fornendo le indicazioni (marca, modello e anno) dei veicoli fotografati.
15 settembre 2008
They used to be Cars.
E' online una prima versione del mio progetto fotografico They used to be Cars che sto concependo e curando da un po' di tempo durante i miei viaggi o le notti trascorse a fotografare nella periferia di Torino.
14 settembre 2008
Il settimo temporale.
Stavo studiando un paio di impostazioni della D80 in vista del prossimo servizio matrimoniale quando mi sono accorto che stava per venire giù il finimondo. Ho fatto a tempo a fare un paio di scatti e a ritirare il Manfrotto prima del diluvio.
Ed ecco come si presentavano, questa mattina, garage e cantine:
Ed ecco come si presentavano, questa mattina, garage e cantine:
13 settembre 2008
Come va a Venezia?
E' la domanda più frequente che mi viene posta in queste settimane. Beh, se non altro la musica è cambiata: la versione precedente era Come ti trovi a Torino?, con le sue varianti: ma non ti manca il mare? ecc., già dibattute in questo post. Quindi, torniamo a noi.
Cari amici, conoscenti, cazzeggiatori del web, familiari e nemici che leggete queste righe... ecco la risposta che, forse, cercavate. Potete continuare a leggere il presente post anche se stavate cercando i miei post sui foruncoli di James Hetfield o sulla necessità di estradizione di Beppe Grillo. State qui. Da bravi.
Ho trascorso circa quattro settimane a Venezia, diciamo cinque con le precedenti trasferte, insomma, ci siamo capiti. La mia visione non è certo completa. Andiamo per ordine.
Meteorologia. Fino a venerdì, e salvo un breve acquazzone, il clima di Venezia si è distinto per la sua gradevolezza. Cielo blu terso, temperature calde ma piacevoli, mari da calmi a poco mossi. Ogni volta che lascio il cielo antracite di Torino, salgo sul treno ed esco dalla stazione Santa Lucia, abbacinato dalla luce che inonda i marmi delle case e il Canal Grande, mi viene il dubbio che il comune di Venezia abbia fatto un patto con Dio per attirare ancora qualche turista giapponese con il suo clima eccezionale. Illusione estiva. Freddo, pioggia, vento, nebbia e umidità arriveranno in dosi industriali. Pertanto non mi resta che godermi questi ultimi scampoli d'estate, come dice il TG5.
Vitto e alloggio. La sede del Future Centre è a 1 minuto dal ponte di Rialto. Segue che l'offerta di ristorazione è davvero varia e sorprendente. Onde evitare di contrarre malattie come la gotta e il diabete, cerco di stare leggero a pranzo e cena, dedicandomi al pesce e ai frutti di mare. Segnalo in zona la Rosticceria San Bartolomeo, dove si può gustare un'insalata di mare per poco più di 10 euro. Gli alberghi rispecchiano la condizione urbanistica delle calli di Venezia: hanno generalmente stanze piccole, scale strette, corridoi angusti. Mi riferisco a quelli che il mio budget mi consente. I prezzi sono spesso irragionevoli, soprattutto in rapporto alla qualità e all'igiene offerte (evitate come la peste il Best Western di Piazza San Marco e relativa dependance: costa come il Danieli ed è più sporco di un motel su un'interstate dell'Arizona). Diciamo che bisogna accordarsi con i gerenti per avere tariffe migliori e camere più ampie, e la situazione migliora.
Lavoro. Tanto, vario ed entusiasmante. Ci sono un sacco di idee da sviluppare, su cui spremersi le meningi. Al momento sto lavorando ad un'attività che, a Dio piacendo, vedrà la sua realizzazione pratica in occasione di una mostra fotografica allestita negli spazi del Future Centre. Sarà un'evoluzione in senso multimediale delle audioguide in uso nei musei. Mi fermo qui. Poi ci sono altri aspetti di contorno che mi stimolano parecchio: siccome la sede non era utilizzata da qualche tempo, stiamo organizzando aspetti pratici, funzionali, logistici. In una parola, c'è anche da spostare armadi e scrivanie. E alla fine sembra tutto più tuo, il lavoro ti appartiene di più.
Eventi. C'è stata la Mostra del Cinema, che ho disertato, e sta partendo la Biennale di Architettura, che ho visitato ancora in fase di allestimento (vedi mio brevissimo reportage). Ce ne sono un mucchio, cercateveli con Google. E' Venezia, perdio, mica Tortona.
Distanze. Certo, quelle si sentono. Specie la notte, quando rientro in albergo e fisso le stampe a poco prezzo appese sulla tappezzeria della camera. Distante dalla mie due famiglie, la mia a Torino e i miei genitori a Genova cui si aggiunge anche mia sorella in Austria. Distante dagli amici di Torino e di Genova. Pure da quelli del newsgroup iamsc: non ho più tempo di leggerlo. Distante dalle mie cose, dalle mie chitarre, ad esempio. Distante dal mio letto, e spesso mi capita di cambiarne anche due in 3 notti. Distante.
Motivazioni. Sia chiaro: non mi faccio 1000 km a settimana lavorando 11 ore al giorno per vedere le gondole sul Canal Grande. Adesso cerco di capire se mettere a servizio dell'azienda le mie capacità e la mia disponibilità porta i risultati che mi attendo e mi merito. Ma questa è un'altra storia.
Visite. A Venezia, se tutto va bene, starò un paio d'anni, forse qualcosa meno. In giro ho detto che appena mi sarò sistemato sarò ben lieto di avere visite dagli amici. Nei miei sogni c'è quello di abbandonare locande e alberghi e avere un dignitoso camera cucina bagno dove lasciare almeno un paio di calzini. E magari un divano letto per gli amici. Poi però ho pensato che se non sono venuti a Torino, difficilmente triplicheranno i kilometri per vedere la Serenissima.
Salute. Bene, grazie. Cerco di mangiare sano e cammino ogni giorno (non ho scelta). E voi? Fatemelo sapere, c'è il modulo dei commenti apposta.
Finale. No, non c'è finale. Questo è solo l'inizio. L'inizio di una cosa che evolve di giorno in giorno. Speriamo che vada nella direzione giusta.
Cari amici, conoscenti, cazzeggiatori del web, familiari e nemici che leggete queste righe... ecco la risposta che, forse, cercavate. Potete continuare a leggere il presente post anche se stavate cercando i miei post sui foruncoli di James Hetfield o sulla necessità di estradizione di Beppe Grillo. State qui. Da bravi.
Ho trascorso circa quattro settimane a Venezia, diciamo cinque con le precedenti trasferte, insomma, ci siamo capiti. La mia visione non è certo completa. Andiamo per ordine.
Meteorologia. Fino a venerdì, e salvo un breve acquazzone, il clima di Venezia si è distinto per la sua gradevolezza. Cielo blu terso, temperature calde ma piacevoli, mari da calmi a poco mossi. Ogni volta che lascio il cielo antracite di Torino, salgo sul treno ed esco dalla stazione Santa Lucia, abbacinato dalla luce che inonda i marmi delle case e il Canal Grande, mi viene il dubbio che il comune di Venezia abbia fatto un patto con Dio per attirare ancora qualche turista giapponese con il suo clima eccezionale. Illusione estiva. Freddo, pioggia, vento, nebbia e umidità arriveranno in dosi industriali. Pertanto non mi resta che godermi questi ultimi scampoli d'estate, come dice il TG5.
Vitto e alloggio. La sede del Future Centre è a 1 minuto dal ponte di Rialto. Segue che l'offerta di ristorazione è davvero varia e sorprendente. Onde evitare di contrarre malattie come la gotta e il diabete, cerco di stare leggero a pranzo e cena, dedicandomi al pesce e ai frutti di mare. Segnalo in zona la Rosticceria San Bartolomeo, dove si può gustare un'insalata di mare per poco più di 10 euro. Gli alberghi rispecchiano la condizione urbanistica delle calli di Venezia: hanno generalmente stanze piccole, scale strette, corridoi angusti. Mi riferisco a quelli che il mio budget mi consente. I prezzi sono spesso irragionevoli, soprattutto in rapporto alla qualità e all'igiene offerte (evitate come la peste il Best Western di Piazza San Marco e relativa dependance: costa come il Danieli ed è più sporco di un motel su un'interstate dell'Arizona). Diciamo che bisogna accordarsi con i gerenti per avere tariffe migliori e camere più ampie, e la situazione migliora.
Lavoro. Tanto, vario ed entusiasmante. Ci sono un sacco di idee da sviluppare, su cui spremersi le meningi. Al momento sto lavorando ad un'attività che, a Dio piacendo, vedrà la sua realizzazione pratica in occasione di una mostra fotografica allestita negli spazi del Future Centre. Sarà un'evoluzione in senso multimediale delle audioguide in uso nei musei. Mi fermo qui. Poi ci sono altri aspetti di contorno che mi stimolano parecchio: siccome la sede non era utilizzata da qualche tempo, stiamo organizzando aspetti pratici, funzionali, logistici. In una parola, c'è anche da spostare armadi e scrivanie. E alla fine sembra tutto più tuo, il lavoro ti appartiene di più.
Eventi. C'è stata la Mostra del Cinema, che ho disertato, e sta partendo la Biennale di Architettura, che ho visitato ancora in fase di allestimento (vedi mio brevissimo reportage). Ce ne sono un mucchio, cercateveli con Google. E' Venezia, perdio, mica Tortona.
Distanze. Certo, quelle si sentono. Specie la notte, quando rientro in albergo e fisso le stampe a poco prezzo appese sulla tappezzeria della camera. Distante dalla mie due famiglie, la mia a Torino e i miei genitori a Genova cui si aggiunge anche mia sorella in Austria. Distante dagli amici di Torino e di Genova. Pure da quelli del newsgroup iamsc: non ho più tempo di leggerlo. Distante dalle mie cose, dalle mie chitarre, ad esempio. Distante dal mio letto, e spesso mi capita di cambiarne anche due in 3 notti. Distante.
Motivazioni. Sia chiaro: non mi faccio 1000 km a settimana lavorando 11 ore al giorno per vedere le gondole sul Canal Grande. Adesso cerco di capire se mettere a servizio dell'azienda le mie capacità e la mia disponibilità porta i risultati che mi attendo e mi merito. Ma questa è un'altra storia.
Visite. A Venezia, se tutto va bene, starò un paio d'anni, forse qualcosa meno. In giro ho detto che appena mi sarò sistemato sarò ben lieto di avere visite dagli amici. Nei miei sogni c'è quello di abbandonare locande e alberghi e avere un dignitoso camera cucina bagno dove lasciare almeno un paio di calzini. E magari un divano letto per gli amici. Poi però ho pensato che se non sono venuti a Torino, difficilmente triplicheranno i kilometri per vedere la Serenissima.
Salute. Bene, grazie. Cerco di mangiare sano e cammino ogni giorno (non ho scelta). E voi? Fatemelo sapere, c'è il modulo dei commenti apposta.
Finale. No, non c'è finale. Questo è solo l'inizio. L'inizio di una cosa che evolve di giorno in giorno. Speriamo che vada nella direzione giusta.
11 settembre 2008
Grillo all'estero.
La Stampa di oggi titola in prima pagina
Facciamo così: siccome abbiamo la gattopardesca certezza che in Italia nulla cambia e mai cambierà, perché il signor Grillo non si porta avanti col lavoro e se ne va all'estero? Meglio se in un luogo dove l'ADSL non arriva e il cellulare non prende...
Sarebbe la volta buona che ce lo togliamo di torno.
"Grillo: o si cambia o vado all'estero"
Facciamo così: siccome abbiamo la gattopardesca certezza che in Italia nulla cambia e mai cambierà, perché il signor Grillo non si porta avanti col lavoro e se ne va all'estero? Meglio se in un luogo dove l'ADSL non arriva e il cellulare non prende...
Sarebbe la volta buona che ce lo togliamo di torno.
10 settembre 2008
Reportage dalla Biennale di Architettura di Venezia.
Però non chiedetemi commenti: emotivamente mi è piaciuta moltissimo, ma non ci ho capito un granché.
09 settembre 2008
Ignoranza crassa al Corriere.
Home page di corriere.it di oggi (ieri per chi legge). Il Corriere della Sera, signori, non il blog di un quattordicenne con le k e i punti esclamativi.
In prima pagina, articolo pseudo scientifico (anzi, pseudo fantascientifico) in tema di fisica e acceleratori nucleari, a firm di tal Giovanni Caprara.
Titolo: "Buco nero" al CERN etc. Sottotitolo: La fisica rubano la scena. Rubano? Un tempo era di moda concordare soggetto e predicato.
Pazienza, sarà una svista. Allora clicchiamo sul collegamento per approfondire le nostre conoscenza in tema di buchi neri.
Titolo: Scienza, le paure dalla biologia alla fisica. Fin qui tutto bene.
Sottotitolo: Le particelle subatomiche rubano la scena organismi geneticamente modificati e clonazione. Ehi, aspetta un momento. Sicuri che non manchi una preposizione semplice?
Sul contenuto preferisco sorvolare. Sia mai che si incappi in un venghi o in una scuadra.
Anzi, no, lo leggo: e noto che l'ultimo paragrafo si intitola IGNORANZA E INTERNET.
Parole sacrosante, dottor Caprara. La fonte è qualificata.
Due svarioni sintattici in un due titoli. Per oggi basta testate autorevoli. Vado subito a cercare il blog di un quattordicenne. E gli lascio un commento pieno di ke, nn, tvb e !!!
Bleah.
In prima pagina, articolo pseudo scientifico (anzi, pseudo fantascientifico) in tema di fisica e acceleratori nucleari, a firm di tal Giovanni Caprara.
Titolo: "Buco nero" al CERN etc. Sottotitolo: La fisica rubano la scena. Rubano? Un tempo era di moda concordare soggetto e predicato.
Pazienza, sarà una svista. Allora clicchiamo sul collegamento per approfondire le nostre conoscenza in tema di buchi neri.
Titolo: Scienza, le paure dalla biologia alla fisica. Fin qui tutto bene.
Sottotitolo: Le particelle subatomiche rubano la scena organismi geneticamente modificati e clonazione. Ehi, aspetta un momento. Sicuri che non manchi una preposizione semplice?
Sul contenuto preferisco sorvolare. Sia mai che si incappi in un venghi o in una scuadra.
Anzi, no, lo leggo: e noto che l'ultimo paragrafo si intitola IGNORANZA E INTERNET.
Parole sacrosante, dottor Caprara. La fonte è qualificata.
Due svarioni sintattici in un due titoli. Per oggi basta testate autorevoli. Vado subito a cercare il blog di un quattordicenne. E gli lascio un commento pieno di ke, nn, tvb e !!!
Bleah.
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