06 agosto 2008

Verso la Corsica.

E stavolta in moto. Per conigliaggine (e coglionaggine), la V-Strom è rimasta in garage mentre si andava sulle Alpi. Stavolta invece non ho scampo perché anche il traghetto Moby mi aspetta su due ruote.
Pare che il test drive sia impegnativo, vuoi per le strade vuoi per i còrsi che guidano alla stevemcqueen.
Equipaggiamento leggero a parte il tratto Torino-Genova. Di questo passo, finisco per guidare in crocs e shorts.

26 luglio 2008

Luce di cortesia per bauletti Givi.

Quante volte parcheggiando la moto di sera, al buio, avete faticato a trovare qualcosa dentro il bauletto, magari le chiavi di casa o il telefonino? A me è successo spesso, così ho iniziato a cercare un punto luce compatto da sistemare all'interno del mio bauletto Givi Maxia 52, uno tra i più diffusi su moto e scooters.

Nei supermercati e nei negozi di fai-da-te ho trovato un punto luce Osram a 3 LED, molto ingombrante. Scartato.

Sono andato in un negozio di componenti elettronici, ma non aveva nulla di pronto che mi soddisfacesse.

Dopo un po' di insistenze il commesso mi ha mostrato una striscia di LED bianchi che viene tagliata da un rotolo, come i cavi elettrici, simile a questa. Il grande vantaggio è di essere adesiva in modo da essere incollata su qualunque superficie liscia.

Esempio di LED strip. Clicca per ingrandire.

Ho pertanto deciso di realizzare una semplice ma potente luce di cortesia per bauletto basata su questo simpatico gadget.

Se volete fare altrettanto, ecco cosa vi serve:
  • LED strip, una striscia adesiva di LED ad alta intensità, venduta a gruppi di 3. Io ne ho presi 6. Alimentazione 12VCC, ma 9 sono OK.
  • 1 mini slide switch (interruttore)
  • 1 pila da 9V
  • 1 clip per pile da 9V
  • stagno, saldatore, pasta salda
  • nastro biadesivo
per un costo totale di 9 €, ma secondo me potete spendere meno andando in un negozio più specializzato di quello da cui mi sono servito. Tempo di esecuzione: circa 30 minuti per voi: io ho speso 10 minuti a progettarlo!

Per ottimizzare gli spazi e fare un "lavoro pulito", ho optato per utilizzare il solo portadocumenti presente all'interno del bauletto (vedi foto) . Si tratta di una tasca di plastica avvitata in due punti sul coperchio superiore del bauletto ed apribile mediante snodo. La profondità interna massima è sufficiente per alloggiare una comune pila da 9V, un interruttore e un po' di cablaggio.
La prima foto mostra i pochi componenti necessari.

Per prima cosa ho ritagliato un piccolo spazio sul fianchetto del portadocumenti per alloggiare il micro switch e l'ho saldamente incollato con colla Attak in gel.

Quindi ho proceduto con la parte più difficile: le saldature dei cavetti di alimentazione (quelli del portapila 9V) sul LED strip. Non trovando alcuna informazione in rete, ho proceduto per tentativi. Non è facile, perché il retro della striscia è coperta di gomma adesiva che fa asportata per trovare le piste di rame. Occorre praticare due piccoli fori sulle piste di rame e quindi saldarvi i capi dei cavetti di alimentazione, rispettando il segno + e il segno -. Io li ho saldati sul retro per motivi estetici, ma non sono certo che sia la cosa più saggia. Forse era meglio saldarli dalla parte superiore.

Fatto questo, ho interposto il micro swith ai cavetti di alimentazione. Successivamente ho rimosso la pellicola protettiva dal retro del LED strip e l'ho incollata sul portadocumenti, in prossimità degli snodi. Infine ho assicurato la pila all'interno con un po' di nastro biadesivo (di quelli spessi, con una sottile gommapiuma in mezzo), ho verificato che tutto funzionasse (yuppi!) e ho rimontato il portadocumenti all'interno del bauletto.

Le foto mostrano le fasi del lavoro.

Il portadocumenti Givi e i componenti usati. Clicca per ingrandire.


Particolare della batteria da 9V e del micro switch incollato sul fianchetto del portadocumenti. Clicca per ingrandire.


Il LED strip montato vicino allo snodo del portadocumenti (LED spenti). Clicca per ingrandire.


Il LED strip montato vicino allo snodo del portadocumenti (LED accesi). Clicca per ingrandire.


Il punto luce sistemato nel bauletto (dopo aver rimontato il portadocumenti). Clicca per ingrandire.

Il risultato è ottimo. Il LED strip, sebbene sottoalimentato (tensione nominale 12 VCC) produce una luce bianca intensa e forte. L'ho provato in una stanza buia e fa un bell'effetto oltre che il suo lavoro. Speriamo che sia resistente alle vibrazioni.
Ma non gloriamoci. Ecco i mie errori o, meglio quello, che ho imparato e che si può migliorare:
  1. saldature sulle piste di rame del LED strip: le mie sono venute male, forse esiste una tecnica per renderle migliori e più sicure. Ogni suggerimento è benvenuto.
  2. La posizione: ho scelto la più vicina alla pila per motivi di cablaggio ma se il punto luce fosse posizionato nella parte alta del portadoc anziché in quella bassa, illuminerebbe meglio l'interno del bauletto, senza ombre.
Non resta che provarlo su strada e al buio.

Ogni commento e suggerimento sarà gradito, via email (la trovate nel sito) o con commenti al post.

AGGIORNAMENTO.
Mi segnalano che per il Givi E46 un accessorio simile (ma più grosso e non a LED!!) esiste.

23 luglio 2008

My life 2.0.

Perché a volte le cose cambiano.

Scrivo questo post da Venezia. Sono qui per lavoro. Non è la prima volta che bazzico Venezia per lavoro, e chi legge il mio blog lo sa.

Dov'è la notizia, allora?

Prima di dare la notizia è necessaria una premessa che ha il sapore di un disclaimer. Ovvero: io per primo ho ben poche informazioni sul mio destino e sul mio futuro. Soprattutto, ho pochissime certezze. Di dettagli neanche a parlarne. Pertanto, è possibile che quanto sto per scrivere non accada o accada in maniera diversa. Sia quel che sia.

Passo alla notizia. Sono a Venezia per lavoro, dicevo. Ma stavolta, la cosa andrà un po' più per le lunghe. Diciamo un paio d'anni, forse qualcosa meno. Cerco di essere più esplicito: con una forma ancora da stabilirsi, e se tutto va per il verso giusto, per i prossimi due anni lavorerò al Future Centre di Telecom Italia a Venezia. Il che significa diverse cose.

Qualche settimana fa si è prospettata un'attività interessante e pertinente al mio profilo. A quanto pare anche il datore di lavoro era d'accordo. Potrebbe essere un'esperienza gratificante e una delle poche opportunità di crescita che finora mi sono state prospettate; per di più, mi consentirebbe di trasformare la mia passione per la fotografia in un progetto non privo di una qualche operatività.

Preferisco omettere i pochi dettagli di mia conoscenza, per un mix di riservatezza e scaramanzia. Ad esempio, sono ancora in attesa che la mia eventuale disponibilità a cambiare sede di lavoro per un periodo così lungo sia in qualche modo formalizzata. Per ora inizio a lavorare al progetto e aspetto che il telefono squilli.

Due anni a Venezia significano anche altro, ovviamente. Prima di tutto, lontananza. Da Torino, dove c'è la mia famiglia, qualche amico e la mia vita negli ultimi sette anni; da Genova, dove vivono i miei genitori e gli amici. A 33 anni, la maggior parte delle persone che conosco hanno una situazione stabile. Io ricomincio con un nuovo nomadismo, mettendoci tutto il mio entusiasmo e quelle due o tre cose che ho imparato negli ultimi dieci anni.

Lontano. Sì, abbastanza. 5 ore di treno, 4 se prendo l'alta velocità, più gli spicci per andare a Settimo. Non è uno scherzo, sia chiaro. Sapere che vedrò la mia famiglia solo nei weekend per i prossimi 2 anni, durante i quali dovrò viaggiare con una certa frequenza, non mi lascia indifferente. Quando mi guardo indietro mi rendo conto che, rispetto alla media, ho quietato veramente poco, e mi domando quanto sia frutto del destino e quanto il risultato della mia curiosità.

Poi ci sono le incognite lavorative che chiunque, dotato di un briciolo di onestà intellettuale, si porrebbe: diciamo tutte le domande della serie "sarò all'altezza del compito assegnatomi?"

Per ora, certezze poche. Pochissime. Finisco questa settimana a Venezia, magari riesco a fare anche qualche giorno di ferie, e poi a settembre vediamo che cosa succede.

Mi verrebbe istintivo, in un momento così particolare della mia vita personale eprofessionale, rivolgere ai miei amici una frase del tipo "Statemi vicino"; ma mi rendo conto che, in realtà, si va a stare semplicemente più lontani.

Me la caverò.

E' l'1.30 di mattina e manca poco all'inizio di un nuovo giorno. Dormire qualche ora non sarebbe una scelta sbagliata.

Buonanotte.

19 luglio 2008

Ricambi.


Le macchine complesse sono fatte di parti piccole. Che a volte, per usura o incidente, si rompono o smettono di funzionare. Cose che capitano, no? Già. Però fanno incazzare, e vediamo perché.
  1. I ricambi costano uno sproposito. Ieri la mia V-Strom 650 è caduta, quasi da sola. Boh, avrò posizionato male il cavalletto laterale, chi lo sa. In una frazione di secondo, è passata dalla posizione eretta a quella supina. Conta dei danni: poca roba, grazie al cielo. Leva della frizione e freccia anteriore. E che sarà mai, ho pensato. Carrozzeria intatta, niente graffi. Va là, con 20 euro me la cavo. Sti bei cazzi. Freccia di plastica 42 euro, leva in alluminio 22 euro. 120.000 del vecchio conio per due affarini inconsistenti che ho dovuto pure recuperare dall'altro capo della città. Se non altro la sostituzione non è tra le più difficili.
  2. I progettisti meccanici sono dei sadici che si divertono a farti impazzire per sostiuire un pezzo. La pila dell'orologio dVespa di mia moglie si è scaricata. Ovviamente l'orologio non può prendere la sua beata corrente dalla batteria della Vespa, ci macherebbe. Ha una sua piletta di cui nessuno, a parte un santo di Motoforniture, conosce l'esatta dimensione. Quindi se si ha il culo di trovarla, poi bisogna anche montarla. Allora, per mongtare una cazzo piletta da 2 euro è necessario smontare in mille pezzi tutta la parte anteriore della Vespa, scollegare cavo del contachilometri e quasi tutta la cavetteria elettrica, nominare santi noti ed ignoti per arrivare finalmente ad una fessurina microscopica all'interno della quale bisogna armeggiare come un orologiqaio (anzi, un genetista al microscopio) per togliere la pila vecchia e mettere quella nuova. Poi si deve anche rimontare tutto. Ce la fate in meno di un'ora? Io non ci sono riuscito. Però ora l'orologio funziona. A Natale le regalo uno swatch.

18 luglio 2008

Death Magnetic, il nuovo album dei Metallica e le deluxe editions.

Chi ha seguito i miei scoop sul nuovo album dei Metallica sarà lieto di leggere queste righe.

Un incomprensibile sito (forse danese) ci svela che, oltre alla confezione standard del nuovo album dei Metallica, il quaretto ha annunciato che a settembre sarà disponibile una De Luxe edition, una sorta di busta sorpresa con ogni ben di dio. Ecco che cosa conterrà:
  • 1 "Death Magnetic" CD (exclusive digipack version)
  • 1 CD with demos of songs from "Death Magnetic" (10 songs)
  • 1 "Making of `Death Magnetic`" DVD featuring never-before-seen material
  • 1 exclusive "Death Magnetic" t-shirt (only available with the box set)
  • 1 "Death Magnetic" flag
  • A set of "Death Magnetic" guitar picks
  • 1 fold-out, coffin box, poster with pictures of the band members
  • 1 -USB memory stick with METALLICA logo (enables Digital download of "Death Magnetic" album)
Ma io ne so una più del diavolo. Eh sì.

E, grazie ad una mia fonte, molto vicina ad una vecchia zia messicana di Truijljio (o come diavolo si scrive), ho saputo che in ottobre verrà rilasciata una Gold Extra De Luxe limited edition.

L'ottuagenaria ma ancora lucida vecchina, tra un sorso di tequila con verme e un morso al panino con peyote, ha riferito al mio confidente che la limited edition sarà confezionata in un grosso sacco di juta polveroso* e conterrà, nell'ordine:
  • 1 copia masterizzata di Death Magnetic, con alcune tracce che saltano e il titolo scritto a pennarello da Hetfield (possibili errori di ortografia)
  • 1 t-shirt nera indossata da Hammet per cambiare il pannolino al neonato
  • 1 t-shirt nera indossata da Hetfield per spurgare il pozzo nero della sua villa di Malibu
  • 1 t-shirt nera indossata da Newsted per pulire il vomito di Hetfield in un motel di Stockton, CA
  • un effetto personale di Newsted, a caso, sottrattogli dagli altri tre membri del gruppo mentre era impegnato a pulire il vomito di Urlich.
  • 1 DVD porno, roba vecchia degli anni 90
  • 1 paio di mutande bianche indossate da Hetfield durante un attacco di diarrea durato 3 giorni e causato da un'indigestione di zuppa di granchio a San Francisco (fino ad esaurimento scorte)
  • 1 poster stropicciato di Samantha Fox o di Magic Johnson (a seconda delle disponibilità)
  • una cassetta TDK-60 contente le registrazioni dei migliori rutti di Urlich compreso l'inno nazionale ruttato
  • una lattina di birra, vuota
  • un'altra lattina di birra, vuota.
La preziosa edizione, firmata e numerata (solo 99 esemplari), si potrà acquistare a partire dal 1° ottobre sul sito dei Metallica a soli 199$ per il mercato americano e 299€ per l'Europa (Hetfield, che dei 4 era il più bravo a scuola, ha curato personalmente il cambio delle valute dopo aver imparato l'esatta posizione dell'Europa sul mappamondo).

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* Fino ad esaurimento scorte. Packaging alternativi: busta di carta WalMart, sacchetto della lavanderia di un motel di Chicago, scatola da scarpe Nike, niente. In quest'ultima opzione, il materiale acquistato sarà gettato direttamente in una cassetta postale o in una discarica di Los Angeles, a discrezione di Hetfield.

15 luglio 2008

Scarpe da moto XPD XJ H2OUT (by Spidi).

Questa mattina ho indossato per la prima volta le mie nuove scarpe da moto XPD, regalo degli amici per il mio 33mo compleanno.

Esteticamente si presentano come sneaker alte, tipo pallacanestro, con linee sobrie (soprattuto nel colore nero, le mie) e protezioni non vistose su caviglie e punta. Sono presenti alcuni punti catarifrangenti sul retro e sul lato esterno.

La prima sensazione è un po' claustrofobica per il piede, specie in questi giorni d'estate in cui si indossano scarpe leggere e aperte; la tomaia si adatta bene alla forma del piede. E' avvolgente, protettiva e non eccessivamente rigida. La caviglia può compiere ampi movimenti.

Una volta saliti in sella, la sorpresa è grande: il cambio diventa più rapido e preciso per l'aumentato spessore in punta rispetto ad una calzatura normale; il grip a terra è eccezionale, anche sul cemento liscio dei garage, che rende rischiose le operazioni di sosta e messa sul cavalletto del veicolo quando si usa un paio si scarpe estive a suola piatta e liscia; la protezione aerodinamica è totale.

Tale sicurezza si paga con una iniziale rigidità che si avverte non tanto in situazioni di guida quanto nella camminata e nell'uso "da ufficio". Tuttavia, una volta provate, queste XPD fanno capire quanto siano inadatte le scarpe non tecniche per affrontare percorsi superiori ai 10 km in sella ad una moto da 2 quintali come la mia Suzuki V-Strom.

Il pregio di queste XPD è quindi la loro natura ibrida: protettive quanto basta per viaggi ed escursioni, comode e gradevoli di aspetto per andare in ufficio senza sembrare un marziano. Queste calzature sono garantite impermenabili al 100%: lo verificherò alla prima pioggia.

10 luglio 2008

Questi sono i miei genitori

e sono la mia vita. E io sono la loro vita, la vita che hanno generato.
Sono solitamente poco incline a parlare dei fatti miei personali e della mie vicende famigliari. Un po' per pudore, un po' per la presunzione che al prossimo, a chi entra in questo sito, non possa interessare molto.

Ma io sono qui e scrivo queste righe grazie a loro.
Ho lasciato la mia famiglia quando avevo 25 anni, non certo di primissimo pelo, ma sono comunque stato il primo - o uno dei primi - nella mia cerchia di amici. Me ne sono andato per varie ragioni: per un amore finito male, per un lavoro migliore, perché c'era la naja da fare.

Vedo di rado i miei genitori, da quando sono a Torino. Diciamo una volta al mese, due quando va bene, quando è estate.

Fantastico spesso sulla vita che non ho avuto. Ad esempio: e se fossi rimasto a Genova, vicino a loro, invece che passare da casa una volta al mese? Avrei potuto fare di più che regolare l'ora del videoregistratore, spostare un vaso pesante e stringere un paio di lampadine svitate? Chissà.

Mi accorgo che col passare dei mesi cresce in me un istinto fortissimo di protezione nei loro confronti. Vorrei far loro da scudo con il mio corpo e le mie braccia, e fermare gli acciacchi e gli affanni, respingere con queste mani il tempo. Vorrei essere così bravo da arrivare prima della pioggia e stendere un mantello sopra le loro teste, fino a quando splende il sole.
Ma non posso. Sono qui, e non so nemmeno per quanto.

Sabato scorso mia madre ha organizzato una festa a sorpresa per i 70 anni di mio padre. Essendo coetanei, in realtà, era la festa di tutti e due. Ma mia madre è così, le piace stare in disparte. Ha organizzato in segreto un aperitivo sul mare, nel ristorante di uno stabilimento. E' stato bellissimo vedere l'espressione di stupore incredulo di mio padre quando ha scorto tutti gli amici. In coro gli hanno gridato "Sorpresa!".

In un momento di calma, li ho presi per mano e li ho portati sulla spiaggia; approfittando della luce morbida del sole prima del tramonto, con la mia Nikon ho cercato di raccontare il loro sorriso mentre le onde della sera si allungavano fino a riva, ormai calme.

Ogni tanto penso che vorrei tornare a casa solo per vedere da vicino il loro sorriso, e sentire il calore delle mani di mio padre e di mia madre. Vorrei essere per loro l'appoggio saldo e fidato che sono stati per me, quando crescevo: la certezza di trovare conforto e consiglio.

Chiedo troppo, a me e alla vita. No, mi accontenterei di meno. Mi basterebbe essere lì per fare cose da poco. Come regolare l'ora del videoregistratore, spostare un vaso pesante o stringere un paio di lampadine svitate.

Detestor live al Dracma MetalFest: il video.

Ed ecco, finalmente uploadato su YouTube, il video registrato al ceoncerto - reunion dei Detestor al Dracma MetalFest di Collegno, Torino, il 28 giugno scorso.
Ancora un grande grazie a Ale, Paola, Rigel, Jaiko e Loris per la serata eccezionale!

08 luglio 2008

Buon kompleanno.

Il picconatore compie 80 anni e Repubblica lo festeggia con una gustosa intervista, da cui ho tratto questa sentenza:

«I padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore. Anche se mi sono fatto insegnare a Capo Marrangiu a usare il plastico».

Cossiga uomo straordinario. Vorrei che campasse altri cent'anni, perché un altro politico del suo peso non nascerà mai più.

Auguri.

04 luglio 2008

10 buone cose del caro petrolio.

Il Time cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e stila un interessante decalogo dei vantaggi che il crescente prezzo del petrolio sta portando.

Alcune osservazioni sono opinabili, altre difficilmente realizzabili in Italia (come la settimana di 4 giorni); invece il minore inquinamento, la razionalizzazione dei trasporti e il crescente uso di bici e piedi per spostarsi sono argomenti decisamente validi.

Da leggere.