13 giugno 2008

Murderdog, God Red Rum.

Dopo un lungo periodo di assenza dalla scena metal italiana, il nocciolo duro dei Detestor (Alessandro e Paola) è tornato in studio con il gruppo Murderdog per incidere 8 micidiali tracce di genuino death metal, caratterizzato da suoni aggressivi e ritmi incalzanti. God Red Rum, pubblicato dall'etichetta Dracma di Torino, è un lavoro maturo e altamente professionale, frutto dell'indubbio talento musicale dei ragazzi e della loro lunga esperienza, onstage e in studio, che affonda le proprie radici negli anni 90.

Rispetto ai precedenti lavori dei Detestor, nel lavoro dei Murderdog si apprezzano senz'altro una maggiore creatività compositiva nei riff di chitarra di Paola, una struttura più complessa e varia dei brani e il cantato melodico alternato al growl. Personalmente avrei visto bene anche qualche solo di chitarra tra un riff e l'altro.

Ma più di tutto mi colpisce la ricercatezza e la qualità generale dei suoni strumentali, dalle chitarre che abbandonano le distorsioni estreme per un bel drive potente e definito, alla batteria, equilibrata e precisissima. Una nota sul missaggio: nell'ascolto in cuffia sembrano un po' sacrificate le parti di basso che richiedono altoparlanti di dimensioni generose per emergere nella loro dinamica.

God Red Rum è un ascolto interessante, a tratti impegnativo per la complessità di alcuni brani, senz'altro gratificante. Il suo maggior pregio è forse la varietà degli stili compositivi (sempre nell'ambito del genere) e la citata alternanza tra parti melodiche e parti decisamente più dure, con un giusto equilibrio tra adrenalina e introspezione.

Infine, il packaging è abbastanza curato, con una grafica di stampo professionale che non eccede in dettagli truculenti (che spesso abbondano in queste pubblicazioni); il booklet è molto parsimonioso di informazioni: non sono presenti i testi dei brani e nella line-up, come di consueto, troviamo i soli nomi (o soprannomi) dei musicisti.

God Red Rum è in vendita presso Masterpiece Distribution ad un prezzo più che popolare. Supportate la scena!


Murderdog, God Red Rum (Dracma 2007)

Tracklist:

01-STOMACH FORCEPS
02-TOOTH INERTIA
03-FISTFUCK
04-MOSQUITO BITE
05-ST. PETER'S KEYS
06-THE RED LINE
07-I'M NOTHING
08-VIBRO

Line-up:

Ale: vocals
Paola: guitar
Ale: bass
Teto: drums

La piccola biblioteca delle trame occulte.

L'emblema dell'organizzazione segreta stay behind Gladio

Da qualche mese sto cullando un'idea abbastanza ambiziosa: realizzare una bibliografia ragionata, commentata e critica dei saggi in tema di equilibri atlantici, massoneria e servizi deviati, strutture stay behind.

I tre argomenti - per citare solo questi, ma ve ne sarebbero alcuni altri meritevoli di menzione - hanno molti collegamenti, vicende e personaggi in comune.

Da quando ho iniziato ad interessarmi di trame occulte, il che si perde nella notte del 1990, praticamente all'indomani delle dichiarazioni del sen. Giulio Andreotti sull'esistenza di Gladio, ho acquistato, reperito e letto una quantità consistente di documenti e saggi (alcuni mancano ancora all'appello), spendendo molto tempo tra scaffali di librerie, ricerche in Internet, consultazioni bibliografiche .

Non essendo un ricercatore di storia, ho faticato non poco a scovare, nel mare magnum delle pubblicazioni di carattere storico-politico, libri che trattassero questi argomenti; mi sono imbattuto in lavori di grande valore scientifico-documentale ma anche di pubblicazioni dal contenuto scadente, approssimativo o, peggio, difficilmente verificabile (per non dire falso).

Da questa fatica è nata l'idea di mettere a disposizione dei lettori un compendio, il più obiettivo possibile, per orientarsi nella letteratura scientifica che affronta gli aspetti meno noti (e spesso torbidi) della storia italiana del dopoguerra.

Facendo tutt'altro lavoro nella vita, non posso permettermi di impormi un termine temporale, anche perché la lettura di molti di questi saggi è impegnativa e richiede tempo e concentrazione.

Inizierò con un compito facile: stilare l'elenco delle opere attualmente in mio possesso compilandone la relativa scheda. Vorrei quindi proseguire con una classificazione delle opere per argomento (ancora da stabilire con precisione) e fornire per ogni opera sinossi, commento, punti di forza, collegamenti con altri testi.

Vorrei mettere in chiaro da subito che non ho la la pretesa di rubare il lavoro agli storici e agli scienziati politici (benché su quest'ultimo mestiere qualche titolo ce l'avrei) né tanto meno di scrivere un saggio sull'argomento: non è il mio scopo, non ne avrei le capacità.

Potrei già ritenermi soddisfatto se questo lavoro permettesse ai lettori appassionati degli aspetti misteriosi della cronaca e della storia, di risparmiare un po' del tempo che mi è occorso per capirci qualcosa (non tutto, eh).

10 giugno 2008

Steve Jobs svela il nuovo iPhone 3G.


Al WWDC Steve Jobs ha raccontato a lungo il nuovo modello di iPhone descrivendone caratteristiche, applicazioni, vantaggi e prezzi.
Su CNET la cronaca minuto per minuto del grande evento di casa Apple.

Ovviamente non potevo restare indifferente a Band, il nuovo software per musicisti.

Ian McEwan, Chesil beach


Ian McEwan, Chesil beach

Tra un saggio e l'altro ho letto l'ultimo del mio paladino McEwan.
Mettiamo subito le cose in chiaro. Questo libero è una vaccata. Sono 140 pagine o giù di lì ma 20 sarebbero state sufficienti. O anche una presentazione in powerpoint. Sinossi: Inghilterra, primi anni 60, uno sposa una e scopre che a lei fa schifo il sesso. Fine.
Benissimo. Cos'era, un'edizione ridotta della Storia della società inglese? Un Non vedo l'ora che arrivi il 68? Mistero.
Alla quarta ripetizione della frase "spostando un capello immaginario" (una rappresentazione descrittiva dell'imbarazzo di uno dei protagonisti) ho capito che ne avevo avuto abbastanza.
Piatto, superficiale, pure un po' svogliato, questo libretto butta fango sui capolavori di McEwan, come Cani neri e il Giardino di cemento, che ho letto e amato moltissimo.
Peccato.

09 giugno 2008

La chiamavano Bocca di Losa ovvero Albaro massaggi.

foto by P. Piersantelli, 08/06/2008

La chiamavano Bocca di Losa
Metteva l'amole Metteva l'amole
La chiamavano Bocca di Losa
Metteva l'amole sopla ogni cosa

Per la serie la Cina è vicina, in questo caso è vicinissima, a pochi passi da casa dei miei a Genova.
Credo che una nutrita compagine di insospettabili professionisti stiano incrociando le dita perché la masseuse orientale non passi l'agenda degli appuntamenti a qualche giornalista ficcanaso.

Se la pungente prosa del quotidiano genovese non vi bastasse, pure Bruno Vespa si è scomodato per commentare la notizia.

Compagni di scuola -- Le foto.

C'è sempre un sentimento di emozione misto a timore, speranza, gioia e inquietudine quando capita di incontrare dopo un lungo periodo (in questo caso quasi 15 anni) le persone con cui hai trascorso gli anni delle scuole superiori.

Ora posso confessare che, dopo aver letto il mail che proponeva una cena di classe, per giorni non ho pensato ad altro. Febbrilmente. Domandandomi come sarebbe stato quest'incontro.

Penso di aver condiviso con non pochi il timore di trascorrere una serata un po' imbarazzante, aggrappandosi ai ricordi per l'incertezza del momento presente: quindici anni di vuoto non sono facili da colmare. Da un lato le aspettative di ritrovare lo spirito con cui si sono affrontati gli anni del liceo fino all'esame di maturità, dall'altro la paura del vuoto e del confronto.

Ma le paure si sono dissolte nel tempo di dirsi ciao e abbracciarsi. Abbiamo fatto posto alla voglia di riscoprirci e alla curiosità di conoscere le strade percorse, senza malinconia.

Vabbe', basta girarci intorno. Andiamo alle cose facete.

Come in ogni rimpatriata che si rispetti, non potevano mancare:
  • l'organizzatrice tipo ragionier Filini che tiene le fila, prenota, chiama, scrive, chiede conferma, sollecita
  • gli entusiasti che si presentano con mezz'ora di anticipo, passeggiano nervosamente davanti alla pizzeria e incredibilmente non si riconoscono per vari motivi (generalmente barba, pinguedine, calvizie incipiente)
  • l'irrintracciabile, di cui si ipotizzano le sorti più fantasiose, dall'arruolamento nella legione straniera al rapimento alieno (peraltro ampiamente documentato)
  • l'assente per malattia all'ultimo minuto
  • gli assenti perché non ce n'avevano voglia o sono rimasti traumatizzati da una battuta fatta in quarta liceo
  • il ritardatario coerente (ingresso a campanella suonata per 5 anni, come tradire le proprie radici?)
  • l'irriconoscibile (ma davvero sei proprio tu?)
Io mi sono collocato tra gli emozionati entusiasti e gli irriconoscibili.

Credo che meglio di così non potesse andare. L'organizzazione Filini ha fatto centro. Le 5000 lire della quota se l'è proprio meritate.

Un successo che non poteva non essere suggellato dall'album fotografico, compresa la foto di classe su due file. Per coerenza, le foto rispettano tutti i criteri del low quality e della tradizione "pizze di classe": abbondano, quindi, senza censura o ritocco alcuni, occhi chiusi, espressioni ebeti, bottiglie di acqua minerale, corna fatte da dietro e sagome di camerieri. Per vero, una piccola censura c'è, ma era proprio necessaria.

PS: La prossima reunion la organizziamo tra meno di 14 anni?

clicca sulla foto per andare all'album

Lunga coda (alla vaccinara)


Mercoledì prossimo sarò ospite del CATTID presso l'Università La Sapienza per tenere un intervento (lezione è una brutta parola) in tema di nuovi servizi video su IP. L'audience è la classe di un master in Tecniche per la multimedialità.
Ovviamente attingerò a piene mani dagli articoli di Chris Anderson, soprattutto il bellissimo pezzo sulla Free Economy e l'ormai fondamentale contributo sulla long tail.
Spero di essere più fortunato di Mantellini.

08 giugno 2008

Antonella Beccaria, Uno bianca e trame nere

Ho appena concluso il saggio Uno bianca e trame nere, di Antonella Beccaria (Stampa Alternativa, 2007), una lettura breve ma non per questo priva di complessità. L'autrice,
cui va riconosciuto il merito di aver raccolto ed elaborato una quantità notevole di testimonianze, notizie, atti e articoli, cerca di far luce su uno dei più inquietanti misteri della cronaca italiana.

Le rapine della banda della Uno bianca, i cui membri erano cinque poliziotti e un camionista, passano dai caselli autostradali alle banche ai supermercati, con azioni rapide e feroci, senza incertezze. Per anni risulteranno imprendibili, insospettabili. Fino a che altri due poliziotti, grazie ad un buon lavoro investigativo o a una soffiata, cominciarono a capire che i banditi andavano cercati in Questura, tra le facce dei loro colleghi.

Fin qui la cronaca. Ma c'è anche la famosa domanda che venne posta a Roberto Savi: "Che cosa c'è dietro la Uno bianca?" "Dietro la Uno bianca - rispose Savi - ci sono la targa, i fanali e il paraurti".

La risposta non ha convinto tutti e, ovviamente, nemmeno l'autrice.

Come suggerisce il titolo, il volume presenta l'ipotesi secondo la quale la banda della Uno bianca fosse qualcosa di più di un semplice gruppo di malavitosi dediti alle rapine e agli omicidi e che, in particolare, fosse legata ad ambienti della destra eversiva, dei cosiddetti servizi deviati, di organizzazioni stay behind e, infine, di una quinta colonna della criminalità organizzata di stampo mafioso.

Si delinea così l'ipotesi suggestiva di una banda armata organizzata militarmente e dedita a seminare terrore e morte, un manipolo di uomini espressione ed emanazione di un potere forte ed occulto, impegnato a mantenere un equilibrio e a contrastare l'ascesa di forze politiche comuniste o filocomuniste.

Un'azione terroristica volta a creare e mantenere un clima simile a quello che la strategia della tensione aveva provocato anni prima con le tante e irrisolte stragi degli innocenti? Un continuum di azioni efferate che sembravano godere, se non di una connivenza, di una certa protezione da parte delle istituzioni che per prime avrebbero dovuto indagare, scoprire, punire?

Uno bianca e trame nere non offre tuttavia la risposta univoca e definitiva all'interrogativo "Che cosa c'è dietro la Uno bianca?" Offre molte notizie, collegamenti, spiegazioni di avvenimenti complessi, ma non la risposta certa. E forse questo è il suo pregio, l'indice della serietà di questa scrittrice che non si innamora della propria tesi né cede alle facili soluzioni dei "servizi segreti deviati".

Tanto che alle ultime pagine del libro si finisce con l'essere persuasi dalle sardoniche parole di Savi: la targa, il paraurti. Una compagine di balordi , vigliacchi e assassini cresciuti in seno alle istituzioni che uccidevano e depredavano per pagare qualche debito arretrato, permettersi un lusso e sfogare istinti repressi di violenza e di morte.

Il difetto del volume, se così si può dire, di questo saggio è la mancanza di un profilo approfondito (biografia, esperienze, stato di servizio) dei componenti della banda: ad esempio, Eva Mikula, figura comunque centrale in questa storia, appare solo nelle ultime pagine e di lei è fornita una descrizione sommaria che lascia molti interrogativi.

Si tratta comunque di una lettura consigliata per chi vuole ricordare e riflettere su uno dei periodi più bui della storia recente.

Il libro, pubblicato (finalmente) con licenza Creative Commons, può essere acquistato in libreria o scaricato gratuitamente.

07 giugno 2008

Naja e stage estivi.

L'idea è una di quelle, poche, che mi trovano d'accordo: due mesi di naja, su base volontaria, durante le vacanze estive. Nell'ultimo decennio, tra esuberi, saldi di fine stagione e sospensione del servizio di leva, un numero tendente allo zero di maschi maggiorenni ha avuto a che fare con il sistema militare, una delle istituzioni più antiche della civiltà.

Ecco perché, in ordine sparso, farsi un po' di naja sarebbe una benedizione:
  1. la naja insegna che al mondo c'è e sempre ci sarà (con buona pace di anarchici e altri ingenui sognatori) chi dà ordini e chi li riceve, non importa se sono ordini saggi o completamente insensati.
  2. la naja insegna ancora qualche valore sano, se uno ha le orecchie aperte quel poco per fare entrare concetti semplici come rispetto, coraggio, patria, lealtà. Buttali via....
  3. la naja insegna che non esistiamo solo noi stessi con le nostre comodità, ma anche gli altri, con cui bisogna imparare a convivere.
  4. un'infornata di "stagisti" darebbe qualcosa da fare ad una compagine di sottufficiali rimasti circa disoccupati dalla sospensione del servizio militare.
  5. la naja fa stare all'aria aperta e dimenticare molte preoccupazioni.
  6. la naja fa conoscere amici che rimangono tutta la vita.
  7. ti vaccinano gratis e puoi
  8. la naja ti dà una gradevole anteprima di molte belle e brutte cose che prima o poi troverai sul posto di lavoro: persone insopportabili, professionalità, incompetenza, leccaculi, determinazione, impegno, orientamento all'obiettivo, capacità di lavorare in gruppo, assenza di meritocrazia ecc. ecc. Tanto vale, arrivare preparati, no?
  9. a naja ci si alza presto e di solito al grido di un caporale istruttore che sbatte gli anfibi sull'armadietto chiamandoti testa di cazzo. Detta così può non piacere, ma quando ti congedi alla fine ti manca.
  10. a naja si può anche mangiare discretamente. Certo, ci vuole un po' di fortuna, ma non è un evento così raro.
  11. la cioccolata dell'esercito italiano batte la cioccolata svizzera 3 a 0. Nessuna duscussione.
  12. a naja apprezzi il valore del tempo, sia quello che sprechi muffendo quando sei di guardia, sia quello che ricevi quando ti firmano la licenza.
  13. non so se i nonni, quelli cattivi, esistono ancora. Io ho fatto 140 flessioni al giorno finché non sono montato di vecchia. Ci avevo un torace che parevo Bruce Willis.
  14. se hai culo, ti puoi tenere gli anfibi, la mimetica, le magliette e la ginnica. Io ancora campo di rendita con la vestizione del 12° scaglione 1999.
  15. a naja impari che gli ombrelli non servono a nulla.
  16. il silenzio fuori ordinanza suonato a mezzanotte è qualcosa che ti ricordi tutta la vita.
  17. quando ti congedi puoi gridare "E' FINITA!" e sfottere le burbe.
Potrei continuare per ore ma mi fermo qui. Vi ho convinto?

06 giugno 2008

Metallica, il dibattito continua.


Il mio ironico (sì, era ironico) post sui Metallica continua a far discutere gli internauti e i lettori del mio blog, e questo non può farmi che piacere perché il dialogo è l'anima della crescita e della democrazia.

Poco importa se i 2/3 dei commenti al post sono insulti rivolti ai miei parenti fino al settimo grado e messaggi dove le K sostituiscono senza pietà le C.

Ho provato molte volte a puntualizzare che, essendo ormai grandicello, ho conosciuto i Metallica praticamente dal loro secondo album, e che negli ultimi vent'anni li ho ascoltati, cantati, indossati, visti dal vivo e penosamente suonati fino allo sfinimento.

Ma niente: ogni dieci minuti dai banchi delle scuole medie arriva qualche brufoloso e sboccato elemento che vuole insegnarmi e impormi cosa scrivere sui Metallica.

Ormai lascio correre. Non posso pretendere che la scintilla dell'ironia splenda in tutte le giovani menti che surfano il web cercando notizie sui loro ormai butterati e bolsi paladini del metallo.

Tuttavia, nel mare magnum degli insulti gratuiti, c'è anche chi -- complice l'età -- esprime con garbo il proprio punto di vista e motiva un eventuale dissenso. Per la serie riceviamo e volentieri pubblichiamo, ecco il bel messaggio che ho trovato nella mailbox questa mattina:
Ciao Pippo, sono Roberto, ho 38 anni e ti scrivo dalla provincia di Bergamo zona lago d'Iseo per intenderci. Questa sera per caso ho letto dei commenti sulle ultime produzioni dei Metallica rilasciati nel tuo blog dove ti sei un po' "beccato" con un altro tizio per delle cose che tu hai scritto sui "Ragazzi" che avevano un poco l'aria dello sputtanamento,o almeno così l'ha presa il nostro cavaliere senza macchia che ha subito ingaggiato una crociata nei tuoi confronti.

Beh io volevo solo farti sapere che secondo me avete un pochino ragione entrambi nel senso che tu hai scritto in senso ironico anche se un po' pesante manifestando la tua delusione (che è pure lamia visto che li seguo dal primo disco) per dei veri e propri miti del metal della nostra epoca ormai dispersi da anni in qualche landa desolata,mentre il crociato ti ha subito aggredito difendendoli col discorso dell'età, che a mio avviso ha si un pochino di senso, però è anche vero che altra gente anche più datata continua imperterrita a fare fuoco e fiamme quasi come un tempo.

Va beh dopo averti rotto i coglioni con tutta questa chiacchierata spero che tu sia con me nel confidare in un ritorno dalla landa dei nostri "Horsemen" e che finalmente ci diano qualcosa che somigli un po' allo stile Metallica e che ci faccia sperare in un pensionamento ancora accompagnati dal loro metal.

Ah dimenticavo,se dopo letto tutto questo mi vuoi mandare affanculo domandandoti "che cazzo vuole questo....." sappi che approvo anticipatamente.

Ciao e viva il metal,quello pesante pesante.
Caro Roberto,

grazie per avermi scritto. Non riceverai alcun vaff..., epiteto che lascio a quel mezzo comico di Beppe Grillo. Ci mancherebbe.

In più occasioni ho detto e scritto che -- è solo la mia opinione -- l'ultimo buon lavoro dei Metallica è And justice for all. Dal Black album in poi hanno perso rabbia, tiro, capacità innovativa e creatività compositiva. Ciò non scalfisce il mio viscerale amore per i primi 4 album e in generale la stima per questo gruppo, nonostante i comportamenti deprecabili nei confronti dell'ex bassista (colpevole solo di non essere Cliff Burton).

Ai Metallica auguro tutto il bene possibile per il nuovo album in gestazione. Lo ascolterò senza pregiudizi ma non nutro nemmeno troppe speranze: Load, Reload e St. Anger mi hanno fatto abbastanza schifo. A mio modo di vedere, i Four Horsemen possono solo migliorare.

Ciao e grazie

Pippo.