23 aprile 2008

SMS consumatori? Stiamo scherzando?

Ecco, dopo il fallimentare Patto della pizza (ricordo che il promotore è andato dentro per peculato o truffa o diosacosa, certo non era un sant'uomo), l'ultima brillante idea del nostro governo (che non c'è) per tutelare i consumatori da un'inflazione incontrollata.

Che cosa fa il Ministero per le politiche agricole, anziché vigilare effettivamente sulla catena di distribuzione dei prodotti alimentari, calmierare il prezzo del gasolio ad uso agricolo (trazione e riscaldamento), introdurre controlli severi sugli aumenti ingiustificati dei prezzi? Mette in piedi un servizio -- che sarà costato una fortuna -- per verificare, mediante invio di SMS ad un numero grazie al cielo gratuito, se il prezzo della bistecca che stiamo comprando è giusto o troppo alto, a seconda della zona dove viviamo.

Ma certo. Come no. Ce la vedo proprio l'anziana con la pensione minima, la cataratta, due lenti spesse così, il carrello in un corridoio di un supermercato, a scrivere MELE GOLDEN o PANNOLONI PER INCONTINENTI con un cellulare, inviare il messaggio al numero del ministero, attendere la risposta, aprire il messaggio, leggerlo e capire che, ancora una volta, se lo sta prendendo in quel posto.

Tecnologicamente e con classe però.

21 aprile 2008

Andrea Denini, Automobili e film nella storia del cinema americano.


Se leggete questo blog, e io so che lo leggete, dovete fidarvi di me. Ciecamente. Fatelo. Non importa se vi piace il cinema o le automobili o nessuna delle due cose.
Fidatevi di me. Andate in libreria.

Dovete comprare questo libro scritto da Andrea Denini. Si chiama Automobili e film nella storia del cinema americano ed è probabilmente il più completo, dettagliato e autorevole saggio sul più grande mito che Hollywood ha costruito: l'automobile.

Il dottor Denini ha dedicato gli ultimi vent'anni a raccogliere materiale, testimonianze e riflessioni sul ruolo delle macchine viste in quel fascio di luce che taglia il buio delle sale cinematografiche e che, da sempre, ci affascina, ci ammalia, ci fa sognare.

Ho assistito personalmente ad una parte della lunga gestazione di questo fondamentale saggio, e sono rimasto ammirato dalla competenza e dallo straordinario archivio mnemonico fatto di rumori di scarico, fotogrammi, schemi di sospensioni, piani americani, incidenti, modelli, attori, comparse, pistoni.

Ma Denini non è solo un brillante, appassionato e metodico scrittore: è un esperto meccanico, un bravo pilota e un fedele servitore dell'industria del cinema. Automobili e film non poteva avere un padre migliore. Dello stesso autore, è giusto dirlo, potete leggere e consultare anche l'essenziale guida Liguria, edizioni Le Tracce (Touring Club Italiano), la più aggiornata e ragionata guida turistica su questa regione.

Ecco la scheda di Automobili e film. Leggetelo. Aspetto i vostri commenti.

16 aprile 2008

Dal nostro inviato a las vegas.

come sempre e più che mai, questo gioccattolone costruito nella sabbia
del nevada trasuda vizio, sesso e solitudine da ogni piega.
in poche ore ho assistito a due arresti così come hollywood insegna:
lo sbirro biondo con i baffi e la torcia elettrica che ferma
l'ispanico a bordo di un vecchio pickup. lampeggianti, manette, e un
cheesburger sul cruscotto.
la città cresce e si allarga ogni giorno, ma al suo inteeno, le
dinamiche sono immutabili. tutto ruota intorno al denaro. i discorsi
che origlio non parlano d'altro che di soldi, di quanto costa questo e
quello, di cosa puoi comprare con questi dollari.
per fortuna il vento soffia forte e si porta via molte parole,
lasciando l'aria fresca e un bel cielo blu.

12 aprile 2008

Verso Las Vegas / Going to Las Vegas.


Indovinate un po' dove sto per andare...
L'occasione, questa volta, è uno intervento alla conferenza Telecom2008 presso il NABShow di Las Vegas.

Guess where I'm going...
This time I have the opportunity to speak at Telecom2008 conference during the NABShow which will take place in Las Vegas.

11 aprile 2008

Ladro di note.

Ieri sera ho registrato questo clippettino con qualche idea, molti errori e un rig minimal:

Les Paul -> Line6 Pocket Pod con preset Jazz clean (compressor + reverb) -> scheda audio -> Audacity.


clicca per scaricare Ladro di note.

Mostra fotografica Luoghi Dimenticati (Torino)


L'associazione Tribù del Badnightcafè
presenta
LUOGHI DIMENTICATI

una collettiva fotografica a cura di
Antonella Tambone, Carlo Reviglio e Andrea Actis Oreglia

c/o il magazzino di Gilgamesh p.zza Moncenisio 13/b

Inaugurazione mercoledì 16 aprile ore 20:30

Antonella Tambone e Carlo Reviglio fotografano bene, molto bene, però sono timidi…

Tocca quindi a me cercare di far sapere che hanno realizzato, col mio modesto contributo, un’importante ricerca fotografica su alcuni luoghi dimenticati.

Dimenticati ma non scomparsi, almeno per poco ancora. Luoghi che hanno visto il lavoro di tanti uomini, e ne hanno sentito la fatica e, perché no, le bestemmie. Luoghi che oltre le strutture spesso affascinanti e certamente ben diverse dai capannoni standardizzati dei nostri giorni hanno un carattere, uno spirito. I nostri amici fotografi hanno saputo cogliere questi aspetti materiali ed astratti. Le loro immagini condividono con grande efficacia tutta una serie di emozioni: le forme, i colori, le atmosfere rimaste e le suggestioni del passato… Dobbiamo riconoscenza a chi, in quei luoghi ha faticato e sofferto. Dobbiamo riconoscenza ad Antonella, Andrea ed a Carlo per avere riscoperto un po’ dello spazio e del tempo dai quali anche noi veniamo. E per averli proiettati nel futuro.
(Andrea Actis Oreglia)

10 aprile 2008

Mendoza - Another Rock 'n' Roll Swindle Limited Edition (2007)


Mendoza torna sulla scena con la Limited Edition , la versione definitiva del suo già recensito album Another Rock 'n' Roll Swindle.
Il CD, pubblicato da Primula Records, è arricchito da 3 nuove tracce (Thunderbass, Three minutes to dunwich e Blood screams vengeance) che danno ulteriore forza e compattezza ad un album già potente e arrabbiato.
Thunderbass
è uno schiacciasassi per quattro corde, una vera perla degna di artisti del calibro di Cliff Burton per l'uso estroso del basso.
I suoni sono sempre grezzi e brutali: qui c'è solo rock 'n' roll sparato a 11 di volume, niente fronzoli, niente ricercatezze. Musica dura e pura che non scende a compromessi con scappatoie commerciali per un passaggio in FM.
Mendoza si conferma un maturo songwriter, sempre precisissimo nell'esecuzione ed esigente nelle collaborazioni, tutte di alto livello, dalle chitarre di Matteo Carnio alla voce di Gabriele Grilli.

Alcuni brani del CD si possono ascoltare sul MySpace di Mendoza.

Another Rock 'n' Roll Swindle è in vendita e si può ordinare scrivendo a: mendozas@libero.it

Track list:
  1. R'n'R swindle
  2. words and words
  3. into the void
  4. wasted time
  5. point of no return
  6. overload
  7. thunderbass
  8. three minutes to dunwich
  9. blood screams vengeance
Line up:
  • Mendoza: Bass, Guitars
  • Gabriele Grilli: Vocals, Backing Vocals
  • Tonii T: Drums
  • Matteo Carnio: Lead Guitars, Harmonies
  • Massimiliano "Ozzy" Di Pasquale: Lead Guitars on "Rock'n'Roll Swindle"
  • Daniele Colombo: Lead Guitars on "Point of no Return"

09 aprile 2008

Una lunga stagione di vento.


1. La città senza vento.

Fino ad un anno fa, giorno più giorno meno, Torino era una città senza vento, coperta da un'aria quasi immobile. Né le foglie né le fronde ho visto muovere se non per attimi brevissimi. Solo di rado qualche folata di vento ha alzato a qualche centimetro da terra e fatto volteggiare i tanti rifiuti, le cartacce e le foglie secche, accumulati negli angoli della città.

Una città senza vento non pone ostacoli alla circolazione: posso attraversare i lunghi e larghi viali in sella alla mia moto senza usare l'attenzione e la forza che impiegavo a Genova dove, ad ogni apertura tra due palazzi, raffiche di vento cercano senza sosta di atterrare i motociclisti che stringono con forza i manubri di Vespe e moto.

Una città senza vento ha un'aria pesante, viziata, e ricorda l'atmosfera di un risveglio in una piccola camera d'albergo dove si è dormito troppo a lungo. Per prima cosa, si scostano le tende e si apre la finestra. L'aria pulita e fredda dà un colpo ai polmoni e fa domandare: "come potevo respirare?".

A lungo i giorni si sono susseguiti sotto una coltre grigiastra e maleodorante, raramente interrotta da qualche nevicata o scroscio d'acqua, dopo i quali la polvere e il suo odore stantio ricominciano a salire nell'aria.

L'incessante viavai di autocarri che, stracolmi di macerie e tra sbuffi di gasolio, si spostavano dalle cave e dai cantieri fino alla discarica di Basse di Stura, aggiungevano miasmi ai miasmi, e polvere alla polvere. Senza vento, l'aria di Torino è una micidiale sospensione di amianto, diossina, spore, idrocarburi, calce, diosacosa.

Un respiro profondo. Fate un respiro profondo, chiudete gli occhi, contate fino a 10. Riaprite gli occhi. Benvenuti a Torino. Benvenuti nella città senza vento.

Poi qualcosa è cambiato. Non so dire cosa né esattamente quando. Per la prima volta da molti anni, Torino è stata toccata dal vento.

2. Quando arriva il vento.

Il vento ha cominciato a soffiare, forte e sovente e a lungo. Soprattutto la sera. Un soffio costante oppure brevi raffiche, più intense. Quasi sempre un crescendo.

Si inizia con lo sbatacchiare delle tende di nylon appese ai balconi. Flap, flap, flap. Vecchi sudici miseri teloni di nylon da quattro soldi abbarbicati sui terrazzi per proteggere poche, povere cose da polvere ed escrementi. Flap, flap, flap. Sempre più forte.

E' il vento che arriva. Ascolta.

In questi momenti mi accosto spesso alla finestra; entro nella camera da letto e mi posiziono sotto il cassettone della tapparella avvolgibile, perché dal coperchio di legno entra uno spiffero d'aria e io so che nelle serate di vento, se mi metto nella posizione giusta, posso sentire l'odore dell'aria che viene da fuori. E' fresca e leggera mentre passa dalla fessura e si mischia al tepore stantio della camera che sa ancora di buio e di sonno della notte prima. Avrei voglia di aprire la finestra e farmi coprire di vento, ma preferisco che entri poco a poco, che si guadagni con la forza l'accesso a questa stanza.

Per strada il vento fa molte cose. Mi piace guardare il vento che fa volteggiare foglie carte mozziconi in mulinelli apparentemente senza senso, senza logica: costringe i rifiuti a girare su se stessi negli angoli e contro le saracinesche chiuse dei negozi.

3. L'odore del vento.

Ma più di tutto, il vento pulisce. La polvere che per mesi ha quasi oscurato il sole, come d'incanto si dissolve, spazzata via. Un ricordo. Poi svanisce anche quello. Rimangono solo l'aria finalmente pulita e il profilo nitido delle Alpi in lontananza.

L'aria ripulita dal vento fa sembrare tutto davvero pulito, come uno strato di neve caduto sull'asfalto che ci illude fino al primo raggio di sole.

Il vento di Torino non è il vento di Genova. C'è una grossa differenza. Non nel modo in cui soffia, nella direzione o nell'intensità. Ma nell'odore. Il vento di Genova porta con sé un odore di mare che riesce a portarmi indietro di molti anni, dalla mia infanzia quando mi portavano sulla scogliera di Nervi, fino agli ultimi mesi trascorsi a Genova, quando verso sera andavo a correre in Corso Italia. Il vento di Genova porta con sé odori. Il vento di Torino, al contrario, porta via gli odori, lasciando al loro posto una sensazione di frescura inodore, semplicemente priva di quello che c'era prima. Uno aggiunge, l'altro toglie.

Siete arrivati alla fine. A questa fine. Fate un respiro profondo, chiudete gli occhi, contate fino a 10. Riaprite gli occhi.

Siete sempre a Torino, di nuovo a Torino.

07 aprile 2008

Il sabato pomeriggio dell'italietta cafona.

Poco prima delle 3 di pomeriggio, via Roma, centro di Torino.
I teenager, ma possiamo chiamarli adolescenti, ragazzi, giovani, studenti, marmaglia, cominciano a sciamare. Arrivano da ogni parte e in pochi minuti, i portici del salotto sabaudo si riempiono di corpi, teste, borse, zainetti, nuvole di fumo.

Guardando questi rumorosi gruppuscoli, mi rendo conto di quanto i maschi italiani sui 14-20 anni si assomiglino tutti. Il livello di omologazione estetica è tale che mi riesce difficile, osservando un gruppo a poca distanza, distinguere due individui diversi: basta distrarre lo sguardo per un secondo e non sono più in grado di ricordare se stavo osservando uno o l'altro o il terzo. Sono troppo uguali.

Troppo uguali con il taglio di capelli a mezza cresta inzuppati di gel maleodorante, il viso abbronzato e ancora implume ma già trafitto da piercing e coperto in gran parte - per fortuna - da occhialoni appariscenti. Uguali nei jeans attillati, nelle scarpe con le stringhe slacciate e nelle cinture che gridano marche troppo costose per lo stipendio di un padre e per la paghetta di un adolescente. Troppo uguali anche le ragazzine che mettono in mostra, con il primo caldo, non solo le tette strizzate nei pushup o l'elastico del perizoma, ma anche strabordanti rotoli di grasso che ingombrano il girovita e crescono al ritmo dei BigMac divorati tra grida, bestemmie, sputi e fumo di sigarette.

I/le teenager fumano tutti/e. Impacciati, in posa, grossolani. Quel che oggi è un vezzo, domani sarà un vizio e infine una malattia (cancro, infarto) che peserà sui conti di una sanità pubblica alimentata dalle tasse del sottoscritto, non fumatore. Traduco: butto via oggi i miei soldi per curare, domani, questi coglioncelli. Ne farei a meno, credetemi.

Gridano, schiamazzano, come a farsi coraggio prima di una battaglia. Sono piccoli spaventati soldati dentro le loro costose uniformi tutte uguali. Ma la loro vita, almeno quella dei maschietti, non sarà disturbata nemmeno da pochi istruttivi mesi di servizio militare perché, a parere di chi ci governa, non serve più. Ne dubito: svegliarsi presto, prendere qualche ceffone e pulire turche non ha mai ammazzato nessuno. Eppure.

Sciamano. Indistinguibili. Fanno a gara a chi indossa l'accessorio più vistoso e cafone, e probabilmente falso. (Alimentano anche la lucrosa industria del falso, come se il resto non bastasse). A chi usa il profumo più forte e nausante che sovente copre un'igiene approssimativa.

Ma non basta, in tanto chiasso, gridare più forte per emergere. Il livello medio è talmente basso che in pochi isanti non si fa più caso ad una fibbia d'acciaio grossa come un mattone, a un paio di mutande completamente scoperte dai jeans a mezzagamba o dal trucco adatto ad un'anziana prostituta sul viso di una tredicenne.

Va bene così. E' la brevissima rivincita dell'Italia cafona che, libera dal vincolo ormai solo formale degli impegni scolastici e da un'occupazione giovanile tra le più basse d'Europa, si riversa dalle periferie al centro. Un moto centripeto che aumenta d'intenstà fino a sera, e ridiventa centrifugo al tramonto.

I mezzi sono quelli di sempre, con qualche aggiornamento. Si va dal basso (autobus, dove i teenager hanno inaugurato la moda di usare il vivavoce del cellulare per riprodurre MP3 a tutto volume e ballare come deficienti scoordinati), al motorino con lo scarico libero, alla Fiat Punto con l'autoradio al massimo e i finestrini abbassati. Quel che conta non è vivere: è fare più rumore possibile.

Per fuggire a questo bailamme, i rimedi sono pochi. Ci si può rifuguare una libreria - i "giovani" non leggono, forse non sanno nemmeno più leggere e comprendere un periodo intero, figuriamoci un libro intero - oppure evitare il centro.

Si fugge, si rinuncia. Non c'è speranza di un qualsiasi miglioramento in queste masse indistinte di cafoncelli, colpevoli solo in parte della loro maleducazione. Hanno avuto pessimi esempi, modelli mediatici deteriori, un sistema scolastico frutto di interessi personali del ministro di turno, un sistema familiare in cui separazione e divorzio sono lo status normale.

Il sabato sguaiato scivola via. Il rumore si attenua, i portici si svuotano. Rimangono a terra cartacce, mozziconi e pacchetti di sigarette, bicchieri. Gli scarti del consumo. Le vittime cadute sul campo di una battaglia contro se stessi. Fuggiti gli ultimi rumorosi adolescenti, non resta che sperare che le braccia di uno spazzino portino via anche le loro ultime sudicie tracce.

31 marzo 2008

La notte, soprattutto, non sono sicuro di voler crescere.

E' così buio che a stento distinguo i contorni della mia camera. Ma vedo splendere gli indici al fosforo del mio orologio Seiko: posso seguire la lancetta dei secondi che descrive la sua orbita sul quadrante.

E' silenzioso, qui. Uno dei vantaggi di vivere in una strada di periferia abbastanza brutta perché la maggior parte delle persone dotate di buon senso la eviti preferendo il giro più lungo, è che, appunto, le persone la evitano, e con le persone, le loro rumorose automobili. Silenzio appunto.

Stanotte sono particolarmente fortunato perché sta piovendo. Acqua che scroscia. Scrosciare di gocce sul pavimento dei terrazzi e sulle tegole del tetto. Plic plic plic. Sempre più forte. Da qui si sente solo la pioggia cadere e, se avvicino abbastanza il polso sinistro alla mia testa, il ticchettio del mio Seiko.

Fortunato, già. Sono in pace mentre ascolto la pioggia che cade. Egoisticamente, perché cade fuori e non mi tocca. Come se fossi lo spettatore, protetto e al sicuro, di un evento tragico e spettacolare, ma che non mi può toccare.

Spesso, negli attimi che precedono il sonno, mi domando se e quanto sono cambiato. E' proprio la notte che mi fa pensare che da anni qualcosa è cambiato: la città che vedo quando apro le finestre al mattino, il lavoro che faccio, i volti che incontro. Parrebbe tutto molto diverso. Ma poi non è proprio così.

Torino ha - rispetto a Genova - delle strade belle larghe, e mi piace attraversarle di notte in auto, guidando in quinta con appena un filo di gas e ascoltando musica. La playlist della mia autoradio cambia nei nomi ma non nei fatti. Mi piace sapere che quando giro la chiave per avviare il motore, ci sarà l'attacco brutale di Phil Anselmo in The Great Southern Trendkill. Il brano va ascoltato così: volume alto, diciamo 5,5 su 10 in un'autoradio di normale potenza, bass: +2, treble: +6, loudness: on. L'attacco dev'essere forte e compatto, deve dare la sensazione di sbattere a tutta velocità contro un muro. Insomma non dev'essere una cosa da signorine.

Si può variare. In Corso Grosseto, ad esempio, ascolto spesso i Baroness e i Mastodon. Li ho scoperti da poco, durante un tentativo di svecchiare la mia collezione di heavy metal, ferma - a occhio e croce - alla fine degli anni '80. I Mastodon mi piacciono perché sono grossi e violenti, ma mi sembrano pur sempre dei ragazzini che stanno in piedi sulle spalle degli Anthrax, degli Slayer e dei Carcass. Addirittura dei Detestor, che il Signore li abbia in gloria: li seguivo come un fan nei peggiori stage genovesi e poi fino nelle sale prova di Staglieno.


Mastodon - Mother Puncher (live)

Tutto questo al buio, con la pioggia là fuori, gli indici luminosi che vanno avanti, lenti, sul quadrante del mio Seiko. Tic tac, tic tac. Tutto questo NON è molto nuovo, penso. Gli Anthrax, mio Dio. Le sale prova di Staglieno.
Signore e Signori, benvenuti nei tardi anni '80. Prego, accomodatevi su queste sedie di legno, appoggiate pure le vostre Converse AllStar nere su questa pila di vecchi Metal Hammer, e parliamo di pre Marshall zanzarosi e locali che sanno di sudore e Diana Blu.

Piove, appunto. Domani non mi sveglierò tanto diverso. No, non sarò un posato trentaduenne ambizioso e sgomitante, non mi fermerò davanti alla vetrina di Pignatelli a vedere un completo blu, non farò pensieri lontani e profondi. No no. Credo che farò altro.