20 novembre 2006

Verso Barcellona.

Martedì sarò in volo per Barcellona per uno speech (tema: mobile music) al Fixed Mobile Convergence Congress.
Per quest'anno dovrebbe essere l'ultima città sull'acqua e l'ultima conferenza.
Manco da Barcellona dal 1996. Che sarà rimasto di allora, a parte i mimi sulle Ramblas e il cantiere della Sagrada Familia?

19 novembre 2006

Zune visto da vicino.

Il 14 novembre ero a New York, propro il giorno in cui Microsoft ha iniziato la vendita di Zune. Così nel pomeriggio sono andato da J&R a vederlo dal vivo, aspettandomi una coda chilometrica e delirante come per l'uscita della PS3 in Giappone. In effetti a L.A. un po' di festa c'è stata, pure con i RHCP: ma a vedere le foto sembrava poco spontanea.

Da J&R, dicevo, Zune era relegato in un mezzanino, affidato alle cure di un venditore svogliato e pressoché muto. Per fare come San Tommaso, ci ho un po' giocato e non ho trovato nulla di più di quello che si è letto sul web in questi mesi: audio, video, hard disk da 30 Gb e la funzione community che attiva uno scan Wi-Fi di altri Zune connessi. Fine.
Lo scherzetto, si sapeva, fa 249$, che è il prezzo dell'iPod video da 30 Gb. Ma Zune si presenta grosso, gommoso e meno sexy.

Verso le 22 ero a Times Square, e sono entrato da Virgin. Stessa scena: gli Zune in un angolino dietro ai CD-R, zero personale dedicato, nessun acquirente.

In albergo, su CNBC il telegiornale parla del lancio di un lettore MP che avrebbe potuto essere innovativo 5 anni fa e che potrebbe essere un mezzo fiasco per la Microsoft.
Le penne cattive del web gli danno la mazzata finale: sarebbe bello sapere che cosa Gizmodo intende con Swamp Water Jello. Di certo c'è solo che non è un complimento.
Scott Ard, editor di Cnet.com, dice di non essere impressionato da Zune. La critica più feroce? Se Zune non supporta Windows DRM 9, si deve donare in beneficenza tutti i brani acquistati su Napster?
Auguri.

PayPal: niente American Express in Italia.

Con dispiacere ieri notte - stavo comprando su Ebay da un tedesco - ho appreso che PayPal ha sospeso le carte American Express registrate sugli account degli utenti italiani, pare a causa delle commissioni troppo elevate rispetto a Mastercard e Visa.
E non importa se il mio account è sul sito americano di paypal.com e non paypal.it: la mia Amex è sparita dal mio profilo. Non ci metto una mano sul fuoco, ma non ho ricevuto nemmeno uno straccio di mail a proposito.
Credo che la sospensione dagli account paypal.com sia di questi giorni perché ho fatto acquisti poche settimane fa e tutto funzionava.
La cosa buffa è che ora è possibile registrare una carta PostePay sull'account PayPal: eppure Ebay per mesi ha bandito l'uso di PostePay, pena la rimozione degli annunci dove si faceva riferimento a PostePay!
Le commissioni dell'Amex sono un problema noto: ma la cosa che mi fa imbufalire sonoi commercianti che sulla porta del negozio l'accettano ma storcono in naso quando pago con questa carta, e iniziano una lunga serie di lamentele del tipo siamo alla fame ecc ecc. Non sarebbe più semplice e onesto NON accettarla del tutto invece che cambiare idea in corsa o farla pesare?

18 novembre 2006

Tornato da New York.

Rieccomi in Italia dopo la breve puntata newyorkese per parlare alla conferenza Mobile Tv USA. Per la gioia di pochi e l'ilarità dei più, ecco l'immancabile foppaalbum con il sottoscritto impegnato a fare espressioni curiose e a crashare powerpoint non senza imbarazzo.
Le foto sono un po' mosse perché il flash mi avrebbe montato la testa.


Vista d'insieme della sala del Bridgewaters, Manhattan (zona Fulton Fish Market).


Un momento di riflessione?


Durante la sessione di panel in tema di standardizzazione e roaming della mobile TV.


Eccomi invece in compagnia dell'amico Antonio a Seaport. Tra italiani all'estero si crea subito intesa.



Irrinunciabile foto ai colori autunnali in Central Park.


Bene, finita qui con le foto.

Curiosità: sulla linea F della subway di New York, non ricordo in quale stazione, ho incontrato una mia vecchia conoscenza: il (sedicente) campione di scacchi jamaicano che, per raccogliere i soldi necessari per curare il padre malato di cancro, sfida occasionali giocatori per le strade e le stazioni. L'ho visto perla prima volta a Berlino, giugno 2005. Per quel che so di medicina, dovrebbe essere un modo per sbarcare il lunario. Ma va bene così: è un tipo innocuo.

11 novembre 2006

Sono il chitarrista di una band.

Credo che ogni tanto un po' di self esteem possa giovarmi. Sì, perché me ne sono stato zitto zitto per settimane, senza confidare questa specie di segreto. Come se non me lo meritassi, come se non fossi all'altezza.
Outing!
Dopo dieci anni di lontananza da salette maleodoranti, stack Marshall da quattro soldi e batteristi che non la smettono di picchiare, sono tornato a suonare in un gruppo.
Tempo fa ho risposto ad un annuncio su iamsc, cercavano un chitarrista a Torino. Mai avrei potuto lasciar cadere nel vuoto questo appello. Ci siamo conosciuti, si è fatta una prova e le cose sembrano essere andate benino.
Ora si è agli inizi, quando ci vuole mezz'ora per fare girare uno stacco o entrare a tempo. Ma va bene così. Si fa musica italiana, e io ho un ruolo tutto che, sommato, non richiede skill da guitar hero. I dettagli per ora non li dico. Vediamo più avanti.
Proprio come 10 anni fa, segno che certe cose sono destinate a perdurare, le salette puzzano e gli stack sono scoppiati; quando si cerca di parlare, i piatti volano da tutte le parti. Si finisce di provare a mezzanotte, con le dita che fanno male e un ronzio nelle recchie. Va bene così.
E' bellissimo così.

Verso New York.

Lunedì mattina parto per New York, con un po' di emozione dato che il 16 mattina terrò uno speech sulla mobile television.
Il luogo della conferenza è a South Manhattan, zona Chinatown.
Prevista pioggia leggera -- molto newyorkese.
Lettura da aereo: James Ellroy, L.A. Confidential (lo so, non c'entra niente).

10 novembre 2006

Maccaia: mosta fotografica collettiva.

Il caro Fulvio ha organizzato una nuova mostra collettiva nell'ambito della rassegna Lampi Fuori, e mi ha chiesto di contribuire con due mie fotografie (1 e 2).
Qui sotto la cartolina (clicca per ingrandire) con i dettagli su cosa chi dove quando.

Maccaia
Mostra fotografica collettiva a cura di Fulvio Bortolozzo.
Opere di:
Simona Balma, Piero Bonaccorsi Lasagno, Fabio Calleri, Silvia Grassi, Gianni Pavesi, Giuseppe Piersantelli, Delio Trapani, Franco Valle

INAUGURAZIONE: dalle ore 21:30 di giovedì 16 novembre 2006
SEDE: CASA SONORA, Parco Culturale Le Serre, Grugliasco (Torino)
ORARI: lunedì - sabato, ore 10:00 - 19:30 (domenica chiuso)
INFO: www.luigiwalker.net info@casasonora.it tel. 0114143231

Blogger Beta: sono stato accontentato!

Ho un po' pestato i piedi e ieri sera, per magia, ho potuto migrare su Blogger Beta mantenendo supporto FTP per l'hosting su piersantelli.it.

09 novembre 2006

Il muro, 17 anni fa.

9 novembre 1989.

Via, via da ogni retorica.
Per carità. E' già stato così difficile che ogni parola sbagliata rovinerebbe tutto.
Qui invece ci sono molte parole, e tutte al loro posto.

Ian McEwan, Cani neri
Einaudi 1994, pp. 185
ISBN 8806135031

L'ecologia secondo i burocrati e gli industriali.

Con un'ordinanza in vigore dal 6 novembre, il Comune di Torino mi ha tolto il permesso di circolare con il mio scooter perché non è catalizzato e ha più di dieci anni. La stessa ordinanza blocca la circolazione dei veicoli inferiori ad Euro2. Questi veicoli non rispettano la qualità dell'aria. Punto.
Se hai mezzi vecchi e vuoi circolare, prendi gli autobus o compra un'auto nuova. Non vorrai mica inquinare, vero?

Ecco il mio personalissimo punto di vista sulle misure anti inquinamento in questa città:
  • Torino, capitale dell'industria automobilistica, non ha mai sviluppato una rete di trasporti pubblici degna di questo nome. C'era la Fiat a muovere i torinesi. Si è dotata di una metropolitana - breve e tutt'altro che capillare - da pochi mesi. L'azienda di trasporti effettua la programmazione di percorsi e frequenze negli insediamenti produttivi - dove gli autobus servono davvero - con evidenti miopie.
  • I blocchi del traffico, in vigore da qualche anno, finiscono per penalizzare i veicoli meno inquinanti dacché vecchi autobus, autocarri e mezzi da lavoro si vedono sempre e comunque, e il loro contributo alle polveri sottili non è cosa da poco.
  • Gli industriali devono vendere i loro prodotti, in questo caso automobili, e influenzano i governi affinché la circolazione di vetture nuove sia sempre in agenda. Per vendere più automobili bisogna convincere i consumatori che quelle che hanno non vanno più bene. Se non si riesce a convincerli, si stabilisce con un'ordinanza che non la possono più usare.
  • I burocrati bloccano la circolazione delle auto non catalitiche per contrastare l'inquinamento. Ma non fanno alcun intervento verso fonti inquinanti ben più rilevanti, come gli impianti di riscaldamento centralizzati a gasolio. Adesso dovrei credere che un motorino usato per un tragitto di 20 minuti (provate a fare più di 20 minuti senza essere travolti da un autocarro) inquina di più di un bruciatore vecchio di trent'anni acceso per 8 ore al giorno? Stiamo scherzando, vero?
  • Gli impianti di alimentazione a gas (metano, GPL) contribuirebbero a rendere i veicoli non catalizzati meno inquinanti. Ma mentre gli incentivi statali (e industriali) per acquistare un'auto nuova sono sempre stati consistenti, i fondi destinati agli incentivi per gli impianti a gas per autotrazione sono diminuiti. Prima 650 euro, ora 350 euro. Soldi che vengono restituiti dopo l'installazione dell'impianto, non congiuntamente.
  • Se lo Stato mi penalizza nell'uso di una mia proprietà (uno scooter non catalizzato, un'auto non Euro2-3-4), perché non ho diritto ad alcun "risarcimento"? La mia proprietà perde valore d'uso e di mercato.
Mi fermo. L'ecologia è un affare prettamente industriale e politico. Non ha quasi nulla di concreto, di realistico. Gli interventi ecologisti sono misure asservite all'influenza degli industriali e all'indolenza di burocrati e governanti che, incapaci di affrontare il problema con misure serie e strutturali, intervengono nella maniera più facile e veloce.

E se uno non ha i soldi per cambiare auto? Nessun problema: il nostro Paese è terreno di conquista - nel senso di Far West senza regole - di centinaia di società finanziarie per il credito al consumo che, nella saggezza popolare di un tempo, si chiamavano usurai.