Ho installato e provato un bell'accordatore software. Si chiama AP Tuner , funziona con chitarre elettriche e acustiche (usando il line in o il microfono), ed è molto preciso. E' possibile impostare accordature standard e alternative nonché la frequenza di riferimento (440 Hz di default). Sembra essere realizzato con Flash.
L'ho trovato particolarmente utile per effettuare l'intonazione della chitarra elettrica, operazione che richiede pazienza e uno strumento abbastanza preciso da visualizzare scarti anche ridotti tra una nota e la sua corrispondente un'ottava più alta.
15 settembre 2006
Zune: il lancio di Microsoft.
Ieri ero troppo preso con la vicenda Telecom per dare opportuna segnalazione al lancio ufficiale di Microsoft Zune.
Siccome ne ho parlato in lungo e in largo, e con un certo anticipo, non sto a farla lunga.
Engadget (spulciate gli articoli con tag Zune) pubblica bellissime immagini nonché la dichiarazione del general manager di Zune, Chris Stephenson, secondo il quale a breve Zune avrà anche un telefono a bordo. Al mopmento non si capisce se sarà un VoIP su Wi-Fi o un GSM/CDMA (a seconda dei mercati).
Al di là dei dettagli tecnici, una cosa è chiara: come prevedeva l'amico Tomi Ahonen, l'era degli unconnected device è ormai irrimediabilmente tramontata.
Siccome ne ho parlato in lungo e in largo, e con un certo anticipo, non sto a farla lunga.
Engadget (spulciate gli articoli con tag Zune) pubblica bellissime immagini nonché la dichiarazione del general manager di Zune, Chris Stephenson, secondo il quale a breve Zune avrà anche un telefono a bordo. Al mopmento non si capisce se sarà un VoIP su Wi-Fi o un GSM/CDMA (a seconda dei mercati).
Al di là dei dettagli tecnici, una cosa è chiara: come prevedeva l'amico Tomi Ahonen, l'era degli unconnected device è ormai irrimediabilmente tramontata.
14 settembre 2006
Telecom vista da dentro (anzi dal basso).
Ieri sera mi ha chiamato un amico per chiedermi come stavo. Quando gli amici si preoccupano di te perché sanno in che azienda lavori, allora le cose non vanno affatto bene.
Non ho mai fatto mistero di lavorare per Telecom Italia; eppure in questi giorni di particolare confusione, in mezzo ad un susseguirsi di notizie e smentite, mi sono imposto di tacere, di non scrivere una riga, di concentrarmi sul lavoro ed evitare di trasmettere la mia ansia all'esterno.
Qui all'interno (meglio: dall'alto al basso, ovvero dagli intoccabili ai peones) circolano messaggio di "serenità, orientamento agli obiettivi e non parliamone più". Io, che ho un ufficio di fronte ai distributori automatici di caffè, posso confermare che questi messaggi vengono giustamente ignorati, e che tra un espresso e una minerale non si parla d'altro. Col groppo in gola, beninteso.
Mi sono proposto di tacere. Allora dico solo che ne scrivono - molto, molto meglio di me - .mau., De Biase e Mantellini. Un lettore di Mantellini commenta ironico: Apple che compra Telecom, tutto il business nelle intercettazioni.
Corriere, Repubblica , La Stampa, e Financial Times continuano a sottolineare gli aspetti drammatici, grotteschi e conflittuali della vicenda, e nonostante qualche (ingenuo o doloso) ottimismo sul filone media company, piovono critiche a destra e a manca, critiche difficili da respingere anche indossando i panni del dipendente. Oltre alla miserevole e materialistica preoccupazione di ritrovarsi presto in un'azienda dissanguata costretta a tagliare personale, c'è anche un sincero rincresicmento nel constatare che tanto la stampa quanto l'opinione pubblica usano termini come declino e sconfitta.
Sono troppo in basso per potermi esprimere su eventuali rischi finanziari e industriali a cui l'azienda potrebbe esporsi, e non mi va di parlare a vanvera per sentito dire. Da qui, dal basso della mia posizione, avverto forte e immediato il rischio che la persistente situazione di incertezza e la mancanza di una visione di lungo periodo, in termini di strategia e missione, possa tradursi in una perdita di fiducia, lealtà e impegno nei confronti dell'azienda. E non basta una letterina o le parole scanzonate del management per mettere l'animo in pace. Serve altro, ma non arriva.
Non ho mai fatto mistero di lavorare per Telecom Italia; eppure in questi giorni di particolare confusione, in mezzo ad un susseguirsi di notizie e smentite, mi sono imposto di tacere, di non scrivere una riga, di concentrarmi sul lavoro ed evitare di trasmettere la mia ansia all'esterno.
Qui all'interno (meglio: dall'alto al basso, ovvero dagli intoccabili ai peones) circolano messaggio di "serenità, orientamento agli obiettivi e non parliamone più". Io, che ho un ufficio di fronte ai distributori automatici di caffè, posso confermare che questi messaggi vengono giustamente ignorati, e che tra un espresso e una minerale non si parla d'altro. Col groppo in gola, beninteso.
Mi sono proposto di tacere. Allora dico solo che ne scrivono - molto, molto meglio di me - .mau., De Biase e Mantellini. Un lettore di Mantellini commenta ironico: Apple che compra Telecom, tutto il business nelle intercettazioni.
Corriere, Repubblica , La Stampa, e Financial Times continuano a sottolineare gli aspetti drammatici, grotteschi e conflittuali della vicenda, e nonostante qualche (ingenuo o doloso) ottimismo sul filone media company, piovono critiche a destra e a manca, critiche difficili da respingere anche indossando i panni del dipendente. Oltre alla miserevole e materialistica preoccupazione di ritrovarsi presto in un'azienda dissanguata costretta a tagliare personale, c'è anche un sincero rincresicmento nel constatare che tanto la stampa quanto l'opinione pubblica usano termini come declino e sconfitta.
Sono troppo in basso per potermi esprimere su eventuali rischi finanziari e industriali a cui l'azienda potrebbe esporsi, e non mi va di parlare a vanvera per sentito dire. Da qui, dal basso della mia posizione, avverto forte e immediato il rischio che la persistente situazione di incertezza e la mancanza di una visione di lungo periodo, in termini di strategia e missione, possa tradursi in una perdita di fiducia, lealtà e impegno nei confronti dell'azienda. E non basta una letterina o le parole scanzonate del management per mettere l'animo in pace. Serve altro, ma non arriva.
11 settembre 2006
Lo strano caso di Angelo Maria D'Addesio ovvero come subire lo spam e vivere felici (davvero?)
Angelo D'Addesio è un personaggio curioso e un po' sfortunato. Come ho avuto occasione di scrivere, pare che nella blogosfera si aggiri un anonimo spammer che - udite, udite - cerca spasmodicamente gli scritti (mediocri, per altro) di questo giornalista (gli piace essere chiamato così, accontentiamolo) e li inserisce come commenti nei post dei blog di mezzo mondo.
Io ne fui vittima tempo fa: mi ritrovai inondato di suoi contenuti, scrissi quind D'Addesio spammer, questi intervenne dicendo : "Non sono stato io!", quindi rettificai, ma lui si manifestò ancora pestando i piedini: "Gùgol dice che sono uno spammer, aiutami tu che tutto puoi!". E allora di nuovo a dire ai quattro venti che D'Addesio è un bravo bambino eccetera eccetera.
Long story short.
In queste ore però mi ritrovo di nuovo il blog intasato dei suoi imperituri corsivi: uno, due , tre , quattro e cinque.
Ecco, sorge spontanea la domanda: ma chi è quel pirla che, di tutta la roba che si trova in rete, fa il copiaincolla proprio delle sudate carte di D'Addesio?
Mah. Misteri della rete.
Yawn.
Io ne fui vittima tempo fa: mi ritrovai inondato di suoi contenuti, scrissi quind D'Addesio spammer, questi intervenne dicendo : "Non sono stato io!", quindi rettificai, ma lui si manifestò ancora pestando i piedini: "Gùgol dice che sono uno spammer, aiutami tu che tutto puoi!". E allora di nuovo a dire ai quattro venti che D'Addesio è un bravo bambino eccetera eccetera.
Long story short.
In queste ore però mi ritrovo di nuovo il blog intasato dei suoi imperituri corsivi: uno, due , tre , quattro e cinque.
Ecco, sorge spontanea la domanda: ma chi è quel pirla che, di tutta la roba che si trova in rete, fa il copiaincolla proprio delle sudate carte di D'Addesio?
Mah. Misteri della rete.
Yawn.
07 settembre 2006
Le foto del matrimonio.
Ieri sera ho finlamente ritirato dal lab le stampe del servizio matrimoniale fatto a giugno in Sardegna agli amici Anna e Stefano.
Mi ha fatto effetto vedere il centianio di stampe a colori e in bianco e nero su Kodak Professional Endura in formato 20x30.
Nel grande, i piccoli errori sono grandi errori; ma, fortunatamente anche le cose ben fatte si vedono in grande.
Un effetto, dicevo. Una sensazione piacevole - e provata raramente - di soddisfazione mista a gratificazione. Mi sono divertito a scovare tutte le mie distrazioni e le imperfezioni dovute alla scarsa esperienza; ma ho scoperto anche di aver fatto qualcosina di buono, di aver colto un'espressione, un momento, un dettaglio che, tutti insieme, acquisiscono il senso che cercavo: quello dell'evento solenne, della festa, della tensione.
Nei ritratti, specialmente, ho ritrovato una misura che avevo perduto, e accantonato per fare posto alla ricerca formale degli ultimi anni in cui ho ripreso esclusivamente paesaggio.
Io non so se capiterà ancora di testimoniare un evento come un matrimonio - una faticaccia, e pure rischiosa. Ma l'affronterei con il benedetto senno di poi, con quel briciolo di esperienza in più che si acquisisce solo provando, sbagliando e osservando: mi eviterei l'ombra del lampeggiatore contro i muri bianchi ma anche l'uso di un'attrezzatura all-manual; cercherei di dominare di più la regia dell'evento senza temere di stare tra i piedi.
La vicenda, risultati fotografici a parte, mi ha insegnato molto. Ci vuole coraggio a fare le cose, ma anche un po' di incoscienza laddove non riesco a fare appello nella fiducia delle mie capacità. Perché le cose più sensate, questa volta, le ho fatte buttandomi da un precipizio col sorriso sul volto.
E' tutto un gioco, devo reimparare a giocare.
Mi ha fatto effetto vedere il centianio di stampe a colori e in bianco e nero su Kodak Professional Endura in formato 20x30.
Nel grande, i piccoli errori sono grandi errori; ma, fortunatamente anche le cose ben fatte si vedono in grande.
Un effetto, dicevo. Una sensazione piacevole - e provata raramente - di soddisfazione mista a gratificazione. Mi sono divertito a scovare tutte le mie distrazioni e le imperfezioni dovute alla scarsa esperienza; ma ho scoperto anche di aver fatto qualcosina di buono, di aver colto un'espressione, un momento, un dettaglio che, tutti insieme, acquisiscono il senso che cercavo: quello dell'evento solenne, della festa, della tensione.
Nei ritratti, specialmente, ho ritrovato una misura che avevo perduto, e accantonato per fare posto alla ricerca formale degli ultimi anni in cui ho ripreso esclusivamente paesaggio.
Io non so se capiterà ancora di testimoniare un evento come un matrimonio - una faticaccia, e pure rischiosa. Ma l'affronterei con il benedetto senno di poi, con quel briciolo di esperienza in più che si acquisisce solo provando, sbagliando e osservando: mi eviterei l'ombra del lampeggiatore contro i muri bianchi ma anche l'uso di un'attrezzatura all-manual; cercherei di dominare di più la regia dell'evento senza temere di stare tra i piedi.
La vicenda, risultati fotografici a parte, mi ha insegnato molto. Ci vuole coraggio a fare le cose, ma anche un po' di incoscienza laddove non riesco a fare appello nella fiducia delle mie capacità. Perché le cose più sensate, questa volta, le ho fatte buttandomi da un precipizio col sorriso sul volto.
E' tutto un gioco, devo reimparare a giocare.
04 settembre 2006
Ciao, Steve.
Mi mancherai. Ho visto tutti i tuoi documentari, un appuntamento fisso.
Quest'estate in Florida in mezzo agli alligatori pensavo a come eri a tuo agio tra i coccodrilli austrialiani o manipolando ragni giganteschi e rettili d'ogni foggia.
Nessuno vuole morire, soprattutto così giovane. Ma gli animali erano la tua vita, e l'ultimo attimo l'hai vissuto con loro.
Riposa in pace.
Quest'estate in Florida in mezzo agli alligatori pensavo a come eri a tuo agio tra i coccodrilli austrialiani o manipolando ragni giganteschi e rettili d'ogni foggia.
Nessuno vuole morire, soprattutto così giovane. Ma gli animali erano la tua vita, e l'ultimo attimo l'hai vissuto con loro.
Riposa in pace.
01 settembre 2006
Medici.
A fine luglio, tanto per cambiare, ho subìto un incidente. Fermo allo STOP in Vespa sono stato tamponato da una Peugeot. Sleale, se ci pensate. Un'esperienza simile consente di verificare che il poggiatesta del sedile dell'auto serve davvero a qualcosa. Infatti la botta mi ha fatto un male cane. Ad un mese dall'incidente ho ancora mal di testa. Che si fa in questi casi? Procedura standard: visita al pronto soccorso e poi visita del medico della mutua per il decorso e le scartoffie.
A quanto pare, un decreto recente ha stabilito che è il medico del pronto soccorso, in base alla triage o all'umore del giorno, a stabilire se il paziente deve pagare o meno i 36 euro di ticket. Io devo essergli stato antipatico, perché me li ha fatti pagare tutti e 36 nonostante fossi vittima di un incidente stradale. Pazienza.
Il bello viene dopo. Viene col medico della mutua.
Mio padre, che è un medico all'antica, una volta mi ha detto che ci sono tre tipi di dottori in base al metodo con cui diagnosticano le malattie: i primi chiedono, i secondi toccano con mano mentre ai terzi è sufficiente osservare.
Evidentemente non conosceva il mio dottore della mutua, che è davvero formidabile. Lo chiameremo dottore del quarto tipo.
Il dottore del quarto tipo (di seguito d4t) è un incrocio tra un uomo e una scrivania disordinata, e non può stare in posizione eretta né deambulare senza una BMW serie 3.
Il d4p tipo esercita la medicina in presenza del paziente ma esclusivamente dal proprio computer.
Quando il paziente gli si para di fronte, il d4t non proferisce parola né interrompe la partita a Tetris, segno di grande capacità di concentrazione e distaccamento emotivo.
Dev'essere il paziente a rompere il silenzio per palesare la propria presenza ed avanzare una richiesta di aiuto, meglio se corredata da una diagnosi del pronto soccorso.
Non ci si faccia trarre in inganno dal continuo cliccare sul sito di Penthouse e gli occhi rivolti al cielo. Sebbene la prima impressione sia che il paziente gli sta rompendo i coglioni, in realtà il d4t sta dimostrando la sua superiorità scientifica e metodologica.
Laddove i suoi colleghi si abbassano a chiedere, tastare, auscultare o financo osservare, lui no: lui clicca.
Grazie all'intuito straordinario e a numerosi modelli precompilati in Word, dopo circa 20 secondi dal d4t si apre una prima fessura, da cui escono alcuni certificati che confermano la correttezza della diagnosi del pronto soccorso, e una seconda fessura, più piccola, in cui occorre inserire euro 30 (25 + IVA) ad uso interno. Il d4t rilascia ricevuta a fini fiscali quindi sigilla i certificati testè emessi.
E' il segnale convenuto. Il paziente, con un inchino e parole di gratitudine, deve intascare i certificati ed allontanarsi al fine di nn abusare oltre della paziente professionalità del d4t, nuovamente assorto nello schermo piatto da 21 pollici a matrice attiva e Dolby Surround, e non può sentire oltre. Pertanto, se il paziente ha omesso di dire che in quel momento accusa forti dolori al petto e al braccio sinistro, il d4t non vorrà elaborare i dati. Pazienza, sarà per il prossimo consulto.
A quanto pare, un decreto recente ha stabilito che è il medico del pronto soccorso, in base alla triage o all'umore del giorno, a stabilire se il paziente deve pagare o meno i 36 euro di ticket. Io devo essergli stato antipatico, perché me li ha fatti pagare tutti e 36 nonostante fossi vittima di un incidente stradale. Pazienza.
Il bello viene dopo. Viene col medico della mutua.
Mio padre, che è un medico all'antica, una volta mi ha detto che ci sono tre tipi di dottori in base al metodo con cui diagnosticano le malattie: i primi chiedono, i secondi toccano con mano mentre ai terzi è sufficiente osservare.
Evidentemente non conosceva il mio dottore della mutua, che è davvero formidabile. Lo chiameremo dottore del quarto tipo.
Il dottore del quarto tipo (di seguito d4t) è un incrocio tra un uomo e una scrivania disordinata, e non può stare in posizione eretta né deambulare senza una BMW serie 3.
Il d4p tipo esercita la medicina in presenza del paziente ma esclusivamente dal proprio computer.
Quando il paziente gli si para di fronte, il d4t non proferisce parola né interrompe la partita a Tetris, segno di grande capacità di concentrazione e distaccamento emotivo.
Dev'essere il paziente a rompere il silenzio per palesare la propria presenza ed avanzare una richiesta di aiuto, meglio se corredata da una diagnosi del pronto soccorso.
Non ci si faccia trarre in inganno dal continuo cliccare sul sito di Penthouse e gli occhi rivolti al cielo. Sebbene la prima impressione sia che il paziente gli sta rompendo i coglioni, in realtà il d4t sta dimostrando la sua superiorità scientifica e metodologica.
Laddove i suoi colleghi si abbassano a chiedere, tastare, auscultare o financo osservare, lui no: lui clicca.
Grazie all'intuito straordinario e a numerosi modelli precompilati in Word, dopo circa 20 secondi dal d4t si apre una prima fessura, da cui escono alcuni certificati che confermano la correttezza della diagnosi del pronto soccorso, e una seconda fessura, più piccola, in cui occorre inserire euro 30 (25 + IVA) ad uso interno. Il d4t rilascia ricevuta a fini fiscali quindi sigilla i certificati testè emessi.
E' il segnale convenuto. Il paziente, con un inchino e parole di gratitudine, deve intascare i certificati ed allontanarsi al fine di nn abusare oltre della paziente professionalità del d4t, nuovamente assorto nello schermo piatto da 21 pollici a matrice attiva e Dolby Surround, e non può sentire oltre. Pertanto, se il paziente ha omesso di dire che in quel momento accusa forti dolori al petto e al braccio sinistro, il d4t non vorrà elaborare i dati. Pazienza, sarà per il prossimo consulto.
31 agosto 2006
Microsoft Zune: qualche aggiornamento
Da Zuneinfo.com e ZuneInsider qualche interessante novità:
- il 25-26 luglio si è tenuto a Seattle il Vision Summit di Microsoft. Steve Ballmer ha speso più di una parola su Zune, come atteso.
- Toshiba dovrebbe costruire gli esemplari disponibili a partire da novembre. L'accordo consentirà di non litigare per le questioni inerenti la precedente (e saltata?) alleanza PlaysForSure.
- sul sito FCC è presente una prima versione di manuale d'istruzioni (pdf) di Zune, da cui si conferma la partecipazione Toshiba, nonché altridocumenti e immagini.
- ci saranno contenuti video precaricati su Zune: al momento 30 seconds to Mars e Serena Maneesh.
30 agosto 2006
[Recensione] Nino Vascon, Ricordo perfettamente.
Ieri sera, forza del web, ho ricevuto un graditssimo commento alla mia precedente recensione di Golpitalia, il romanzo umoristico di Nino Vascon. Autore del commento è Marco Vascon, che mi informa che Nino vive in montagna ed è grato per aver citato i suoi libri.
Ci mancherebbe. Mi ha fatto sorridere, a volte addirittura ridere. D'un riso amaro, s'intende. Ma quanti "romanzi storici" (uso questo terribile termine da antologia delle medie) ci riuscirebbero?
E allora andiamo per (dis)ordine, scrivendo due paroline sul primo romanzo dell'autore, ovvero:
Nino Vascon, Ricordo perfettamente. Memorie di un funzionario. Rizzoli, Milano, 1973.
C'è da dire che Ricordo perfettamente non è la storia farsesca del fascismo ma la cronaca degli aspetti verosimilmente farseschi di quell'epoca, un mare agitato in cui personaggi cinici, grotteschi e caricaturali (quindi verissimi) navigano a vista senza mai affondare, attraversando tempeste e cambi di timoniere ed uscendone sempre illesi ed asciutti. Sua Eccellenza, il carismatico capo del Servizio, comanda a bacchetta i suoi imbranati agenti (Carmine Bellezza, Martorana e colleghi) in svariate missioni che altro non sono che la ricostruzione delle malefatte e delle imprese del bieco ventennio.
Il lettore rivive in queste pagine gustose l'ascesa al potere del Duce, i goffi tentativi colonialisti, i cambiamenti culturali e sociali del Paese durante l'epoca del consenso, quello stesso consenso indifferente e opportunista descritto da Moravia.
La conquista dell'Albania e l'alleanza con la Germania nazista (atti oggettivamente gravissimi e violenti) vengono visti dalla porta di servizio, e la storia con s maiuscola diventa una storia piccola piccola, fatta di uomini pavidi, di ordini mal compresi, di improvvisi cambiamenti di rotta e di donne che fanno calare più di un paio di brache. E anche la tragedia e l'orrore diventano farsa, si sfaldano, si destrutturano, riuscendo addirittura a strappare un sorriso.
Carmine Bellezza ascolta, esegue, riporta, ma con distacco e con cinismo: ha dedizione ma non ha fede, è zelante ma non assorto. Così, ad ogni stormir di fronde, eccolo pronto a cambiare bandiera, a dire signorsì ad un altro signore (ma obbedendo sempre a Sua Eccellenza, epifenomeno di una classe dirigente camaleontica immune al tempo e alla storia) e portando sempre e comunque la pellaccia a casa. Senza mai sottrarsi ai piaceri della belle epoque.
Nei libri di Vascon non c'è traccia di eroe, e nemmeno se n'avverte il bisogno: perché gli eroi periscono per una causa, mentre gli zelanti funzionari sopravvivono agli eventi, adeguandosi ai pruriti di questo o quel generaletto.
Ricordo perfettamente e Gopitalia sono, indiscutibilmente, una storia d'Italia, anzi: la cronaca delle storie piccole che hanno fatto, disfatto (e all'occorrenza rifatto) l'Italia. E sono libri che andrebbero letti. Trovarli non è facile: Golpitalia prendeva polvere in un Mercatino dell'usato, in mezzo agli Harmony e ai Paperino. Ricordo perfettamente l'ho comprato su Ebay. Se li trovate, ne vale la pena.
Immancabile conclusione ovvero pensierino d'attualità. Non stiamo vivendo un'epoca così diversa da quella descritta dall'autore. Tra spie, politici, ministri, calciatori e giudici c'è poco da stare allegri. Chissà se Nino Vascon, guardando le Dolomiti dalla finestra di casa, non ci regalerà il terzo capitolo della saga di Carmine Bellezza?
29 agosto 2006
Rieccoci qui.
Tornato. Tempo di stirare il bucato di 4 lavatrici e ricomincio a scrivere.
Propositi che NON manterrò:
- scivere un sacco di cose furbe
- postare le foto del viaggio in Florida.
Cominciamo bene, cominciamo.
Propositi che NON manterrò:
- scivere un sacco di cose furbe
- postare le foto del viaggio in Florida.
Cominciamo bene, cominciamo.
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