Non ne ho scritto prima, ma ora devo farlo. Per forza. Stasera parto per la Sardegna dove i miei amici Stefano e Anna convoleranno domani a giuste nozze. Io sarò tra gli invitati, ma sarò anche il fotografo. Fotografo per fare l'album di nozze. Certo, loro si sono smanicati per dirmi che vogliono una cosetta alla buona, ma tant'è io ora ho più di qualche timore per il lavoro che dovrò fare. Non è una responsabilità mica da poco.
Inutile dire che su i.a.f. e altri luoghi ameni il consiglio più diffuso è stato: "rinuncia!"
Difficile dar loro torto. Ci si sposa una volta sola (vabbe', anche due, ma poi è diverso) e le foto mica possono essere uno schifo.
Com'è come non è, ora sono qui a controllare e ricontrollare che tutto sia a posto. Le mie Nikon, le Portra 160 e le CN400 ancora in frigo dentro al sacchetto anti raggi X, i flash con le pie fresche.
Basta questo? Neanche per sogno. Da stamattina rivedo ancora una volta tutti i fotoalbum di matrimonio pubblicati su web (interessante Scene da un matrimonio) cercando di memorizzare inquadrature, dettagli, sguardi e luci. Ma non è mica facile.
Io negli ultimi anni ho sempre fotografato il paesaggio, e anzi le persone erano quegli elementi di disturbo che ogni tanto intralciavano il mio lavoro costringendomi ad aspettare che fossero usciti dall'inquadratura. Contrappasso: fotografare persone, non cose. Persone che chiudono gli occhi, si girano, sbadigliano, hanno abiti molto chiari o molto scuri.
Ok, basta chiacchiere. Cè da fare la valigia, prendere i biglietti e il coupon della Hertz, e controllare ancora una volta l'attrezzatura. E poi via, quel che sarà, sarà.
Mi faccio l'in bocca al lupo. E che crepi...
17 giugno 2006
16 giugno 2006
Due giorni a Genova.
Per motivi che qui non dirò, ho passato due giorni a Genova. Due giorni pieni pieni.
A Genova è estate, più estate che a Torino.
Me ne sono accorto quando sono andato a prendere la Vespa dal garage, e mi sono messo nel traffico cittadino: ai semafori, le ragazze in scooter hanno la pelle abbronzata e i capelli più chiari.
Il giorno a Genova vcomincia presto, e con riti antichi. Poco dopo le 7 in via Albaro la gente è già per strada: chi dal fornaio a comprare pane e focaccia, chi alla fermata dell'autobus, chi in edicola a comprare il Secolo XIX.
Questo curisoso quotidiano genovese risulta illeggibile a chiunque non lo abbia letto almeno negli ultimi trent'anni. Poi ci si fa il callo, ci si abitua agli articoli incrompensibili e alle notiziole di cronaca locale, e non si riesce più a leggere il Corriere della Sera.
Ma girare col Secolo sottobraccio, fermarsi all'attraversamento per tentare di scorgere qualche faccia nota e fare rientro a casa passando davanti ai fiori di Pittaluga sono piaceri che non mi concedevo da tempo immemore.
Come fermarmi in chiesa.
Prima delle 8, la chiesa di San Francesco d'Albaro è inaspettatatmente frequentata: nella penombra profumata d'incenso, ci sono beghine, ragazzi in t-shirt e manager abbronazati con il Rolex, ognuno col proprio tempo e il proprio modo.
La chiesa è anche il campetto della parrocchia dove hanno giocato a pallone con il Tango (quando andava bene) o il Supertele (più frequentemente) decine di generazioni, e se non era la partita di calcetto era il pomeriggio con l'azione cattolica.
E accanto al campetto non poteva mancare il cinema parrocchiale, oggi sala d'essai, dove dagli 8 anni in poi mi sono formato come spettatore con pellicole come L'impero del sole, Ritorno al futuro, Tron, Labyrinth, La storia infinita, E.T., i Gremlins, Critters - Gli extra roditori e i Goonies.
Sala in cui gli amichetti più fortunati occupavano le ultime file (le prime tre erano in legno) per limonare con la ragazzina del momento.
Insomma, erano cose. Cose che non rivedevo da una vita.
A Genova è estate, più estate che a Torino.
Me ne sono accorto quando sono andato a prendere la Vespa dal garage, e mi sono messo nel traffico cittadino: ai semafori, le ragazze in scooter hanno la pelle abbronzata e i capelli più chiari.
Il giorno a Genova vcomincia presto, e con riti antichi. Poco dopo le 7 in via Albaro la gente è già per strada: chi dal fornaio a comprare pane e focaccia, chi alla fermata dell'autobus, chi in edicola a comprare il Secolo XIX.
Questo curisoso quotidiano genovese risulta illeggibile a chiunque non lo abbia letto almeno negli ultimi trent'anni. Poi ci si fa il callo, ci si abitua agli articoli incrompensibili e alle notiziole di cronaca locale, e non si riesce più a leggere il Corriere della Sera.
Ma girare col Secolo sottobraccio, fermarsi all'attraversamento per tentare di scorgere qualche faccia nota e fare rientro a casa passando davanti ai fiori di Pittaluga sono piaceri che non mi concedevo da tempo immemore.
Come fermarmi in chiesa.
Prima delle 8, la chiesa di San Francesco d'Albaro è inaspettatatmente frequentata: nella penombra profumata d'incenso, ci sono beghine, ragazzi in t-shirt e manager abbronazati con il Rolex, ognuno col proprio tempo e il proprio modo.
La chiesa è anche il campetto della parrocchia dove hanno giocato a pallone con il Tango (quando andava bene) o il Supertele (più frequentemente) decine di generazioni, e se non era la partita di calcetto era il pomeriggio con l'azione cattolica.
E accanto al campetto non poteva mancare il cinema parrocchiale, oggi sala d'essai, dove dagli 8 anni in poi mi sono formato come spettatore con pellicole come L'impero del sole, Ritorno al futuro, Tron, Labyrinth, La storia infinita, E.T., i Gremlins, Critters - Gli extra roditori e i Goonies.
Sala in cui gli amichetti più fortunati occupavano le ultime file (le prime tre erano in legno) per limonare con la ragazzina del momento.
Insomma, erano cose. Cose che non rivedevo da una vita.
15 giugno 2006
Music Gremlin: l'iPod con il Wi-Fi.
Phil Leigh di Inside Digital Media segnala Music Gremlin: questo simpatico gadget è un lettore MP3 da 8GB che potrebbe insidiare il regno di iPod.
Perché?
Perché è connesso. Connesso in Wi-Fi. E permette di acquistare musica da qualunque hotspot Wi-Fi (previa sottoscrizione di servizio per relativo billing) oppure inviare musica punto-punto ad altri Gremlin. Oppure può essere gestito con cavetto USB da Windows Media Player 10 (suppongo con DRM Microsoft).
Il gingillo costa per 299,99$.
Sul sito Music Gremlin (e presumibilmente dal menu del lettore MP3 appena trova una rete) si può scegliere e acquistare musica, con prezzi allineati ad iTunes. Due piani previsit: a la carte e all you can eat.
Riuscirà a spodestare il re iPod? E' difficile dirlo. Però un guru come Tomi Ahonen è solito ripetere che in un mondo connesso un device non connesso non ha futuro. E l'iPod - senza cavetto - è isolato come i protagonosti di Lost. Music Gremlin insiste proprio su questo: join a community.
Qualche dettaglio. MusicGremlin è un'azienda ovviamente americana, con base a New York e piuttosto giovane (fondata nel 2003 da una vecchia conoscenza, Jonathan Axelrod, già fondatore e presidente di Music123, l'e-shop di strumenti musicali, e da Robert Kedhouri). Il servizio direct to device music con relativo dispositivo è stato annunciato alla stampa a dicembre 2005. Qui l'intervista al co-founder Robert Kedhouri.
Perché?
Perché è connesso. Connesso in Wi-Fi. E permette di acquistare musica da qualunque hotspot Wi-Fi (previa sottoscrizione di servizio per relativo billing) oppure inviare musica punto-punto ad altri Gremlin. Oppure può essere gestito con cavetto USB da Windows Media Player 10 (suppongo con DRM Microsoft).
Il gingillo costa per 299,99$.
Sul sito Music Gremlin (e presumibilmente dal menu del lettore MP3 appena trova una rete) si può scegliere e acquistare musica, con prezzi allineati ad iTunes. Due piani previsit: a la carte e all you can eat.
Riuscirà a spodestare il re iPod? E' difficile dirlo. Però un guru come Tomi Ahonen è solito ripetere che in un mondo connesso un device non connesso non ha futuro. E l'iPod - senza cavetto - è isolato come i protagonosti di Lost. Music Gremlin insiste proprio su questo: join a community.
Qualche dettaglio. MusicGremlin è un'azienda ovviamente americana, con base a New York e piuttosto giovane (fondata nel 2003 da una vecchia conoscenza, Jonathan Axelrod, già fondatore e presidente di Music123, l'e-shop di strumenti musicali, e da Robert Kedhouri). Il servizio direct to device music con relativo dispositivo è stato annunciato alla stampa a dicembre 2005. Qui l'intervista al co-founder Robert Kedhouri.
12 giugno 2006
Cambiamenti.
Stamattina Repubblica propone un bel test powered by Almalaurea per scegliere gli studi universitari.
Naturalmente l'ho fatto.
Prima sezione, domande sulla consocenza del sistema universitario. Non ci capisco più una mazza: ma che sono 'sti CFU, alla fine? Boh.
Poi rafffica di domande sullo stesso tema: quanta voglia ha di fare anche quello che ti fa proprio schifo?
Quindi espiremere da 1 a 10 il proprio accordo con la solita, trita e ritrita serie di affermazioni valoriali: carriera, prestigio, tempo libero, formazione ecc.
Il tutto per ottenera una magnifica rappresentazione animale sul proprio profilo di studente. Sì, 10 profili corrispondenti a 10 animaletti.
E poi, degna conclusine, o sono cambiato completamente negli ultimi sette anni, oppure ho mentito clamorosamente a me stesso durante il test.
Via con i risultati!
Ecco quale animaletto sono: l'Aquilotto alpino. Vale la pena di leggere la descrizione, da cui apprendo che I percorsi di studio che sono stati scelti, con maggiore frequenza, dall’aquilotto sono quelli di architettura, dell’area giuridica e ingegneria; forse risulta leggermente più rappresentato anche il percorso in ambito agrario.
Agrario? Non so nemmeno innaffiare una pianta!
Ed ecco l'animaletto più distante da me: la tartaruga da giardino. Ma che carina: la tartaruga da giardino ha scelto generalmente un corso di laurea nell’ambito politico-sociale, economico-statistico, letterario.
Per dirla con Bartali: gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare.
Non è che a stare con gl'ingegneri mi sarò un po' rimbecillito?
Naturalmente l'ho fatto.
Prima sezione, domande sulla consocenza del sistema universitario. Non ci capisco più una mazza: ma che sono 'sti CFU, alla fine? Boh.
Poi rafffica di domande sullo stesso tema: quanta voglia ha di fare anche quello che ti fa proprio schifo?
Quindi espiremere da 1 a 10 il proprio accordo con la solita, trita e ritrita serie di affermazioni valoriali: carriera, prestigio, tempo libero, formazione ecc.
Il tutto per ottenera una magnifica rappresentazione animale sul proprio profilo di studente. Sì, 10 profili corrispondenti a 10 animaletti.
E poi, degna conclusine, o sono cambiato completamente negli ultimi sette anni, oppure ho mentito clamorosamente a me stesso durante il test.
Via con i risultati!
Ecco quale animaletto sono: l'Aquilotto alpino. Vale la pena di leggere la descrizione, da cui apprendo che I percorsi di studio che sono stati scelti, con maggiore frequenza, dall’aquilotto sono quelli di architettura, dell’area giuridica e ingegneria; forse risulta leggermente più rappresentato anche il percorso in ambito agrario.
Agrario? Non so nemmeno innaffiare una pianta!
Ed ecco l'animaletto più distante da me: la tartaruga da giardino. Ma che carina: la tartaruga da giardino ha scelto generalmente un corso di laurea nell’ambito politico-sociale, economico-statistico, letterario.
Per dirla con Bartali: gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare.
Non è che a stare con gl'ingegneri mi sarò un po' rimbecillito?
09 giugno 2006
[Recensioni] Nino Vascon, Golpitalia.
Come promesso, ecco qualche breve considerazione su Golpitalia. Ecco, per i puntigliosi:
Valgono, innanzitutto, le parolette spese a priori nel mio precedente post. In un'Italia divisa da anni di guerra civile (perché non è parer mio che quella dopo il '68 fu a tutti gli effetti guerra civile) ancora da dichiararsi conclusa, Vascon ci ride su con questo Golpitalia, che è la seconda delle avventure di Carmine Bellezza, funzionario del Servizio che racchiude in sé la summa dei difetti del popolo italiano (se mai ve n'è stato uno).
Sempre fedele al Servizio, da qualunque parte vada il Governo che lo foraggia, tra una missione e un incotro galante, Bellezza ci racconta gli anni di storia recente del nostro Paese: ed è una storia con la s minuscola, forse per colpa dello spessore dei personaggi che si muovono, fieri, arroganti e indisturbati, sul palcoscenico dell'Italia repubblicana.
Ma Bellezza la sa lunga, e agli slanci eroici preferisce, italianissimo, un conveniente comandi signorsì rivolto a quella Sua Eccellenza che incarna, pittoresca e inossidabile, generazioni di burocrati ed eminenze grigie che hanno retto le sorti (avverse) della Nazione.
E dal suo esilio parigino, tra una battuta e una riflessione amara, Bellezza allude, neanche troppo nascostamente, all'Italia dei colonnelli, al consenso fascista e fascistoide ancra vivo e vegeto nei pubblici apparati, ad un sistema che si affida più al caso che al rigore. E' questa la piccola e tardiva vendetta del funzionario Bellezza: spifferare tutto, nomi e cognomi, di chi l'ha traviato e coinvolto in sordide congiure.
Un libro che si legge in un soffio e che strappa più di un sorriso, almeno tra chi conosce qulche dettaglio della storia contemporanea. Peccato che non si trovi altra traccia di Vascon. Chissà che fine ha fatto.
Addendum: i libri a puntate andrebbero letti in ordine, e io non l'ho fatto: sto finendo ora il primo capitolo della saga di Bellezza (Ricordo perfettamente. Memorie di un funzionario), e ne renderò presto conto.
Nino Vascon, Golpitalia, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
Valgono, innanzitutto, le parolette spese a priori nel mio precedente post. In un'Italia divisa da anni di guerra civile (perché non è parer mio che quella dopo il '68 fu a tutti gli effetti guerra civile) ancora da dichiararsi conclusa, Vascon ci ride su con questo Golpitalia, che è la seconda delle avventure di Carmine Bellezza, funzionario del Servizio che racchiude in sé la summa dei difetti del popolo italiano (se mai ve n'è stato uno).
Sempre fedele al Servizio, da qualunque parte vada il Governo che lo foraggia, tra una missione e un incotro galante, Bellezza ci racconta gli anni di storia recente del nostro Paese: ed è una storia con la s minuscola, forse per colpa dello spessore dei personaggi che si muovono, fieri, arroganti e indisturbati, sul palcoscenico dell'Italia repubblicana.
Ma Bellezza la sa lunga, e agli slanci eroici preferisce, italianissimo, un conveniente comandi signorsì rivolto a quella Sua Eccellenza che incarna, pittoresca e inossidabile, generazioni di burocrati ed eminenze grigie che hanno retto le sorti (avverse) della Nazione.
E dal suo esilio parigino, tra una battuta e una riflessione amara, Bellezza allude, neanche troppo nascostamente, all'Italia dei colonnelli, al consenso fascista e fascistoide ancra vivo e vegeto nei pubblici apparati, ad un sistema che si affida più al caso che al rigore. E' questa la piccola e tardiva vendetta del funzionario Bellezza: spifferare tutto, nomi e cognomi, di chi l'ha traviato e coinvolto in sordide congiure.
Un libro che si legge in un soffio e che strappa più di un sorriso, almeno tra chi conosce qulche dettaglio della storia contemporanea. Peccato che non si trovi altra traccia di Vascon. Chissà che fine ha fatto.
Addendum: i libri a puntate andrebbero letti in ordine, e io non l'ho fatto: sto finendo ora il primo capitolo della saga di Bellezza (Ricordo perfettamente. Memorie di un funzionario), e ne renderò presto conto.
08 giugno 2006
Alice e la password birichina.
Da qualche giorno per inviare SMS dal sito di Alice è necessario inserire una password casuale che appare in una gif. Ma guarda un po' cosa mi ha fatto scrivere ieri sera...
07 giugno 2006
Chi vespa mangia le mele.
A quanto pare di Vespe ne so più io del brizzolato Guido Bagatta, autoproclamatosi intenditore, appassionato e collezionista. Peccato che nel suo GB Show su Radio Dee Jay di domenica 4 giugno continuasse a dire che la Vespa era stata progettata e costruita negli anni '50. Ma dai, Guido, sei fuori di dieci anni.
(Io gliel'ho scritto, ma so che non mi risponderà...)
(Io gliel'ho scritto, ma so che non mi risponderà...)
06 giugno 2006
6/6/6
Vabbe', oggi tutti a parlare del diavolo er via di 'sta data.
Marketing a parte, oggi, ma 62 anni fa, gli Alleati compivano un enorme sacrificio per affrontare il vero diavolo, l'incarnazione del male: era il 6 giugno 1944.
Marketing a parte, oggi, ma 62 anni fa, gli Alleati compivano un enorme sacrificio per affrontare il vero diavolo, l'incarnazione del male: era il 6 giugno 1944.
Fuzzy identity.
In questi giorni, scrivendo il mio articolo "Due o tre cose che so sui blog", ho riletto il post di Granieri sull'uso dei blog. Il guru indica la ricerca di una identità definita come fattore vincente e premiante della vita d un blog.
Impossibile dargli torto. Io per primo mi scoccio se capito in blog poco coerenti.
Se cerco di leggere il mio blog con gli occhi del visitatore anziché dell'autore, devo ammettere che nel mio caso non c'è mai stata la ricerca di un'identità precisa e definita.
Scrivo quello che sento, che vorrei condividere con gli altri, spesso trascinato da una sorta di istinto a colmare il mio debito informativo nei confronti della rete.
Ancor peggio se cerco di applicare la classificazione di Falso Idillio: tra chi dovrei mettermi: cacciatore, tessitore o sciamano?
Resto al momento in una dimensione meno definita, più fuzzy. Ho i miei tormentoni (la fotografia, le scenette di vita da single, qualche scenario tecnologico) ma temo di non aver dato un'impronta forte a senzainnocenza.
Grave? Non lo so. Di certo qui non c'è la folla, ma mi consolo con la teoria delle distribuzioni statistiche e con quel saggio scritto quasi 60 anni fa da Lasswell e Kaplan: i giochi sono fatti, e chi ha ottenuto popolarità e autorevolezza all'inizio ha la forza per mantenerle nel tempo.
Vabbe, vorrà dire che resterò un blogger di nicchia...
Impossibile dargli torto. Io per primo mi scoccio se capito in blog poco coerenti.
Se cerco di leggere il mio blog con gli occhi del visitatore anziché dell'autore, devo ammettere che nel mio caso non c'è mai stata la ricerca di un'identità precisa e definita.
Scrivo quello che sento, che vorrei condividere con gli altri, spesso trascinato da una sorta di istinto a colmare il mio debito informativo nei confronti della rete.
Ancor peggio se cerco di applicare la classificazione di Falso Idillio: tra chi dovrei mettermi: cacciatore, tessitore o sciamano?
Resto al momento in una dimensione meno definita, più fuzzy. Ho i miei tormentoni (la fotografia, le scenette di vita da single, qualche scenario tecnologico) ma temo di non aver dato un'impronta forte a senzainnocenza.
Grave? Non lo so. Di certo qui non c'è la folla, ma mi consolo con la teoria delle distribuzioni statistiche e con quel saggio scritto quasi 60 anni fa da Lasswell e Kaplan: i giochi sono fatti, e chi ha ottenuto popolarità e autorevolezza all'inizio ha la forza per mantenerle nel tempo.
Vabbe, vorrà dire che resterò un blogger di nicchia...
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