Ieri ho trovato una piccola talpa. Morta. Per cause naturali, direi. Non è che posso fornire il referto autoptico e il tossicologico, però era tutta intera, non aveva ferite, e il pelo ancora nero e lucido. Io credo che sia morta serena, senza soffrire: sul musetto aveva una specie di sorriso, quando l'ho infilata in un sacchetto di plastica, con delicatezza. Per capire cosa può aver stroncato questa giovane vita -- di cui, per ovvi motivi, sarebbe fuori luogo sostenere che era da poco venuta alla luce -- sono andato su Google e ho fatto la ricerca più banale. Le prime tre pagine di risultati si riferivano al Reality Show, e non mi è andata meglio con Wikipedia, dove un preciso redattore ci spiega tutto sullo show della Perego. Molto, molto bene.
Requiescat in pace. Non si è persa molto, né stando sotto terra né tirando le cuoia.
02 maggio 2006
28 aprile 2006
Genovesi, svegliatevi!
Il Secolo XIX è sempre stato un giornalaccio. Quando vivevo a Genova lo leggevo perché lo comprava (e lo compra ancora) papà. Notizie brevi, raffazzonate. Spesso dovevo rileggere due volte la stessa frase in un articolo: una sintassi ostica. Ed è pure il quarto quotidiano d'Italia per diffusione.
Cosa succede oggi? Succede un fattaccio di nera, di quelli che fanno vendere un sacco di copie e generano un miracolo di clic: donna sgozzata in un appartamento dei vicoli di Genova. Ne parlano un po' tutti: Repubblica, La Stampa...
A questo punto, cosa fa un genovese che vuole saperne di più? Va alla fonte, al quotidiano cittadino. E il Secolo cosa fa, invece? Ci ricorda che ha compiuto 120 anni. Bene, ecchissenefrega. In quel marasma che è il sito web del Secolo, si trova tutto tranne l'unica notizia che avrebbe potuto incrementare i clic per unique user e altre cosette così: un morto ammazzato, con rispetto parlando.
Ma sì, c'è sempre il blog di Galletta per facilitare il sonnellino pomeridiano: lui lo chiama Ventirighe, ma ne bastano 3 per sbadigliare.
Cosa succede oggi? Succede un fattaccio di nera, di quelli che fanno vendere un sacco di copie e generano un miracolo di clic: donna sgozzata in un appartamento dei vicoli di Genova. Ne parlano un po' tutti: Repubblica, La Stampa...
A questo punto, cosa fa un genovese che vuole saperne di più? Va alla fonte, al quotidiano cittadino. E il Secolo cosa fa, invece? Ci ricorda che ha compiuto 120 anni. Bene, ecchissenefrega. In quel marasma che è il sito web del Secolo, si trova tutto tranne l'unica notizia che avrebbe potuto incrementare i clic per unique user e altre cosette così: un morto ammazzato, con rispetto parlando.
Ma sì, c'è sempre il blog di Galletta per facilitare il sonnellino pomeridiano: lui lo chiama Ventirighe, ma ne bastano 3 per sbadigliare.
27 aprile 2006
Azione ostile.
È questo il termine usato dalle forze armate per definire gli attentati perpetrati contro il nostro esercito e i Carabinieri in missione a Nassiriya. Dopo la strage alla base Maestrale (12 novembre 2003, 19 vittime) e l'elicottero precipitato (31 maggio 2005, 4 vittime; sarà stata davvero una tempesta di sabbi?a), altre 3 vite interrotte in Iraq.
C'è un nome per tutto, in questa guerra. Un nome per gli attacchi (azioni ostili), un nome per le bombe utilizzate (IED, Improvised Explosive Device), un nome per le menti e le mani (unità M-21 del Mukhabarat, il servizio di intelligence di Saddam).
È come se si stesse affidando a questo raffinato nominalismo il compito di anestetizzare le nostre paure e tenere a distanza la certezza di aver compiuto un errore grave e grossolano.
C'è un nome per tutto, in questa guerra. Un nome per gli attacchi (azioni ostili), un nome per le bombe utilizzate (IED, Improvised Explosive Device), un nome per le menti e le mani (unità M-21 del Mukhabarat, il servizio di intelligence di Saddam).
È come se si stesse affidando a questo raffinato nominalismo il compito di anestetizzare le nostre paure e tenere a distanza la certezza di aver compiuto un errore grave e grossolano.
21 aprile 2006
Le particelle elementari.
Esce oggi per la regia di Oskar Roehler il film tratto dall'omonimo romanzo di Michel Houellebecq; concorre per l'Orso d'Oro alla festival del cinema di Berlino.
Le particelle, che ho letto dopo Piattaforma e prima di Estensione del dominio della lotta, è un libro a metà, non incompiuto ma nemmeno completamente realizzato nelle sue potenzialità. Forse non del tutto maturo. Un romanzo che non mi ha convinto del tutto né lasciato un segno profondo. La storia ruota intorno alle vicende personali -- tragiche come si addice ai personaggi houellebechiani -- di due fratellastri abbandonati dalla madre e intrappolati nelle loro esistenze, diversissime ma ugualmente disperate. Un raggio di luce -- l'arrivo nelle loro vite di una forma d'amore -- si rivelerà breve, fatuo e impotente di fronte alle tenebre esistenziali.
Nel romanzo non mancano molte scene di sesso che invece pare siano state tagliate ed edulcorate nel film.
Le particelle è la prima riduzione cinematografica dei lavori di Houellebecq e, personalmente, avrei preferito un altro titolo, come i più incisivi Estensione o Piattaforma. Probabilmente il secondo è stato scartato per le accuse di xenofobia mosse verso l'autore. Insomma, per sciogliere i dubbi l'unica soluzione è andare al cinema.
In rete, una bella recensione di Valentina Pieraccini e un articolo sul Corriere.
Le particelle, che ho letto dopo Piattaforma e prima di Estensione del dominio della lotta, è un libro a metà, non incompiuto ma nemmeno completamente realizzato nelle sue potenzialità. Forse non del tutto maturo. Un romanzo che non mi ha convinto del tutto né lasciato un segno profondo. La storia ruota intorno alle vicende personali -- tragiche come si addice ai personaggi houellebechiani -- di due fratellastri abbandonati dalla madre e intrappolati nelle loro esistenze, diversissime ma ugualmente disperate. Un raggio di luce -- l'arrivo nelle loro vite di una forma d'amore -- si rivelerà breve, fatuo e impotente di fronte alle tenebre esistenziali.
Nel romanzo non mancano molte scene di sesso che invece pare siano state tagliate ed edulcorate nel film.
Le particelle è la prima riduzione cinematografica dei lavori di Houellebecq e, personalmente, avrei preferito un altro titolo, come i più incisivi Estensione o Piattaforma. Probabilmente il secondo è stato scartato per le accuse di xenofobia mosse verso l'autore. Insomma, per sciogliere i dubbi l'unica soluzione è andare al cinema.
In rete, una bella recensione di Valentina Pieraccini e un articolo sul Corriere.
20 aprile 2006
Nuova autodifesa telefonica.
"Buonasera, parlo con il signor... (lieve incespicare delle sillabe) Pier-san-tel-li?"
"Ipotizziamo di sì. Chi lo desidera?"
"Sono Francesca di Sky e la chiamo..."
"Francesca? Proprio tu? Ma che piacere!"
"Chiedo scusa, forse c'è un equivoco, io sono un'operatrice di Sky, e chiamo per offrirle parabola e installazione gratis..."
"Non sei Chicca?"
"Direi di no. Io lavoro a progetto da tre settimane."
"E... come sei vestita?"
"Mi scusi, signore, ma questo esula dalla nostra conversazione."
"Sai, ti immagino con un tubino attillato, tacchi molto alti e le unghie laccate di rosso. Insomma, molto porca."
"Senta, non so cosa si sia messo in testa, ma io vorrei solo sapere se intende aderire all'offerta Sky!"
"Ah, che peccato: quell'accidenti di parabola l'avrei presa solo dalla Chicca, mica da una Francesca qualunque che, per inciso, mi sta rompendo i coglioni mentre cerco di mangiare la prima bistecca tenera che compro all'Auchan da cinque anni a questa parte e mentre l'agente speciale Dana Scully scopre di avere una figlia di 3 anni. Ma grazie, grazie comunque per aver chiamato."
clic
Richiamerà, le donne sono fatte così.
"Ipotizziamo di sì. Chi lo desidera?"
"Sono Francesca di Sky e la chiamo..."
"Francesca? Proprio tu? Ma che piacere!"
"Chiedo scusa, forse c'è un equivoco, io sono un'operatrice di Sky, e chiamo per offrirle parabola e installazione gratis..."
"Non sei Chicca?"
"Direi di no. Io lavoro a progetto da tre settimane."
"E... come sei vestita?"
"Mi scusi, signore, ma questo esula dalla nostra conversazione."
"Sai, ti immagino con un tubino attillato, tacchi molto alti e le unghie laccate di rosso. Insomma, molto porca."
"Senta, non so cosa si sia messo in testa, ma io vorrei solo sapere se intende aderire all'offerta Sky!"
"Ah, che peccato: quell'accidenti di parabola l'avrei presa solo dalla Chicca, mica da una Francesca qualunque che, per inciso, mi sta rompendo i coglioni mentre cerco di mangiare la prima bistecca tenera che compro all'Auchan da cinque anni a questa parte e mentre l'agente speciale Dana Scully scopre di avere una figlia di 3 anni. Ma grazie, grazie comunque per aver chiamato."
clic
Richiamerà, le donne sono fatte così.
19 aprile 2006
Un libro per caso: Golpitalia.
Ieri ero in anticipo e così ho fatto un giro al Mercatino dell'usato. Ci vado volentieri, in quel luogo: tra divani macchiati di vomito, camerette a ponte tappezzate di adesivi e servizi scompagnati, mi muovo allegro e a mio agio. Sono, tra l'altro, l'unico italiano. Va bene così.
Stavo scorrendo lo scaffale di fumetti e libri usati quando il mio sguardo si è soffermato su questo curioso titolo: Golpitalia. Per completezza:
Nino Vascon, Golpitalia, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
Debbo fare una piccola premessa. Io sono quello delle teorie della cospirazione. Se visitate il mio cesso, invece di Topolino o Quattroruote come in tutti i cessi delle persone normali, potete trovarci la relazione Pellegrino sulla strategia della tensione e tutto lo scibile su Gladio, Rosa dei venti, golpi da operetta e non.
Potete capire che un titolo così non poteva passare inosservato. Dato il prezzo politico, 50 centesimi, l'ho comprato e subito iniziato a leggere. Dalla quarta di copertina capisco che si tratta di un romanzo umoristico che narra avvenimenti a cavallo tra i '60 e i '70. Il protagonista, Carmine Bellezza, è un funzionario dei servizi segreti in esilio che, dall'esilio a Parigi, decide di vuotare il sacco. Infine, sembra il secondo capitolo della saga del funzionario Bellezza (Nino Vascon, Ricordo perfettamente, Rizzoli, Milano, 1973).
Torniamo a Golpitalia.
Millenovecentosettantacinque. Questo Nino Vascon prende per il culo i fascisti e i golpisti nel '75, a sei anni da Piazza Fontana: tempi in cui pure i giornalisti e i giudici avevano paura di fiatare.
Lo stile è spassoso: già dalle prime pagine si ride amaro, tra pungenti allusioni a eminenze grigie, nostalgici del compiantissimo, armate Brancaleone allo sbaraglio, e avvenimenti poco cristallini (bellissima la frase con cui il funzionario si difende dalle accuse: "Io non ero a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 e tantomeno nella palestra di lotta giapponese, poiché aborro lo sport").
Entusiasta di queste prime pagine, ho fatto qualche ricerca in rete. Zero o poco più. Con Google, laconici riferimenti all'Autore ma nessuna traccia del libro. Idem in Usenet, di solito ricca come il mare. Ho provato sul sito dell'editore, Rizzoli, ma Golpitalia non sembra esistere nei suoi archivi. In un attacco di megalomania, mi è anche venuto in mente di chiedere notizie direttamente all'editore, ma poi ho ricordato che l'editore è Ricucci, e che l'avevano appena sbattuto al gabbio. (Tranquilli, due giorni ed è fuori). Pertanto, una mia eventuale recensione di Golpitalia sarà una delle poche notizie su questo libro. Ed è un peccato, perché è un libro leggero che tratta di cose pesantissime e vere, ma ci scherza su con cinismo disincantato. Si preannuncia un'ottima lettura.
Stavo scorrendo lo scaffale di fumetti e libri usati quando il mio sguardo si è soffermato su questo curioso titolo: Golpitalia. Per completezza:
Nino Vascon, Golpitalia, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
Debbo fare una piccola premessa. Io sono quello delle teorie della cospirazione. Se visitate il mio cesso, invece di Topolino o Quattroruote come in tutti i cessi delle persone normali, potete trovarci la relazione Pellegrino sulla strategia della tensione e tutto lo scibile su Gladio, Rosa dei venti, golpi da operetta e non.
Potete capire che un titolo così non poteva passare inosservato. Dato il prezzo politico, 50 centesimi, l'ho comprato e subito iniziato a leggere. Dalla quarta di copertina capisco che si tratta di un romanzo umoristico che narra avvenimenti a cavallo tra i '60 e i '70. Il protagonista, Carmine Bellezza, è un funzionario dei servizi segreti in esilio che, dall'esilio a Parigi, decide di vuotare il sacco. Infine, sembra il secondo capitolo della saga del funzionario Bellezza (Nino Vascon, Ricordo perfettamente, Rizzoli, Milano, 1973).
Torniamo a Golpitalia.
Millenovecentosettantacinque. Questo Nino Vascon prende per il culo i fascisti e i golpisti nel '75, a sei anni da Piazza Fontana: tempi in cui pure i giornalisti e i giudici avevano paura di fiatare.
Lo stile è spassoso: già dalle prime pagine si ride amaro, tra pungenti allusioni a eminenze grigie, nostalgici del compiantissimo, armate Brancaleone allo sbaraglio, e avvenimenti poco cristallini (bellissima la frase con cui il funzionario si difende dalle accuse: "Io non ero a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 e tantomeno nella palestra di lotta giapponese, poiché aborro lo sport").
Entusiasta di queste prime pagine, ho fatto qualche ricerca in rete. Zero o poco più. Con Google, laconici riferimenti all'Autore ma nessuna traccia del libro. Idem in Usenet, di solito ricca come il mare. Ho provato sul sito dell'editore, Rizzoli, ma Golpitalia non sembra esistere nei suoi archivi. In un attacco di megalomania, mi è anche venuto in mente di chiedere notizie direttamente all'editore, ma poi ho ricordato che l'editore è Ricucci, e che l'avevano appena sbattuto al gabbio. (Tranquilli, due giorni ed è fuori). Pertanto, una mia eventuale recensione di Golpitalia sarà una delle poche notizie su questo libro. Ed è un peccato, perché è un libro leggero che tratta di cose pesantissime e vere, ma ci scherza su con cinismo disincantato. Si preannuncia un'ottima lettura.
18 aprile 2006
Il panorama di Mirafiori.
L'altra notte io e il mio amico Piero si era a Mirafiori sud, nella piazza del mercato (attrezzatura di rito: Nikon F e Velvia io e Canon Digital lui), a fotografare.
Notte di plenilunio, per l'esattezza. Una notte già tiepida.
Si era lì, treppiede e bolla, a inquadrare la piazza deserta, una piazza di un quartiere che ha visto lo sviluppo, la crescita, il disagio, la speranza. Non è Porto Rotondo, ecco.
In fondo, seduti sulle panche, un gruppo di ragazzini ci stavano guardando incuriositi. Non avevano l'aria proprio allegra e spensierata di quando hai 12-13 anni. Poi il più coraggioso si è fatto avanti chiedendo: "State facendo fotografie? E cosa fotografate?"
"Il paesaggio intorno", abbiamo risposto.
"E capirai che panorama!" ha scherzato uno di quelli.
Allora lo abbiamo chiamati, e sono venuti timidamente intorno a noi.
Io stavo inquadrando le chiome di due platani illuminati dai lampioni e dalla luna contro un cielo blu scuro ma non non nero. Uno dei ragazzini ha guardato gli alberi e il cielo nel pozzetto della mia F, in silenzio. "Hai visto che anche questo può essere un panorama?", gli ho chiesto.
Sono tornati a giocare al pallone, e dentro di me speravo che pensassero alla piazza anche con l'immagine dei platani contro il cielo blu.
Notte di plenilunio, per l'esattezza. Una notte già tiepida.
Si era lì, treppiede e bolla, a inquadrare la piazza deserta, una piazza di un quartiere che ha visto lo sviluppo, la crescita, il disagio, la speranza. Non è Porto Rotondo, ecco.
In fondo, seduti sulle panche, un gruppo di ragazzini ci stavano guardando incuriositi. Non avevano l'aria proprio allegra e spensierata di quando hai 12-13 anni. Poi il più coraggioso si è fatto avanti chiedendo: "State facendo fotografie? E cosa fotografate?"
"Il paesaggio intorno", abbiamo risposto.
"E capirai che panorama!" ha scherzato uno di quelli.
Allora lo abbiamo chiamati, e sono venuti timidamente intorno a noi.
Io stavo inquadrando le chiome di due platani illuminati dai lampioni e dalla luna contro un cielo blu scuro ma non non nero. Uno dei ragazzini ha guardato gli alberi e il cielo nel pozzetto della mia F, in silenzio. "Hai visto che anche questo può essere un panorama?", gli ho chiesto.
Sono tornati a giocare al pallone, e dentro di me speravo che pensassero alla piazza anche con l'immagine dei platani contro il cielo blu.
13 aprile 2006
Tutti stanchi anche a La Stampa.
La home page de La Stampa di oggi regala un accostamento quanto mai insolito.
Sulla destra, foto di Papa Benedetto XVI e titolo ad effetto:
CRONACHEPoco più in basso, questo insolito commento alla cattura di Provenzano:
Il Papa: «Il mondo ha bisogno di Dio»
CRONACHEIn quanto a delicatezza, non avrebbero potuto fare peggio.
Cosa Nostra cerca il nuovo padrino
Morto un papa se ne fa un altro. La vecchia regola vale a maggior ragione per Cosa Nostra, dove un lungo vuoto di potere non è ammissibile. Chi prenderà il posto di Bernardo Provenzan
Foto: La Stampa.
11 aprile 2006
Tutti stanchi al Corriere.
Va bene che hanno fatto la notte dietro alle elezioni, va bene che è stato arrestato Provenzano e quindi le altre notizie passano in secondo piano, ma con quest'articolo sulla sonda spaziale la redazione del Corriere ha dato il peggio di sé. Probabilmente lo correggeranno nelle prossime ore. Al momento conto almeno sei errori e imprecisioni dal titolo alla fine del primo capoverso.
Ecco qualche chicca:
Ecco qualche chicca:
La manovra ha richiesto una complessa manovra. Non ne dubitavo.È più enigmatico il pianeta Venere o il contenuto di questo articolo?
dopo un viaggio di 400 milioni di chilometri. la sonda ha viaggiato per 400 milioni di chilometri [...] Dopo il punto si usa il maiuscolo, anche per ripetere un concetto appena spiegato.
L'inserimento in orbita della sonda intorno a Venere, una manovra che i tecnici hanno ribattezzato Voi (Venus Orbit Insertion ha richiesto una serie di comandi da Terra, accensioni del propulsore e manovre progettate per rallentare la sonda». Qui c'è di tutto: parentesi aperte e non chiuse e virgolette chiuse e non aperte.
velocitá [...] sará [...] studierá. Con l'accento sulla à, però.
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