"Buonasera, parlo con il signor... (lieve incespicare delle sillabe) Pier-san-tel-li?"
"Ipotizziamo di sì. Chi lo desidera?"
"Sono Francesca di Sky e la chiamo..."
"Francesca? Proprio tu? Ma che piacere!"
"Chiedo scusa, forse c'è un equivoco, io sono un'operatrice di Sky, e chiamo per offrirle parabola e installazione gratis..."
"Non sei Chicca?"
"Direi di no. Io lavoro a progetto da tre settimane."
"E... come sei vestita?"
"Mi scusi, signore, ma questo esula dalla nostra conversazione."
"Sai, ti immagino con un tubino attillato, tacchi molto alti e le unghie laccate di rosso. Insomma, molto porca."
"Senta, non so cosa si sia messo in testa, ma io vorrei solo sapere se intende aderire all'offerta Sky!"
"Ah, che peccato: quell'accidenti di parabola l'avrei presa solo dalla Chicca, mica da una Francesca qualunque che, per inciso, mi sta rompendo i coglioni mentre cerco di mangiare la prima bistecca tenera che compro all'Auchan da cinque anni a questa parte e mentre l'agente speciale Dana Scully scopre di avere una figlia di 3 anni. Ma grazie, grazie comunque per aver chiamato."
clic
Richiamerà, le donne sono fatte così.
20 aprile 2006
19 aprile 2006
Un libro per caso: Golpitalia.
Ieri ero in anticipo e così ho fatto un giro al Mercatino dell'usato. Ci vado volentieri, in quel luogo: tra divani macchiati di vomito, camerette a ponte tappezzate di adesivi e servizi scompagnati, mi muovo allegro e a mio agio. Sono, tra l'altro, l'unico italiano. Va bene così.
Stavo scorrendo lo scaffale di fumetti e libri usati quando il mio sguardo si è soffermato su questo curioso titolo: Golpitalia. Per completezza:
Nino Vascon, Golpitalia, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
Debbo fare una piccola premessa. Io sono quello delle teorie della cospirazione. Se visitate il mio cesso, invece di Topolino o Quattroruote come in tutti i cessi delle persone normali, potete trovarci la relazione Pellegrino sulla strategia della tensione e tutto lo scibile su Gladio, Rosa dei venti, golpi da operetta e non.
Potete capire che un titolo così non poteva passare inosservato. Dato il prezzo politico, 50 centesimi, l'ho comprato e subito iniziato a leggere. Dalla quarta di copertina capisco che si tratta di un romanzo umoristico che narra avvenimenti a cavallo tra i '60 e i '70. Il protagonista, Carmine Bellezza, è un funzionario dei servizi segreti in esilio che, dall'esilio a Parigi, decide di vuotare il sacco. Infine, sembra il secondo capitolo della saga del funzionario Bellezza (Nino Vascon, Ricordo perfettamente, Rizzoli, Milano, 1973).
Torniamo a Golpitalia.
Millenovecentosettantacinque. Questo Nino Vascon prende per il culo i fascisti e i golpisti nel '75, a sei anni da Piazza Fontana: tempi in cui pure i giornalisti e i giudici avevano paura di fiatare.
Lo stile è spassoso: già dalle prime pagine si ride amaro, tra pungenti allusioni a eminenze grigie, nostalgici del compiantissimo, armate Brancaleone allo sbaraglio, e avvenimenti poco cristallini (bellissima la frase con cui il funzionario si difende dalle accuse: "Io non ero a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 e tantomeno nella palestra di lotta giapponese, poiché aborro lo sport").
Entusiasta di queste prime pagine, ho fatto qualche ricerca in rete. Zero o poco più. Con Google, laconici riferimenti all'Autore ma nessuna traccia del libro. Idem in Usenet, di solito ricca come il mare. Ho provato sul sito dell'editore, Rizzoli, ma Golpitalia non sembra esistere nei suoi archivi. In un attacco di megalomania, mi è anche venuto in mente di chiedere notizie direttamente all'editore, ma poi ho ricordato che l'editore è Ricucci, e che l'avevano appena sbattuto al gabbio. (Tranquilli, due giorni ed è fuori). Pertanto, una mia eventuale recensione di Golpitalia sarà una delle poche notizie su questo libro. Ed è un peccato, perché è un libro leggero che tratta di cose pesantissime e vere, ma ci scherza su con cinismo disincantato. Si preannuncia un'ottima lettura.
Stavo scorrendo lo scaffale di fumetti e libri usati quando il mio sguardo si è soffermato su questo curioso titolo: Golpitalia. Per completezza:
Nino Vascon, Golpitalia, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
Debbo fare una piccola premessa. Io sono quello delle teorie della cospirazione. Se visitate il mio cesso, invece di Topolino o Quattroruote come in tutti i cessi delle persone normali, potete trovarci la relazione Pellegrino sulla strategia della tensione e tutto lo scibile su Gladio, Rosa dei venti, golpi da operetta e non.
Potete capire che un titolo così non poteva passare inosservato. Dato il prezzo politico, 50 centesimi, l'ho comprato e subito iniziato a leggere. Dalla quarta di copertina capisco che si tratta di un romanzo umoristico che narra avvenimenti a cavallo tra i '60 e i '70. Il protagonista, Carmine Bellezza, è un funzionario dei servizi segreti in esilio che, dall'esilio a Parigi, decide di vuotare il sacco. Infine, sembra il secondo capitolo della saga del funzionario Bellezza (Nino Vascon, Ricordo perfettamente, Rizzoli, Milano, 1973).
Torniamo a Golpitalia.
Millenovecentosettantacinque. Questo Nino Vascon prende per il culo i fascisti e i golpisti nel '75, a sei anni da Piazza Fontana: tempi in cui pure i giornalisti e i giudici avevano paura di fiatare.
Lo stile è spassoso: già dalle prime pagine si ride amaro, tra pungenti allusioni a eminenze grigie, nostalgici del compiantissimo, armate Brancaleone allo sbaraglio, e avvenimenti poco cristallini (bellissima la frase con cui il funzionario si difende dalle accuse: "Io non ero a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 e tantomeno nella palestra di lotta giapponese, poiché aborro lo sport").
Entusiasta di queste prime pagine, ho fatto qualche ricerca in rete. Zero o poco più. Con Google, laconici riferimenti all'Autore ma nessuna traccia del libro. Idem in Usenet, di solito ricca come il mare. Ho provato sul sito dell'editore, Rizzoli, ma Golpitalia non sembra esistere nei suoi archivi. In un attacco di megalomania, mi è anche venuto in mente di chiedere notizie direttamente all'editore, ma poi ho ricordato che l'editore è Ricucci, e che l'avevano appena sbattuto al gabbio. (Tranquilli, due giorni ed è fuori). Pertanto, una mia eventuale recensione di Golpitalia sarà una delle poche notizie su questo libro. Ed è un peccato, perché è un libro leggero che tratta di cose pesantissime e vere, ma ci scherza su con cinismo disincantato. Si preannuncia un'ottima lettura.
18 aprile 2006
Il panorama di Mirafiori.
L'altra notte io e il mio amico Piero si era a Mirafiori sud, nella piazza del mercato (attrezzatura di rito: Nikon F e Velvia io e Canon Digital lui), a fotografare.
Notte di plenilunio, per l'esattezza. Una notte già tiepida.
Si era lì, treppiede e bolla, a inquadrare la piazza deserta, una piazza di un quartiere che ha visto lo sviluppo, la crescita, il disagio, la speranza. Non è Porto Rotondo, ecco.
In fondo, seduti sulle panche, un gruppo di ragazzini ci stavano guardando incuriositi. Non avevano l'aria proprio allegra e spensierata di quando hai 12-13 anni. Poi il più coraggioso si è fatto avanti chiedendo: "State facendo fotografie? E cosa fotografate?"
"Il paesaggio intorno", abbiamo risposto.
"E capirai che panorama!" ha scherzato uno di quelli.
Allora lo abbiamo chiamati, e sono venuti timidamente intorno a noi.
Io stavo inquadrando le chiome di due platani illuminati dai lampioni e dalla luna contro un cielo blu scuro ma non non nero. Uno dei ragazzini ha guardato gli alberi e il cielo nel pozzetto della mia F, in silenzio. "Hai visto che anche questo può essere un panorama?", gli ho chiesto.
Sono tornati a giocare al pallone, e dentro di me speravo che pensassero alla piazza anche con l'immagine dei platani contro il cielo blu.
Notte di plenilunio, per l'esattezza. Una notte già tiepida.
Si era lì, treppiede e bolla, a inquadrare la piazza deserta, una piazza di un quartiere che ha visto lo sviluppo, la crescita, il disagio, la speranza. Non è Porto Rotondo, ecco.
In fondo, seduti sulle panche, un gruppo di ragazzini ci stavano guardando incuriositi. Non avevano l'aria proprio allegra e spensierata di quando hai 12-13 anni. Poi il più coraggioso si è fatto avanti chiedendo: "State facendo fotografie? E cosa fotografate?"
"Il paesaggio intorno", abbiamo risposto.
"E capirai che panorama!" ha scherzato uno di quelli.
Allora lo abbiamo chiamati, e sono venuti timidamente intorno a noi.
Io stavo inquadrando le chiome di due platani illuminati dai lampioni e dalla luna contro un cielo blu scuro ma non non nero. Uno dei ragazzini ha guardato gli alberi e il cielo nel pozzetto della mia F, in silenzio. "Hai visto che anche questo può essere un panorama?", gli ho chiesto.
Sono tornati a giocare al pallone, e dentro di me speravo che pensassero alla piazza anche con l'immagine dei platani contro il cielo blu.
13 aprile 2006
Tutti stanchi anche a La Stampa.
La home page de La Stampa di oggi regala un accostamento quanto mai insolito.
Sulla destra, foto di Papa Benedetto XVI e titolo ad effetto:
CRONACHEPoco più in basso, questo insolito commento alla cattura di Provenzano:
Il Papa: «Il mondo ha bisogno di Dio»
CRONACHEIn quanto a delicatezza, non avrebbero potuto fare peggio.
Cosa Nostra cerca il nuovo padrino
Morto un papa se ne fa un altro. La vecchia regola vale a maggior ragione per Cosa Nostra, dove un lungo vuoto di potere non è ammissibile. Chi prenderà il posto di Bernardo Provenzan
Foto: La Stampa.
11 aprile 2006
Tutti stanchi al Corriere.
Va bene che hanno fatto la notte dietro alle elezioni, va bene che è stato arrestato Provenzano e quindi le altre notizie passano in secondo piano, ma con quest'articolo sulla sonda spaziale la redazione del Corriere ha dato il peggio di sé. Probabilmente lo correggeranno nelle prossime ore. Al momento conto almeno sei errori e imprecisioni dal titolo alla fine del primo capoverso.
Ecco qualche chicca:
Ecco qualche chicca:
La manovra ha richiesto una complessa manovra. Non ne dubitavo.È più enigmatico il pianeta Venere o il contenuto di questo articolo?
dopo un viaggio di 400 milioni di chilometri. la sonda ha viaggiato per 400 milioni di chilometri [...] Dopo il punto si usa il maiuscolo, anche per ripetere un concetto appena spiegato.
L'inserimento in orbita della sonda intorno a Venere, una manovra che i tecnici hanno ribattezzato Voi (Venus Orbit Insertion ha richiesto una serie di comandi da Terra, accensioni del propulsore e manovre progettate per rallentare la sonda». Qui c'è di tutto: parentesi aperte e non chiuse e virgolette chiuse e non aperte.
velocitá [...] sará [...] studierá. Con l'accento sulla à, però.
10 aprile 2006
10 aprile 2006, ore 16...
...il Corriere dice che l'Unione è in vantaggio. Questo blog non si schiera, si limita a citare il dato per dovere di cronaca.
Politiche 2006.
Per la cronaca, ho fatto il mio dovere questa mattina, alle ore 8.30, nella sezione 31 del comune di Settimo Torinese.
06 aprile 2006
Capitani senza coraggio.
La nave sta affondando ma siccome io non sono il capitano, di certo non affonderò con essa. La nave sta affondando e l'unica cosa che posso augurarmi è di godermi lo spettacolo da una scialuppa perché io appartengo alla ciurma e sul ponte non mi hanno mai fatto salire.
Eppure qualcosa mi dice che sulla prima scialuppa calata in mare, la prima ad allontanarsi dal relitto, non prenderanno posto i marinai, i macchinisti o il cuoco, ma il capitano con tutti gli ufficiali.
04 aprile 2006
La signora Franca.
La signora Franca non è la moglie di Ciampi, ma è la mia vicina di casa, la mia dirimpettaia.
La signora Franca, in realtà, si chiama Luisa: ma mi ha sempre detto di chiamarla Franca e di darle del tu. Io invece sono un po' orso, e la chiamo signora e le dò del lei. D'altronde, ha una certa età. Potrebbe essere una zia, diciamo.
La signora Franca soffre d'insonnia e gurda la Tv tutta la notte, tutte le notti. Poi, ogni mattina, quando mi vede uscire con la borsa, mi chiede se la TV mi disturba. No, signora, nessun disturbo. E' vero: mi addormento con le cannonate, figuriamoci con un pelo di volume della TV.
Da qualche giorno ho la tosse e il raffreddore. Proprio quando sto per andare a dormire, mi viene la tosse. Il perché non lo so: è come se la tosse avesse un orologio con la sveglia puntata su mezzanotte. Così da qualche sera mi metto a dormire ma tossisco. E i muri di casa mia, come i muri di tutti gli edifici di residenza popolare in periferia, sono sottili. Ho fatto un po' di chiasso, pergiove.
Questa mattina la sigora Franca bussa alla mia porta. Ha la tosse, vero?, mi chiede. Sì, mi scusi se l'ho disturbata, ho la tosse, rispondo io. Ecco, uno non può nemmeno tossire, penso tra me e me, che lo viene a sapere tutto il vicinato. Macché disturbo e disturbo, ribatte lei. Siamo esseri umani: come potrei arrabbiarmi? Le volevo dare queste, e mi porge 6 bustine di Mucosolvan, le bustine per la tosse.
Ecco: la signora Franca non si voleva lamentare. Voleva spezzare l'anomia del single senza famiglia nell'alloggio di periferia.
La signora Franca, in realtà, si chiama Luisa: ma mi ha sempre detto di chiamarla Franca e di darle del tu. Io invece sono un po' orso, e la chiamo signora e le dò del lei. D'altronde, ha una certa età. Potrebbe essere una zia, diciamo.
La signora Franca soffre d'insonnia e gurda la Tv tutta la notte, tutte le notti. Poi, ogni mattina, quando mi vede uscire con la borsa, mi chiede se la TV mi disturba. No, signora, nessun disturbo. E' vero: mi addormento con le cannonate, figuriamoci con un pelo di volume della TV.
Da qualche giorno ho la tosse e il raffreddore. Proprio quando sto per andare a dormire, mi viene la tosse. Il perché non lo so: è come se la tosse avesse un orologio con la sveglia puntata su mezzanotte. Così da qualche sera mi metto a dormire ma tossisco. E i muri di casa mia, come i muri di tutti gli edifici di residenza popolare in periferia, sono sottili. Ho fatto un po' di chiasso, pergiove.
Questa mattina la sigora Franca bussa alla mia porta. Ha la tosse, vero?, mi chiede. Sì, mi scusi se l'ho disturbata, ho la tosse, rispondo io. Ecco, uno non può nemmeno tossire, penso tra me e me, che lo viene a sapere tutto il vicinato. Macché disturbo e disturbo, ribatte lei. Siamo esseri umani: come potrei arrabbiarmi? Le volevo dare queste, e mi porge 6 bustine di Mucosolvan, le bustine per la tosse.
Ecco: la signora Franca non si voleva lamentare. Voleva spezzare l'anomia del single senza famiglia nell'alloggio di periferia.
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