Mazzette, sbirri e cimici per spiare le mirabolanti imprese pre elettorali di Piero Marrazzo e di Alessandra Coscialunga Mussolini. La destra deve capire che per squalificare la sinistra non servono questi mezzucci: basta Prodi.
Peggio di così...
09 marzo 2006
08 marzo 2006
[Cantine.org] Senseless - Garage is screamin'.
I quattro brani presenti nel demo "garage is screamin", uscito l'estate scorsa, tradiscono superficialità, mancanza di idee e scarsa preparazione.
La prima traccia "Claudia" è costruita intorno ad un riff che prende a piene mani dai Nirvana, tanto da sembrare una cover, mentre il cantante Krine (?) dichiara la propria ammirazione per James Hetfield, ma senza completare il compito.
La quarta traccia, registrata in presa diretta, non è un bel biglietto da visita: i 4 ragazzi infilano un errore dietro l'altro, tra fischi e rumori.
Le canzoni, al di là di difetti tecnici, non mostrano una completezza compositiva né una progettualità evoluta. Sono per lo più abbozzi di idee da sviluppare.
La qualità del demo è squalificata anche da una registrazione non professionale che sortisce quello che è probabilmente il nemico numero uno di un musicista: un suono scatoloso e zanzaroso.
Così non va. Non ancora, naturalmente. I 4 ragazzi toscani sono giovani (vent'anni in media) e pieni di buona volontà (la band si è formata ad aprile e due mesi dopo hanno inciso il demo). Lavorando sodo possono fare sicuramente di meglio.
Senseless - Garage is screamin' (giu 2005)
# Claudia
# Last Dream
# Painful Child
# TNT - Live in studio
Sito dei Senseless
07 marzo 2006
Storia di un manico/3.
Terza parte.
Con la seconda parte di questa mini serie eravamo rimasti all'intervento di falegnameria (effettuato con successo) per ridurre l'altezza del manico.
Rimanevano due attività da svolgere:
Un amico conosciuto sul newsgroup, a sua volta musicista e liutaio, mi ha fatto una sorpresona fornendomi una serie di spine di acero tornite a mano, di diametri e lunghezze diverse.
Ho quindi misurato con il calibro la profondità dei fori pre esistenti e ho tagliato porzioni di spine della lunghezza desiderata (con una tolleranza di qualche decimo di mm in più).
Quindi ho rifinito la superficie delle spine con carta vetrata dalla grana fine (400) fino ad ottenere il diametro desiderato (esattamente 4 mm), ripetendo l'operazione per le 4 spine necessarie.
Ho inserito un goccia di colla vinilica nei fori del manico e spalmato un po' di colla anche sulle spine. Successivamente ho inserito la prima spina nel foro aiutandomi con qualche copetto di martello fino al completo inserimento, avendo cura di eliminare l'eccesso di colla vinilica dalla superficie del legno.
La fotografia seguente mostra l'aspetto di una spina lavorata e pronta all'uso, e di una spina già inserita nel legno.
Una volta nserita la spina, essa sporge di poco dalla superficie del manico; pertanto occorre spianarla con una piccola lima e con carta a vetro fino a raggiungere il livello della basa. L'immagine seguente il lavoro ultimato: la spina è stata spianata a livello della superficie del manico ed è pronta per asciugare e adattarsi al corpo ospite.
Per lavorare in tutta sicurezza ho fissato il manico al tavolo da lavoro con un morsetto da falegname.
Ecco un altro dettaglio del lavoro terminato: le quattro spine sono state inserite, incollate e spianate. La superficie del manico è stata nuovamente trattata con carta a vetro finissima.
Il prossimo passo consiste nel praticare i quattro fori nella posizione corretta. L'idea iniziale consisteva nell'utilizzare un telaietto di carta di spagna sagomato seconda la forma e la posizione dei fori da praticare.
Ma una volta fissata la sagoma al manico, non ho avuto la sensazione di sicurezza che mi aspettavo. La sagoma si presenta troppo leggera e rischia di muoversi sul legno facendomi sbagliare il foro.
Pertanto ho evitato questo rischio e ho accantonato l'idea di utilizzare la sagoma di ottone.
Ho quindi optato per una nuova idea: con l'ausilio di un morsetto da falegname ho fissato saldamente il manico nel nack pocket del corpo della chitarra, ovvero nella sua posizione normale. Dopo essermi assicurato della correttezza della sua posizione e dell'accoppiamento manico-corpo, ho cominciato a praticare quattro fori con una punta molto sottile (2 mm) attraverso i fori presenti sull'attacco del corpo, dove vengono inserite le viti di fissaggio. La piccola punta del trapano è stata avvolta con carta adesiva al fine di creare lo spessore necessario per praticare fori centrati rispetto al foro di partenza. Questo mi ha evitato l'errore di praticare fori eccentrici. Con molta cautela ho utilizzato successivamente una punta più grande (3 mm) ottenendo i quattro fori nei punti desiderati.
Il risultato ha soddisfatto le aspettative e mi ha permesso di effettuare una prima prova di compatibilità avvitando il manico al corpo. Il risultato ha dato esito positivo, pertanto sono passato alla fase di verniciatura.
Dopo aver rifinito ancora una volta con carata vetrata 400 la superifice della base del manico, ho proceduto a mascherare la parte già verniciata del manico e la tastiera, quindi ho passato tre mani di vernice nitro sulla superficie grezza, ottenendo l'effetto laccato già presente sul manico.
Purtroppo la qualità delle foo non rende giustizia al lavoro eseguito.
Lasciata essicare la vernice è stato quindi possibile avvitare il manico al corpo, effettuare il setup e l'intonazione e, con grande soddisfazione, dichiarare felicemente conclusa la miniserie del manico scalloped.
Con la seconda parte di questa mini serie eravamo rimasti all'intervento di falegnameria (effettuato con successo) per ridurre l'altezza del manico.
Rimanevano due attività da svolgere:
- tappare i fori esistenti
- creare i nuovi fori per il montaggio.
Un amico conosciuto sul newsgroup, a sua volta musicista e liutaio, mi ha fatto una sorpresona fornendomi una serie di spine di acero tornite a mano, di diametri e lunghezze diverse.
Ho quindi misurato con il calibro la profondità dei fori pre esistenti e ho tagliato porzioni di spine della lunghezza desiderata (con una tolleranza di qualche decimo di mm in più).
Quindi ho rifinito la superficie delle spine con carta vetrata dalla grana fine (400) fino ad ottenere il diametro desiderato (esattamente 4 mm), ripetendo l'operazione per le 4 spine necessarie.
Ho inserito un goccia di colla vinilica nei fori del manico e spalmato un po' di colla anche sulle spine. Successivamente ho inserito la prima spina nel foro aiutandomi con qualche copetto di martello fino al completo inserimento, avendo cura di eliminare l'eccesso di colla vinilica dalla superficie del legno.
La fotografia seguente mostra l'aspetto di una spina lavorata e pronta all'uso, e di una spina già inserita nel legno.
Una volta nserita la spina, essa sporge di poco dalla superficie del manico; pertanto occorre spianarla con una piccola lima e con carta a vetro fino a raggiungere il livello della basa. L'immagine seguente il lavoro ultimato: la spina è stata spianata a livello della superficie del manico ed è pronta per asciugare e adattarsi al corpo ospite.
Per lavorare in tutta sicurezza ho fissato il manico al tavolo da lavoro con un morsetto da falegname.
Ecco un altro dettaglio del lavoro terminato: le quattro spine sono state inserite, incollate e spianate. La superficie del manico è stata nuovamente trattata con carta a vetro finissima.
Il prossimo passo consiste nel praticare i quattro fori nella posizione corretta. L'idea iniziale consisteva nell'utilizzare un telaietto di carta di spagna sagomato seconda la forma e la posizione dei fori da praticare.
Ma una volta fissata la sagoma al manico, non ho avuto la sensazione di sicurezza che mi aspettavo. La sagoma si presenta troppo leggera e rischia di muoversi sul legno facendomi sbagliare il foro.
Pertanto ho evitato questo rischio e ho accantonato l'idea di utilizzare la sagoma di ottone.
Ho quindi optato per una nuova idea: con l'ausilio di un morsetto da falegname ho fissato saldamente il manico nel nack pocket del corpo della chitarra, ovvero nella sua posizione normale. Dopo essermi assicurato della correttezza della sua posizione e dell'accoppiamento manico-corpo, ho cominciato a praticare quattro fori con una punta molto sottile (2 mm) attraverso i fori presenti sull'attacco del corpo, dove vengono inserite le viti di fissaggio. La piccola punta del trapano è stata avvolta con carta adesiva al fine di creare lo spessore necessario per praticare fori centrati rispetto al foro di partenza. Questo mi ha evitato l'errore di praticare fori eccentrici. Con molta cautela ho utilizzato successivamente una punta più grande (3 mm) ottenendo i quattro fori nei punti desiderati.
Il risultato ha soddisfatto le aspettative e mi ha permesso di effettuare una prima prova di compatibilità avvitando il manico al corpo. Il risultato ha dato esito positivo, pertanto sono passato alla fase di verniciatura.
Dopo aver rifinito ancora una volta con carata vetrata 400 la superifice della base del manico, ho proceduto a mascherare la parte già verniciata del manico e la tastiera, quindi ho passato tre mani di vernice nitro sulla superficie grezza, ottenendo l'effetto laccato già presente sul manico.
Purtroppo la qualità delle foo non rende giustizia al lavoro eseguito.
Lasciata essicare la vernice è stato quindi possibile avvitare il manico al corpo, effettuare il setup e l'intonazione e, con grande soddisfazione, dichiarare felicemente conclusa la miniserie del manico scalloped.
Fine della terza e ultima parte.
06 marzo 2006
[Pubblicità] Vendo Peavey Blazer 158
Quest'annuncio si trova su Mercatino Musicale.
Per cambio strumentazione vendo amplificatore a transistor per chitarra elettrica
Peavey Blazer 158
da 15 W in condizioni pari al nuovo, e quindi perfettamente funzionante.Interamente progettato e costruito negli USA (non produzioni economiche koreane o cinesi) come certificato da targhetta sul retro.
Ideale per saletta e casa. Non sfigura in esibizioni live in piccoli ambienti (pub, birreria).
- 2 canali separati (clean e distorto con tecnologia Supersat -- non l'economica serie Transtube)
- Canale distorto con volume e gain.
- Cono da 8".
- Equalizzatore a 3 bande (bassi, medi, alti).
- Riverbero meccanico a molla (non effetto digitale) molto profondo.
- Ingresso per chitarra, uscita cuffie e uscita PRE (per collegarlo ad un registratore, al PC, al mixer o a un finale di potenza).
- Fornito con manuale di istruzioni.
Disponibili moltissime foto digitali.
Spedizione a carico dell'acquirente. Imballo maniacale. Pagamento con bonifico bancario.
Per qualsiasi domanda, scrivetemi.
03 marzo 2006
Duevirgolacinque.
Secondo rialzo della BCE in tre mesi. D'altronde si sapeva, si sapeva eccome. Tre anni fa i tassi erano al minimo storico. Uno ci spera sempre, ma non si poteva festeggiare all'infinito.
Io, matita dietro l'orecchio, ci perdo quei 200 euro l'anno. I soliti noti (commercianti, professionisti ecc.) correranno ai ripari con il metodo consolidato: evaderanno il fisco per qualche euro in più. Non li vorremo mica costringere a farci pagare pizza e cocacola più degli attuali ed onestissimi 15 euro, no?
E io pago.
Aggiornamento. Ci sono andato un po' troppo leggero. Quindi rettifico: per fronteggiare l'aumento dei tassi di interesse, i ristoratori si impegneranno tanto ad aumentare l'evasione fiscale quanto ad aumentare ancora i prezzi. Loro sì, che ci sanno fare.
02 marzo 2006
La fine della pellicola e del progresso.
Senza troppi indugi, l'editoriale di PC professionale di marzo afferma che il superamento del digitale sulla pellicola è avvenuto nel 2002 e che il processo sarà completato entro il 2009 -- possiamo interpretare questa frase come "la pellicola sparirà dalla circolazione" o simili.
Le pagine seguenti ci offrono le solite prove delle point and shoot -- limitatissime nelle funzioni -- che però non costano meno di 3-400 euro.
Per chi vuole di più -- cioè avere le stesse funzioni offerte da una reflex da 100 euro, deve spenderne almeno 10 volte tanto. Sto parlando dell'equivalente di uno stipendio medio.
Voglio fare il marxista fino in fondo. A prescindere dagli indubbi vantaggi e comodità offerte dal digitale, il passaggio obbligato e unidirezionale dall'analogico al digitale è la creazione (sovrastrutturale) di bisogni indotti che genera, ancora una volta, un cleavage forte e insanabile tra chi può permettersi di esporsi con una spesa non indifferente per proseguire un'attività anche solo dilettantistica se non semi-professionali, e chi è rassegnato a stare a guardare mentre gli strumenti del proprio lavoro vengono forzosamente considerati inadeguati e non più utilizzabili.
Si diffondono come il cancro, quindi, le lusinghe demoniache del microcredito e del credito al consumo, che privano i consumatori della loro dignità prima ancora che dei loro risparmi, e accrescono enormemente le ricchezze di gruppi finanziari di dubbia moralità.
Il progresso, si diceva, è tale solo se sono molti a goderne i frutti. In questo caso, e in questo tempo, sono sempre le grandi corporation e le finanziarie a godere del frutto di un progresso che è regresso perché non porta anche ad uno progresso morale.
Immortale e tragicamente vera la profezia di Pasolini: "Io credo nel progresso, non credo nello sviluppo!"
01 marzo 2006
[Cantine.org] Suburban Base - EP 2004
Sto ascoltando il primo EP (datato marzo 2004) dei Suburban Base. E' un ascolto retrospettivo, perché nel frattempo la band milanese, formatasi nel 2003, ha continuato per la propria strada, con il CD "Sublimation" del 2006 (per la Full stroke records) e una nutrita serie di date nel nord Italia.
Com'erano i Suburban Base due anni fa? Bravi, compatti e potenti, e anche con qualcosa da dire (in inglese). L'EP è confezionato con cura: arrangiamenti solidi e articolati, chitarre belle grosse, cori e piatti che volano da tutte le parti. Un rock duro, che mi ha ricordato i GBH dei primissimi '90: ma loro, a rff pesanti e veloci, aggiungono raffinatezza compositiva e testi non banali.
"Puoi sentire le mie ferite?", chiede il vocalist Abele "Vecchio" Sangiorgio. Sì, le sento e sembrano vere, e sincere. Perché questo EP è suonato con il cuore e con il cervello. Ogni cosa è a suo posto, un progetto maturo; ma i Suburban Base fanno di più: nella bellissima "My last new day" inseriscono un quartetto d'archi e un pianoforte acustico. Il risultato è intenso, dolce e malinconico: mai lezioso, mai ruffiano. E' solo una pausa. Il rock, quello duro, riprende con "Clean plash" che chiude in bellezza l'EP.
La curiosità, adesso, è grande: come saranno i Suburban Base oggi, a due anni dal loro debutto? Azzardo un'ipotesi: più bravi, più compatti e più potenti.
www.suburbanbase.it
TRACKLIST:
1 Stolen lies
2 Run of the world
3 Taste
4 New last day
5 Clean plash
27 febbraio 2006
Mi sono innamorato.
Qualcuno si è chiesto se sono sparito? Probabilmente no. E comunque: niente da fare, non è facile togliermi di torno.
La verità è che mi sono innamorato e quando uno si innamora fa un po' l'egoista e tende a trascurare tutto, amici e nemici, per dedicarsi al nuovo amore.
Eccola, la luce dei miei occhi e soprattutto delle mie orecchie.
25 watt, interamente valvolare, cono da 12", riverbero a molla. Costruzione artiginale, made in Brazil, ha il ritmo dentro.
Ho trascurato il resto? Voi fareste lo stesso.
La verità è che mi sono innamorato e quando uno si innamora fa un po' l'egoista e tende a trascurare tutto, amici e nemici, per dedicarsi al nuovo amore.
Eccola, la luce dei miei occhi e soprattutto delle mie orecchie.
25 watt, interamente valvolare, cono da 12", riverbero a molla. Costruzione artiginale, made in Brazil, ha il ritmo dentro.
Ho trascurato il resto? Voi fareste lo stesso.
17 febbraio 2006
16 febbraio 2006
Olimpia a Milano: il photoblog.
Grande successo ieri sera alla Fabbrica del Vapore per l'inaugurazione di Olimpia di Fulvio Bortolozzo.
Ed ecco, per presenti ed assenti, le immagini scattate prima e durante l'evento.
Fulvio si prepara ad allestire la mostra.
Ultimi ritocchi, e che tutto sia in bolla!
Vaghe somiglianze...
Delio e la sua mano.
Franco e la sua Nikon.
Gianni "the veteran".
Alfonso e il maestro in posa prima dell'inaugurazione.
Mariella che ha sfornato le torte.
Piero (traditore delle Leica) sorride soddisfatto.
Non sembra, ma gongolo tra le due neotopografie sabaude.
Fulvio parla: che strano...
Nelle foto mancano gli affezionati iafiner accorsi all'evento, che qui cito in rigoroso ordine sparso: Gelatina, Il Ventu, Cristoforo, Geco, AndreA, Dogbert...
Chi volesse pubblicare altre foto della serata può mandarmele per email.
Ed ecco, per presenti ed assenti, le immagini scattate prima e durante l'evento.
Fulvio si prepara ad allestire la mostra.
Ultimi ritocchi, e che tutto sia in bolla!
Vaghe somiglianze...
Delio e la sua mano.
Franco e la sua Nikon.
Gianni "the veteran".
Alfonso e il maestro in posa prima dell'inaugurazione.
Mariella che ha sfornato le torte.
Piero (traditore delle Leica) sorride soddisfatto.
Non sembra, ma gongolo tra le due neotopografie sabaude.
Fulvio parla: che strano...
Nelle foto mancano gli affezionati iafiner accorsi all'evento, che qui cito in rigoroso ordine sparso: Gelatina, Il Ventu, Cristoforo, Geco, AndreA, Dogbert...
Chi volesse pubblicare altre foto della serata può mandarmele per email.
Si ringrazia Bortolozzo per tutte le immagini, proprio tutte.
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