21 dicembre 2005

Una Strato senza fatica.


Ieri ho provato la Strato con la tastiera scalloped. Quella che usa Malmsteen. La sensazione è straordinaria: basta appoggiare le dita sulle corde per ottenere la nota, praticamente senza dover esercitare pressione vicino ai tasti. Bisogna prenderci la mano, ma tirati vengono che è una meraviglia: precisi, intonati, senza sforzo.
Mi chiedo: ma perché non le fanno tutte così?

20 dicembre 2005

15 dicembre 2005

La famosa gara delle luminarie natalizie di Settimo Torinese.

Christmas time anche a Settimo Torinese, e i miei impareggiabili vicini di casa non si sono lasciati scappare la ghiotta occasione per dimostrare che in certe cose loro sono i migliori. Nelle luminarie di Natale, ad esempio. Io credo che abbiano ingaggiato una specie di guerra con un nemico immaginario o invisibile, e che vogliano vincerla a tutti i costi: avere le luci più grandi e pacchiane di tutto l'hinterland torinese.
Utilizzando rigorosamente allacci abusivi e collegamenti elettrici molto lontani dalle norme di sicurezza, i prodi settimesi di Borgonuovo hanno allestito una festosa e appariscente illuminazione che non ha risparmiato abeti, davanzali e ringhiere.
Pare che l'altra notte, un Fokker decollato dall'aeroporto di Caselle in condizioni di visibilità scarse, abbia scambiato il mio condominio per il sentiero luminoso della pista di atterraggio, e abbia tentato una manovra di emergenza sulla veranda della Sig.ra Pinuccia, riuscendo a scansarla all'ultimo secondo.


Ma non c'è battaglia senza vincitori. Quindi veniamo ai fatti. Ecco i migliori dell'edizione Natale 2005.
3° classificato il Sig. Antonino del 3° piano, con una batteria di sei pupazzi di Babbo Natale arrampicantisi al bordo della veranda (abusiva e condonata) con le loro scalette luminose da 350 W. I pupazzi sono sistemati in modo da sembrare agenti della SWAT nell'atto di infiltrarsi in un covo di terroristi.
2° classificato i coniugi Pasquale e Concettina del 5° piano con una complicata combinazione di lampadine ad intermittenza. I filari luminosi, che partono dall'abete del giardino e risalgono la canna fumaria fino ad un'altezza di 20 m, rappresentano un'immagine stilizzata ma realistica del calciatore Totò Schillaci nell'atto di segnare un goal con la maglia bianconera.
1° classificato e segnalazione della protezione civile il Sig. Crocifisso del 4° piano, autore di una enorme scritta luminosa occupante tutta la facciata nord del condominio per un'estensione di 24 m e un consumo di 4 kW. La complessa struttura a lettere alternate consente di leggere ad intervalli le seguenti frasi:

T A N T I A U G U R I D I B U O N N A T A L E


M I N C H I A Z I O F A F O R Z A J U V E !!!

14 dicembre 2005

Denti.


Ieri il dentista mi ha consegnato la mia nuova placca di svincolo detta altresì bite. Assomiglia al paradenti da pugile. Mi ricorda quando ero bambino e portavo l'apparecchio mobile, ma privo dei ferretti di sostegno.
Perché ho pensato bene di spendere quei 300 euro per farmi fare un disgustoso oggetto di resina che lascia la bocca indolenzita e riarsa quando lo levo al mattino? Perché durante la notte digrigno i denti. Digrigno rumorosamente e pericolosamente i denti. Quest'estate ho rotto l'angolo di un incisivo. E allora ecco il morso di plastica. Di notte consumo il bite e salvo i denti.
Secondo la psicanalisi freudiana, digrignare i denti durante il sonno -- al pari del rosicchiarsi le unghie -- è un meccanismo di repressione della propria aggressività.
La metafora è che i denti e le unghie sono tutto ciò che resta della nostra natura ferina e selvaggia, gli strumenti con cui un tempo i nostri antenati attaccavano, si difendevano, si procacciavano il cibo. Tutto questo prima dell'invenzione degli avvocati e degli ipermercati Auchan.
Così, distruggere inconsciamente queste armi equivale a tenere a bada quel che resta della nostra natura aggressiva. Certo, per sistemare una questione di parcheggi a Mirafiori sud c'è sempre il crick, ma tant'è.
Semplificando un po' le cose, sono tutti d'accordo nel sostenere che chi digrigna i denti scarica nel sonno -- momento incoscente -- frustrazioni e nervosismi. Allora il morso di resina è solo un tampone, un palliativo momentaneo, non la soluzione al problema. E' come l'airbag quando si va a sbattere contro un palo: riduce il danno ma non elimina la causa.

13 dicembre 2005

[Cantine.org] Hand Rolling - City of Angels.

Recensione pubblicata su Cantine.

La formazione degli Hand Rolling si presenta con il demo City of Angels del 2003 che raccoglie cinque pezzi originali; nella nota biografica, i quattro ragazzi dichiarano un debito nei confronti della scena di grunge di Seattle. Già i primi secondi di ascolto confermano le influenze di Pearl Jam e Soundgarden, tanto nelle parti strumentali che in quelle vocali.
Bene la sezione ritmica, contraddistinta da una batteria piuttosto precisa; pulite ma meno convincenti le chitarre che formano comunque una linea melodica chiara e piacevole, alternando ritmiche ad arpeggi. Come in buona parte della produzione grunge dei '90, si sente a tratti la mancanza di un intervento solista delle chitarre in grado di spezzare la struttura del brano. La voce, con forti debiti nei confronti di Eddie Vedder, è quasi sempre precisa, ben controllata e con una discreta presenza che fa perdonare la pronuncia e la sintassi non impeccabili dei testi in inglese: questo peccato veniale mi ha fatto meditare su una possibile "via italiana" del combo, sulla scia di formazioni come i Marlene Kuntz.
Gli arrangiamenti sono onesti e ben strutturati anche se a tratti sembra emergere una immaturità compositiva. Non tutte le idee vengono sviluppate appieno lasciando qua e là nell'ascoltatore una sensazione di pensiero sospeso, che l'esperienza di un produttore saprebbe limare
La registrazione del CD è curata e di buon livello sia per la voce che per gli strumenti, dei quali si apprezza un uso maturo degli effetti. Anche il packaging ha un aspetto professionale.
L'ascolto di City of Angels, nonostante alcuni aspetti da migliorare, si rivela piacevole ed interessante. Gli Hand Rolling hanno anche un sito web.

06 dicembre 2005

Full(vio) Duplex.


Al Soundtown di Torino fino al 23 dicembre c'è Duplex, la mostra personale di Fulvio Bortolozzo. Io l'ho vista ieri sera e posso solo dire a chi legge di alzare le chiappette e andare a vederla perché ne vale la pena.
Tra l'altro è uno degli ultimissimi lavori di Fulvio, fatto in piccolo formato (poi è passato al 10x12), non legato al paesaggio urbano e che tenta di costruire nuovi significati partendo dall'ambiguità delle immagini.

La musica che nasce nelle Cantine.


Da questo mese inizio la mia collaborazione con Cantine, mitico portale/fanzine torinese per il quale cercherò di scrivere qualche recensione sensata...

05 dicembre 2005

La possibilità persa di un'isola.


Ho terminato l'ultima fatica di Michel Houellebecq. Temevo di non essere in grado, una volta giunto alla fine, di formulare un giudizio relativamente obiettivo: Piattaforma mi aveva fatto innamorare di Houellebecq. Mi sbilancio: era entrato nel minuscolo scaffale dei libri che mi hanno segnato profondamente. A questo scaffale prima o poi dedicherò un post.
Tornando all'Isola, le premesse c'erano proprio tutte: una bella commistione di generi, dalla narrativa contemporanea alla fantascienza al saggio; la scrittura asciutta e precisa di Piattaforma; l'innovativa struttura a voci alternate. La trama stessa e' suggestiva: Daniel, un comico di successo ed ossessionato dal decadimento fisico, alla fine della carriera e di una relazione sentimentale, aderisce ad una setta new age che promette la vita eterna mediante la clonazione. Sarà il successore Daniel 25 a fornirci uno sguardo lucido e oggettivo della vita di Daniel e a raccontarci, al contempo, il futuro della Terra dopo catastrofi climatiche ed ecologiche.
Ma già dalle prime pagine, molti dei temi cari a Houellebecq - sesso, denaro, materialismo, conflitti sociali - si ripetono stancamente dimostrando di essere più un pretesto che una fede.
Temi non sviluppati, dicevo: ed è un peccato dacché le suggestioni sono molte: lo scrittore avrebbe potuto regalare una visione del futuro - siamo nel 4000 d.C. - tragica ed emozionante; invece inciampa in luoghi comuni ed errori grossolani, come il ritrovamento di una macchina foografica Rolleiflex perfettamente funzionante.
Il sesso - efficace metafora houellebechiana dei rapporti di forza nella società postmoderna - diventa ripetitivo e pretestuoso, sovente fine a se stesso, e non porta ad una riflessione amara ma profonda come in Piattaforma.
Il viaggio di Daniel 25, che tenta di raggiungere quella che un tempo fu l'isola di Lanzarote, conclude il romanzo: ma è una chiusura svogliata, poco convincente, e se vuol essere metafora della riscoperta della sofferenza in un mondo anestetizzato, non è una metafora incisiva. L'Isola mi lascia insoddisfatto perché, a differenza di Piattaforma e di Estensione del dominio della lotta non ha un messaggio preciso e forte da lanciare al lettore.

25 novembre 2005

PPP oggi.


Io credo nel progresso. Non credo nello sviluppo e, nella fattispecie, in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo, semmai, che dà alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica, perché, appunto, non sono un sociologo, un professore, ma faccio un mestiere molto strano, che è quello dello scrittore. Sono direttamente interessato a quelli che sono i cambiamenti storici, cioè io tutte le sere, tutte le notti, la mia vita consiste nell’avere rapporti diretti, immediati, con tutta questa gente che io vedo che sta cambiando.

Pier Paolo Pasolini

Da qualche tempo, Rai Educational trasmette documentari su PPP: è forse uno dei pochissimi motivi per cui non ho ancora buttato via il televisore.

22 novembre 2005

Luci e ombre della ribalta criminale.

La prima donna da un tempo indefinito sta rubando la scena a tutti gli altri, complici l'atmosfera da reality show che aleggia nei corridoi del Palagiustizia di Torino e una certa parzialità dei media.
Ma noi avevamo conosciuto un altro personaggio, che i telegiornali definivano geniale (salvo che a 40 anni suonati aveva dato sì e no 10 esami all'università e ha pagato con una carta di credito un paio di cesoie il giorno prima della mattanza dei vecchi zii).
Perché, dopo tanto rumore, ora di lui non si sa più nulla? Chi ha interesse a dare risalto ad un criminale e a metterne in ombra un altro? Insomma, che fine ha fatto Gatti?