24 luglio 2005

Il mio primo mobile blog

sono nel mio alloggio di settimo e sto scrivendo questo blog dal mio cellulare via gprs. Con questo piccolo accorgimento tecnologico non sarò costretto a rinunciare alla mia grafomania nemmeno sotto l'ombrellone. Contenti?

22 luglio 2005

Imprevedibilità o innefficienza?

Due giorni fa un signore inglese, conosciuto ad una conferenza, mi ha scritto: "Preferirei essere in Italia in questi giorni".

Subito gli ho risposto che, a parte gli aspetti metereologici, ritenevo che Londra sarebbe stata più sicura di Roma nelle settimane a venire. Le ultime parole famose.

Ora però comincio a credere che Blair, nel dichiarare che simili attentati sono del tutto imprevedibili, stesse mettendo le mani avanti conscio di una certa incapacità dei suoi apparati di sicurezza nel monitorare gli obiettivi sensibili.

Poi c'è il morto: ma i morti, si sa, fanno scalpore ma non collaborano né confessano.

Aveva ragione il mio amico: meglio Roma. Per ora.

21 luglio 2005

Podcasting: Cicero pro domo sua.

Ieri Repubblica ha dedicato un'intera pagina al fenomo del podcasting. Articolo ben scritto anche se un po' autoreferenziale. D'altronde, nel desolante panorama di casa nostra, Repubblica Radio è il più importante fornitore di podcasting in lingua italiana. Quindi, a buon diritto possono suonarsela e cantarsela.

Fa piacere che tra i podcaster più attivi sia citato Pendodeliri, il commuter forzato della S.S. Pontina.

E poi? Penso spesso a come, se e quanto si diffonderà il podcasting in Italia. A me sembra davvero l'arma vincente. La radio e televisione non hanno saputo adeguarsi ai cambiamenti sociali portati dalla tecnologia. La radio e la televisione, così come sono, mi hanno stufato.

Vorrei sentire il telegiornale delle 8 su Radio Rai Uno ma raramente sono in auto a quell'ora: perché la Rai non mi lascia scaricare sull'iPod un MP3 con il notiziario o almeno un riassunto? La BBC lo fa.

Aggiungo: il 90% di quanto ascolto per radio è inutile e snervante. Eppure non ho scelta: se un programma mi annoia posso solo farmi annoiare da un altro programma su un'altra frequenza. Se sono in anticipo o in ritardo per un contenuto che mi interessa non posso che rinunciarvi.

Eppure è finito il tempo della vita cadenzata da orari precisi lavoro-casa-telegiornale. I broadcaster devono adeguarsi al cambiamento e al nomadismo, devono rinunciare alla loro rigidità. Lo hanno già fatto i giornali, con le edizioni online e i feed RSS. A quando la radio e la Tv davvero personali?

20 luglio 2005

A saperlo prima...

Dev'essere girata la voce che la mia carriera professionale non è proprio esaltante come quella di Briatore.

Infatti alcuni gentili signori mi dicono che in due settimane potrei finalmente avere una laurea, un dottorato o un MBA e dare una svolta alla mia esistenza. Basta un colpo di telefono. Vabbe', le lauree non hanno alcun valore, ma non stiamo a spaccare il capello in quattro.

Se mi avessero scritto una decina d'anni fa, col cavolo che avrei passato tutte le sere sui libri e fatto il ricercatore aggratis nella speranza di un dottorato.

In fondo alla mail c'era pure questa scritta misteriosa:

"a When you in 1804 in 1993 Free in 1990 What area, please?"

Se è un saggio della preparazione dei loro laureati non c'è da stare allegri.

Molto ma molto bene.

19 luglio 2005

Chiudere i recinti quando i buoi sono usciti.

Anzi, quando sono dentro già da un po'. Ma chi glielo spiega a quel comico di Castelli che chiudere le frontiere è perfettamente inutile? Le bombe a Londra le hanno messe dei cittadini britannici... Certo, un po' di training veniva dall'esterno, forse dal Pakistan, che fa molto Stato-canaglia con l'atomica.

Ma che fine hanno fatto i bei vecchi tempi, in cui i Carabinieri sapevano davvero vita morte e miracoli di qualunque organismo pluricellulare non iscritto alla massoneria che calpestasse il suolo italiano?

18 luglio 2005

Convivere con la paura.

Ieri mattina ero a Genova. Stavo camminando verso il garage dove tengo la Vespa. Impossibile andare al mare senza Vespa.

Da lontano, una pattuglia di due carabinieri mi ha chiesto di fare il giro largo, di non passare vicino a loro: sul marciapiede, sola sotto la canicola di una mattina di luglio, c'era una valigetta nera.

I due militari stavano probabilmente aspettando gli artificieri e nel frattempo dovevano tenere alla larga la gente e custodire l'oggetto sospetto, con il rischio di saltare in aria nel caso in cui si fosse trattato del bagaglio di qualche invasato musulmano delle balle.

E' curioso che spesso la valigia, di per sé metafora del viaggio, sia scelta come strumento per causare a molti l'ultimo viaggio. Solo qualche mese fa, il primo di passaggio si sarebbe fregato la valigia abbandonata per strada. Oggi si chiamano i Carabinieri.

Quando sono tornato la sera, non c'era né un cratere per terra né un posto di blocco. Probabilmente la valigia conteneva una copia del Secolo XIX, qualche scartoffia e le chiavi di casa di un distratto.

Ma il terrorismo, alla fine, è proprio questo: non far saltare la gente in aria, ma costringerla a vivere con la paura nel cuore.

17 luglio 2005

Convivere con l'incertezza.

Non c'è da nulla da fare. Non posso smettere di lavorare, prendere l'autobus o fare la spesa nei supermercati perché dentro percepisco forte la paura che il tipo accanto a me con un grosso zaino sullo spalle stia per farsi esplodere.

Venerdì sera ero sulla linea rossa del Tube londinese. Poco prima di Holborn una voce ha annunciato che era stata rilevata una minaccia di pericolo nella stazione successiva e che il treno si sarebbe fermato fino a nuovo ordine. Nessuno è sceso.

Ho pensato: "Se scendo e vado a piedi, non arriverò in tempo a Stansted e perderò l'aereo. Se rimango, quante probabilità ci sono di festeggiare i miei trent'anni nella morgue di qualche ospedale inglese, con tre tecnici di laboratorio impegnati a riscostruire pezzo per pezzo il mio cadavere?"

Sono rimasto. Il treno è ripartito. Poi si è arrestato nuovamente. Infine è ripartito e mi ha portato a Liverpool Street. Altre incertezze: ci sarà una bomba nascosta sullo Stansted Express delle 5? Sarà salito un terrorista sul volo Ryanair che sto pe prendere?

Negli anni '50 era la minaccia atomica a tenere la gente col fiato sospeso. Nei '70, la lotta armata. Io quelle paure non le ho vissute in prima persona. Quando, all'inizio degli '80 le strutture eversive sembrarono smantellate, io andavo sereno alle elementari. Oggi devo imparare a convivere con nuove minacce, nuove paure e, conseguentemente, un diminuito livello di sicurezza percepita, aggravato dalle mie abitudini: viaggio, mi sposto in treno, in aereo, in auto. Se vivessi in un villaggio di campagna e lavorassi la terra, mi esporrei a meno rischi. Ma non è così -- viaggio più della media delle persone e faccio la spesa alla Auchan anche se tante volte ho sentito dire che gli ipermercati dell'hinterland torinese sarebbero obiettivi sensibili -- quindi mi espongo a un numero considerevole di rischi.

Che cosa succederà? Non c'è modo di predirlo né c'è modo di prevenire fatti spiacevoli. Questo, per me piccola pedina, è solo il tempo di sperare.

16 luglio 2005

Convivere con il rischio.

Ho trascorso la settimana appena conclusa a Londra, per quella conferenza di cui ho già scritto. La conferenza si è tenuta in un hotel di Kensington, quindi abbastanza lontano dal centro. Ciononostante, si percepiva tensione per le strade. Giovedì 14 a mezzogiorno, gran parte della città si è riversata nelle strade per osservare due minuti di silenzio.

Alle lezioni di Sociologia dei Processi Culturali, il professore ci fece partecipi delle teorie di Anthony Giddens sulla modernità: l'aumento del livello di complessità delle società postindustriali ha portato ad un aumento (spesso più che proporzionale) delle situazioni potenziale di rischi individauli e collettivi e, conseguentemente, una diminuzione del livello di sicurezza percepita dagli individui. In estrema sintesi: dopo gli attentati, ogni volta che ero nel Tube me la facevo sotto dalla paura. Ho dovuto fare affidamento nel lavoro dei servizi segreti di Sua Maestà e di Scotland Yard e, da cristiano, un atto di fede cieca che il Signore avesse posato la sua mano sul mio capo, mentre saltavo da un metro all'altro.

I tempi prossimi futuri non si annunciano rosei. Gli Usa, la Spagna e il Regno Unito hanno mandato contingenti in Iraq e sono stati colpiti. L'Italia ha un cospicuo contingente in Iraq e anche se ha già pagato a caro prezzo a Nassyria, ha poco da stare tranquilla tra le mura di casa sua. Gli edifici governativi di Roma, la metropolitana, Piazza San Pietro durante l'Angelus o la Torino delle Olimpiadi potrebbero essere nei piani malati di Al Qaeda.

Non faccio più trasferte a Roma, ma vivo nella Torino delle Olimpiadi. Appunto.

15 luglio 2005

'Cuz It's My Birthday.

Il 13 luglio ho compiuto 30 diconsi trenta anni. I trent'anni, mi dicono, sono una data importante. Quando ero all'università, il professore di Sociologia mi spiegava che, in mancanza di strumenti più evoluti, i 30 anni rappresentano il limite superiore della cosiddetta età giovanile. Ovvero: tra i 18 e i 30 sei giovane, compiuti i 30 sei vecchio. Lui aveva già superato la quarantina, ma una volta ho sentito che al telefono diceva: "Ma dai, io sono ancora giovanissimo!" Lui sì e gli altri no? Perbacco!

Lo stesso professore, insegnava anche che vivere in un sistema sociale comporta l'accettazione implicita di alcune regole, per cui è prassi celebrare gli anniversari e festeggiare gli interessati. Lasciano stare quel libraccio di 800 pagine che parla del dono. Per il mio trentesimo genetliaco, invero, ho avuto un drammatico calo di popolarità: a parte rarissime eccezioni familiari e amicali, nessun altro da Genova si è ricordato di farmi gli auguri.
Vediamo il lato positivo della cosa. Forse queste persone non state negligenti, distratte o poco gentili bensì hanno tentato un gesto di delicatezza per non mettere l'accento sul tempo che incombe impietoso. Oppure anche no.

Epilogo.

Durante il mio compleanno ero a Londra per lavoro. Erano passate poche ore dagli attentati di King's Cross. Tornando sano e salvo in Italia dopo trasferimenti in aereo, treno e metropolitana, ho pensato che la mia pellaccia e il mio brutto grugno tutti interi erano, alla fine, il regalo di compleanno più prezioso e gradito.

08 luglio 2005

Ice cream man.

Ah, ecco dove finisce il mio 8 per mille.

Evidentemente le altre boiate che mi tocca leggere non sono sufficienti.