18 luglio 2005
Convivere con la paura.
Da lontano, una pattuglia di due carabinieri mi ha chiesto di fare il giro largo, di non passare vicino a loro: sul marciapiede, sola sotto la canicola di una mattina di luglio, c'era una valigetta nera.
I due militari stavano probabilmente aspettando gli artificieri e nel frattempo dovevano tenere alla larga la gente e custodire l'oggetto sospetto, con il rischio di saltare in aria nel caso in cui si fosse trattato del bagaglio di qualche invasato musulmano delle balle.
E' curioso che spesso la valigia, di per sé metafora del viaggio, sia scelta come strumento per causare a molti l'ultimo viaggio. Solo qualche mese fa, il primo di passaggio si sarebbe fregato la valigia abbandonata per strada. Oggi si chiamano i Carabinieri.
Quando sono tornato la sera, non c'era né un cratere per terra né un posto di blocco. Probabilmente la valigia conteneva una copia del Secolo XIX, qualche scartoffia e le chiavi di casa di un distratto.
Ma il terrorismo, alla fine, è proprio questo: non far saltare la gente in aria, ma costringerla a vivere con la paura nel cuore.
17 luglio 2005
Convivere con l'incertezza.
Venerdì sera ero sulla linea rossa del Tube londinese. Poco prima di Holborn una voce ha annunciato che era stata rilevata una minaccia di pericolo nella stazione successiva e che il treno si sarebbe fermato fino a nuovo ordine. Nessuno è sceso.
Ho pensato: "Se scendo e vado a piedi, non arriverò in tempo a Stansted e perderò l'aereo. Se rimango, quante probabilità ci sono di festeggiare i miei trent'anni nella morgue di qualche ospedale inglese, con tre tecnici di laboratorio impegnati a riscostruire pezzo per pezzo il mio cadavere?"
Sono rimasto. Il treno è ripartito. Poi si è arrestato nuovamente. Infine è ripartito e mi ha portato a Liverpool Street. Altre incertezze: ci sarà una bomba nascosta sullo Stansted Express delle 5? Sarà salito un terrorista sul volo Ryanair che sto pe prendere?
Negli anni '50 era la minaccia atomica a tenere la gente col fiato sospeso. Nei '70, la lotta armata. Io quelle paure non le ho vissute in prima persona. Quando, all'inizio degli '80 le strutture eversive sembrarono smantellate, io andavo sereno alle elementari. Oggi devo imparare a convivere con nuove minacce, nuove paure e, conseguentemente, un diminuito livello di sicurezza percepita, aggravato dalle mie abitudini: viaggio, mi sposto in treno, in aereo, in auto. Se vivessi in un villaggio di campagna e lavorassi la terra, mi esporrei a meno rischi. Ma non è così -- viaggio più della media delle persone e faccio la spesa alla Auchan anche se tante volte ho sentito dire che gli ipermercati dell'hinterland torinese sarebbero obiettivi sensibili -- quindi mi espongo a un numero considerevole di rischi.
Che cosa succederà? Non c'è modo di predirlo né c'è modo di prevenire fatti spiacevoli. Questo, per me piccola pedina, è solo il tempo di sperare.
16 luglio 2005
Convivere con il rischio.
Alle lezioni di Sociologia dei Processi Culturali, il professore ci fece partecipi delle teorie di Anthony Giddens sulla modernità: l'aumento del livello di complessità delle società postindustriali ha portato ad un aumento (spesso più che proporzionale) delle situazioni potenziale di rischi individauli e collettivi e, conseguentemente, una diminuzione del livello di sicurezza percepita dagli individui. In estrema sintesi: dopo gli attentati, ogni volta che ero nel Tube me la facevo sotto dalla paura. Ho dovuto fare affidamento nel lavoro dei servizi segreti di Sua Maestà e di Scotland Yard e, da cristiano, un atto di fede cieca che il Signore avesse posato la sua mano sul mio capo, mentre saltavo da un metro all'altro.
I tempi prossimi futuri non si annunciano rosei. Gli Usa, la Spagna e il Regno Unito hanno mandato contingenti in Iraq e sono stati colpiti. L'Italia ha un cospicuo contingente in Iraq e anche se ha già pagato a caro prezzo a Nassyria, ha poco da stare tranquilla tra le mura di casa sua. Gli edifici governativi di Roma, la metropolitana, Piazza San Pietro durante l'Angelus o la Torino delle Olimpiadi potrebbero essere nei piani malati di Al Qaeda.
Non faccio più trasferte a Roma, ma vivo nella Torino delle Olimpiadi. Appunto.
15 luglio 2005
'Cuz It's My Birthday.
Il 13 luglio ho compiuto 30 diconsi trenta anni. I trent'anni, mi dicono, sono una data importante. Quando ero all'università, il professore di Sociologia mi spiegava che, in mancanza di strumenti più evoluti, i 30 anni rappresentano il limite superiore della cosiddetta età giovanile. Ovvero: tra i 18 e i 30 sei giovane, compiuti i 30 sei vecchio. Lui aveva già superato la quarantina, ma una volta ho sentito che al telefono diceva: "Ma dai, io sono ancora giovanissimo!" Lui sì e gli altri no? Perbacco!
Lo stesso professore, insegnava anche che vivere in un sistema sociale comporta l'accettazione implicita di alcune regole, per cui è prassi celebrare gli anniversari e festeggiare gli interessati. Lasciano stare quel libraccio di 800 pagine che parla del dono. Per il mio trentesimo genetliaco, invero, ho avuto un drammatico calo di popolarità: a parte rarissime eccezioni familiari e amicali, nessun altro da Genova si è ricordato di farmi gli auguri.
Vediamo il lato positivo della cosa. Forse queste persone non state negligenti, distratte o poco gentili bensì hanno tentato un gesto di delicatezza per non mettere l'accento sul tempo che incombe impietoso. Oppure anche no.
Epilogo.
Durante il mio compleanno ero a Londra per lavoro. Erano passate poche ore dagli attentati di King's Cross. Tornando sano e salvo in Italia dopo trasferimenti in aereo, treno e metropolitana, ho pensato che la mia pellaccia e il mio brutto grugno tutti interi erano, alla fine, il regalo di compleanno più prezioso e gradito.
08 luglio 2005
Ice cream man.
Evidentemente le altre boiate che mi tocca leggere non sono sufficienti.
07 luglio 2005
Paura di Londra.
Lunedì sera ho il volo per Londra. Sì, ammetto di avere paura.
Grazie a tutti gli amici che mi hanno chiamato e scritto per mostrare il loro affetto e la loro preoccupazione.
AGGIORNAMENTO
Niente paura. Siamo inglesi.
Con il solito aplombe (si scrive così?) anglosassone, nel mezzo delle deflagrazioni i miei ospiti d'oltremanica mi hanno inviato una mail per chiedermi di comiplare online il mio profilo con biografia e foto.
02 luglio 2005
Lèggere pagine leggère.
Entra una giovane coppia. Immancabili t-shirt Baci&Abbracci. Sorridono, scherzano. Poi fanno il grande salto: si dirigono al sumenzionato scaffale, e acquistano.
Lui prende Il libro del Marco Ranzani da Cantù, scritto da qualcuno di Radio Dee Jay. La fidanzata sceglie Dedicato a voi, di Costantino Vitagliano.
E poi non si dica che in Italia si legge poco.
01 luglio 2005
Il podcasting ora è più facile!
Non è più necessario usare un podcatcher esterno che si sincronizza con iTunes che si sincronizza con l'iPod: fa tutto iTunes.
Dal menu Advanced di iTunes si va su Subscribe to Podcasts... e si inserisce il feed RSS dello show o delle canzoni che si vogliono scaricare. Su Podcasting News si trovano centinaia di feed divisi per categorie.
30 giugno 2005
Ale.
Avete una nuova fidanzata. Le avete fatto una corte serrata per settimane, mesi. Finalmente è la vostra fidanzata.
Ale.
Fateci caso. Quando iniziate una nuova relazione, dopo pochi giorni scoprite, quasi per caso, che nel passato di lei - anzi, nel passato di ogni nuova fidanzata - c'è sempre un Ale, che sta per Alessandro. Il nome ricorda un eroe dell'antichità, ma Ale, questo Ale, invece è una carogna e un pusillanime. Però...
Di solito le cose iniziano così. State chiacchierando su qualcosa. A un certo punto, lei si lascia scappare:
"Comunque, anche con Ale, qualche volta..." Subito si zittisce.
"Ale chi?", le chiedi.
"Ma niente, uno..."
La lasci stare. La sera dopo riceve un paio di SMS. Le chiedi di chi.
"Niente, era Ale."
"Ah. E cosa voleva?"
"Così, salutarmi..."
Invece Ale è tornato alla carica. Ale ha fatto soffrire la vostra nuova fidanzata. L'ha lasciata dopo essere stato colto con una sconosciuta in discoteca. Ale non la portava mai a cena. Tant'è. A lei Ale è rimasto lì. Inizia a chiamarlo di nascosto. Si addentra in un pericoloso revisionismo, del tipo:
"Sai, era in un periodo difficile della sua vita, era indietro con gli esami..."
Ale ha trent'anni, non si è ancora laureato, del giornale legge solo le pagine sportive ma gira in Cayenne. Ale la invita a fare un giro sul Cayenne. Voi rimanete con le chiappe sulla vostra Vespa PX a leggere Tolstoj.
Epilogo.
Alla fine, lo fate voi per lei. Prendete il telefono e chiamate Ale. Lo convincete a tornare con lei. Sono fatti l'una per l'altra. In fondo, Ale, non è un cattivo ragazzo.
Ma sì, è giusto così.
29 giugno 2005
U-la-la!
La trasferta parigina è stata davvero breve: sono partito da Caselle alle 10 e ho preso il volo delle 16 dal Charles De Gaulle. Grazie al cielo, non mi è caduto nulla sulla testa.
Stavolta (la sesta) di Parigi non ho visto praticamente nulla, ad eccezione di un'autostrada, l'ingresso della Siemens e qualche chilometro di periferia nord, zona Saint Denise.
Il tassista che mi ha riportato all'aeroporto guidava come il protagonista di Taxxi. Credo di essere vivo per miracolo.
Caldo soffocante, cielo blu senza nuvole. Alla fine il gadget c'è stato: un ombrello. Che vorrà dire?