28 aprile 2005

La riunione del lunedì.




Il tecnico. Pioniere dell'informatica, contrario ad ogni progresso, si ostina a lavorare a linea di comando. Veste shorts e sandali tutto l'anno, anche con la neve. Polemizza su ogni innovazione, è il nemico giurato dell'interfaccia amichevole, dice di essere l'unico a capirsi qualcosa di informatica, "non come questi ragazzini che usano Windows!". In disparte, mi chiede come diavolo si fa a stampare una pagina di Word.

La guida alpina. Arriva trafelato, col volto scottato dal sole, la giacca a vento con scritto "CAI-Sez. Ciriè" e le ciaspole ai piedi. Non si siede nemmeno, ma continua a camminare e a raccontare, in dialetto delle sue valli, del versante ovest del Cervino, del rifugio in cui ha mangiato polenta con capriolo e di come erano belle le nostre montagne 30 anni fa. Conclude dicendo, rigorosamente in dialetto: "Va bin, va bin, implementuma tut!" e si versa un bicchiere di Genépy canticchiando "Sul cappello c'è una lunga penna nera".

Il consulente Accenture. E' il primo ad arrivare, probabilmente perché da alcuni mesi dorme in ufficio. Abbronzatura caraibica, età indefinita tra i 20 e i 40 anni, gessato di Armani da 2000 euro, da neolaureato ne guadagnava 3000 al mese più indennità di trasferta, ticket restaurant e lifting rimborsati. La sua prima auto è stata una Audi, ora ha il Cayenne aziendale. E' geneticamente modificato: il suo orecchio è connesso al cellulare via bluetooth. Si esprime solo con slide, grafici ottimistici e frasi del tipo "Dobbiamo creare sinergie e service concept ad alto valore aggiunto". La sua giornata tipo si conclude con aperitivo di progetto, cena di progetto e discoteca con i colleghi di progetto. Verso le 4 del mattino, sul lettino UV, scrive in trance il report settimanale per il suo capo che implementa non si sa cosa a Singapore.

Il programmatore straniero. Pachistano, 16 anni, era all'aeroporto di Islamabad a prendere uno zio di secondo grado quando è stato rapito da un cacciatore di teste della new economy che lo ha rivenduto ad una multinazionale come Senior Java programmer expert. Vegetariano, probabilmente muto, cinque volte al giorno stende un piccolo tappeto e prega rivolto verso Moncalieri, credendo che vi sia custodita la pietra nera.

La strafica del marketing. Partecipa alle riunioni solo per videoconferenza. Ha una truccatrice professionista (pagata su progetto) che le controlla l'effetto pelle lucida prima di collegarsi. Veste sempre microgonne e magliette attillate, mentre parla si accarezza sensualmente. Fuma una sigaretta dietro l'altra e le spegne contro il cartello "Vietato fumare". Ogni tanto, serissima, fa doppi sensi a sfondo sessuale. Nessuno la contraddice. Nessuno ha capito che competenze abbia né in che città lavori. All'inizio, in molti credevano che si trattasse di un software di intelligenza artificiale installato nel sistema di videoconferenza. Poi ha aperto bocca...

La stagista. Appena laureata, non dice una parola, prende appunti, nervosamente. Non capisce quasi nulla dell'argomento trattato. Alla fine della riunione, peggio di una coletllata alla schiena, qualcuno le chiederà di scrivere il verbale. Passerà due giorni e due notti a tentare di decifrare, invano, gli appunti scarabocchiati. Quindi lascerà lo stage.

Il congedante. Anziano, brontolone, polemico. Da quattro anni continua a ripetere "fate, fate, intanto fra due mesi io porto via le balle!", ma è sempre lì. Si rifiuta di partecipare a qualunque lavoro, in compenso critica il management, i quadri, gli impiegati e l'impresa di pulizia. Voci non confermate dicono che abbia chiesto di posticipare la pensione.

La mamma. Un tempo una bella donna, dopo la terza maternità si è trasformata in un curioso animale sociale che tappezza l'ufficio con foto di bambini e preghiere di Natale. Divide le giornate stampando ricerche scolastiche sull'Emilia-Romagna e parlando al cellulare, impartisce ordini ai figli o li sottopone a umilianti interrogatori: "Cosa hai fatto a scuola? E i compiti? Stasera lo senti, tuo padre! No, non ti compro la plèistescion! Non guardare la TV! E i compiti? Hai fatto i compiti?". Dopo venti minuti, si alza facendo cadere la sedia, si scusa, dice: "Devo portare mio figlio a judo", e si congeda.

Il commerciale. Entra ed esce dalla riunione, parlando al cellulare col cliente di Agrate Brianza. Sorride, scherza, è energico, sicuro di sé. "Ma yes, Maurizio, conta su di noi, we are ready, sarà tutto pronto mercoledì!". Ovviamente è una balla, ma la racconta bene.

Il capo. Entra nella sala riunioni cinque minuti prima della fine, parlando al cellulare in inglese. Sorride a tutti, mette in attesa il misterioso interlocutore, dice: "Scusate il ritardo. Allora, è tutto pronto? Accidenti, devo andare, ho un'altra riunione", quindi si cava di tasca una caramella al rabarbaro, fa per offrirla a un collega il quale tende la mano, ma poi ci ripensa e se la mette in bocca, senza scartarla, infine, sempre parlando al cellulare, corre in bagno a vomitare il corpo estraneo.

26 aprile 2005

Manuale di autodifesa telefonica.

Ho dato un'occhiata alla lista delle chiamate perse del mio cordless di casa: 30 telefonate in una settimana, tutte ad orari per me improbabili. 30 telefonate?

Ci sono solo due categorie di persone che mi chiamano a casa:
  1. i miei genitori, perché hanno il numero;
  2. i venditori telefonici, perché lo trovano sull'elenco.

I primi sono innocui, affettuosi, un po' preoccupati, ma sempre graditi.

I secondi mmolto spesso sono nervosi, aggressivi e insistenti come mercanti arabi. Qualche volta ho fatto l'errore di mostrarmi disponibile ma gli dai un dito e si prendono il braccio.

Dopo una indegna lite telefonica per aver declinato l'offerta di non ricordo che boiata, ho deciso di tutelarmi e di tutalare chi mi legge, stilando il famoso

Manuale di autodifesa telefonica
ovvero
Tutte le scuse per tagliare corto con le televendite

~~~~~

Ecco la trascrizione di alcune telefonate. (In corsivo la voce della televenditrice).

Il reduce

- Buonasera, sono Jessica di Sky, il signor P.?
- Sono io, buonasera.
- La chiamo per proporle la nostra offerta promozionale: decoder, parabola, popcorn e 1500 canali gratuiti.
- Se è uno scherzo, non lo trovo divertente.
- Mi scusi...?
- Ero ad Hanoi nel '70. Un maggiore del 53° aviotrasportati dette l'ordine di usare il napalm. Io ero in ricognizione e non feci tempo a scappare. Persi tutti i miei uomini, fino all'ultimo, e anche la vista. I miei occhi, i miei fottuti occhi! E ora, se mi vuole scusare...

Il detenuto

- Buonasera, sono Stefania di Fastweb, il signor P.?
- Sono io, buonasera.
- La chiamo per proporle la nostra offerta promozionale: connessione ad internet, telefono, colazione a letto, TV con video-on-demand, set-top-box interattivo...
(pausa)

- Non è la sua giornata, signorina. E nemmeno la mia. Sono stato condannato in appello a 6 anni e 4 mesi, furto con scasso, una cosa vecchia; questa è la mia ultima notte da cittadino libero. Dovrei finire la valigia, mi scusi.

Lo scomparso

- Buonasera, il signor P.?
- Dipende.
- ehm... Sono Manuela, chiamo per conto dell'Enciclopedia Treccani per proporle...
- Non le hanno detto nulla?
- Scusi, detto cosa?
- Il signor Piersantelli è scomparso un anno fa senza lasciare traccia. Non un biglietto, un prelievo al bancomat, una telefonata. Niente. Sparito. Se n'è occupato anche Chi l'ha visto?. Ma lei non guarda la televisione? Lei non si informa prima di chiamare? Si vergogni, speculare sul dolore della gente!

Il morto

- Buonasera, il signor P.?
- Chi lo desidera?
- Sono Francesca della Lavazza, e chiamo per...
- Troppo tardi, signorina. Sono un ispettore di polizia. Abbiamo appena rinvenuto il corpo senza vista del signor Piersantelli nel soggiorno del suo alloggio. Dalla rigidità muscolare direi che il decesso è avvenuto tra mezzanotte e le quattro. La devo lasciare, sono arrivati i ragazzi della scientifica...

Epilogo

Sono svaccato sul divano a vedere Cameracafè.
Suona il campanello, vado ad aprire. Una ragazza non esattamente carina.
- Sono una consulente del Folletto, trovo la signora...?
Con un gesto rapido, trascino la giovane venditrice di aspirapolveri dentro casa e le stringo la gola con un braccio.
Poi, fingendo di parlare in un'auricolare invisibile, impartisco ordini:
- Jackson, Rodriguez, McFlaherty, tenetevi in posizione.
Guardo fisso negli occhi la malcapitata e le dico senza emozione:
- Sono dei servizi segreti e lei sta intralciando un'operazione molto delicata. Ha dieci secondi per lasciare l'edificio, dopodiché i miei ragazzi spareranno su ogni cosa che si muove. La avverto: sono tutti tiratori scelti. Cominci a correre.
La poveretta, senza proferir parola, si precipita nelle scale. La sento scendere tre gradini alla volta. Nella fretta, dalla tasca le cade una confezione di pastiglie profumate per aspirapolvere. Hanno un buon odore di mela. Le userò nel mio aspirapolvere. Samsung.

23 aprile 2005

Le cose che fanno bene.


È un venerdì sera di un venerdì pomeriggio passato in coda sulla A10. Sono a Genova, stanco da far schifo, in un pub che frequentavo quando ero adoloscente. C'è poca luce e molto rumore.

A qualche metro vedo una sagoma familiare. Il mio amico Andrea. Anni passati insieme alla Casa dello studente di Via Asiago. Chi è di Genova, sa cosa intendo. Lui è un tipo in gamba. Ormai lo incontro, per caso, nei vicoli, a cadenza biennale. La colpa è di Torino, mica nostra.

Cerco di attirare la sua attenzione. Lui mi scorge, mi viene incontro, ci abbracciamo con spontaneità. Per tre volte mi ripete, allegro, quasi stupito: "Ti trovo bene, ti trovo in forma!"

Anche lui è ok, un po' rosso per l'alcol, ma è uno splendore. Gli chiedo se continua a spennare polli e mi risponde: "Sì, è la mia vita!"

"Io ti ricordo così riflessivo", mi dice, "ma anche così... così... è come se il tuo essere riflessivo ti assorbisse anche il fisico. Ora ti trovo bene."

Un incontro che ha avuto la bellezza di una poesia, breve, pulita, ben fatta. Come una camera d'albergo: più piccola è e più pulita deve essere, quando hai finito (Questa frase, però, è di Jim Carroll).

22 aprile 2005

Questione di etichetta.



I miei genitori sono davvero forward thinking.

Adesso che sono entrambi in pensione, si concedono qualche breve viaggio culturale in Italia. Scrivono email e SMS ma sono della generazione della snail mail. E amano spedire cartoline, un gesto quasi dimenticato.

Ma loro sono davvero avanti. Perché, prima di partire:

  1. comprano i francobolli perché è difficile trovarli quando sei in giro
  2. preparano etichette adesive su cui scrivono gli indirizzi di parenti e amici a cui vogliono mandare i saluti così non perdiamo tempo

Quindi, mentre i loro compagni di viaggio impazziscono a cercare una penna o un tabaccaio dove acquistare i francobolli, i miei mitici genitori con grande diligenza scrivono i loro saluti, incollano le etichette sulle cartoline, appiccicano i francobolli e imbucano.

21 aprile 2005

Di notte.



La notte dormo poco e male. Mi trovo spesso in mezzo a violenti videogiochi della Capcom oppure rincorso dai miei fantasmi.

Sento il passare lieve delle auto e del tempo.

Ieri notte mentre stavo guardando American Beauty, un grosso ragno con l'addome oblungo è passato davanti a me, sul pavimento. L'ho ucciso.


20 aprile 2005

Design armato.

Mia sorella, che di lavoro fa l'architetto, è andata al Salone Internazionale del Mobile di Milano e, armata (è il caso di dirlo) dell'immancabile fotocamera digitale, ha ripreso qualche oggetto esposto.

Nella mail di saluti, ha allegato una decina di immagini del Salone. Ne è venuto fuori quasi un reportage di guerra.



Philip Starck, Gun





Giò Ponti, 969

Quello del design è un mondo all'apparenza patinato e con pochi riferimenti al sociale. La sua contemporaneità è stile e tendenza, non politica o economia.

Eppure qualcosa sembra essersi rotto. Queste due piccole foto, che non pretendono di rendere la completezza del Salone, forse vogliono dirci qualcosa.

Ma che cosa?

Vogliono dirci che l'universo scintillante delle "cose belle" e il mondo reale (che tanto bello e scintillante non è) hanno smesso di viaggiare su binari paralleli?

Vogliono dirci che i designer, i creatori delle cose di gusto che fanno la differenza nel budget di una lista di nozze, si sono svegliati da un torpore estetico (prima che estatico) e si sono resi conto che da qualche anno esisteun conflitto armato tra alcuni Paesi Occidentali e Orientali, conflitto che non si è risolto appendendo le bandiere della pace dalla finestra?

O forse, più semplicemente, che i tessuti mimetici si sporcano meno di un divano bianco?

19 aprile 2005

Di chi è questo iPod?



Questa mi era sfuggita. Se si compra su Apple Store un iPod, lo si può personalizzare -- senza sovrapprezzo -- con un'incisione laser sul retro.

Invece alla Apple non sfugge nulla. Hanno creato un oggetto di culto che sta diventando ancora più personale del cellulare: sta diventando un oggetto di possesso, quasi un atto di fede.

E poter incidere un nome come su un bracciale o una data come all'interno di una fede nuziale ne è una prova evidente.

18 aprile 2005

La febbre che è in noi.



Per me, quasi trentenne perennemente alle prese con dilemmi, decisioni, speranze e realtà, ogni uscita di Fabio Volo (che parla in radio, scrive, recita, canta, e tutto molto bene) ha un sapore un po' oracolare, perché vi ritrovo le stesse paure e le stesse speranze che vivo quando mi interrogo, orologio alla mano, sul cosa voglio fare da grande, sulle mie aspetattive, sulle mie speranze.

Il suo nuovo film, La febbre, sembra completare la trilogia ideale di Casomai e di È una vita che ti aspetto: è un film ben fatto, con pochissime cadute di stile, fa ridere, pensare e su qualche scena memorabile (il pugno del fratello) rischia di strappare una lacrima sincera.

Al geometra Mario Bettini, uno che visto da fuori sembra avere già tutto, manca qualcosa: creare qualcosa che sia tutto suo. E qui nascono i primi dubbi: cercare la quiete di una vita tranquilla e del posto fisso o vivere rincorrendo il proprio sogno, anche a costo di qualche sacrificio e incomprensione?

Schiacciato dalle figure della madre protettiva e del padre defunto (commovente l'incontro nell'aldilà, con atmosfere da Le stelle fredde di Piovene), Mario va per la propria strada, rischiando di perdere parenti e amici che non condividono la sua scelta. È questa la febbre che agita Mario: mettercela tutta per vedere realizzate le proprie speranze. Ma alla fine (il lieto fine), avrà accanto gli amici veri, la donna che ama, il lavoro che vuole.

Non è all'altezza la divagazione morale sul mobbing e il pubblico impiego, ma alza il tono Arnoldo Foà che impersona l'anziano Presidente della Repubblica e sprona Mario a perseverare nel rincorrere un sogno.

Poetico, delicato, solo raramente insincero: La febbre mi ha convinto non solo nelle intenzioni ma anche nei risultati: per qualche istante mi ha fatto sognare ad occhi aperti.

Oggi è lunedì, un giorno illuminato dai neon prima che dal sole.

15 aprile 2005

Miracolo iPod.




Virgilio riporta la notizia degli incassi record di Apple grazie all'iPod: gli utili del secondo trimestre balzano del 70% a 290 mln di $.

Il fatturato sale a 3,24 miliardi, di cui 1 miliardo generato dalla vendita di iPod, a fronte degli 1,91 miliardi dello stesso periodo dell'esercizio precedente.

Chi la sa lunga, però, dice che gli incassi di iTunes sono magri: 1 cent di dollaro a canzone acquistata.

Dato che Fiat Auto nel primo trimestre 2005 ha perso (fonte Radioclassica) il 16% del mercato rispetto allo stesso periodo del 2004, perché a Torino non si spremono le meningi per inventare un nuovo feticcio?

14 aprile 2005

Il primo miracolo del Papa polacco?




Titolo a otto colonne su Torino Cronaca del 13 aprile:

BELLA CUBISTA SI FA SUORA
DOPO L'ABBRACCIO COL PAPA

L'articolo, dettagliatissimo, descrive la conversione di Anna Nobili, originaria del Monferrato, ieri cubista dalla vita sregolata, oggi Suor Anna (pare abbia chiesto -- invano -- il suffisso Vergine) della Famiglia di Nazareth.

Miracolo? Non so voi, ma io ad una suora con il velo e i peli sul mento, avrei preferito la cubista sregolata.