23 aprile 2005

Le cose che fanno bene.


È un venerdì sera di un venerdì pomeriggio passato in coda sulla A10. Sono a Genova, stanco da far schifo, in un pub che frequentavo quando ero adoloscente. C'è poca luce e molto rumore.

A qualche metro vedo una sagoma familiare. Il mio amico Andrea. Anni passati insieme alla Casa dello studente di Via Asiago. Chi è di Genova, sa cosa intendo. Lui è un tipo in gamba. Ormai lo incontro, per caso, nei vicoli, a cadenza biennale. La colpa è di Torino, mica nostra.

Cerco di attirare la sua attenzione. Lui mi scorge, mi viene incontro, ci abbracciamo con spontaneità. Per tre volte mi ripete, allegro, quasi stupito: "Ti trovo bene, ti trovo in forma!"

Anche lui è ok, un po' rosso per l'alcol, ma è uno splendore. Gli chiedo se continua a spennare polli e mi risponde: "Sì, è la mia vita!"

"Io ti ricordo così riflessivo", mi dice, "ma anche così... così... è come se il tuo essere riflessivo ti assorbisse anche il fisico. Ora ti trovo bene."

Un incontro che ha avuto la bellezza di una poesia, breve, pulita, ben fatta. Come una camera d'albergo: più piccola è e più pulita deve essere, quando hai finito (Questa frase, però, è di Jim Carroll).

22 aprile 2005

Questione di etichetta.



I miei genitori sono davvero forward thinking.

Adesso che sono entrambi in pensione, si concedono qualche breve viaggio culturale in Italia. Scrivono email e SMS ma sono della generazione della snail mail. E amano spedire cartoline, un gesto quasi dimenticato.

Ma loro sono davvero avanti. Perché, prima di partire:

  1. comprano i francobolli perché è difficile trovarli quando sei in giro
  2. preparano etichette adesive su cui scrivono gli indirizzi di parenti e amici a cui vogliono mandare i saluti così non perdiamo tempo

Quindi, mentre i loro compagni di viaggio impazziscono a cercare una penna o un tabaccaio dove acquistare i francobolli, i miei mitici genitori con grande diligenza scrivono i loro saluti, incollano le etichette sulle cartoline, appiccicano i francobolli e imbucano.

21 aprile 2005

Di notte.



La notte dormo poco e male. Mi trovo spesso in mezzo a violenti videogiochi della Capcom oppure rincorso dai miei fantasmi.

Sento il passare lieve delle auto e del tempo.

Ieri notte mentre stavo guardando American Beauty, un grosso ragno con l'addome oblungo è passato davanti a me, sul pavimento. L'ho ucciso.


20 aprile 2005

Design armato.

Mia sorella, che di lavoro fa l'architetto, è andata al Salone Internazionale del Mobile di Milano e, armata (è il caso di dirlo) dell'immancabile fotocamera digitale, ha ripreso qualche oggetto esposto.

Nella mail di saluti, ha allegato una decina di immagini del Salone. Ne è venuto fuori quasi un reportage di guerra.



Philip Starck, Gun





Giò Ponti, 969

Quello del design è un mondo all'apparenza patinato e con pochi riferimenti al sociale. La sua contemporaneità è stile e tendenza, non politica o economia.

Eppure qualcosa sembra essersi rotto. Queste due piccole foto, che non pretendono di rendere la completezza del Salone, forse vogliono dirci qualcosa.

Ma che cosa?

Vogliono dirci che l'universo scintillante delle "cose belle" e il mondo reale (che tanto bello e scintillante non è) hanno smesso di viaggiare su binari paralleli?

Vogliono dirci che i designer, i creatori delle cose di gusto che fanno la differenza nel budget di una lista di nozze, si sono svegliati da un torpore estetico (prima che estatico) e si sono resi conto che da qualche anno esisteun conflitto armato tra alcuni Paesi Occidentali e Orientali, conflitto che non si è risolto appendendo le bandiere della pace dalla finestra?

O forse, più semplicemente, che i tessuti mimetici si sporcano meno di un divano bianco?

19 aprile 2005

Di chi è questo iPod?



Questa mi era sfuggita. Se si compra su Apple Store un iPod, lo si può personalizzare -- senza sovrapprezzo -- con un'incisione laser sul retro.

Invece alla Apple non sfugge nulla. Hanno creato un oggetto di culto che sta diventando ancora più personale del cellulare: sta diventando un oggetto di possesso, quasi un atto di fede.

E poter incidere un nome come su un bracciale o una data come all'interno di una fede nuziale ne è una prova evidente.

18 aprile 2005

La febbre che è in noi.



Per me, quasi trentenne perennemente alle prese con dilemmi, decisioni, speranze e realtà, ogni uscita di Fabio Volo (che parla in radio, scrive, recita, canta, e tutto molto bene) ha un sapore un po' oracolare, perché vi ritrovo le stesse paure e le stesse speranze che vivo quando mi interrogo, orologio alla mano, sul cosa voglio fare da grande, sulle mie aspetattive, sulle mie speranze.

Il suo nuovo film, La febbre, sembra completare la trilogia ideale di Casomai e di È una vita che ti aspetto: è un film ben fatto, con pochissime cadute di stile, fa ridere, pensare e su qualche scena memorabile (il pugno del fratello) rischia di strappare una lacrima sincera.

Al geometra Mario Bettini, uno che visto da fuori sembra avere già tutto, manca qualcosa: creare qualcosa che sia tutto suo. E qui nascono i primi dubbi: cercare la quiete di una vita tranquilla e del posto fisso o vivere rincorrendo il proprio sogno, anche a costo di qualche sacrificio e incomprensione?

Schiacciato dalle figure della madre protettiva e del padre defunto (commovente l'incontro nell'aldilà, con atmosfere da Le stelle fredde di Piovene), Mario va per la propria strada, rischiando di perdere parenti e amici che non condividono la sua scelta. È questa la febbre che agita Mario: mettercela tutta per vedere realizzate le proprie speranze. Ma alla fine (il lieto fine), avrà accanto gli amici veri, la donna che ama, il lavoro che vuole.

Non è all'altezza la divagazione morale sul mobbing e il pubblico impiego, ma alza il tono Arnoldo Foà che impersona l'anziano Presidente della Repubblica e sprona Mario a perseverare nel rincorrere un sogno.

Poetico, delicato, solo raramente insincero: La febbre mi ha convinto non solo nelle intenzioni ma anche nei risultati: per qualche istante mi ha fatto sognare ad occhi aperti.

Oggi è lunedì, un giorno illuminato dai neon prima che dal sole.

15 aprile 2005

Miracolo iPod.




Virgilio riporta la notizia degli incassi record di Apple grazie all'iPod: gli utili del secondo trimestre balzano del 70% a 290 mln di $.

Il fatturato sale a 3,24 miliardi, di cui 1 miliardo generato dalla vendita di iPod, a fronte degli 1,91 miliardi dello stesso periodo dell'esercizio precedente.

Chi la sa lunga, però, dice che gli incassi di iTunes sono magri: 1 cent di dollaro a canzone acquistata.

Dato che Fiat Auto nel primo trimestre 2005 ha perso (fonte Radioclassica) il 16% del mercato rispetto allo stesso periodo del 2004, perché a Torino non si spremono le meningi per inventare un nuovo feticcio?

14 aprile 2005

Il primo miracolo del Papa polacco?




Titolo a otto colonne su Torino Cronaca del 13 aprile:

BELLA CUBISTA SI FA SUORA
DOPO L'ABBRACCIO COL PAPA

L'articolo, dettagliatissimo, descrive la conversione di Anna Nobili, originaria del Monferrato, ieri cubista dalla vita sregolata, oggi Suor Anna (pare abbia chiesto -- invano -- il suffisso Vergine) della Famiglia di Nazareth.

Miracolo? Non so voi, ma io ad una suora con il velo e i peli sul mento, avrei preferito la cubista sregolata.

13 aprile 2005

Space Invaders sul tram!




Engadgets ha annunciato l'imminente uscita della console Atari 2600 (in realtà si tratta di Phoenix 2600 su base Atari) in versione portatile.

Attualmente la console è in fase prototipale ma, visto che ci sta lavorando il creatore della Portable PlayStation 2 Benjamin Heckendorn, si può ben sperare che appaia prima da circuitcity.com e poi da Fnac in tempi brevi.

Per chi appartiene alla mia generazione e ha trascorso sonnacchiosi pomeriggi estivi attaccati all'Atari (Atari? Magari!) con perle del classic videogaming quali Asteroids, Pacman, Yars' Revenge o Outlaw, non ha che da attendere, certo che la console diventerà un musthave come l'iPod.

Sparsi.

La notizia buona è che sulla A4 è stata riaperta l'uscita Settimo Torinese in direzione Milano.

La notizia cattiva -- o quella che non avrei voluto sentire -- è un'altra. Ieri sera, mentre preparavo la cena (filetti di nasello su un letto di patate al forno), il telegiornale di La7 ha dedicato un ampio servizio sulla playlist dell'iPod di George W. Bush, sottolineando che nel player del Presidente ci sono canzoni di gruppi che hanno osteggiato prima la sua campagna presidenziale e poi l'intervento in Iraq.

Sembra che il gingillo di casa Apple metta tutti d'accordo. Potrebbe diventare lo sponsor della Road Map in Medio Oriente oppure delle partite di Champions' League, che è quasi lo stesso.