18 aprile 2005

La febbre che è in noi.



Per me, quasi trentenne perennemente alle prese con dilemmi, decisioni, speranze e realtà, ogni uscita di Fabio Volo (che parla in radio, scrive, recita, canta, e tutto molto bene) ha un sapore un po' oracolare, perché vi ritrovo le stesse paure e le stesse speranze che vivo quando mi interrogo, orologio alla mano, sul cosa voglio fare da grande, sulle mie aspetattive, sulle mie speranze.

Il suo nuovo film, La febbre, sembra completare la trilogia ideale di Casomai e di È una vita che ti aspetto: è un film ben fatto, con pochissime cadute di stile, fa ridere, pensare e su qualche scena memorabile (il pugno del fratello) rischia di strappare una lacrima sincera.

Al geometra Mario Bettini, uno che visto da fuori sembra avere già tutto, manca qualcosa: creare qualcosa che sia tutto suo. E qui nascono i primi dubbi: cercare la quiete di una vita tranquilla e del posto fisso o vivere rincorrendo il proprio sogno, anche a costo di qualche sacrificio e incomprensione?

Schiacciato dalle figure della madre protettiva e del padre defunto (commovente l'incontro nell'aldilà, con atmosfere da Le stelle fredde di Piovene), Mario va per la propria strada, rischiando di perdere parenti e amici che non condividono la sua scelta. È questa la febbre che agita Mario: mettercela tutta per vedere realizzate le proprie speranze. Ma alla fine (il lieto fine), avrà accanto gli amici veri, la donna che ama, il lavoro che vuole.

Non è all'altezza la divagazione morale sul mobbing e il pubblico impiego, ma alza il tono Arnoldo Foà che impersona l'anziano Presidente della Repubblica e sprona Mario a perseverare nel rincorrere un sogno.

Poetico, delicato, solo raramente insincero: La febbre mi ha convinto non solo nelle intenzioni ma anche nei risultati: per qualche istante mi ha fatto sognare ad occhi aperti.

Oggi è lunedì, un giorno illuminato dai neon prima che dal sole.

15 aprile 2005

Miracolo iPod.




Virgilio riporta la notizia degli incassi record di Apple grazie all'iPod: gli utili del secondo trimestre balzano del 70% a 290 mln di $.

Il fatturato sale a 3,24 miliardi, di cui 1 miliardo generato dalla vendita di iPod, a fronte degli 1,91 miliardi dello stesso periodo dell'esercizio precedente.

Chi la sa lunga, però, dice che gli incassi di iTunes sono magri: 1 cent di dollaro a canzone acquistata.

Dato che Fiat Auto nel primo trimestre 2005 ha perso (fonte Radioclassica) il 16% del mercato rispetto allo stesso periodo del 2004, perché a Torino non si spremono le meningi per inventare un nuovo feticcio?

14 aprile 2005

Il primo miracolo del Papa polacco?




Titolo a otto colonne su Torino Cronaca del 13 aprile:

BELLA CUBISTA SI FA SUORA
DOPO L'ABBRACCIO COL PAPA

L'articolo, dettagliatissimo, descrive la conversione di Anna Nobili, originaria del Monferrato, ieri cubista dalla vita sregolata, oggi Suor Anna (pare abbia chiesto -- invano -- il suffisso Vergine) della Famiglia di Nazareth.

Miracolo? Non so voi, ma io ad una suora con il velo e i peli sul mento, avrei preferito la cubista sregolata.

13 aprile 2005

Space Invaders sul tram!




Engadgets ha annunciato l'imminente uscita della console Atari 2600 (in realtà si tratta di Phoenix 2600 su base Atari) in versione portatile.

Attualmente la console è in fase prototipale ma, visto che ci sta lavorando il creatore della Portable PlayStation 2 Benjamin Heckendorn, si può ben sperare che appaia prima da circuitcity.com e poi da Fnac in tempi brevi.

Per chi appartiene alla mia generazione e ha trascorso sonnacchiosi pomeriggi estivi attaccati all'Atari (Atari? Magari!) con perle del classic videogaming quali Asteroids, Pacman, Yars' Revenge o Outlaw, non ha che da attendere, certo che la console diventerà un musthave come l'iPod.

Sparsi.

La notizia buona è che sulla A4 è stata riaperta l'uscita Settimo Torinese in direzione Milano.

La notizia cattiva -- o quella che non avrei voluto sentire -- è un'altra. Ieri sera, mentre preparavo la cena (filetti di nasello su un letto di patate al forno), il telegiornale di La7 ha dedicato un ampio servizio sulla playlist dell'iPod di George W. Bush, sottolineando che nel player del Presidente ci sono canzoni di gruppi che hanno osteggiato prima la sua campagna presidenziale e poi l'intervento in Iraq.

Sembra che il gingillo di casa Apple metta tutti d'accordo. Potrebbe diventare lo sponsor della Road Map in Medio Oriente oppure delle partite di Champions' League, che è quasi lo stesso.

12 aprile 2005

Il mestiere più antico del mondo.




Una bionda e avvenente blogger si domanda quanto tempo impiegherà (e come) per acquistare una macchina fotografica Canon Eos 300D.

Prima che il cattivo gusto vinca definitivamente, datele una mano. Per favore.

Internet radio: play and replay!

Per chi come me è appassionato di Internet radio e vorrebbe salvare su HD, CD o iPod le playlist ascoltate per riascoltarle in auto o a casa, ho trovato due interessanti spunti su altrettanti blog (4banalitaten e Andrea Beggi).

Il consiglio è di scaricare e installare StreamRipper32, un programmino che "produce un file MP3 per ogni brano, ogni volta che cambia il titolo, e scrive anche i tag ID3" (A. Beggi).

Per le Internet radio si può iniziare dalla classica Radio Wittgenstein e da SmoothJazz.com.

Te la raccomando.




Questa mattina ho ritirato una raccomandata alle Poste. La raccomandata con ricevuta di ritorno serve a due cose:
  1. far incassare 3.50 eur a Poste Italiane, che in cambio offrono code interminabili agli sportelli e fogliacci spiegazzati dove apporre uno scarabocchio di firma;
  2. tranquillizzare il mittente il quale, dopo qualche settimana, riceverà una cartolina con scritto che il destinatario, previa presentazione di un documento di identità, ha ritirato la raccomandata. Non significa che l'ha aperta.
Nella maggior parte dei casi, la notifica di lettura arriverà al mittente molto tempo dopo lo svolgimento dell'evento (ad esempio, una noiosa assemblea di condominio).

Banalmente, un'email con firma digitale e ricevuta di consegna e di lettura sarebbe più efficace, completa (la conferma di apertura) e con costi tendenti alle zero.

11 aprile 2005

L'arte dell'attesa.




Il semaforo rosso è una perdita di tempo. Attendere il mio turno al banco gastronomia della Coop è una perdita di tempo. La sala d'attesa del dottore è un'altra, seccante perdita di tempo. Anche la gravidanza (9 mesi di attesa prima di venire alla vita) è un'attesa verso nuove attese. E siccome la nostra vita è scandita da attese (in attesa di fare qualcosa o di un'ulteriore attesa) si può trasformare i tempi morti in una forma (meglio: rappresentazione) d'arte.

Il Castello di Rivoli ospita un tentativo di performance effimera (non sono permesse fotografie né filmati: non ne rimarrà nulla se non la memoria, e poi l'oblio) dell'attesa come arte. L’opera consiste nella partecipazione di 100 donne, invitate dalla stessa Elin Wikstrom, a un’attesa di 15 minuti circa, perché, a suo dire, l’ancestrale condizione di attesa circonda il ruolo sociale della donna.

Cristina e Livia hanno partecipato. Hanno atteso. Cosa aspetto?, si chiede Cristina. Aspetto la prossima donna che a sua volta ne aspetterà un’altra.

Avvicinandomi all’anonimo tavolo che mi aspetta in un angolo qualunque del castello, mi sento un po’ delusa. Data la semplicità e genialità del concept mi aspettavo una grande stanza vuota, dove la silenziosa attesa potesse riempirne lo spazio suscitando maggior stupore negli scettici visitatori. Invece quell’ammezzato un po’ buio restituisce una dimensione talmente reale da farne perdere la spettacolarizzazione cui siamo abituati e assuefatti.

Ritornando, dunque, a quell’attesa ho compreso che forse il vero obiettivo dell’installazione tende all’introspezione (o questo è ciò cui voglio credere io). Un’opera a uso e consumo dell’individuo protagonista di se stesso e non l’ennesimo spettacolo da osservare e giudicare.

Così nelle altre attese ho visto 15 minuti di nervosi litigi con le patinate pagine di mediocri pubblicità, ho visto 15 minuti di golosi gossip dell’ultimo fashion magazine d’edicola. E poi ho vissuto i miei 15 minuti attraverso i quali ho scoperto che l’attesa può essere dolce, può rallentare la frenesia, può donare nuove energie, può suggerire uno stile di vita che punti alla qualità piuttosto che alla quantità, perché la vita, come un buon vino, può donare più sapore e maggiore persistenza se viene gustata a piccoli sorsi.

E allora la vita, come l’amore, è lentezza?


L'attesa attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi.

F. de la Rochefoucauld



Thanks to C.P.

08 aprile 2005

E-motivo.

Non riesco a togliermi dalla testa un pensiero fisso: il massaggiatore shiatzu mi guarda prima l'orecchio sinistro, poi fa il giro del lettino e mi guarda l'orecchio destro, si ferma, riflette serio serio, e poi mi dice:

"Lei in passato è stato una persona emotiva, ma negli anni ha imparato a controllare con il raziocinio la sua emotività."

Non è il fatto che lo abbia capito dalle orecchie: quello che mi ha impressionato è che l'osservazione corrisponde a verità.

Se bluffa, lo fa bene. Molto bene.

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[siamo come due rami della stessa pianta che crescono separatemente ma sotto terra sono uniti dalla stessa radice]