Stanno facendo il giro del mondo i
commenti -- a volte indignati a volte asettici -- sulle foto scattate alla salma del Santo Padre con i camera-phone e inviate via MMS o salvate su computer.
Coda, processione, attesa, finalmente l'arrivo dinnanzi al corpo e clic, scatto col cellulare. Poi, qualcosa sarà. Potrà essere un cimelio da "io c'ero", un wallpaper per il telefono, l'immagine per il proprio blog o da inviare via mail.
Altri hanno fatto di più, commentando a voce, registrando e
podcastando l'evento, senza lesinare sospiri, rumori di fondo e di passi, organi liturgici, e una certa teatralità compiaciuta.
Tutti spie, tutti fotoreporter, tutti grandi tecnologi. Tutti affamati di ricordi eppure senza memoria.
Diceva Montanelli:
Le uniche lacrime vere sono quelle che si piangono in una stanza chiusa e senza specchi. Non sembra questa l'atmosfera di Roma. L'ansia di avere un ruolo nel circo mediatico (anche se da comparsa e per pochissimi istanti) sembra avere il sopravvento sulla reale e intima commozione per la morte del pontefice.
Ma non è l'unico esempio. Non si allontana di un millimetro da vecchi stereotipi maschilisti l'ultima pubblicità con
Adriana alle prese con la tecnologia: inquadrature ammiccanti, luoghi comuni, scollature ormai note.
La bella brasiliana non spiaccica una sola parola in tutto lo spot (e praticamente in tutta la campagna, essendo ridotta ad icona di se stessa) e si limita ad esprimersi a gesti, cenni del capo e occhiate maliziose dal basso verso l'alto.
Forse la tecnologia rimane un mezzo neutro e sono gli utilizzatori a mancare di buon gusto. Ma, si dice, l'occasione fa l'uomo ladro.