Da tempo mi rode un tarlo: perché sulle confezioni di preservativi è riportata la scritta:
"Tenere in luogo fresco e asciutto"
quando l'unica speranza relativa a questo prodotto è ottenere l'esatto contrario?
Giovanni Fiorentini, Claustrofobia, tecnica mista su tela.
Ieri sera mi sono concesso un trattamento estetico -- in mancanza di un miracolo -- e ho avuto la conferma definitiva: soffro di claustrofobia.
Chiuso in una angusta stanzetta, alla mercé di un misterioso macchinario luminescente, ho accusato inequivocabili sintomi di disagio: ansia, sudorazione, tachicardia. Col dito pronto a premere STOP, ho aspettato da eroe la fine della passione.
Considerando che:
forse è tempo che chieda a Woody Allen il nome del suo dottore.
Il libro decimo dell'Odissea ci racconta dell'incontro di Ulisse con la Maga Circe la quale, con un filtro magico, trasformò in porci l'eroe e i suoi compagni.
Se un giorno entrassi nel palazzo della Maga, le negherei il piacere di provare ancora i suoi artifici: con me, ogni ulteriore trasformazione sarebbe impossibile.
Oink.
Gli ultimi, febbrili minuti prima dell'inaugurazione di OUVERTURE sono serviti per completare l'allestimento , curato con semplicità ed efficienza dal vate che, forbici e nastro adesivo in tasca, saltava su e giù dalla scala come uno stambecco del Gran Paradiso.
All'arrivo dei primi ospiti mi sono sentito emozionato come alla recita di Natale delle elementari. Anzi: di più, considerando che ho fatto l'asinello per cinque anni di fila.
"Colgo qualcosa di neotopografico", ha suggerito un IAFiner di manica larga, guardando le mie ciba. Aspettavo la consegna del Gongolo da un momento all'altro. Perché ad appendere ad un muro e mostrare una propria opera, un lavoro di cui, nel bene e nel male, si è artefici, fa salire quel po' di vanità e di immodestia cui siamo invece costretti a rinunciare nella vita di tutti i giorni, sovente fatta di riti, abitudini, e doveri.
Al di là del narcisistico piacere, la soddifsazione collettiva era tangibile, palpabile. Un po' di sincera ammirazione nei visitatori era percepibile. Le tartine e il prosecco erano piacevoli.
Era passata la mezzanotte quando, con gli ultimi, ho lasciato il Soundtown. Ubriachi di parole e di immagini più che di alcool. E di fronte a tanta grazia, a tanta buona sorte, in mezzo a questa notte torinese molto Cahiers du Cinéma, non ho potuto esimermi dal domandarmi: "Che cosa si potrebbe desiderare di più?"
Fuori, in corso Vittorio, il consueto spettacolo notturno che mi ha riportato indietro ai tempi in cui vivevo a un metro dai Murazzi: sirene, pantere che sgommano, palette fuori dai finestrini.
Ecco. Anche l'ultimo desiderio, espresso a voce bassa, è stato esaudito.
Photo: courtesy of G.Z.
Con un mood misto di agitazione, soddisfazione e paura, sto facendo il conto alla rovescia.
Domani sera al Soundtown di Torino inizia la mostra collettiva OUVERTURE cui dò piccolo contributo.
Non è come postare su i.a.f. e attendere i commenti più o meno seri degli IAFiners, sperando che siano costruttivi e non i soliti flame. E' qualcosa di più intenso, è un mettersi in gioco più complesso, sfidante. Vedremo.
Nel frattempo ho aggiornato la sezione Fotografia inserendo alcuni scatti fatti in una periferia durante una tiepida notte d'estate.
Il che mi porta ad un doloroso confronto con l'attuale situazione metereologica a Torino: è giorno, ma sembra notte. E, soprattutto, piove, piove, piove.