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09 gennaio 2025

Recupero Dati 299: la mia esperienza.


Qualche mese fa ho vissuto la sgradevole esperienza del guasto di un mio hard disk USB Western Digital in cui, da quasi vent'anni, salvavo i miei file personali, soprattutto foto e video. Nel corso degli anni, ho sostituito diversi PC e fotocamere e altri supporti di memoria e ho sempre salvato i file su diversi hard disk USB di capacità inferiore, ma alla fine, la stragrande maggioranza dei ricordi era, anche per comodità, su quella unità principale. 

Usandolo sporadicamente, appunto per copiare file e visualizzarli ogni tanto, ho sottovalutato due elementi, ed è stata una grande lesson learned: l'importanza del backup (una seconda copia), e una degradazione del funzionamento del disco (gli ultimi due giorni si era rallentato molto nell'accesso). 

Improvvisamente, è risultato inaccessibile. Veniva visto da Windows ma non era possibile aprirlo e accederei ai file. 

Dopo avere provato tutti gli strumenti e i programmi a me noti di diagnosi, analisi e recupero dati, ho capito due cose: si trattava di un guasto fisico, e no, i dati non erano recuperabili con i soliti tool. Con il cuore appesantito per la perdita di vent'anni di ricordi (dai viaggi alla nascita dei figli ai giri in MTB) è iniziata quindi la miserabile ricerca di un servizio di recupero dati.

Il report degli errori riscontrati

Chi ci è passato sa quanto sia dolorosa la sensazione (e la frustrazione) di aver perso i propri ricordi -- il senso di impotenza e il rimorso di non aver preso precauzioni è pari alla percezione della volatilità della nostra vita digitale -- e conosce anche la giungla dei servizi professionali di recupero dati. 

E' plausibile che, a distanza, le diagnosi siano difficili, così come la stima delle possibilità di recupero dei dati. Per questo, presumibilmente, i tecnici sono restii a fare preventivi , e i prezzi sono spesso dei range molto approssimativi, che si aggirano da alcune centinaia di euro al migliaio circa, ma senza certezze. Cifre che, a fronte della perdita di una vita digitale (perché si tratta di dati personali qui, non professionali), si è disposti a spendere. 

Dopo molte ricerche e contatti che mi hanno lasciato poco convinto, alla fine ho optato per un servizio molto, molto pubblicizzato sul web in quanto prometteva alte probabilità di recupero e prezzi fissi e garantiti. Ma le cose stanno diversamente. 

Il servizio si chiama Recupero Dati 299. Già documentandomi in rete, avevo capito che la realtà potesse essere un po' diversa sia da quanto molto pomposamente descritto e pubblicizzato dall'impresa, che dalle moltissime recensioni pubblicate su Google maps. Per contro, erano anche gli unici che -- a parole -- sembravano più chiari, con un prezzo massimo di 359 euro:

che però altrove nel sito è fissato a 349 euro, e descritto come NON una promo, ma in homepage c'è (quasi) sempre un banner con data aggiornata che parla di promo. Infine , in questa pagina, dichiarano che il prezzo è 299 euro. Quindi chiaro ma non chiarissimo. 





Prendetevi un po' di tempo a leggere le lunghissime pagine di descrizione e alcune delle recensioni. Ce ne sono molte, e recenti, estremamente negative. La società, devo dire, risponde quasi a tutte, ma lo fa con testi predefiniti e sempre, sempre sulla base delle tantissime clausole dei loro T&C. Ma ne parleremo a breve. 

Ad ogni modo, l'interazione comincia con un lungo colloquio telefonico durante il quale un tecnico (o un commerciale, non si sa) racconta in maniera gentile ma davvero prolissa come avviene il processo anche se sembra che stia recitando un copione. In più momenti mi è sembrato che volesse prendermi per stanchezza facendo leva sulla perdita subita e su quanto sono poco professionali gli altri servizi, una sorta di PNL di serie B. 

Siccome ero abbastanza convinto che per il mio HDD si trattasse di un problema di semplice (relativamente) risoluzione, ho deciso di affidarlo a questa società, non senza scetticismo. Intanto ero scettico anche sulle alternative.

E' iniziato un periodo lungo e decisamente sgradevole per la comunicazione con Recupero Dati e per i costi sostenuti. Vediamo i pain point principali ma anche i successi:

1. procedure complicate (non complesse) e toni quasi minacciosi delle comunicazioni, fin dall'inizio. Ad esempio, le istruzioni per spedire l'HDD da recuperare (più un secondo HDD per la copia dei dati recuperati) sono farraginose, quasi paranoiche (avvolgere con esattamente 5 strati di pluriball non teso e non utilizzare mai nastro adesivo...) e, come tutte le istruzioni fornite dalla ditta, hanno un non so che di minaccioso, del tipo: se non segui esattamente alla lettera le nostre istruzioni, mi spiace, non ti aiuteremo. Cioè sembrano farlo apposta di darti istruzioni immotivatamente complicate per cercare di farti sbagliare e chiamarsi fuori.  

2. comunicazione complicata e non efficace. Dei prezzi non chiari ho già scritto sopra. Oltre alle mail, è richiesto di compilare e firmare moduli pieni zeppi di condizioni e termini e clausole, alcune discutibili se non addirittura vessatorie, e poi di spostare la comunicazione sul loro sistema di ticketing che però fa acqua da tutte le parti perché, primo, è privo di autenticazione (e potenzialmente chiunque può leggere i fattacci vostri) e , secondo, qualche volta si perdono i messaggi, e allora bisogna ripeterli via mail e whatsapp. Su una cosa sono perentori: le richieste di pagamento. Già dalla prima di 37 euro per avviare la procedura, di cui bisogna fornire copia del bonifico. Poi non leggono e te lo chiedono di nuovo, ma pazienza. 


3. cose che "si complicano" e costi che salgono. Metto subito le mani avanti: sicuramente i signori si sono tutelati scrivendo clausole e clausolette nei tanti pdf che ti fanno firmare. Però ci sono cose che non tornano e cose che non sono chiare. Le prime sono i prezzi , come già accennato: sul sito si parla di 349 euro, 359 euro, ma contrariamente a quanto scritto, se ne spendono di più. Io ne ho pagati 380 + IVA , e sono pronto a scommettere che sono in tanti a ricadere nei casi particolari "per le problematiche". Ma non c'è solo questo. Nel mio caso serviva anche un hard disk donatore da cui prendere l'hardware necessario, e di nuovo la ditta offre due alternative: di acquistarlo per te, 200 euro + 25 di spedizione, oppure di procurartelo da solo, ma con una serie di limitazioni, caveat, warning raccontati in maniera così minacciosa che alla fine ho delegato. Altri 225 euro. Ciliegina finale: i costi di spedizione per riavere indietro l'hard disk dove sono stati copiati i dati recuperati è 19 euro. Non bassissimo. 

image.png

4. recensioni guidate e procedure opache. Recupero Dati 299 chiarisce da subito che i tempi di lavorazione standard sono lunghi, 4-6 settimane, oppure si può pagare di più per accelerare. Ti danno l'idea di avere quintali di HDD in coda. Ma ad un certo punto, viene fuori l'escamotage del "saltacoda": come per incanto, anzi per "fantastica opportunità", si liberano "alcuni posti" e mi offrono di mettere in lavorazione il mio HDD più rapidamente. Ma ce'è un ma: per farlo, sono obbligato a scrivere, in anticipo e a prescindere dai risultati, una recensione positiva su Google usando un testo gentilmente suggerito ("...venga menzionato il tipo di dispositivo recuperato, che i prezzi sono stati garantiti fin da subito e che la tariffa e' stata quindi bloccata prima dell'inizio dei lavori"). Come firmare un assegno in bianco: anche senza sapere se riusciranno a recuperare un singolo file. C'è chi potrebbe esagerare e chiamarlo ricatto; io invece mi sono limitato a declinare e a farmi una risata sui toni da venditori di pentole alla fiera di quartiere. Il ciclostilato non lo sentivo dalle medie. 


5. e ancora, toni sgradevoli nella comunicazione. Diamo una notizia positiva e fattuale: i tecnici sono riusciti a recuperare la maggior parte dei dati e a copiarli sull'HDD che avevo fornito. Potrei anche commentare un po' goliardicamente: e vorrei anche vedere, è il loro lavoro. Comunque, la loro procedura è inviarti un file excel con l'estratto dei nomi dei file recuperati con successo, e quindi richiedere l'ok a salvare i dati e, soprattutto, il pagamento del lavoro effettuato per spedirti, successivamente e a caro prezzo, il secondo hard disk con la copia di dati salvati. Andrebbe tutto bene se non fosse che, anche qui, la premiata ditta suggerisce pure il testo da inviare per email, e richiedono esplicitamente e ripetutamente di essere ringraziati. Cos'è, devo rendervi omaggio? Ovviamente ho risposto in maniera del tutto diversa. 

Tiriamo le somme. 

1. Quanto ho speso per questo lavoro? Non poco: 37 euro di apertura pratica, 225 di donor hard disk e spese, 463 euro di recupero dati, 19 euro di spedizione. Totale? 745 euro (a cui si aggiungono 99 euro per un secondo hard disk, ma lo avevo messo in conto e lo avrei acquistato comunque). Che sia chiaro, tutto fatturato. 

2. Sono soddisfatto del risultato? Difficile dirlo. Sto ancora esaminando le cartelle. Ma sembra che abbiano recuperato la maggior parte dei dati, e che si aprano senza errori. Quelli persi sono davvero di poco conto. Anche la struttura delle cartelle , sulla base di controlli a campione, sembra corretta. Tuttavia per dare una risposta certa occorre molto tempo e un'analisi approfondita. Quello che posso dire, anche perché mi è stato riferito dagli stessi tecnici, è che il mio era un caso fortunato, con guasto meccanico del supporto, non danneggiato, e struttura dati intatto. Insomma, l'happy path che stride con la spesa sostenuta. 

3. Consiglierei Recupero Dati 299? No, assolutamente. Non nego che sappiano fare il proprio mestiere (e ci mancherebbe pure) ma l'esperienza generale a livello di trasparenza del processo è lontana dall'essere soddisfacente. 

Come cliente mi sono sentito costamente sotto pressione ma soprattutto vessato da complicazioni che suonavano sempre un po' come "attenzione, perché se non fai esattamente cosa come e quando diciamo noi, addio ai tuoi dati". Situazioni come queste, dove una persona ha già perso qualcosa a cui tiene, dovrebbero essere vissute con serenità, non con la percezione di essere sempre in pericolo, sempre a fronteggiare un nuovo imprevisto e soprattutto sempre pressato dal vostro atteggiamento sulla difensiva. Non posso assolutamente usare il termine ricatto, ma non posso negare di aver percepito spesso questa sensazione. Capisco che questi signori debbano tutelarsi ma l'interlocuzione è stata pesante, e non gradevole (ok, a parte il "ciclostilato": mi ha fatto sorridere).

Forse anche peggio: perché durante questa spiacevole transazione, la sensazione è di essere stato trattato non come un cliente pagante da soddisfare ma come un idiota da cui difendersi. 

C'è però un aspetto oggettivo di brutta comunicazione che vorrei ripetere qui. Lo statement pubblico sul sito dice MASSIMO 349 euro. Massimo significa che non si può superare. E' italiano. Il mio caso è stato "particolare" e ne ho pagati 380. Certamente in uno dei 12 pdf ricevuti e firmati e inviati c'era un asterisco con la clausoletta a tutela, ma sono certo anche di questi 31 euro di differenza.

Questa società sul proprio sito si loda come i paladini della trasparenza a prezzo fisso da 13 anni contro un mondo brutto e cattivo di costi imprevedibili, ma per quanto mi riguarda è finita che i costi da me sostenuti, per un caso probabilmente semplice dal punto di vista tecnico, sono stati i più alti possibili del listino, e superiori al tetto massimo pubblicamente dichiarato. 

Parimenti, mi ha fatto riflettere l'artificio del "se pubblichi su Google una recensione a priori, ti facciamo passare prima", insomma l'esilarante "saltacoda". E siccome a pensare male si commette peccato ma di solito ci si azzecca, come cliente e consumatore con un cervello pensante qualche idea mi viene.

Una parola conclusiva. 

L'errore è stato mio (non avevo il secondo backup) e penso di avere imparato la lezione. Metterò su una configurazione RAID o comunque un job di backup incrementale su seconda unità. Se avete letto fin qui, e non vi siete ancora organizzati, fatelo anche voi. Vi costerà, come tempo, soldi e serenità, molto meno che affidarvi ad un servizio di recupero dati.

26 novembre 2019

Why Tesla Cybertruck is the only real game changer in car industry.

Most of the automotive press has covered Tesla Cyberstryck's -- the futuristic electric powerd pickup -- presentation the last week. Actually, the majority of posts and articles referred to that as an "epic fail" or disaster -- as you recall, while introducing the armored body and glasses, the guy threw a steel ball and smashed two windows.



Since the materials and components have been presumably tested before the show, arguably something went wrong with the product. Indeed, a couple days after, Tesla posted a video on Twitter when they demonstrated that the glasses could resist a strong impact with ice balls.
By the way, I presume that all the journalists and bloggers who wrote "failure" have already been informed that Tesla collected roughly 150.000 preorders after the "catastrophic" presentation. I wouldn't call it a complete disaster.

I won't cover this fact--there are tons of posts and news which debate on every single glass molecule. Instead, I'd rather to point out the reasons why this vehicle has chances to significantly impact the industry and change the market's rules and balance.

  1. the brave choice of making a pickup
  2. the brave choice to propose a new shape, finally 
  3. the armored structure
  4. the "preorder" selling format

1. Tesla is entering the pickup market. 

After hitting the market with two sedans and a SUV, instead of presenting a new compact SUV or another sedan or even a sport car, which would have been a foregone choice, Tesla's histrionic CEO Elon Musk made the brave choice to design and build a pickup.
With this move, the car maker is officially entering one of the most competitive, atttractive, distinctive and diffcult car segment in the USA and, potentially, in other regions of the world. This means that Tesla decided to compete with GM, Ford, Toyota, Volkswagen and Nissan: a clash of the Titans where failure can be a realistic option.
Also, Tesla should be good enough to convince a wide segment of consumers -- the pick up enthusiasts -- which ranges from the costruction workers to the rural states inhabitants to the Southern States "average drivers".
The common trait of these drivers is a certain reluctance to "big" change (which does not necessarily translate into a conservative mentality) so the Cybertruck's advantages and the topics of discussion must be very convincing.
I think that persuading the potential consumers to switch from a large displacement internal combustion engine to a zero emission eletric engine, together with the unusual shape, will be one the most intriguing challenges.

2. The shape.

Thousands words have already been written on the Cybetruck's unusual body shape. Everyone has his strong or mild opinions, and I respect all of them. I believe that presenting a quite traditional vehicle (pickups must be conservative by nature) with a super innovative, futuristic shape which seems to come direclty from a sci-fi movie is Tesla's second brave choice. And even if when it comes to offroad vehicles I tend to be quite conservative (I own a 1989 all original Sukuki Samurai), I think that the Cybertuck is -- so far -- one of the few brave, innovative and game changing design ever.
I recall -- back in my childhood in the early 80s -- a series of amazing book which I received for Christmas or other anniversaries, and which I used to read for hours and hours: they were "scientific" books intendend for young guys and they were about the future and the upcoming technologies. Of course they covered the cars of the future, and the authors imagined what cars would look like in 2020: basically very similar to a Tesla Cybetruck. What's, instead, in the market in 2020: a boring series of front-wheel drive, gas powered (or hybrid) compact SUVs. Honestly: they look all alike. Cybertruck does not. It's finally changing the design rules.


3. The armored structure. 

Forget for one minute the smashed wondow glasses. By the way, who cares. They already fixed it. It was embarassing but not a tragedy.
Even if everyday thousands moms pick up their kids to school driving a a full size, gasoline powered Tundra, originally Pick-ups are robust cars originally intended for heavy duties like loading and towing heavy stuff.
Tesla moved this concept to the next level, with a brilliant, thus debatable, idea: an armored body, strong enough to withstand hammer blows and iron balls thrown from close range.
Even if I am unsure that hitting a Toyota Prius with a kind of tank can be considered fair, I can't help but love the idea of a (practically) armored pickup loaded with big tyres and a unreassuring face.
I presume that -- given the high clearance and the powerful engine(s) -- the Cybertruck will come with off road capabilities. But the question is another: what are Tesla analysts trying to say exactly? That it's the right vehicle to escape from a zombie apocalypse? That they envisage a ramp up in urban violence due to climate changes in the next 3-4 years? Or simply that your 70 yeras old aunt won't have to worry about scratching the car when she parks in front of Walmart on Saturday afternoon?


4. The sale model. 

Even if preorders aren't any new in most of the industries, it's still a bit unusual when it comes to cars. But it's brilliant, indeed. Despite the smashed glasses, Tesla received roughly 146000 preorder confirmations in a few hours. By the way, most of the preorders were placed for the double engine model. At 100$ each, Tesla secured almost 15 mln $. It's not a huge bunch of money but it's an effective way to 1) put some fuel in the project; 2) convert a number of car passionate guys in potential customers.

Disclaimers:

1) I'm not native so please accept my apologies for any mistake in the text
2) I'm not an automotive industry professional, just a passionate petrol guy. So this post represents my ideas and opinion only. 

12 settembre 2016

Grundig Super HiFi Mini-Box 230.

Affascinato e stupito da oltre 15 anni da una coppia di diffusori Grundig Mini-Box 50, prodotti dell'età aurea di Grundig (1977-79), sono riuscito ad acquistarne una coppia su ebay ad un prezzo vantaggioso. Questi piccoli diffusori tedeschi negli ultimi anni sono stati oggetto di una riscoperta da parte degli audiofili alla ricerca di cose originali e di entry level Hi-Fi, tanto che sono nati forum e sezioni di forum dedicati, dove entusiasti ed esperti hanno scritto le lodi di questi piccoli componenti.

Nelle foto dell'inserzione (sotto) si capisce che lo stato generale è buono anche se: manca un logo frontale, sono state aggiunte staffe a viti, ed una coppia di cavi sono stati tagliati (la morsettiera è un banale mammuth da elettricisti).




Gli altoparlanti sono arrivati in pochi giorni, ben imballati. 


Il timore è che un paio di piccoli speaker vecchi di quasi 30 anni abbiano problemi e malfunzionamenti. Uno dei più comuni è la distruzione della schiuma di sospensione dei woofer o midrange.



Invece, una volta estratta la griglia frontale, si vede che i due altoparlanti sono ancora in ottimo stato. Come noto, la griglia è tenuta insieme al cabinet con uno spesso strato di colla che ha anche la funzione di eliminare le vibrazioni: nonostante l'età, la colla è ancora adesiva e morbida, e può essere utilizzata senza problemi per riposizionare la griglia.

Prove di ascolto.
Ho collegato gli altoparlanti a due amplificatori integrati:
- Un amplificatore digitale in classe T Lepai 2020A, una economica implementazione del Tripath 2020

- Un Cambridge Audio A1 (di cui scriverò).

Le sorgenti sono un lettore CD Yamaha Natural Sound degli anni 90 e un Apple iPod classic 5th generation (in genere cerco sempre file rippati a 320 da CD o FLAC).
Non scenderò in dettagli o infinite perifrasi (anche perché non ritengo di avere le competenze tecniche che molti millantano); posso dire che anche questi piccoli altoparlanti si sono dimostrati all'altezza delle mie aspettative maturate ascoltando, occasionalmente ma da anni, un modello simile e, soprattutto, delle opinioni generalmente entusiastiche che si leggono sui forum dedicate. Non griderò al miracolo, ma trovo comunque sorprendente e straordinaria la gamma dinamica, la presenza, la definizione e anche la ricchezza di bassi che i Mini-Box riescono ad esprimere.
Collegati al mio piccolo T-Amp danno risultati molto buoni ma con i limiti di un piccolo amplificatore che eroga 10 W per canale (non credete alle scritte!).
Ma insieme glorioso Cambridge Audio A1, grazie ai suoi generosi 25 W per canale), i minuscoli Mini-Box diventano superbi, con una presenza eccellente e bassi profondi che però non mettono mai in ombra la musicalità e soprattutto la definizione del suono. Dal pop di Ed Sheeran (quindi suoni moderni e arrangiamenti super curati) al Jazz di Chet Baker si gode ogni dettaglio e sfumatura.
Davvero un acquisto azzeccato e la prova che, con un po' di attenzione, l'Hi-Fi si può fare con poco.

14 luglio 2016

Recensione Luminox Navy Seal Colormark BlackOut

Per il mio compleanno, mia moglie, che più di ogni altra persona conosce la mia passione pergli orologi, mi ha regalato un bellissimo Luminox. Si tratta del modello Blackout della serie Sea. 
Ecco qualche foto presa dal sito Luminox.




Quello che ha reso popolari gli orologi Luminox, oltre alle caratteristiche di robustezza e agli utilizzi in campo militare e sportivo, sono gli indici e le sfere luminosi grazie ai Night Vision Tubes; sono elementi luminescenti, realizzati dalla società svizzera MB Microtec usando il trizio, auto alimentati e teoricamente attivi per 25 anni.
La principale differenza con pigmenti come Luminova (creato da Tritec ed utilizzato dalla stragrande maggioranza di manufacturer per qualunque gamma e range di prezzo) o Lumibrite (creato ed utilizzato da Seiko) è che i tubi al trizio usati da Luminox non hanno bisogno di essere caricati da una sorgente luminosa esterna ed emettono luce 24 ore al giorno, in maniera costante, senza affievolirsi.

Il grafico seguente, preso dal sito di Reactor watches (che usano una tecnologia simile) mostra bene le differenze di luminosità nel tempo tra ampolle di trizio e Luminova.



In orologi notoriamente super luminosi come gli IWC Aquatimer o i popolari Seiko SKX, la luminosità è massima subito dopo essere stati esposti alla luce e decresce nel giro di 1-2 ore, rimanendo comunque visibile fino al mattino. Nei Luminox la luminosità emessa è meno marcata ma costante.
In questa foto, presa dal sito Luminox come le precedenti,viene mostrata la luminosità e i differenti colori degli indici: arancione ad ore 12, verde per tutti gli altri.
Questo articolo, infine, spiega bene la storia e la tecnica degli elementi luminescenti per applicazioni orologiere.


La qualità delle mie foto non è buona in quanto le ho fatte con il telefono in condizioni di luce non buone. 
Cominciamo dall'esterno. Viene fornito un bell'astuccio rigido in tessuto con chiusura a cerniera, utile anche per occhiali e altri oggetti.


All'interno si trova l'orologio con il vetro protetto da una pellicola trasparente, il libretto di istruzioni e una card.



L'orologio si presenta , come atteso e come da specifiche, in total black. Gli unici elementi chiari sono gli indici, le sfere e la data. Il quadrante è di un bel nero opaco mentre le ore in numeri arabi (in formato 12 e 24 ore) e le scritte sono in nero lucido; questo crea un piacevole contrasto.


L'aspetto è quello del diver, con ghiera girevole unidirezionale a 60 scatti e puntino luminoso ad ore 12, e corona protetta da spalle (crown guards). E' presenta la complicazione del giorno del mese.
Come tutti i Luminox è dichiarato WR 200 ma non certificato ISO 6425 (diver's), il che almeno teoricamente, non lo renderebbe idoneo ad immersioni con attrezzatura. Cionondimeno, sul sito Luminox la comunicazione è incentrata proprio sull'uso come equipaggiamento subacqueo a scopi militari e tecnici.
Apro una piccola parentesi sull'aspetto impermeabilità.
I puristi potrebbero storcere il naso su due caratteristiche della cassa: la corona è a scatto e non a vite, e il fondello è fissato con 4 viti anziché essere avvitato alla cassa.
Dal punto di vista dei materiali, le soluzioni adottate sono quelle corrette: non avrebbe senso avvitare una corona in metallo su un tubo in plastica né avvitare un fondo in acciaio ad una cassa in plastica; gli elementi plastici durerebbero ben poco. Credo invece che in Luminox usino guarnizioni di buona qualità (la corona ha un doppio sistema di guarnizioni) che, se sostituite regolarmente, assicurino l'impermeabilità della cassa anche in immersioni con bombole. Vorrei aggiungere:i dive computer Suunto, progettati e realizzati per immersioni con aria/nitrox, hanno la cassa in plastica e il fondo in acciaio fissato con due viti, non un fondello a vite. Mi sono immerso a 20 metri con orologi che non avevano la corona a vite e non ne ho mai allagato uno. Ergo: se le guarnizioni sono progettate bene e in buono stato, si può andare tranquilli.


La cassa, la ghiera e il fondello sono in materiale plastico rinforzato che rende l'orologio molto leggero.
Il vetro è invece minerale, caratteristica che lo dovrebbe rendere molto resistente a graffi ed urti accidentali nonché alla pressione dell'acqua.
Il movimento è al quarzo, probabilmente un Ronda 515.
La sensazione è comunque di una robustezza generale superiore ad altri orologi in policarbonato come gli Swatch.


Qui si vedono  chiaramente la corona e i crownguards.


Il fondo, come detto, è fissato con 4 viti; e trattandosi di una cassa in plastica non avrebbe potuto essere altrimenti: un fondello serrato a vite, tipico dei diver, avrebbe senso solo con l'uso dell'acciaio.


Il cinturino da 20 mm è in silicone (sul sito viene indicato silicone, gomma,poliuretano) ed è morbido, elastico e confortevole, con il logo Luminox sul segmento corto. L'esterno è zigrinato e l'interno è liscio. La lunghezza è sufficiente per qualunque polso e anche per indossare l'orologio sopra la muta.
Unico neo del cinturino, per ora, che non presenta spazi per facilitare lo smontaggio: non sono presenti fori nella cassa né i normali spazi per i leva anse. Lo smontaggio del cinturino potrebbe non essere semplice o causare graffi alla cassa.


Due le caratteristiche molto cool del cinturino: il sistema di blocco del primo passante (che ne evita lo scorrimento e lo tiene vicino alla fibbia), e la fibbia in acciaio Inox brunito a doppio ardiglione.


Al polso i sui 44 mm sono perfetti: mascolino senza essere extra large. E' leggero, confortevole e leggibile in qualunque situazione e condizione di luce (o assenza di luce).



Veniamo, infine, alla luminosità notturna. Purtroppo non ho scattato foto notturne ma se cercate su Google Luminox lume shot ne trovate quante ne volete.
Qui ne trovate una dell'affidabilissimo A blog to watch.


La luce emessa, come detto, non ha l'effetto "glows like a torch" del Lumibrite, ma è potente e vivace e, soprattutto, costante. Non si affievolisce durante la notte: quindi gli indici e le sfere dell'orologio sono sempre visibili, senza variazioni. Eccezionale, davvero efficace.

Pro:
  • Costruzione robusta
  • Aspetto gradevole e "stealth"
  • Leggero, confortevole
  • Perfettamente leggibile e visibile in tutte le condizioni e , soprattutto, al buio.
Contro:
  • Sostituzione non agevole del cinturino 

Verdetto finale: 9/10

Specifiche tecniche dal sito Luminox 
  • Function Time Date
  • Movement (technology) Quartz
  • Size of case diameter 44.00 mm
  • Case material Carbon reinforced PC
  • Case Bezel Rotating 1-Way Diver
  • Case Back Caseback with Screws
  • Crown Double-Security Gasket
  • Water resistance (m/ft/atm) 200 / 660 / 20
  • Crystal/Glass material Hardened Mineral
  • Strap/Bracelet material Rubber / Silicone / PU
  • Case Height 13.80 mm
  • Weight 56g

08 settembre 2015

Suzuki V-Strom: faro posteriore/stop a LED

Dopo l'installazione di lampade Osram e luci di posizione a LED, ho sostituito la luce targa con un LED ed installato un faro posteriore sostitutivo a LED che integra luci di posizione, stop e frecce.


Per questo componente la procedura di installazione (la trovate qui) è semplice ma molto lunga (ci ho messo un paio di ore) perché richiede lo smontaggio di piastra bauletto, maniglioni e parafango posteriore, nonché un cablaggio un po' diverso da quello originale (che è basato su due lampade a doppio filamento).
Alla fine il risultato è buono.

02 novembre 2014

Installazione di pickup Fishman Sonitone su chitarra acustica.

In queste righe vediamo insieme come installare facilmente un pickup piezoelettrico in una chitarra acustica. Lo strumento che amplifichero e' la mia Ibanez PF10NT, uno strumento di una ventina d'anni particolarmente risonante e piacevole da suonare, ma il discorso vale per tutte le chitarre.

Mini premessa tecnica. Come noto, i pickup piezoelettrici UST (under saddle transducer) si dividono in due grandi famiglie: passivi, ovvero costituiti dal solo trasduttore e dal connettore di uscita del segnale, e attivi, dotati anche di un sistema di preamplificazione del segnale, piu' o meno sofisticato. Il segnale raccolto da un pickup piezo, sia esso di tipo flessibile che rigido, e' generalmente debole e deve essere preamplificato prima di essere inviato in un sistema di amplificazione o ad un ingresso di un mixer/PA. I sistemi attivi , a loro volta, sono componenti piu' o meno grandi e ingombranti , a seconda dei modelli, in quanto devono ospitare il circuito di amplificazione, i controlli (tono, volume), una sorgente di alimentazione (batteria) e una o piu' uscite (sbilanciata e bilanciata), come questo.


A mio modo di vedere, il montaggio aftermarket di questi sistemi su una chitarra acustica hanno un inconveniente non da poco: richiedono la realizzazione di uno o piu' alloggiamenti (e quindi scassi) nelle fasce. In primo luogo non e' un'operazione semplice se siete hobbisti come me; in secondo luogo, inserire oggetti voluminosi all'interno della cassa potrebbe avere una ricaduta sulle frequenze dello strumento.

Per questi motivi ho optato per la soluzione meno invasiva di amplificazione di uno strumento acustico: il sistema Sonitone di Fishman. Adottato come OEM da molti costruttori (Martin, per citarne uno), consiste in un trasduttore piezo e in un preamplificatore miniaturizzato che puo' essere montato sotto la tavola armonica, con i controlli di tono e volume a filo con la buca.



La board del preampli e' molto furba in quanto e' dotata di un biadesivo 3M di qualita' per montarlo facilmente sotto il top della chitarra, senza bisogno di usare colle o viti.


E' un sistema sicuramente piu' economico e meno versatile di molti altri in commercio ma consente di amplificare , con una buona qualita' generale, uno strumento acustico in pochi minuti.

Per prima cosa occorre praticare un foro da 2.5mm in una delle due estremita' dello scasso del ponticello: il pickup flessibile passera' da qui. L'operazione e' semplice ed e' spiegata in molti tutorial su YouTube. Basta avere l'accortezza di forare lentamente, schermando il ponte con un po' di nastro da carrozziere. Una volta praticato il foro, e' sufficiente far passare dall'interno verso l'esterno il piezo. Dal momento che il trasduttore e' sostanzialmente un cavo dello spessore di 2 mm circa, occorre ora ridurre l'altezza del ponticello perche' l'altezza complessiva, e quindi l'action, sia la medesima del precedente ponticello. Qui la tecnica , che richiede pazienza, un buon calibro corsoio e molta precisione, consiste nel carteggiare il nuovo ponticello per eliminare il materiale eccedente la sagoma. Le due immagini prese dal web (le mie erano troppo scure) mostrano come fare.

Prima si prende la misura della parte eccedente


e quindi la si carteggia, lentamente, misurando di volta in volta aiutandosi se possibile con una guida perche' l'angolo sia perfettamente ortogonale e la superficie dell'osso complanare a quella del ponte.




Ora si puo' inserire il ponticello nello slot del ponte ed eventualmente fermarlo tempoeraneamente per non farlo ricadere nella cassa.




Il secondo foro e' meno facile e presenta qualche rischio in piu', ma nulla di infattibile.
Con un alesatore conico a mano da 12 mm oppure con un trapano e una punta da legno da 12 mm , si deve allargare il foro dove e' avvitato l'attacco per la tracolla. L'uso dell'alesatore conico a mano e' preferibile in quanto consente di contollare con lentezza e precisione la fase di allargamento del foro, ma non e' facile trovare questo strumento da liuteria e, quando lo si trova, il prezzo puo' essere di diverse decine di euro. Una buona punta da legno da 12 mm e' una soluzione non ottimale ma efficace. Per evitare guai e' sempre meglio mascherare la superificie intorno al foro con nastro adesivo da carrozziere.




Una volta che il foro e' praticato, si deve far uscire il connettore endpin jack verso l'esterno. Il trucchetto e' di usare un cavo jack per tirarlo fuori. Si inserisce la punta del jack nel connettore e lo si usa per tirare e guidare il connettore endpinjack fuori dal foro nella cassa.



Quindi e' sufficiente avvitare dado, controdado e supporto tracolla a vite. Per gli endpin Fishman si usa una chiave a bussola da 13.



L'altra parte, facile, consiste nell'installazione del vano batteria e della board preamplificatore. Il Fishman Sonitone, che e' un sistema minimalista, e' fornito di un portabatteria costituito da una tasca in nylon dotata di velcro . Una parte di velcro adesivo si incolla all'interno della cassa. Lo svantaggio e' che il cambio batteria si puo' effettuare solo quando si cambiano le corde perche' e' necessario inserire la mano nella cassa passando dalla buca. Il vantaggio e' che nuovamente una soluzione non invasiva e di facile montaggio: essendo il porta batterie cosi' piccolo e privo di forme spigolose, non dovrebbe interferire con l'acustica dello strumento. La batteria da 9V si collega con un cablaggio all'unita' pre.




Ecco nel dettaglio il velcro adesivo incollato saldamente al neck joint all'interno della cassa. Se potete aiutatevi con uno specchietto per incollare il velcro dritto e in posizione centrata.


Una volta che l'adesivo ha fatto presa sul legno e' possibile attaccare il portabatteria in nylon con il velcro. Una pila 9V pesa poco, quindi non mi aspetto che eserciti troppo carico sul velcro.

Siamo all'ultima parte. Il fissaggio del preamplificatore. Ora, se il bracing del top lo consente, bisognerebbe montare il pre nella parte superiore della buca, perfettamente al centro, in modo da raggiungere comodamente i due controlli on board: tono e volume.

Purtroppo il bracing della mia Ibanez interferisce con la sagoma del pre, che deve essere montato in posizione leggermente decentratrata. Fortunatamente i controlli si raggiungono senza fatica. Una volta che il biadesivo e' posizionato, va premuto per un po' contro il legno per assicurarsi che aderisca fortemente. La board e' leggera e non e' soggetta a carichi o spinte, quindi non dovrebbe scollarsi. Se accadesse, sia 3M che Tesa vendono biadesivi piu' spessi e forti.



Nella confezione Fishman e' compresa anche una clip in plastica con biadesivo. La si puo' incollare all'interno della fascia superiore per fare da fermacavi: in pratica servira' per tenere ordinati sia il cavo del piezo che quello di uscita collegato al connettore jack femmina, seguendo questo schema.



Il lavoro e' terminato. A questo punto e' sufficiente montare un set di corde nuove, accordare la chitarra e collegarla all'amplificatore.
Purtroppo non ho avuto tempo di registrare brani , ma posso dire che questo economico sistema Fishman offre, nell'ambito del piezoelettrico, una buona qualita' di amplificazione e riproduzione del suono e un volume molto generoso. Tuttavia, se si vuole conferire un po' di calore al suono, e' possibile usare un ulteriore preamplificatore a valvole tra chitarra e amplificatore.