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09 gennaio 2025

Recupero Dati 299: la mia esperienza.


Qualche mese fa ho vissuto la sgradevole esperienza del guasto di un mio hard disk USB Western Digital in cui, da quasi vent'anni, salvavo i miei file personali, soprattutto foto e video. Nel corso degli anni, ho sostituito diversi PC e fotocamere e altri supporti di memoria e ho sempre salvato i file su diversi hard disk USB di capacità inferiore, ma alla fine, la stragrande maggioranza dei ricordi era, anche per comodità, su quella unità principale. 

Usandolo sporadicamente, appunto per copiare file e visualizzarli ogni tanto, ho sottovalutato due elementi, ed è stata una grande lesson learned: l'importanza del backup (una seconda copia), e una degradazione del funzionamento del disco (gli ultimi due giorni si era rallentato molto nell'accesso). 

Improvvisamente, è risultato inaccessibile. Veniva visto da Windows ma non era possibile aprirlo e accederei ai file. 

Dopo avere provato tutti gli strumenti e i programmi a me noti di diagnosi, analisi e recupero dati, ho capito due cose: si trattava di un guasto fisico, e no, i dati non erano recuperabili con i soliti tool. Con il cuore appesantito per la perdita di vent'anni di ricordi (dai viaggi alla nascita dei figli ai giri in MTB) è iniziata quindi la miserabile ricerca di un servizio di recupero dati.

Il report degli errori riscontrati

Chi ci è passato sa quanto sia dolorosa la sensazione (e la frustrazione) di aver perso i propri ricordi -- il senso di impotenza e il rimorso di non aver preso precauzioni è pari alla percezione della volatilità della nostra vita digitale -- e conosce anche la giungla dei servizi professionali di recupero dati. 

E' plausibile che, a distanza, le diagnosi siano difficili, così come la stima delle possibilità di recupero dei dati. Per questo, presumibilmente, i tecnici sono restii a fare preventivi , e i prezzi sono spesso dei range molto approssimativi, che si aggirano da alcune centinaia di euro al migliaio circa, ma senza certezze. Cifre che, a fronte della perdita di una vita digitale (perché si tratta di dati personali qui, non professionali), si è disposti a spendere. 

Dopo molte ricerche e contatti che mi hanno lasciato poco convinto, alla fine ho optato per un servizio molto, molto pubblicizzato sul web in quanto prometteva alte probabilità di recupero e prezzi fissi e garantiti. Ma le cose stanno diversamente. 

Il servizio si chiama Recupero Dati 299. Già documentandomi in rete, avevo capito che la realtà potesse essere un po' diversa sia da quanto molto pomposamente descritto e pubblicizzato dall'impresa, che dalle moltissime recensioni pubblicate su Google maps. Per contro, erano anche gli unici che -- a parole -- sembravano più chiari, con un prezzo massimo di 359 euro:

che però altrove nel sito è fissato a 349 euro, e descritto come NON una promo, ma in homepage c'è (quasi) sempre un banner con data aggiornata che parla di promo. Infine , in questa pagina, dichiarano che il prezzo è 299 euro. Quindi chiaro ma non chiarissimo. 





Prendetevi un po' di tempo a leggere le lunghissime pagine di descrizione e alcune delle recensioni. Ce ne sono molte, e recenti, estremamente negative. La società, devo dire, risponde quasi a tutte, ma lo fa con testi predefiniti e sempre, sempre sulla base delle tantissime clausole dei loro T&C. Ma ne parleremo a breve. 

Ad ogni modo, l'interazione comincia con un lungo colloquio telefonico durante il quale un tecnico (o un commerciale, non si sa) racconta in maniera gentile ma davvero prolissa come avviene il processo anche se sembra che stia recitando un copione. In più momenti mi è sembrato che volesse prendermi per stanchezza facendo leva sulla perdita subita e su quanto sono poco professionali gli altri servizi, una sorta di PNL di serie B. 

Siccome ero abbastanza convinto che per il mio HDD si trattasse di un problema di semplice (relativamente) risoluzione, ho deciso di affidarlo a questa società, non senza scetticismo. Intanto ero scettico anche sulle alternative.

E' iniziato un periodo lungo e decisamente sgradevole per la comunicazione con Recupero Dati e per i costi sostenuti. Vediamo i pain point principali ma anche i successi:

1. procedure complicate (non complesse) e toni quasi minacciosi delle comunicazioni, fin dall'inizio. Ad esempio, le istruzioni per spedire l'HDD da recuperare (più un secondo HDD per la copia dei dati recuperati) sono farraginose, quasi paranoiche (avvolgere con esattamente 5 strati di pluriball non teso e non utilizzare mai nastro adesivo...) e, come tutte le istruzioni fornite dalla ditta, hanno un non so che di minaccioso, del tipo: se non segui esattamente alla lettera le nostre istruzioni, mi spiace, non ti aiuteremo. Cioè sembrano farlo apposta di darti istruzioni immotivatamente complicate per cercare di farti sbagliare e chiamarsi fuori.  

2. comunicazione complicata e non efficace. Dei prezzi non chiari ho già scritto sopra. Oltre alle mail, è richiesto di compilare e firmare moduli pieni zeppi di condizioni e termini e clausole, alcune discutibili se non addirittura vessatorie, e poi di spostare la comunicazione sul loro sistema di ticketing che però fa acqua da tutte le parti perché, primo, è privo di autenticazione (e potenzialmente chiunque può leggere i fattacci vostri) e , secondo, qualche volta si perdono i messaggi, e allora bisogna ripeterli via mail e whatsapp. Su una cosa sono perentori: le richieste di pagamento. Già dalla prima di 37 euro per avviare la procedura, di cui bisogna fornire copia del bonifico. Poi non leggono e te lo chiedono di nuovo, ma pazienza. 


3. cose che "si complicano" e costi che salgono. Metto subito le mani avanti: sicuramente i signori si sono tutelati scrivendo clausole e clausolette nei tanti pdf che ti fanno firmare. Però ci sono cose che non tornano e cose che non sono chiare. Le prime sono i prezzi , come già accennato: sul sito si parla di 349 euro, 359 euro, ma contrariamente a quanto scritto, se ne spendono di più. Io ne ho pagati 380 + IVA , e sono pronto a scommettere che sono in tanti a ricadere nei casi particolari "per le problematiche". Ma non c'è solo questo. Nel mio caso serviva anche un hard disk donatore da cui prendere l'hardware necessario, e di nuovo la ditta offre due alternative: di acquistarlo per te, 200 euro + 25 di spedizione, oppure di procurartelo da solo, ma con una serie di limitazioni, caveat, warning raccontati in maniera così minacciosa che alla fine ho delegato. Altri 225 euro. Ciliegina finale: i costi di spedizione per riavere indietro l'hard disk dove sono stati copiati i dati recuperati è 19 euro. Non bassissimo. 

image.png

4. recensioni guidate e procedure opache. Recupero Dati 299 chiarisce da subito che i tempi di lavorazione standard sono lunghi, 4-6 settimane, oppure si può pagare di più per accelerare. Ti danno l'idea di avere quintali di HDD in coda. Ma ad un certo punto, viene fuori l'escamotage del "saltacoda": come per incanto, anzi per "fantastica opportunità", si liberano "alcuni posti" e mi offrono di mettere in lavorazione il mio HDD più rapidamente. Ma ce'è un ma: per farlo, sono obbligato a scrivere, in anticipo e a prescindere dai risultati, una recensione positiva su Google usando un testo gentilmente suggerito ("...venga menzionato il tipo di dispositivo recuperato, che i prezzi sono stati garantiti fin da subito e che la tariffa e' stata quindi bloccata prima dell'inizio dei lavori"). Come firmare un assegno in bianco: anche senza sapere se riusciranno a recuperare un singolo file. C'è chi potrebbe esagerare e chiamarlo ricatto; io invece mi sono limitato a declinare e a farmi una risata sui toni da venditori di pentole alla fiera di quartiere. Il ciclostilato non lo sentivo dalle medie. 


5. e ancora, toni sgradevoli nella comunicazione. Diamo una notizia positiva e fattuale: i tecnici sono riusciti a recuperare la maggior parte dei dati e a copiarli sull'HDD che avevo fornito. Potrei anche commentare un po' goliardicamente: e vorrei anche vedere, è il loro lavoro. Comunque, la loro procedura è inviarti un file excel con l'estratto dei nomi dei file recuperati con successo, e quindi richiedere l'ok a salvare i dati e, soprattutto, il pagamento del lavoro effettuato per spedirti, successivamente e a caro prezzo, il secondo hard disk con la copia di dati salvati. Andrebbe tutto bene se non fosse che, anche qui, la premiata ditta suggerisce pure il testo da inviare per email, e richiedono esplicitamente e ripetutamente di essere ringraziati. Cos'è, devo rendervi omaggio? Ovviamente ho risposto in maniera del tutto diversa. 

Tiriamo le somme. 

1. Quanto ho speso per questo lavoro? Non poco: 37 euro di apertura pratica, 225 di donor hard disk e spese, 463 euro di recupero dati, 19 euro di spedizione. Totale? 745 euro (a cui si aggiungono 99 euro per un secondo hard disk, ma lo avevo messo in conto e lo avrei acquistato comunque). Che sia chiaro, tutto fatturato. 

2. Sono soddisfatto del risultato? Difficile dirlo. Sto ancora esaminando le cartelle. Ma sembra che abbiano recuperato la maggior parte dei dati, e che si aprano senza errori. Quelli persi sono davvero di poco conto. Anche la struttura delle cartelle , sulla base di controlli a campione, sembra corretta. Tuttavia per dare una risposta certa occorre molto tempo e un'analisi approfondita. Quello che posso dire, anche perché mi è stato riferito dagli stessi tecnici, è che il mio era un caso fortunato, con guasto meccanico del supporto, non danneggiato, e struttura dati intatto. Insomma, l'happy path che stride con la spesa sostenuta. 

3. Consiglierei Recupero Dati 299? No, assolutamente. Non nego che sappiano fare il proprio mestiere (e ci mancherebbe pure) ma l'esperienza generale a livello di trasparenza del processo è lontana dall'essere soddisfacente. 

Come cliente mi sono sentito costamente sotto pressione ma soprattutto vessato da complicazioni che suonavano sempre un po' come "attenzione, perché se non fai esattamente cosa come e quando diciamo noi, addio ai tuoi dati". Situazioni come queste, dove una persona ha già perso qualcosa a cui tiene, dovrebbero essere vissute con serenità, non con la percezione di essere sempre in pericolo, sempre a fronteggiare un nuovo imprevisto e soprattutto sempre pressato dal vostro atteggiamento sulla difensiva. Non posso assolutamente usare il termine ricatto, ma non posso negare di aver percepito spesso questa sensazione. Capisco che questi signori debbano tutelarsi ma l'interlocuzione è stata pesante, e non gradevole (ok, a parte il "ciclostilato": mi ha fatto sorridere).

Forse anche peggio: perché durante questa spiacevole transazione, la sensazione è di essere stato trattato non come un cliente pagante da soddisfare ma come un idiota da cui difendersi. 

C'è però un aspetto oggettivo di brutta comunicazione che vorrei ripetere qui. Lo statement pubblico sul sito dice MASSIMO 349 euro. Massimo significa che non si può superare. E' italiano. Il mio caso è stato "particolare" e ne ho pagati 380. Certamente in uno dei 12 pdf ricevuti e firmati e inviati c'era un asterisco con la clausoletta a tutela, ma sono certo anche di questi 31 euro di differenza.

Questa società sul proprio sito si loda come i paladini della trasparenza a prezzo fisso da 13 anni contro un mondo brutto e cattivo di costi imprevedibili, ma per quanto mi riguarda è finita che i costi da me sostenuti, per un caso probabilmente semplice dal punto di vista tecnico, sono stati i più alti possibili del listino, e superiori al tetto massimo pubblicamente dichiarato. 

Parimenti, mi ha fatto riflettere l'artificio del "se pubblichi su Google una recensione a priori, ti facciamo passare prima", insomma l'esilarante "saltacoda". E siccome a pensare male si commette peccato ma di solito ci si azzecca, come cliente e consumatore con un cervello pensante qualche idea mi viene.

Una parola conclusiva. 

L'errore è stato mio (non avevo il secondo backup) e penso di avere imparato la lezione. Metterò su una configurazione RAID o comunque un job di backup incrementale su seconda unità. Se avete letto fin qui, e non vi siete ancora organizzati, fatelo anche voi. Vi costerà, come tempo, soldi e serenità, molto meno che affidarvi ad un servizio di recupero dati.

24 aprile 2020

Un nuovo orologio per la Suzuki Samurai!

L'orologio digitale originale della Suzuki (almeno il modello a tre pulsanti) spesso smette di funzionare, oppure funziona irregolarmente, con segmenti LCD spenti, o molto sbiaditi, oppure con reset frequenti.
Alcuni raccomandano di pulire i circuiti ma non è sempre risolutivo.
In altri casi una sorgente non sufficientemente stabilizzata provoca questi malfunzionamenti.
Il ricambio originale è raro, e quando si trova nuovo ha costi proibitivi, mentre usato secondo me è sempre un rischio.








Il mio orologio, collegato ad una sorgente stabile di 13.8 v funziona bene, ma collegato al cruscotto ogni tanto si resetta.



Siccome sono appassionato di orologi e nella macchina un orologio deve esserci e funzionare , ma non deve nemmeno costarmi un occhio della testa (se devo spendere 100 euro preferisco fare un tagliando e un pieno di gas), come parte del restauro conservativo, ho provato qualche strada alternativa al ricambio originale: un orologio di un'altra auto. 

Ed ecco la dritta.

Dopo misure e molte ricerche, grazie ad un commerciante ebay, ho scoperto che l'orologio della Renault Clio vecchia ha praticamente le stesse misure (interne) dell'orologio originale. Che è la cosa importante perché significa che si incastra nello scasso originale. 
Di più: ha lo stesso tono di antracite/nero e l'illuminazione arancione, uguale a quella del quadro strumenti. 

L'ho preso al volo , e per una cifra assolutamente ragionevole. 

La Clio è stata prodotta in milioni di esemplari quindi il mio consiglio è girare per autodemolizioni o in rete, e qualcosa si trova. 

Anticipo subito i commenti: eh, ma è diverso! Okay. Allora suggerite qualcosa di meglio; io non ci sono arrivato. 


Esternamente hanno forme e dimensioni diverse, ma entra perfettamente nello scasso e si adatta bene al pannello del cruscotto centrale.


Confronto dei collegamenti elettrici.


L'orologio Suzuki ha quattro contatti: batteria +, massa, luce e accensione. Quello della Clio solo 3: batteria +, massa, luce.

Ma non sarà un problema: testandolo con un alimentatore ho visto che tutto poteva funzionare.


Via di saldatore e stagno per saldare trefaston maschi.


Un po' di guaina termorestringente per isolare.



Senza alcuna modfica all'impianto elettrico, infiliamo i faston nel connettore Suzuki.


Poi si spinge l'orologio e ... clic! Si incastra alla perfezione.

Eccolo collegato e già funzionante: ora regolata.

Così è a luci spente.


E così a luci accese.


Un paio di video







Qualche altra foto fatta al volo.




Se vi è piaciuto, continuate a seguire il mio blog!

26 novembre 2017

A-202 pickup per chitarra acustica (homage L.R. Baggs Anthem SL) / parte 3

E' passato un po' di tempo -- un bel po' di tempo -- da quando ho installato il Rocket A202 e promesso di postare qualche registrazione.
In realtà ho pronta una giustificazione.
Dopo aver completato l'installazione ho iniziato ad usare la chitarra con il nuovo pickup, in tutti i modi: collegata alla scheda audio, al multieffetto G3 e all'amplificatore.
C'era sempre qualcosa di eccessivamente plasticoso e decisamente poco convincente nei suoni che riuscivo a tirare fuori. Le registrazioni erano deludenti, ben al di là dei miei impedimenti di chitarrista mediocre: brutti suoni, con suoni addirittura distorti sul SOL e sul RE.
Anche i controlli -- presumibilmente tono e volume -- non rispondevano in maniera dignitosa.
Ho quindi provato ad intervenire sul montaggio del pickup per verificare se il piezo non fosse bene a contatto sotto il ponticello; ho anche spostato il microfono a condensatore, ma niente. Il suono che ne usciva era proprio bruttino.
"Pazienza, ho buttato via 20 euro", ho pensato.
Poi però ho deciso di manifestare educatamente la mia insoddisfazione con il venditore su Aliexpress che, dopo un paio di messaggi ed un video (sì, hanno voluto un video!), mi ha proposto di inviarmi un altro pickup.
Alcune settimane dopo, è arrivato. Imballo e contenuto uguali al precedente, se non per due dettagli:
  1. sul corpo dell'endpin jack è comparso un nuovo nome, tipo YuanXing. Non cercatelo: non esiste.
  2. Sul modulo di controllo sono comparse due scritte (con font diversi!): Volume e Microphone.
Così ho velocemente smontato il Rocket e montato il sostituto YuanXing, con la massima cura possibile nel posizionamento del piezo, del microfono a condensatore e del cablaggio.
Una volta collegata la chitarra a scheda audio, multieffetto e/o chitarra acustica,  è apparso subito evidente che:
  1. il suono in generale è migliorato, e non di poco.
  2. i potenziometri funzionano decisamente meglio
  3. il potenziometro del volume regola il volume generale; quello del microfono miscela il segnale in ingresso proveniente dal microfono
  4. il microfono stavolta funziona benino, captando le vibrazioni e le percussioni sulla tavola armonica.
Qui di seguito, sempre con il disclaimer del pedestre, ecco 3 clippettini registrati con la mia Ibanez collegata alla scheda audio dritta dentro Audacity; uniche concessioni: ho applicato alle tracce di chitarra la compressione con valori predefiniti.
Per creare questi clip, ho scaricato alcune versioni di canzoni pop acapella (solo voce) e ci ho regitrato (buona la prima, e con qualche cappella :-)) le tracce di chitarra. Ri-disclaimer: i clip non stanno qui a dimostrare nulla di me come chitarrista, ma solo come suonano i pickup.

1. Ecco come suonava , per colpa del sottoscritto, il Fishman Sonitone installato a suo tempo:

2. Più o meno gli stessi brani, risuonati con il nuovo arrivato A202.


3. Traccia di chitarra, con generosi fuori tempo, del celebre brano di Amy Winehouse, sempre con pickup A202.

Senza ovviamente poter gridare al miracolo o affermare che il YuanXing o Rocket o A202 possa sostituire i sistemi a cui si "ispira", credo che questo prodotto sia una alternativa economica e valida ad altri sistemi OEM (come il Sonitone che lo precedeva) o per amplificare con poco una chitarra da poco.

03 ottobre 2017

Rocket A-202 pickup per chitarra acustica (homage L.R. Baggs Anthem SL) / parte 2

Ed eccoci alla seconda puntata sul nostro pickup Rocket A-202. In questo post vi racconto dettagliatamente di come l'ho installato sulla mia Ibanez PF-10. E qui occorre una doverosa premessa che ha il sapore del disclaimer. 

Disclaimer

Non sono un liutaio né un tecnico autorizzato. Qui vi racconto quello che faccio, sperando che vi possa essere d'aiuto. Parole ed immagini non possono sostituire le capacità personali. Non sono pertanto responsabile di danni che, seguendo questo articolo, potreste arreccare a strumenti e/o accessori di vostra o altrui proprietà. A me è andata benone, ma io sono io. Fine.

Preparazione

Iniziamo dal principio. La chitarra è questa semplice dreadnought che vedete qui sotto. Cedutami da uno sconosciuto che non l'aveva mai usata e la teneva in soffitta da anni (aveva ancora le pellicole), è uno strumento economico ma fortunato perché molto risonante e dalla bellissima voce. Come scritto, tre anni fa avevo installato il pickup Fishman, per cui la parte rognosa del lavoro (foro per l'endpin jack) me la trovo già fatta.

La prima parte consiste chiaramente nella rimozione del pickup Fishman. Non è un lavoro difficile, ci vorranno pochi minuti.
Vi dò una prima dritta, un trucchetto che mi ha insegnato il liutaio Giorgio Avezza. Se dovete effettuare lavori di questo genere che richiedono l'acecsso all'interno del corpo della chitarra ma non volete sostituire le corde, anziché smontare le corde (difficilissime da rimontare, e facilissime da rompere), posizionate un captasto ben serrato al 5-7 tasto, e cominciate ad allentare le corde tirandole verso il ponte affinché rimangano sufficientemente in tensione verso la paletta.


Quando avrete gioco sufficiente, estraete i piroli e sfilate le corde, ed avrete accesso alla buca. Rimontarle a lavoro terminato sarà un lampo. Comodo, no?


Inizio svitando straplock e controdado dell'endpin jack, ed estraendo lo stesso dal foro. Quindi metto spessori, rondelle e controdadi da parte per non perdere tutto.


Estraggo la batteria dal case e la scollego dal cablaggio di alimentazione.
Rimuovo il ponticello per avere accesso al piezo; con cautela lo sfilo tirandolo dall'interno con una mano e accompagnandone il movimento con l'altra. Purtroppo in tre anni la superficie in rame si è ossidata.


Non resta che rimuovere l'unico componente incollato: il modulo di controllo di tono e volume. 
Uno degli aspetti positivi del biadesivo 3M è di essere contemporaneamente forte e facilmente rimovibile. E' sufficiente un cacciavite piano e un po' di pressione per staccare senza residui il vecchio biadesivo, che butterò via. 


Fatto. Il vecchio pickup è smontato e la chitarra è pronta per ricevere il misterioso signor Rocket.


Installazione del nuovo pickup.

Prendiamoci qualche minuto per sbrogliare e soprattutto distendere il cablaggio del nuovo pickup che ha passato le ultime settimane legato e spiegazzato. Dall'endpin jack si dipartono 4 cavi:
- alimentazione a 9v
- piezo
- microfono a condensatore
- modulo di controllo
Visto che ciascuno di questi componenti ha un suo spazio all'interno della cassa della chitarra, in questa fase è importante organizzare i cavi affinché non siano ingarbugliati nel montaggio.



Per prima cosa, va montato l'endpin jack che, come vedete, ha il corpo filettato e due controdadi (più rondelle autobloccanti) per posizionarlo correttamente a livello di ingombri nel foro. Anziché procedere per misure e tentativi, posiziono il controdado esattamente dove lo avevo messo nell'endpin jack Fishman; in questo modo sono quasi certo che gli ingombri e le sporgenze dalla cassa saranno identici. Andrà sicuramente fatto qualche aggiustamento millimetrico per allineare la sporgenza della parte filettata.



Qui vi dò un'altra piccola dritta per risparmiare tempo: prendete un cavo jack 6.3mm sottile, come quello delle cuffie da studio, e fatelo passare nel foro, quindi recuperatelo dalla buca; a questo punto inseritelo nell'endpin jack. 


Il cavo delel cuffie fungerà da guida, e posizionare l'endpin jack avanti e indietro sarà facilissimo. Con il controdado interno faccio piccoli aggiustamenti. Ecco, ora la misura è corretta: posso posizionare la rondella, il controdado e lo straplock a vite.


Il modulo preamplificatore è posizionato. 


Mancano solo tre componenti, dato che il portapila c'è già!
Dopo aver organizzato i cavi dentro al body, posiziono il sensore piezoelettrico. E' un'operazione che faccio con calma e cura perché devo assicurarmi di posizionarlo correttamente per garantire la massima superficie di contatto tra ponte e ponticello, e al contempo non devo rovinarlo per nessun motivo.


Far passare dall'interno della cassa il piezo nel forellino praticato nello slot può essere un mal di testa e andare per tentativi può essere una pessima idea oltre che danneggiare la punta del sensore.

Vi passo un altro trucchetto: prendete il buon vecchio assistente di Office (una banale clip!) ed inseritene un'estremità nel buco; 



quando inserirete la mano nella buca, troverete subito la punta della clip; non dovrete fare altro che spingere il piezo verso la punta di metallo e troverete subito il forellino. A me è riuscito al primo tentativo.
Ed ecco il sensore piezoelettrico che spunta dallo slot del ponte.



Ora che il piezo è uscito dal foro, va posizionato nello slot. Deve occupare tutta la lunghezza, senza fare pieghe: fatelo senza fretta, prendete le misure, aiutatevi con un righello.
Ecco, ora che il sensore è perfettamente coricato nello slot, posso riposizionare il ponticello in osso.




Anche qui, vi elargisco un trucchetto, semplice ma efficace: prendete del nastro adesivo di carta e fissate il ponticello al ponte: se ne starà bravo al suo posto, e con lui pure il piezoelettrico sottostante. Questo consente di continuare a lavorare anche girando e muovendo la chitarra senza paura di perdere qualche pezzo.


Bene, mancano due pezzi, uno facile e uno meno. Parto da quello facile, il modulo di controllo, e vi consiglio di fare altrettanto, e di dare ogni tanto una sbirciatina allo schema di montaggio gentilmente fornito da L. R. Baggs.

Il modulo di controllo va incollato all'interno della buca. Sporgeranno i due potenziometri. A differenza del Fishman, va detto subito, questo tipo di modulo sporge un po' e questo non consentirà di usare un tappo antifeedback standard. Per me non è un problema, trattandosi di una chitarra da studio, ma se è un accessorio per voi indispensabile, dovrete trovare un workaround per ridurre un po' la sporgenza.

Ciò detto, non tutte le chitarre sono uguali quindi, con le dita cerco di capire in quale posizione c'è più superficie di montaggio (all'interno della tavola) e meno ostacoli (catene ecc.)
Per me la posizione buona è un po' decentrato; so che sarà meno agevole controllare il potenziometro destro per via della vicinanza al MI, ma almeno la superficie è idonea.
Ci sono due modi per incollare questo componente: usando il biadesivo presente, oppure usando i ritagli di biadesivo di ricambio (forniti) come spessore;



Per assicurare che l'adesivo faccia presa, applico con le dita una forte pressione per un minuto, poi mi faccio sostituire da un morsetto per falegname (ma una molletta da bucato andrà bene lo stesso) che terrà il modulo ben fermo alla tavola.


Ora che il modulo di controllo è incollato arriva la parte meno semplice, ovvero il posizionamento del microfono a condendatore.
Mi armo di torcia a LED per ispezionare l'interno della cassa e capire come distribuire il cablaggio e dove posizionare esattamente il microfono.


Purtroppo la visuale della parte interna del body sottostante il ponte non è libera a causa delle catene che impediscono di capire quanto spazio ci sia ma, soprattutto, di incollare il microfono nella posizione suggerita da Baggs.


Ravanare con una mano a tentoni, senza riferimenti, è tutt'altro che facile. 9 tentativi su 10 finiranno con il microfono incollato storto o nel posto sbagliato.

Questi sono essattamente i momenti in cui sono contento di aver svolto il servizio militare; magari a molti di voi quei 10 mesi trascorsi vestito in mimetica e anfibi in una caserma possono sembrare completamente sprecati. Ma non è così. Perché sto per utilizzare una parte importantissima dell'equipaggiamento standard fornito durante la vestizione e l'immatricolazione. 
Visori notturni? Puntatori laser? 
No. Lo specchio di acciaio usato per radersi.

Questo specchio ha le dimensioni perfette per entrare nella cassa di una chitarra e un comodo piedistallo per alzarlo un po'.


Con l'aiuto della torcia a LED inizio ad ispezionare l'interno della tavola armonica. Il microfono andrà posizionato tra l'x-brace e i fori dei piroli.
 


Si va un po' per tentativi usando lo specchio per verificare correggere la posizione. Quando sono sicuro, premo con forza l'adesivo per assicurare il componente al legno.


Ora il microfono è posizionato come suggerito dalle istruzioni L R Baggs. Sarà comunque la posizione giusta? Solo la prova d'ascolto potrà dirlo; poi mi toccherà fare qualche altro spostamento.


Ultimo step, ma non meno importante: sistemare il cablaggio interno con i fissacavi.
Mister Rocket fornisce un sistema di fissaggio cavi fatto in sagome di acciaio sottile e biadesivo. Ma, sapete, l'idea di incollare all'interno di una cassa dei componenti super risonanti come delle lamiere di metallo non mi fa impazzire.
Vi dico la mia: usate dei fissacavi in plastica. E' un materiale acusticamente inerte e fa il suo lavoro.


Con questo ho concluso l'installazione. Non mi resta che riposizionare le corde, accordare lo strumento e fare un po' di prove sia in cuffia che collegato ad un sistema PA o amplificatore.
Come suonerà? Funzionerà bene, meglio o peggio del Fishman? Dovrò fare un po' di tuning? All'ultima domanda so già di poter rispondere: molto probabilmente sì. 
Ma c'è un'altra domanda non meno importante a cui posso trovare subito una risposta: come funziona ora la chitarra da spenta? 
Non è una domanda  banale. D'altronde ho modificato un componente e quindi l'assetto.
Da subito sento due cose:
  • l'action sembra essere scesa di un po', un valore millimetrico, ma tanto basta a provocare un po' di buzz su MI alto e SI; nulla di drammatico ma un po' si sente; probabilmente il sensore piezo è più sottile del Fishman. Rimedio: sostituire il ponticello con uno più alto; ed è un peccato, perché sto usando un ponte in osso naturale creato da Bob Colosi. Posso farlo più avanti, senza fretta.
  • la chitarra comunque suona come prima: non sento decrementi nel sustain né interferenze strane. Questo è confortante. 
La prossima puntata ospiterà qualche registrazione pedestre (fatta con i piedi) , prima e dopo l'installazione di questo pickup.