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Restauro Suzuki Samurai

09 ottobre 2024

MTB Val di Susa: 559 - 558 basso

A distanza di 14 anni dalla mia prima volta, sono tornato su un percorso tanto classico quanto straordinario della Val di Susa: il sentiero 559, con la variante di discesa sul tratto basso del 558. 

Questa escursione ha per me uno straordinario valore emotivo prima ancora che tecnico. Infatti è stato uno dei primi giri "seri" effettuati in compagnia degli amici della vecchia guardia, i ragazzi dai quali ho imparato quelle due o tre cose che so di montagna, mountain bike, e stare insieme. Un giro fatto con poca preparazione atletica, mezzi scarsi (una front, un caso di skateboard e dei vecchi pile) e un po' di incoscienza, ma con una delle migliori compagnie che si potessero avere; uno di quegli epic ride che è rimasto impresso a fuoco nella mia memoria, quasi fotogramma per fotogramma, nonostante tutta la vita vissuta nel frattempo.


Esserci tornato proprio con uno di quegli amici, con il medesimo spirito scanzonato ed entusiasta, sotto lo stesso cielo color indaco e sopra le stesse pietre illuminate dal sole, l'ho considero un segno. 

Mi ha fatto riflettere su come, con il passare degli anni, sia per me sempre più importante concentrarmi sulle cose, sulle persone e sulle relazioni che hanno davvero un valore, e per questo hanno saputo resistere al tempo e ai cambiamenti della vita. La salita all'Alpe Tour, e la discesa su alcune delle più straordinarie e impegnative mulattiere di questa valle non è quindi solo un percorso atletico o tecnico, ma quasi un cammino interiore. Che va affrontato con la consapevolezza e la volontà di affrancarsi dal peso di quello che è inutile, effimero, superficiale, e tenendo invece ben saldo tutto ciò che ha valore e che ha contribuito a portarmi dove sono oggi. 

Partenza prima delle 9, aria fredda di un bel mattino di settembre. La salita è costante e impegnativa, ma si affronta con piacere, alternando lunghi silenzi a qualche discorso, ricordi, idee. 


Verso il Truc, in direzione la Riposa




Si attraversano, pedalando su asfalto, borgate parzialmente ristrutturate ed alcune abbandonate.





L'asfalto cede il posto allo sterrato più o meno nei pressi del bivio che porta al rifugio Il Truc, punto di partenza popolarissimo per la discesa sul 558. 
La transumanza delle vacche è quasi finita, rimangono pochi capi ancora nei pascoli più in alto. 

Il bivio: a destra il rifugio il Truc, a sinistra si prosegue verso l'Alpe Tour


La carrabile verso l'Alpe Tour

l'Alpe Tour


Dopo una sosta al sole a ridosso di una delle baite dell'Alpe Tour, si inizia la lunga discesa, imboccando il sentiero 559, che incrocia in più punti il GTA, e che consente di passare, man mano che si perde quota, da diversi tipi di vegetazione, da quella alpina al bosco rigoglioso e all'erba bassa e bruciata dal sole ai lati delle mulattiere. 

Il mistico e misterioso guard rail in mezzo al sentiero


La discesa sul 559 è difficile, e richiede un po' di attenzione, ma è ciclabile al 99% (per qualcuno forse al 100% ma io sono sceso in almeno 3 passaggi). E' bello da togliere il fiato. 



Il piano è di fare una variazione che prevede una breve risalita all'altezza di Borgata Braida sopra Mompantero, per interecettare il 558 ed evitare così l'ultimo pezzo di discesa su asfalto. 

Chiamberlando, da dove inizia la discesa sul 558

Chiamberlando


Troviamo il 558 in condizioni favolovose, più tirato a lucido che pulito, ma sempre molto molto impegnativo: una discesa ripida su un fondo molto tecnico che non concede un attimo di respiro né di riposo né di distrazione. 







Le condotte forzate visibili da fondovalle

Il passaggio sopra le condotte nell'ultimo tratto del 558 prima di rientrare a Susa.

Il sentiero 558 finisce, tenendo costante pendenza e difficoltà fino agli ultimi metri, proprio sopra la chiesa di Susa. 
Il giro si conclude segnando oltre 1600 m di dislivello e circa 32 km percorsi. 

Qui sotto la traccia registrata con il Garmin




Dedico questo post a Luca G, che c'era nel 2014 e c'è stato in questa bella giornata di sole, e a Davide Gallino, che non c'è più, ma che amava questi luoghi e, sicuramente, ci ha tenuto una mano sulla testa mentre scendevamo giù da questi sentieri con le gambe stanche e il sorriso di chi sa di essere fortunato. 


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