Sabato mattina, approfittando delle condizioni meteo, ho caricato la Terrago in auto e mi sono diretto a Caselette per testare i rotori Ashima Aro 08 con un percorso piuttosto noto, la Pista tagliafuoco del Musinè, seguendo le indicazioni dell'ottimo Peverada. Qui sotto la mappa del tracciato.
Come potete leggere nella descrizione, è un percorso misto abbastanza impegnativo. Il primo anello che porta alla chiesa di S. Abaco attraverso una suggestiva via crucis è un sentiero di ciottoli con una pendenza costante del 16%, praticamente non ciclabile, ma da fare a spinta. Teoricamente, arrivati in cima ci sarebbe la possibilità di ricongiungersi alla via principale tramite un sentierino le cui condizioni ne sconsigliavano l'uso.
Così ho fatto dietro front e ho percorso la salita per S. Abaco in discesa (2-3 km). Il fondo davvero irregolare e la pendenza importante sono stati una prima interessante prova per i freni (e la Reba Race) che si sono dimostrati pronti, reattivi e resistenti alle sollecitazioni lunghe così come all'uso impulsivo.
Quindi ho imboccato il Viale S. Abaco (percorso rosso) nel noto saliscendi dal fondo sconnesso. Ancora una volta gli Ashima si sono mostrati all'altezza della situazione. Qualche rumore lo fanno, ma è per via delle pastiglie metalliche. D'altronde l'importante è che frenino, e lo sferragliamento (comunque lieve) è sopportabile. Giunto al bivio, ho deciso di percorrere l'impegnativo anello della via Tagliafuoco: una salita con pendenza che stimo intorno al 12-13%, fondo spesso molto sterrato ma anche lunghi tratti di asfalto.
Purtroppo un mal di testa insopportabile e un inizio di colpo di calore fantozziano mi hanno fatto desistere a soli 3 km dal P. Pluc (mai rischiare quando si è da soli), così sono tornato indietro affrontando la lunga discesa che avevo appena percorso in salita. Qui i freni si usano praticamente sempre, potete contarci. E non è uno di quei punti in cui possono piantarvi in asso. Gli Ashima accoppiati alle pastiglie Alligator hanno dato risultati più che meritevoli, senza mostrare segni di affaticamento né allungando gli spazi di frenata.
Rientrato sul tracciato principale, ho percorso a ritroso il panoramico saliscendi del Tagliafuoco, in tutte le condizioni di terreno possibili: dall'asfalto alle pietre alla terra fangosa all'erba. Non ho avvertito cedimenti, anzi: sempre una reazione pronta, nonostante le sollecitazioni non siano mancate. D'altronde ero in fase di test, e quindi non ho risparmiato gli affondi sulle leve. Ci vuole un minimo di sensibilità perché la frenata è potente (la ruota anteriore si blocca senza spremere troppo). Ma appena capita la risposta, il feeling è immediato.
Se dovessi dirvi che ho percepito la diminuzione di peso, mentirei. Ma su efficienza, sicurezza e impatto esteico, il risultato è rispondente alle mie aspettative.
accidenti che descrizione appassionata! la via crucis del musinè la conosco bene. da ragazzo l'ho percorsa più volte con i miei cari genitori, per raggiungere a piedi la sommità del monte, percorrendo in circa 1 ora i 700 metri di dislivello. in cima una orribile croce in cemento alta qualche metro, quasi un segnale per richiamare creature non terrene con i loro dischi, in questo caso volanti (come vorrebbero le voci del posto).
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