Sabato sera sono andato a sentire il mio amico Roberto Dati che suonava con il suo OpenUp Quartet alla Maison Musique di Rivoli e ne ho approfittato per fare qualche scatto al volo.
30 settembre 2008
29 settembre 2008
28 settembre 2008
Cars: aggiornamento.
Qualche novità nel mio piccolo e sconquassato garage virtuale:
- sono state aggiunte 3 nuove auto (la Citroen DS stata immortalata ieri notte a Rivoli)
- l'amico Andrea Denini, autore del capolavoro Automobili e film nella storia del cinema americano, sta fornendo le indicazioni (marca, modello e anno) dei veicoli fotografati.
15 settembre 2008
They used to be Cars.
E' online una prima versione del mio progetto fotografico They used to be Cars che sto concependo e curando da un po' di tempo durante i miei viaggi o le notti trascorse a fotografare nella periferia di Torino.
14 settembre 2008
Il settimo temporale.
Stavo studiando un paio di impostazioni della D80 in vista del prossimo servizio matrimoniale quando mi sono accorto che stava per venire giù il finimondo. Ho fatto a tempo a fare un paio di scatti e a ritirare il Manfrotto prima del diluvio.
Ed ecco come si presentavano, questa mattina, garage e cantine:
Ed ecco come si presentavano, questa mattina, garage e cantine:
13 settembre 2008
Come va a Venezia?
E' la domanda più frequente che mi viene posta in queste settimane. Beh, se non altro la musica è cambiata: la versione precedente era Come ti trovi a Torino?, con le sue varianti: ma non ti manca il mare? ecc., già dibattute in questo post. Quindi, torniamo a noi.
Cari amici, conoscenti, cazzeggiatori del web, familiari e nemici che leggete queste righe... ecco la risposta che, forse, cercavate. Potete continuare a leggere il presente post anche se stavate cercando i miei post sui foruncoli di James Hetfield o sulla necessità di estradizione di Beppe Grillo. State qui. Da bravi.
Ho trascorso circa quattro settimane a Venezia, diciamo cinque con le precedenti trasferte, insomma, ci siamo capiti. La mia visione non è certo completa. Andiamo per ordine.
Meteorologia. Fino a venerdì, e salvo un breve acquazzone, il clima di Venezia si è distinto per la sua gradevolezza. Cielo blu terso, temperature calde ma piacevoli, mari da calmi a poco mossi. Ogni volta che lascio il cielo antracite di Torino, salgo sul treno ed esco dalla stazione Santa Lucia, abbacinato dalla luce che inonda i marmi delle case e il Canal Grande, mi viene il dubbio che il comune di Venezia abbia fatto un patto con Dio per attirare ancora qualche turista giapponese con il suo clima eccezionale. Illusione estiva. Freddo, pioggia, vento, nebbia e umidità arriveranno in dosi industriali. Pertanto non mi resta che godermi questi ultimi scampoli d'estate, come dice il TG5.
Vitto e alloggio. La sede del Future Centre è a 1 minuto dal ponte di Rialto. Segue che l'offerta di ristorazione è davvero varia e sorprendente. Onde evitare di contrarre malattie come la gotta e il diabete, cerco di stare leggero a pranzo e cena, dedicandomi al pesce e ai frutti di mare. Segnalo in zona la Rosticceria San Bartolomeo, dove si può gustare un'insalata di mare per poco più di 10 euro. Gli alberghi rispecchiano la condizione urbanistica delle calli di Venezia: hanno generalmente stanze piccole, scale strette, corridoi angusti. Mi riferisco a quelli che il mio budget mi consente. I prezzi sono spesso irragionevoli, soprattutto in rapporto alla qualità e all'igiene offerte (evitate come la peste il Best Western di Piazza San Marco e relativa dependance: costa come il Danieli ed è più sporco di un motel su un'interstate dell'Arizona). Diciamo che bisogna accordarsi con i gerenti per avere tariffe migliori e camere più ampie, e la situazione migliora.
Lavoro. Tanto, vario ed entusiasmante. Ci sono un sacco di idee da sviluppare, su cui spremersi le meningi. Al momento sto lavorando ad un'attività che, a Dio piacendo, vedrà la sua realizzazione pratica in occasione di una mostra fotografica allestita negli spazi del Future Centre. Sarà un'evoluzione in senso multimediale delle audioguide in uso nei musei. Mi fermo qui. Poi ci sono altri aspetti di contorno che mi stimolano parecchio: siccome la sede non era utilizzata da qualche tempo, stiamo organizzando aspetti pratici, funzionali, logistici. In una parola, c'è anche da spostare armadi e scrivanie. E alla fine sembra tutto più tuo, il lavoro ti appartiene di più.
Eventi. C'è stata la Mostra del Cinema, che ho disertato, e sta partendo la Biennale di Architettura, che ho visitato ancora in fase di allestimento (vedi mio brevissimo reportage). Ce ne sono un mucchio, cercateveli con Google. E' Venezia, perdio, mica Tortona.
Distanze. Certo, quelle si sentono. Specie la notte, quando rientro in albergo e fisso le stampe a poco prezzo appese sulla tappezzeria della camera. Distante dalla mie due famiglie, la mia a Torino e i miei genitori a Genova cui si aggiunge anche mia sorella in Austria. Distante dagli amici di Torino e di Genova. Pure da quelli del newsgroup iamsc: non ho più tempo di leggerlo. Distante dalle mie cose, dalle mie chitarre, ad esempio. Distante dal mio letto, e spesso mi capita di cambiarne anche due in 3 notti. Distante.
Motivazioni. Sia chiaro: non mi faccio 1000 km a settimana lavorando 11 ore al giorno per vedere le gondole sul Canal Grande. Adesso cerco di capire se mettere a servizio dell'azienda le mie capacità e la mia disponibilità porta i risultati che mi attendo e mi merito. Ma questa è un'altra storia.
Visite. A Venezia, se tutto va bene, starò un paio d'anni, forse qualcosa meno. In giro ho detto che appena mi sarò sistemato sarò ben lieto di avere visite dagli amici. Nei miei sogni c'è quello di abbandonare locande e alberghi e avere un dignitoso camera cucina bagno dove lasciare almeno un paio di calzini. E magari un divano letto per gli amici. Poi però ho pensato che se non sono venuti a Torino, difficilmente triplicheranno i kilometri per vedere la Serenissima.
Salute. Bene, grazie. Cerco di mangiare sano e cammino ogni giorno (non ho scelta). E voi? Fatemelo sapere, c'è il modulo dei commenti apposta.
Finale. No, non c'è finale. Questo è solo l'inizio. L'inizio di una cosa che evolve di giorno in giorno. Speriamo che vada nella direzione giusta.
Cari amici, conoscenti, cazzeggiatori del web, familiari e nemici che leggete queste righe... ecco la risposta che, forse, cercavate. Potete continuare a leggere il presente post anche se stavate cercando i miei post sui foruncoli di James Hetfield o sulla necessità di estradizione di Beppe Grillo. State qui. Da bravi.
Ho trascorso circa quattro settimane a Venezia, diciamo cinque con le precedenti trasferte, insomma, ci siamo capiti. La mia visione non è certo completa. Andiamo per ordine.
Meteorologia. Fino a venerdì, e salvo un breve acquazzone, il clima di Venezia si è distinto per la sua gradevolezza. Cielo blu terso, temperature calde ma piacevoli, mari da calmi a poco mossi. Ogni volta che lascio il cielo antracite di Torino, salgo sul treno ed esco dalla stazione Santa Lucia, abbacinato dalla luce che inonda i marmi delle case e il Canal Grande, mi viene il dubbio che il comune di Venezia abbia fatto un patto con Dio per attirare ancora qualche turista giapponese con il suo clima eccezionale. Illusione estiva. Freddo, pioggia, vento, nebbia e umidità arriveranno in dosi industriali. Pertanto non mi resta che godermi questi ultimi scampoli d'estate, come dice il TG5.
Vitto e alloggio. La sede del Future Centre è a 1 minuto dal ponte di Rialto. Segue che l'offerta di ristorazione è davvero varia e sorprendente. Onde evitare di contrarre malattie come la gotta e il diabete, cerco di stare leggero a pranzo e cena, dedicandomi al pesce e ai frutti di mare. Segnalo in zona la Rosticceria San Bartolomeo, dove si può gustare un'insalata di mare per poco più di 10 euro. Gli alberghi rispecchiano la condizione urbanistica delle calli di Venezia: hanno generalmente stanze piccole, scale strette, corridoi angusti. Mi riferisco a quelli che il mio budget mi consente. I prezzi sono spesso irragionevoli, soprattutto in rapporto alla qualità e all'igiene offerte (evitate come la peste il Best Western di Piazza San Marco e relativa dependance: costa come il Danieli ed è più sporco di un motel su un'interstate dell'Arizona). Diciamo che bisogna accordarsi con i gerenti per avere tariffe migliori e camere più ampie, e la situazione migliora.
Lavoro. Tanto, vario ed entusiasmante. Ci sono un sacco di idee da sviluppare, su cui spremersi le meningi. Al momento sto lavorando ad un'attività che, a Dio piacendo, vedrà la sua realizzazione pratica in occasione di una mostra fotografica allestita negli spazi del Future Centre. Sarà un'evoluzione in senso multimediale delle audioguide in uso nei musei. Mi fermo qui. Poi ci sono altri aspetti di contorno che mi stimolano parecchio: siccome la sede non era utilizzata da qualche tempo, stiamo organizzando aspetti pratici, funzionali, logistici. In una parola, c'è anche da spostare armadi e scrivanie. E alla fine sembra tutto più tuo, il lavoro ti appartiene di più.
Eventi. C'è stata la Mostra del Cinema, che ho disertato, e sta partendo la Biennale di Architettura, che ho visitato ancora in fase di allestimento (vedi mio brevissimo reportage). Ce ne sono un mucchio, cercateveli con Google. E' Venezia, perdio, mica Tortona.
Distanze. Certo, quelle si sentono. Specie la notte, quando rientro in albergo e fisso le stampe a poco prezzo appese sulla tappezzeria della camera. Distante dalla mie due famiglie, la mia a Torino e i miei genitori a Genova cui si aggiunge anche mia sorella in Austria. Distante dagli amici di Torino e di Genova. Pure da quelli del newsgroup iamsc: non ho più tempo di leggerlo. Distante dalle mie cose, dalle mie chitarre, ad esempio. Distante dal mio letto, e spesso mi capita di cambiarne anche due in 3 notti. Distante.
Motivazioni. Sia chiaro: non mi faccio 1000 km a settimana lavorando 11 ore al giorno per vedere le gondole sul Canal Grande. Adesso cerco di capire se mettere a servizio dell'azienda le mie capacità e la mia disponibilità porta i risultati che mi attendo e mi merito. Ma questa è un'altra storia.
Visite. A Venezia, se tutto va bene, starò un paio d'anni, forse qualcosa meno. In giro ho detto che appena mi sarò sistemato sarò ben lieto di avere visite dagli amici. Nei miei sogni c'è quello di abbandonare locande e alberghi e avere un dignitoso camera cucina bagno dove lasciare almeno un paio di calzini. E magari un divano letto per gli amici. Poi però ho pensato che se non sono venuti a Torino, difficilmente triplicheranno i kilometri per vedere la Serenissima.
Salute. Bene, grazie. Cerco di mangiare sano e cammino ogni giorno (non ho scelta). E voi? Fatemelo sapere, c'è il modulo dei commenti apposta.
Finale. No, non c'è finale. Questo è solo l'inizio. L'inizio di una cosa che evolve di giorno in giorno. Speriamo che vada nella direzione giusta.
11 settembre 2008
Grillo all'estero.
La Stampa di oggi titola in prima pagina
Facciamo così: siccome abbiamo la gattopardesca certezza che in Italia nulla cambia e mai cambierà, perché il signor Grillo non si porta avanti col lavoro e se ne va all'estero? Meglio se in un luogo dove l'ADSL non arriva e il cellulare non prende...
Sarebbe la volta buona che ce lo togliamo di torno.
"Grillo: o si cambia o vado all'estero"
Facciamo così: siccome abbiamo la gattopardesca certezza che in Italia nulla cambia e mai cambierà, perché il signor Grillo non si porta avanti col lavoro e se ne va all'estero? Meglio se in un luogo dove l'ADSL non arriva e il cellulare non prende...
Sarebbe la volta buona che ce lo togliamo di torno.
10 settembre 2008
Reportage dalla Biennale di Architettura di Venezia.
Però non chiedetemi commenti: emotivamente mi è piaciuta moltissimo, ma non ci ho capito un granché.
09 settembre 2008
Ignoranza crassa al Corriere.
Home page di corriere.it di oggi (ieri per chi legge). Il Corriere della Sera, signori, non il blog di un quattordicenne con le k e i punti esclamativi.
In prima pagina, articolo pseudo scientifico (anzi, pseudo fantascientifico) in tema di fisica e acceleratori nucleari, a firm di tal Giovanni Caprara.
Titolo: "Buco nero" al CERN etc. Sottotitolo: La fisica rubano la scena. Rubano? Un tempo era di moda concordare soggetto e predicato.
Pazienza, sarà una svista. Allora clicchiamo sul collegamento per approfondire le nostre conoscenza in tema di buchi neri.
Titolo: Scienza, le paure dalla biologia alla fisica. Fin qui tutto bene.
Sottotitolo: Le particelle subatomiche rubano la scena organismi geneticamente modificati e clonazione. Ehi, aspetta un momento. Sicuri che non manchi una preposizione semplice?
Sul contenuto preferisco sorvolare. Sia mai che si incappi in un venghi o in una scuadra.
Anzi, no, lo leggo: e noto che l'ultimo paragrafo si intitola IGNORANZA E INTERNET.
Parole sacrosante, dottor Caprara. La fonte è qualificata.
Due svarioni sintattici in un due titoli. Per oggi basta testate autorevoli. Vado subito a cercare il blog di un quattordicenne. E gli lascio un commento pieno di ke, nn, tvb e !!!
Bleah.
In prima pagina, articolo pseudo scientifico (anzi, pseudo fantascientifico) in tema di fisica e acceleratori nucleari, a firm di tal Giovanni Caprara.
Titolo: "Buco nero" al CERN etc. Sottotitolo: La fisica rubano la scena. Rubano? Un tempo era di moda concordare soggetto e predicato.
Pazienza, sarà una svista. Allora clicchiamo sul collegamento per approfondire le nostre conoscenza in tema di buchi neri.
Titolo: Scienza, le paure dalla biologia alla fisica. Fin qui tutto bene.
Sottotitolo: Le particelle subatomiche rubano la scena organismi geneticamente modificati e clonazione. Ehi, aspetta un momento. Sicuri che non manchi una preposizione semplice?
Sul contenuto preferisco sorvolare. Sia mai che si incappi in un venghi o in una scuadra.
Anzi, no, lo leggo: e noto che l'ultimo paragrafo si intitola IGNORANZA E INTERNET.
Parole sacrosante, dottor Caprara. La fonte è qualificata.
Due svarioni sintattici in un due titoli. Per oggi basta testate autorevoli. Vado subito a cercare il blog di un quattordicenne. E gli lascio un commento pieno di ke, nn, tvb e !!!
Bleah.
07 settembre 2008
Daniele Ganser, Gli eserciti segreti della NATO.
Ho quasi terminato questo importante saggio scritto dallo storico svizzero Daniele Ganser, esperto di storia contemporanea, geopolitica e servizi segreti. Gli Eserciti Segreti è uno strumento insostituibile nello studio degli equilibri atlantici e della storia dell'Europa postbellica, teatro di una guerra silenziosa tra alleanza atlantica e blocco comunista.
Come noto, in seguito alle dichiarazioni rese nel 1990 dall'on. Andreotti sull'organizzazione stay behind Gladio, fu possibile accertare che in Italia e in tutti i paesi europei aderenti alla NATO o sotto la sua influenza furono organizzate, addestrate e sovvenzionate strutture militari parallele e coperte dal più stretto riserbo, allo scopo di difendere le istituzioni dalla minaccia interna ed esterna del comunismo con mezzi propri della resistenza armata, della guerriglia, della guerra non convenzionale.
Tuttavia, come descritto in altri volumi di cui si dà breve notizia in questa sezione del sito, in moltissimi casi tali organizzazioni clandestine hanno agito ben oltre gli scopi previsti ed i compiti istituzionali adottando, invece, comportamenti aggressivi e illeciti sfociati sovente in odiosi atti criminosi, talvolta addebitati alla sinistra extra parlamentare e agli ambienti anarco-insurrezionalisti, volti a creare un clima generale di tensione che avrebbe favorito l'instaurarsi di regimi autoritari come i tre colpi d stato progettati in Italia dal 1964 al 1974.
Ganser, con rigore scientifico, ricostruisce la complessa storia dell'Europa che è, in eraltà, una storia fatte di tante, intricate e correlate storie: quelle dei Paesi europei. Che, con risvolti diversi ma obiettivi simili, si sono affidati all'incontenibile influenza degli USA per dotarsi di apparati segreti attivi a contrastare la diffusione del comunismo.
Da un punto di vista storico e geopolitico, è possibile ripensare con distacco scientifico alla situazione politica e miliare dell'Europa postbellica e alla contrapposizione tra blocco sovietico, i cui confini arrivavano a Berlino est, e influenza USA, con confini decisamente più sfumati. Il successo elettorale, in Paesi sotto l'influenza atlantica (Italia e Francia in testa), di partiti comunisti idealmente e sostanzialmente legati al PCUS, poteva costituire un elemento per il mutamento di equilibri est-ovest frutto dei negoziati di Yalta, agevolare una diffusione del comunismo sovietico e indebolire l'influenza americana.
In quest'ottica, la creazione di strumenti e apparati clandestini in funzione anticomunista apparirebbe giustificata per preservare un assetto istituzionale liberale, democratico, parlamentare, pluralista.
I fatti, raccolti e documentati da Ganser, dimostrano che tali strutture, ben radicate in Italia, Belgio, Austria, Francia e anche nella neutrale Svizzera, operarono al di fuori dei loro confini entrando in un pericoloso in quel cono d'ombra dove la linea di demarcazione tra Stato e anti Stato diventa sottile e a tratti invisibile, una zona grigia animata da zelanti ufficiali, nostalgici dei tempi che furono, massoni influenti, manovali del crimine, attivisti chiacchierati, imprenditori dal portafogli gonfio, barbe finte e politici fin troppo pragmatici, tutti impegnati a tessere le fitte ed occulte trame di un disegno che di legittimo, costituzionale e democratico ha finito per avere ben poco.
Dalla consueto ad excludendum alle stragi di stato impunite, dai poteri forti delle logge massoniche alle bande armate, dai campi di addestramento ai centri di detenzione per gli enucleandi: moltissimi ed inquietanti i tratti e le vicende comuni ai Paesi europei dal dopoguerra alla caduta dei regimi comunisti quando, scampato pericolo, sono venuti meno le strutture clandestine e il patto di segretezza.
Se da un lato è corretto affermare che la posta in gioco - altissima - era il dominio del mondo occidentale e che ciascuna parte ha agito nel proprio interesse, la lettura di Gli Eserciti Segreti della NATO può darci un'altra chiave di lettura, altrettanto plausibile, della storia contemporanea europea: per quarant'anni, i cittadini europei sono stati all'oscuro dell'esistenza di strutture governative paramilitari finanziate con denaro pubblico (e, sia detto, con cospicui e costanti aiuti di agenzie del governo americano) costituite per raccogliere in modo illegittimo informazioni su migliaia di cittadini, contrastare con la forza il risultato di legittime consultazioni elettorali, arruolare tra le proprie fila elementi dell'eversione armata di destra, compiere azioni violente e criminose, e progettare drammatiche trasformazioni in senso autoritario di istituzioni democratiche e parlamentari.
La ricostruzione puntuale ed efficace degli avvenimenti nei singoli Paesi contribuisce a chiarire il quadro complessivo delle tante Gladio clandestine operative fino a tempi recenti, facenti capo a uffici centralizzati e caratterizzate da metodi, ordinamenti e strategie simili.
Gli Eserciti Segreti della NATO è pertanto un testo importante di lettura e consultazione da affiancare agli altri saggi che stiamo prendendo in esame e per osservare dall'alto l'evoluzione degli equilibri atlantici nel vecchio continente. Da segnalare la prefazione di Giuseppe De Lutiis, massimo esperto italiano di servizi segreti.
----------------
Daniele Ganser, Gli Eserciti Segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Fazi Roma, 2005, 449 pagine, ISBN 8881126389
Come noto, in seguito alle dichiarazioni rese nel 1990 dall'on. Andreotti sull'organizzazione stay behind Gladio, fu possibile accertare che in Italia e in tutti i paesi europei aderenti alla NATO o sotto la sua influenza furono organizzate, addestrate e sovvenzionate strutture militari parallele e coperte dal più stretto riserbo, allo scopo di difendere le istituzioni dalla minaccia interna ed esterna del comunismo con mezzi propri della resistenza armata, della guerriglia, della guerra non convenzionale.
Tuttavia, come descritto in altri volumi di cui si dà breve notizia in questa sezione del sito, in moltissimi casi tali organizzazioni clandestine hanno agito ben oltre gli scopi previsti ed i compiti istituzionali adottando, invece, comportamenti aggressivi e illeciti sfociati sovente in odiosi atti criminosi, talvolta addebitati alla sinistra extra parlamentare e agli ambienti anarco-insurrezionalisti, volti a creare un clima generale di tensione che avrebbe favorito l'instaurarsi di regimi autoritari come i tre colpi d stato progettati in Italia dal 1964 al 1974.
Ganser, con rigore scientifico, ricostruisce la complessa storia dell'Europa che è, in eraltà, una storia fatte di tante, intricate e correlate storie: quelle dei Paesi europei. Che, con risvolti diversi ma obiettivi simili, si sono affidati all'incontenibile influenza degli USA per dotarsi di apparati segreti attivi a contrastare la diffusione del comunismo.
Da un punto di vista storico e geopolitico, è possibile ripensare con distacco scientifico alla situazione politica e miliare dell'Europa postbellica e alla contrapposizione tra blocco sovietico, i cui confini arrivavano a Berlino est, e influenza USA, con confini decisamente più sfumati. Il successo elettorale, in Paesi sotto l'influenza atlantica (Italia e Francia in testa), di partiti comunisti idealmente e sostanzialmente legati al PCUS, poteva costituire un elemento per il mutamento di equilibri est-ovest frutto dei negoziati di Yalta, agevolare una diffusione del comunismo sovietico e indebolire l'influenza americana.
In quest'ottica, la creazione di strumenti e apparati clandestini in funzione anticomunista apparirebbe giustificata per preservare un assetto istituzionale liberale, democratico, parlamentare, pluralista.
I fatti, raccolti e documentati da Ganser, dimostrano che tali strutture, ben radicate in Italia, Belgio, Austria, Francia e anche nella neutrale Svizzera, operarono al di fuori dei loro confini entrando in un pericoloso in quel cono d'ombra dove la linea di demarcazione tra Stato e anti Stato diventa sottile e a tratti invisibile, una zona grigia animata da zelanti ufficiali, nostalgici dei tempi che furono, massoni influenti, manovali del crimine, attivisti chiacchierati, imprenditori dal portafogli gonfio, barbe finte e politici fin troppo pragmatici, tutti impegnati a tessere le fitte ed occulte trame di un disegno che di legittimo, costituzionale e democratico ha finito per avere ben poco.
Dalla consueto ad excludendum alle stragi di stato impunite, dai poteri forti delle logge massoniche alle bande armate, dai campi di addestramento ai centri di detenzione per gli enucleandi: moltissimi ed inquietanti i tratti e le vicende comuni ai Paesi europei dal dopoguerra alla caduta dei regimi comunisti quando, scampato pericolo, sono venuti meno le strutture clandestine e il patto di segretezza.
Se da un lato è corretto affermare che la posta in gioco - altissima - era il dominio del mondo occidentale e che ciascuna parte ha agito nel proprio interesse, la lettura di Gli Eserciti Segreti della NATO può darci un'altra chiave di lettura, altrettanto plausibile, della storia contemporanea europea: per quarant'anni, i cittadini europei sono stati all'oscuro dell'esistenza di strutture governative paramilitari finanziate con denaro pubblico (e, sia detto, con cospicui e costanti aiuti di agenzie del governo americano) costituite per raccogliere in modo illegittimo informazioni su migliaia di cittadini, contrastare con la forza il risultato di legittime consultazioni elettorali, arruolare tra le proprie fila elementi dell'eversione armata di destra, compiere azioni violente e criminose, e progettare drammatiche trasformazioni in senso autoritario di istituzioni democratiche e parlamentari.
La ricostruzione puntuale ed efficace degli avvenimenti nei singoli Paesi contribuisce a chiarire il quadro complessivo delle tante Gladio clandestine operative fino a tempi recenti, facenti capo a uffici centralizzati e caratterizzate da metodi, ordinamenti e strategie simili.
Gli Eserciti Segreti della NATO è pertanto un testo importante di lettura e consultazione da affiancare agli altri saggi che stiamo prendendo in esame e per osservare dall'alto l'evoluzione degli equilibri atlantici nel vecchio continente. Da segnalare la prefazione di Giuseppe De Lutiis, massimo esperto italiano di servizi segreti.
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Daniele Ganser, Gli Eserciti Segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Fazi Roma, 2005, 449 pagine, ISBN 8881126389
05 settembre 2008
Picasa web: nuove funzionalità.
Nonostante l'impegno su Chrome (notare l'assenza di link: ne parlano già tutti), Google ha introdotto una nuova versione web del foto album Picasa. Nel video si identificano nuove funzionalità come tag avanzati e riconoscimento dei visi, ma dal mio account queste novità proprio non si vedono (o sono io che non le trovo?)
02 settembre 2008
A volte sbucano dal buio.
La mia storica esposizione sulla big internet – online con un sito web da dieci anni, iscritto a newsgroup e forum – porta sovente i suoi frutti, taluni marci, altri acerbi, di rado gustosi. Incurante della privacy, anche il mio cellulare personale è facilmente reperibile in rete. No, non ve lo scrivo qua. Cercatevelo.
Uno di questi, non infrequente, è il contatto con persone (o cose) provenienti dall'oltretomba della mia memoria, dai viali più nascosti del mio passato.
Altro che Facebook. Piersantelli.it è il vero social network.
Prendi ieri ad esempio. Ambo. No, dico: ambo. Mica roba da ridere. Ma andiamo per ordine.
Riscoperte piacevoli.
Come spesso accade, gente a me ignota oppure nota ma persa di vista mi trova online grazie ai miei scritti: chi cerca di musica, chi di chitarre, chi di foto, chi di libri. Le solite cose del mio blog. E' attraverso il mio blog che ho ricevuto un messaggio del nipote del giornalista Nino Vascon o dell'autrice di Uno bianca, trame nere, ma anche di quella studentessa che, bontà sua, mi ha citato nella sua tesi di laurea. Sic.
Ieri mi scrive Fabrizia, una deliziosa ragazzina (beh, allora era una ragazzina, adesso ci avrà – che so? - diciamo trent'anni) di Brescia, conosciuta al mare, frequentata in amicizia un'estate e poi per scritto. Con carta e penna, come mi ricordava. Stava googlando notizie sul libro di Flamini (a proposito: chissà se l'autore ha letto la recensione) e ha trovato me. Curioso, no?
Lei dice di ricordarmi con un sorriso. Altrettanto, cara Fabrizia, anche se mi par strano perché io son sempre stato un gran musone, più incline al grugno che al sorriso. Tant'è. Sarà stata la spensieratezza dei 17 anni, l'estate. Bentornata.
Torna dov'eri, ovvero: Va' a lavorare, barbone
Mentre preparavo la valigia per la ormai consueta trasferta veneziana, mi arriva un SMS sul cellulare privato. Uno di una lunga serie di lunghissimi SMS. Il tale, che mi pare subito uno squilibrato o comunque non propriamente in bolla, si firma Robo (termine corretto nel suo caso, il maschile di roba, cose...) e attacca a scrivere in versi – sì, in versi in un messaggio, e andando pure a capo – della sua recente permanenza a Torino, della nostra vecchia amicizia, della sua caparbietà, dell'attaccamento alle persone nonostante le tante bastonate prese. Insomma un sacco di fregnacce.
Si firma pure “tuo fratello maggiore”. Al che gli spiego che i miei unici fratelli erano nel 157 Reggimento di fanteria (Leoni di Liguria, pluridecorato, sciolto e poi ricostituito) e che dubitavo fortemente che ne avesse fatto parte.
Dapprima ho avuto qualche dubbio sulla sua identità; ma dopo i primi SMS ho avuto ben chiaro chi fosse questo curioso e sfaccendato personaggio che a mezzanotte mi scriveva camminando da non so quale lungomare. Trattasi di un elemento che, anno del Signore 1999, frequentai per via del vizio comune di scrivere.
Oddio, scrivere: lui, questo lo ricordo perfettamente, metteva in fila delle parole e le chiamava racconti, talvolta andava a capo e le chiamava poesie. Aveva fatto le scuole dai preti, eh, non + che fosse proprio all'oscuro di sintassi, grammatica e ortografia. Ma era così pieno di sé che se avesse ricopiato l'elenco telefonico di Campobasso si sarebbe chiesto perché mai tardassero a nominarlo per il Pulitzer.
Ricordo che dal punto di vista sessuale era, diciamo, più vicino ai Village People che a George Clooney, e nonostante ciò – da qui si vede che era proprio un amico leale – ci aveva provato pesantemente con la mia fidanzata o ragazza di allora.
Vada come vada. La notte scorre e la giostra continua a girare. Nel senso che io rispondo picche e spengo il telefono e lui manda centinaia di parole alla rinfusa che terminano con: “Non sono venuto per giudicare, io sono tuo fratello, io sono tuo amico, io sono come un cane che preso a bastonate ama la mano che lo percuote e mostra la giugulare”.
E da qui in poi la situazione degenera. Ma seriamente. Come vede che lo ignoro e cerco di scrollarmelo di dosso, iniziano a volare giudizi pesantissimi sulla mia persona, sulla mia vita e le mie scelte, insulti, accuse, insomma, ci mancano le minacce del tipo "mi suicido per colpa tua, cattivone".
A posto. Maledetta legge 180. Questo sta messo male. Credo che con un delirio di onnipotenza e un paio di quelle poesie, la mutua le passi gratis, le medicine. A Robbe', sei fortunato: io l'aspirina la pago.
Conclusione. Vabbe' che molto de mio passato è una fogna, ma perché è la merda a tornare sempre a galla?
PS. Se stai leggendo questo post, ecco un avviso per te e solo per te, caro "Robo". Mandami ancora un cazzo di SMS e ti denuncio per atti persecutori.
Uno di questi, non infrequente, è il contatto con persone (o cose) provenienti dall'oltretomba della mia memoria, dai viali più nascosti del mio passato.
Altro che Facebook. Piersantelli.it è il vero social network.
Prendi ieri ad esempio. Ambo. No, dico: ambo. Mica roba da ridere. Ma andiamo per ordine.
Riscoperte piacevoli.
Come spesso accade, gente a me ignota oppure nota ma persa di vista mi trova online grazie ai miei scritti: chi cerca di musica, chi di chitarre, chi di foto, chi di libri. Le solite cose del mio blog. E' attraverso il mio blog che ho ricevuto un messaggio del nipote del giornalista Nino Vascon o dell'autrice di Uno bianca, trame nere, ma anche di quella studentessa che, bontà sua, mi ha citato nella sua tesi di laurea. Sic.
Ieri mi scrive Fabrizia, una deliziosa ragazzina (beh, allora era una ragazzina, adesso ci avrà – che so? - diciamo trent'anni) di Brescia, conosciuta al mare, frequentata in amicizia un'estate e poi per scritto. Con carta e penna, come mi ricordava. Stava googlando notizie sul libro di Flamini (a proposito: chissà se l'autore ha letto la recensione) e ha trovato me. Curioso, no?
Lei dice di ricordarmi con un sorriso. Altrettanto, cara Fabrizia, anche se mi par strano perché io son sempre stato un gran musone, più incline al grugno che al sorriso. Tant'è. Sarà stata la spensieratezza dei 17 anni, l'estate. Bentornata.
Torna dov'eri, ovvero: Va' a lavorare, barbone
Mentre preparavo la valigia per la ormai consueta trasferta veneziana, mi arriva un SMS sul cellulare privato. Uno di una lunga serie di lunghissimi SMS. Il tale, che mi pare subito uno squilibrato o comunque non propriamente in bolla, si firma Robo (termine corretto nel suo caso, il maschile di roba, cose...) e attacca a scrivere in versi – sì, in versi in un messaggio, e andando pure a capo – della sua recente permanenza a Torino, della nostra vecchia amicizia, della sua caparbietà, dell'attaccamento alle persone nonostante le tante bastonate prese. Insomma un sacco di fregnacce.
Si firma pure “tuo fratello maggiore”. Al che gli spiego che i miei unici fratelli erano nel 157 Reggimento di fanteria (Leoni di Liguria, pluridecorato, sciolto e poi ricostituito) e che dubitavo fortemente che ne avesse fatto parte.
Dapprima ho avuto qualche dubbio sulla sua identità; ma dopo i primi SMS ho avuto ben chiaro chi fosse questo curioso e sfaccendato personaggio che a mezzanotte mi scriveva camminando da non so quale lungomare. Trattasi di un elemento che, anno del Signore 1999, frequentai per via del vizio comune di scrivere.
Oddio, scrivere: lui, questo lo ricordo perfettamente, metteva in fila delle parole e le chiamava racconti, talvolta andava a capo e le chiamava poesie. Aveva fatto le scuole dai preti, eh, non + che fosse proprio all'oscuro di sintassi, grammatica e ortografia. Ma era così pieno di sé che se avesse ricopiato l'elenco telefonico di Campobasso si sarebbe chiesto perché mai tardassero a nominarlo per il Pulitzer.
Ricordo che dal punto di vista sessuale era, diciamo, più vicino ai Village People che a George Clooney, e nonostante ciò – da qui si vede che era proprio un amico leale – ci aveva provato pesantemente con la mia fidanzata o ragazza di allora.
Vada come vada. La notte scorre e la giostra continua a girare. Nel senso che io rispondo picche e spengo il telefono e lui manda centinaia di parole alla rinfusa che terminano con: “Non sono venuto per giudicare, io sono tuo fratello, io sono tuo amico, io sono come un cane che preso a bastonate ama la mano che lo percuote e mostra la giugulare”.
E da qui in poi la situazione degenera. Ma seriamente. Come vede che lo ignoro e cerco di scrollarmelo di dosso, iniziano a volare giudizi pesantissimi sulla mia persona, sulla mia vita e le mie scelte, insulti, accuse, insomma, ci mancano le minacce del tipo "mi suicido per colpa tua, cattivone".
A posto. Maledetta legge 180. Questo sta messo male. Credo che con un delirio di onnipotenza e un paio di quelle poesie, la mutua le passi gratis, le medicine. A Robbe', sei fortunato: io l'aspirina la pago.
Conclusione. Vabbe' che molto de mio passato è una fogna, ma perché è la merda a tornare sempre a galla?
PS. Se stai leggendo questo post, ecco un avviso per te e solo per te, caro "Robo". Mandami ancora un cazzo di SMS e ti denuncio per atti persecutori.
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