Ieri sera ero all'aeroporto Charles De Gaulle in attesa di rientrare a Torino dopo il weekend a Vienna.
Mentre leggevo Gomorra cercando di non ascoltare le grida isteriche di madre e figlia (italiane) impegnate a litigare a sfancularsi per non si sa quale motivo, mi si staglia davanti una faccia di quelle che sai di aver visto e per lungo tempo ma che non riesci proprio a collegare con un nome.
Si ferma, mi guarda, e mi dice: "Pier". Solo questo. Pier.
Autiere Diego C., 4° scaglione 2000, in forza al CMML di Genova. Nel vocabolario della naja, mio figlio, essendo il del 12° 1999. Non lo vedevo dal congedo (ottobre 2000) e lo incontro a Parigi. Epperò. Un mondo piccolo piccolo.
Mi ha fatto più che piacere. Un ragazzo tremendamente a posto. Uno di quelli che hanno preso una strada dritta. Vorrei dirlo di molti altri.
Dopo i primissimi convenevoli, c'è stato uno di quegli scambi di battute che solo chi ha dormito nella stessa pulciosa branda e mangiato schifezze e fatto guardie lottando contro la noia e le zanzare può capire.
"Ma è proprio vero?", chiede Diego.
"Sì", rispondo io.
"Caspita, quando l'ho saputo...", dice Diego
"Ci penso ogni giorno che il Signore mi manda", rispondo io.
Fine. Non ne abbiamo più parlato.
Di fronte a una Coca è stato meglio ridere e scherzare e ricordare i personaggi e le comparse che calcano il palcoscenico dell'esercito: dal maresciallo arrestato per furto al fra che si è fatto due mesi di riga alla burba con le piattole.
Adesso urge una cosa. Ma davvero. Un raduno di quelli seri.
Riuscirò a organizzarlo?
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