10 febbraio 2005
La vita sessuale di Catherine M.
Domenica pomeriggio, interregionale per Chivasso. Piuttosto affollato, surriscaldato.
Trovo posto vicino a due ragazze che stanno leggendo.
La ragazza di fronte a me ha il libro sulle ginocchia, quindi non posso leggerne il titolo. Allora tiro ad indovinare: "Il codice Da Vinci, di Dan Brown".
Solleva il libro, scoprendone la copertina. Bingo! Risposta esatta.
Come ho fatto? Statistica. In questi giorni un italiano su tre sta leggendo il Codice, e l'altra viaggiatrice sta leggendo qualche porcheria di Coelho. Rimango io; quindi per esclusione, rimane il malloppo di Dan Brown.
Rimango io, appunto. Con il mio libro da iniziare: Vita sessuale di Catherine M., di Catherine Millet, oggi tranquilla signora dell'élite culturale parigina, ieri agitata e affamatissima paladina del sesso di gruppo.
In un libro dichiaratamente sessuale già dal titolo, il rischio di crogiolarsi in noiose e ripetitive descrizioni pornografiche è alto. Ma la Millet, che nella vita fa il critico d'arte e la fotografa e non la *p o r n o star*, sceglie uno stile asciutto, mai coinvolto.
Le quattro parti che compongono il libro (Il numero, Lo spazio, Lo spazio raccolto, Particolari) sono la dichiarazione di un rigoroso intento analitico volto a scomporre il corpo nelle sue componenti rilevanti che coincidono con altrettante zone erogene, orifizi, dettagli.
L'autrice ci offre inquadrature da film hard, primissimi piani su pezzi di sé funzionali al conseguimento del piacere non di sé ma degli infiniti ed anonimi amanti che si avvicendano sul suo corpo, complice la penombra del Bois o di qualche monolocale in Saint Germain.
Anche quando le descrizioni scendono nel dettaglio, non scade mai nella manualistica o nell'autocompiacimento. L'autrice si dice brava ad eseguire certe pratiche perché così le è stato detto: questo distacco le offre l'opportunità di osservare quasi al microscopio l'etologia dei suoi molti amanti, creando gustose gallerie di personaggi molto veri, molto umani.
In queste pagine, il lettore maschio può sorridere di errori e goffaggini in cui è certamente incappato; le donne possono trovarvi forse alcune risposte -- ma il mio punto di vista non mi consente ulteriori ipotesi.
Grazie al cielo, in oltre 150 pagine mai si accenna ad amore e sentimenti, liberando i lettori da inutili fardelli e scomodi sensi di colpa per la descrizione di attività probabilmente non comuni a tutti e forse legate ad anni passati, quelli della liberazione sessuale e della coppia aperta.
E infatti gli anni passano, e passano per tutti. Tanto che anche la scrittrice si converte infine ad una vita di coppia quasi regolare, senza tuttavia rinnegare il passato, chiedere scusa né aspirare al perdono di una società riscopertasi moralista.
Sull'argomento, un libro piacevole e abbastanza onesto. Migliore di altri e più recenti (aggiungo: goffi e innocui) tentativi, minore rispetto ai capolavori del passato (per tutti Le 120 giornate di Sodoma e Histoire d'O).
Vale la pena leggerlo in un luogo pubblico: il grande piacere di questa lettura sono le espressioni scandalizzate dei miei vicini.
Certe cose non hanno prezzo.
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6 commenti:
Il codice Da Vinci mi è stato regalato per natale da un amico, credo entrando alla mondadori, non andando oltre la zona best seller, che guarda caso è a ridosso dell'ingresso: 'entro' 'compro' e 'esco'..
a che percentuale è chi ce l'ha in uno scaffale senza averlo letto??!
ste
a spanne direi che si trova nel 20% delle case, spesso accanto agli unici libri disponibili (le ricette di suor germana, almanacco calcio 1987, pagine gialle di treviso e un paio di "segretissimo")
siccome tutti dicono che è "un libro bellissimo" non lo leggerò, almeno fino a che non verrà compiuto l'immane sforzo per trovare un sinonimo di "bellissimo".
cioè mai.
da un popolo che pronuncia "du at dis" la frase latina "do ut des" possiamo aspettarci questo ed altro.
ho appena finito di leggere "La vita sessuale di Catherine Millet" il blog era su questo o sbaglio?
L'attenzione come ha fatto a scivolare sul Codice da Vinci? io purtroppo o per fortuna ho visto solo il film....
tornando al libro devo dire che mi è piaciuto molto...metafore, similitudini , descrizioni difficili da ripetere...a parole...
i libri che consiglia sono sulla mia lista nera cosa mi dice a riguardo?
E' passato molto (troppo!) tempo da quando leggevo the Surrender di Toni Bentley in treno. Ora leggo di questo diario erotico autobiografia scritto da una femmina intellettuale francese.
Stasera passerò in libreria. :)
per andreat, il libro è un romanzo, non un trattato storico.
Purtroppo sia molti detrattori che molti entusiasti non lo hanno capito.
Non lo ha capito chi usa il libro per criticare la chiesa cattolica,non lo hanno capito nemmeno i parroci che si sono sentiti offesi dal libro.
E' un romanzo, un bel romanzo, non ha alcuna pretesa da saggio storico.
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