Genova.
La Stampa di oggi e i TG di ieri riportano una
notizia che chiude un'era: i pesciolini rossi non potranno essere più un premio in palio agli stand del Luna Park di Genova. Trattandosi di un animale, non può essere ceduto come premio in quanto lo si ridurrebbe ad oggetto. Plausi al legislatore. Vediamo perché.
Nelle vacanze di Natale, il giro al Luna Park era la tappa obbligata per bambini e infreddoliti genitori.
Per chi, dotato di grandi abilità, riusciva a centrare il barattolo con una pallina da ping-pong o infilare un anello di plastica intorno a qualche oggetto, il premio più ambìto era lui: l'occhiuto, spaurito, squamoso
pesciolino rosso, ceduto in un sacchettino di plastica trasparente chiuso con un nodo.
I giostrai dimostrarono ben presto di conoscere il marketing e, nel consegnare l'animaletto nelle mani del bimbo, proponevano ai genitori l'acquisto di un piccolo acquario con tanto di palmette di palstica e anfora romana sul fondo nonché del mangime in scaglie. Ovviamente il prezzo era fuori mercato ma, si sa, in quei momenti è facile abboccare.
Il pesce godeva nei primi giorni di asfissianti attenzioni da parte del neoproprietario, che tentava di alimentarlo una dozzina di volte al dì, con seri rischi per la salute del minuto vertebrato.
Nei giorni seguenti, si poteva osservare l'euforia svanire all'aumentare della sporcizia nella vasca e al diminuire delle dimensioni del pesce, cui spesso si negavano gli alimenti.
Gli esemplari tenuti nelle tipiche bocce, a furia di giarare in tondo e nella stessa direzione, lamentavano ben presto problemi all'apparato scheletrico il cui raggio di curvatura era destinato ad aumentare. Da qui, i famosi
pesci arco altrimenti detti
unidirezionali.
Se il pesce riusciva a sopravvivere fino alle vacanze estive, si poneva il problema del trasporto nel luogo di villeggiatura o della sua sopravvivenza nella casa di città, in base a presunte capacità di autosufficienza e procacciamento del cibo, quantomeno improbabili in 3 litri d'acqua clorata.
E così, ogni anno, si ripeteva un rito antichissimo e un crudele: la mattina della partenza, alle prime luci dell'alba, con la 128 già carica di valigie, uno dei genitori doveva assolvere al delicato compito di spiegare al figlioletto
dove era finito il pesciolino.
"Tesoro, è tornato in mare, dai suoi amici. Non poteva venire con noi a
Frabosa".
Il dolore per la perdita del piccolo amico durava il tempo di due lacrimucce, e poi tutti si partiva per le vacanze.
Tornato in mare. Già.
Quanti anni ci sono voluti per capire
come aveva fatto a tornarci.