Il vantaggio di un sistema di fiducia condivisa è l'applicabilità del baratto su oggetti di valore contenuto. Il baratto, by definition, porta a una condizione di soddisfazione per entrambe le parti.
Ad esempio.
Gli stomp box sono tra i gadget più diffusi tra i chitarristi. Si comprano, si provano, si vendono quando non piacciono o non servono. Però venderli singolarmente conviene poco (a parte modelli rari) perché con il ricavato si comprano due mute di corde. E allora meglio fare uno scambio.
Dieci anni fa ho comprato, usato, un distorsore Boss DS-1. Dopo dieci anni di servizio mi aveva anche un po' rotto le palle. Il valore che gli attribuivo era quindi scarso.
Dall'altra parte del Paese, un altro utente di iamsc aveva un Pro Co Turbo Ratt, di cui si era un po' stufato; per cambiare voleva provare un DS-1.
Il resto è facile da immaginarsi. Ci si mette d'accordo, ci si scambia gli indirizzi di casa per email, si fa un piccolissimo atto di fede (prima di tutto nei confronti delle Poste), e si procede al baratto: il mio DS-1 contro il tuo Rat.
Fede ben riposta. Il mio DS-1 è arrivato a destinazione, e io ho ricevuto il Rat.
Riflessione necessaria. A quali altri beni può essere applicato il baratto a distanza? Fino a quale valore si può affrontare il rischio che l'altra parte si sottragga dolosamente allo scambio?
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